Berlino! Tre ragazzi yeah in vacanza conoscono un giovinotto losco del posto che li incanta raccontando loro dei mille tunnel nascosti sotto la cità. Uno in particolare condurrebbe a un vecchio bunker nazista i cui muri sono pieni di graffiti misteriosi: è stato riscoperto di recente e immediatamente murato di nuovo, ufficialmente per evitare che i giovani fanatici di estrema destra ci si rechino in pellegrinaggio, ma il nostro sa come arrivarci, è armato di piccozza, e ha tutta l’intenzione di mettere su un business privato di turismo clandestino.
Faccio una pausa qua: quando il regista di questo Urban Explorer è salito sul palco si è notato subito come il suddetto giovinotto losco fosse stato modellato su di lui. Gli “urban explorers” sono quelli che trattano le città come luoghi misteriosi da esplorare infiltrandosi illegalmente in anfratti nascosti, edifici abbandonati, fogne, ecc… e Andy Fetscher è uno di loro. Tant’è che il film è stato davvero girato clandestinamente nei tunnel sotto Berlino (non tutto ovviamente) e che sono volati aneddoti di come la crew si sia fatta arrestare per aver bloccato la metropolitana, o di come un tecnico del suono si sia fatto sparare da un barbone.
Non è automatico che chi sia ferrato su un argomento sappia tradurre la sua conoscenza in termini cinematografici e ci sappia fare sopra un bel film, ma questo è uno dei casi positivi. Berlino, con la sua musica kraut/industrial e il suo passato scomodo, è lo scenario suggestivo ideale, e musica a parte Fetscher riesce a gestirlo evitando facili sensazionalismi. Diverte inoltre come semini la prima parte di depistaggi: la guida turistica parla di magia nera, racconta una leggenda di pseudo-alieni ed esperimenti genetici, viene aggredita da due neo-nazi col cane… lo spettatore sgamato drizza le orecchie, ma la sorte che attende i nostri protagonisti non riguarda nulla di tutto ciò. Una delle ragazze yeah sovrappensiero fa la mossa più stupida dell’anno, ci scappa il ferito grave, e i soccorsi si materializzano nella persona di Armin, che è tipo una versione crucca, sporca e coi denti storti di Lee Marvin. Armin parla solo crucco (grosso problema nel momento in cui al FrightFest non partivano i sottotitoli), ma è organizzatissimo. Forse troppo. Il problema nasce quando salta fuori che, come certi giapponesi nella giungla, lui si era nascosto nei tunnel di Berlino ai tempi della guerra e non ne era uscito più. Ripensandoci, affinché questa cosa sia credibile considerando l’età di Armin, il film avrebbe dovuto essere ambientato al massimo negli anni ’90… non ricordo niente di tutto ciò, ma magari mi è sfuggito.
Comunque: Armin (un impressionante Klaus Stiglmeier) è brutto, sporco, crucco, incazzato, pazzo, molto pericoloso e uno spettacolo da guardare in azione. Quello che segue non è nulla di nuovo, ma davvero ben fatto. Fetscher conosce i luoghi comuni dell’horror abbastanza da tenercisi a distanza il più possibile, e anche se non sono molte le vie che si possono prendere quando si tratta di un paio di ragazzi in balia di un maniaco nei sotterranei, riesce a tenere la tensione sempre alta, infilare qualche sorpresina e non intimidirsi quando serve un po’ di violenza. Anzi, si registra uno degli ammazzamenti migliori del festival quando a un povero malcapitato viene sfilata la maglietta nonostante fosse già senza. E uno di quei finali che amo e troppo spesso ci negano. Segnatevelo.

No, non è qua per cantare "Paint your wagon"
DVD-quote:
“Loschissimo!”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Cavolo! Non vedo l’ora di vederlo.
Scusami Nanni, ho bisogno di chiedertelo: perché i link a IMDB sono alla versione italiana? È incompleta, è scritta in piccolo e non ho ancora capito (alla mia veneranda età! di 30.) come si fa a passare dalla versione italiana a quella inglese senza perdere la pagina che si stava leggendo. C’è una scelta particolare dietro?
Riguardo al film posso solo dire: mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm questo film m’interessa muchisimo. Non vedo l’ora che (non) esca al cinema in Italia – ma troverò il modo per aggirare il problema.
(chiamerò Armin)
Visto al FHA ad Orvieto, un gioiellino, almeno rispetto alla quantità di sòle presentate negli stessi giorni: compatto, teso e (alleluia) con un villain perfetto e con la faccia giusta.
@Nanni: se non ho capito male (ma era mattina presto, non metto la mano sul fuoco), Armin non è un residuato della WWII ma della Stasi
@eh coso: a volte lo faccio apposta per mostrarvi al volo il titolo italiano nel caso lo vogliate rintracciare, altre volte (come questa) e’ per pura coincidenza perché avevo aperta quella versione li’
@otello: da noi l’hanno proiettato senza sottotitoli, per cui quello che so di Armin e’ quello che ha raccontato il regista a fine film – depresso che solo i pochi tedeschi in sala abbiano goduto del suo humour nero – e potrei non aver afferrato il dettaglio.
Di Film sui Nazi non ce n’è mai abbastanza
troppe buone rece di troppi buoni (spero) film che non si trovano in giro…
La divisa di Armin è delle DDR, la Germania est…
Mistero svelato. Vado generalmente male in nazismo, ma sapendo che la svastica in origine era un sole ho pensato “figurati allora le margheritine…”
Recuperato solo ora e mi è piaciuto un botto, uno slasher non rivoluzionario ma confezionato con intelligenza e mestiere come se ne vedono pochi. Però che mestizia che ho subito cliccato sulla pagina imdb del regista per vedere se ne ha fatti altri, e invece è finito a dirigere serie tv da pome di raidue. Peccato che di conoscenza del genere e di bravura ne ha a pacchi, che spreco.