La cosa bella di scrivere per i Calci è che generalmente non so un cazzo di quello che devo recensire. Funziona così: Nanni mi scrive e mi dice «ehi ragazzo, recensisci Bunraku», per dire, e io penso «di che diavolo sta parlando?» ma non oso dire nulla per non fare figuracce. Poi corro su IMDb, scopro di che diavolo stia effettivamente parlando il capo e sono felice.
Con Bunraku (appunto. Confusi?) è andata diversamente: è arrivato quasi a sorpresa e in un momento incasinato, e così non ho fatto in tempo a SAPERE LE COSE e prepararmi psicologicamente a quello che mi avrebbe aspettato da lì a qualche giorno. Avrei potuto farla prima di mettermi a vedere il film, in effetti, la ricerca delle informazioni necessarie, ma ho deciso di provare ad affrontare l’esperienza al buio, per godermi la sorpresa: scrivere di cinema è bello, ma ha lo sgradevole effetto collaterale che quando finalmente arrivi alla visione di un film sei di fronte a quello che è solo l’ultimo passaggio di un lunghissimo percorso fatto di spoiler, anteprime, teaser e spezzoni vari, tipo uscire con una ragazza dopo aver visto TAC, EEC, lastre agli arti ed esami del sangue. Così, visto che la mia banca è differente, ho recuperato Bunraku e, circa due ore fa, nella totale ignoranza, l’ho messo su. Ciò che segue è quello che ho capito.
Sopra: innanzitutto, che lei è fica.
Bunraku è un film che gioca su un’intuizione che John Sturges ha avuto circa cinquant’anni fa con I magnifici sette, e cioè: tutte quelle stronzate sull’onore, sulla vendetta, sull’eroe solitario che agisce per un nobile scopo, e spinto da ciò riesce sempre e comunque a trionfare, sono vecchie come Christopher Lee e sempre uguali a loro stesse in tutto il mondo, Giappone o New Mexico che sia. E quindi il modo migliore per far passare questo concetto assolutamente non originale e provare a spacciarlo per una cosa tua di quelle tipo che ti illuminano la notte quando ti svegli perché devi far pipì ma anche perché sotto sotto sei convinto di avere appena avuto l’idea più figa di sempre è FARE UN GRAN POLPETTONE PER CONFONDERE LE MENTI SEMPLICI E GIRARE IL TUTTO COME SE FOSSE UNO SPETTACOLO TEATRALE O QUASI.
Polpettone tematico, innanzitutto: la storia di Bunraku la si racconta in due righe, scommettiamo?, con cattivone potentissimo con servitori buffi ma fichi e due eroi con motivazioni simili e caratteri diversi che si mettono insieme – grazie anche all’aiuto di ex guerriero in pensione concettuale se non previdenziale – per rovesciare il regime del cattivone. Nello specifico: il cattivone che devono accoppare è Ron Perlman che fa il Ron Perlman, l’ex guerriero è Woody Harrelson che fa il Woody Harrelson, i due eroi diversi-ma-uguali sono un giallo che non ho mai visto prima e Josh Hartnett che fa Dick Tracy, solo che con i baffi.
Poi di mezzo ci sono una fica giapponese (vedi sopra), un tizio scozzese che fa l’imitazione di Woody Harrelson in Natural Born Killers e che sono sicuro di avere già visto, alcuni idioti vestiti di rosso, gang di guerrieri acrobati che fanno gli scemi, un vecchio giappo che ha la faccia che dice FACCIO UNA BRUTTA FINE dalla prima volta che compare sullo schermo, LA VOCE DI MIKE PATTON che narra le cose (se non è lui mi mangio il cappello). Detto così sembra una versione tarantinizzata di Sin City mischiata con un po’ di wuxia da dopolavoro. Ed effettivamente è proprio così, e qui si arriva al polpettone stilistico: tra spezzoni animati, cambi di scena creativi (il quadro rosso sullo sfondo che cambia colore e diventa un fiore blu che Ron Perlman sta potando, WTF?), luci strobo, sequenze uscite da un pop-up book di quando eravamo piccoli noi che i fossi per il lungo ed era tutta campagna, citazioni da videogiochi che al confronto Matthew Vaughn è Gianni Amelio, non ci sono dieci-secondi-dieci uguali a loro stessi. Tradotto: se dopo venti minuti vi viene da vomitare spegnete pure, se siete fan di Bayonetta tenete duro, perché i momenti di gioia abbondano (*hint hint* inseguimento in macchina). Poi se volete possiamo ragionare insieme sui difetti di Bunraku. Possiamo discutere dell’utilità di autocompiacersi di ogni singolo fottuto movimento di macchina come se fosse la cura contro l’AIDS come fa il regista che non so chi sia ma sono abbastanza sicuro a) che non sia un esordiente b) che non abbia fatto più di due o tre film c) che il suo spacciatore è buono. O del perché Demi Moore debba spuntare dal nulla e farsi vedere per circa tredici minuti ventisei secondi in un ruolo che non le appartiene più dai tempi in cui accoglieva Bruce Willis dentro di sé su base regolare – il ruolo, ovviamente, è quello della figa – per poi fare una fine assolutamente improbabile senza che nessuno ci abbia spiegato la sua vera funzione nel grande schema delle cose. O anche dell’utilità di scrivere dialoghi tipo: «LIFE IS TOUGH BUT YOU DID WELL» (uh?) invece che pensare, boh, di spiegare qualcosa di più del mondo post-apocalittico in cui è ambientato il tutto (quello che ho capito: c’è la Russia che però ci sono i giappi e pure gli ammeregani, e poi uno scozzese, inspiegabilmente, e nessuno usa più le pistole). O ancora, e poi la smetto, di quanto Vinavil debba essere costato scrivere una sceneggiatura da film noir appiccicata su uno sfondo di lucine viola, zhangyimouismi d’accatto, cowboy senza pistole e samurai senza spade.
Sopra: Ron Perlman quando suonava il basso nei Sepultura.
Ma perché dovremmo farlo? Io, alla fine di queste due ore un po’ stiracchiate ma comunque più che sopportabili, mi sono divertito un sacco. Perché più di tutto Bunraku mi è sembrato – e ora arriva il momento in cui scrivo una di quelle frasi talmente pregnanti che anche Natalia Aspesi la troverebbe banale – un FILM SINCERO. Non nel senso di «ho delle cose da dire e l’urgenza di farlo e quindi faccio le robe che comunicano il mio disagio e la nebbia nella provincia e la durezza dell’esistenza a Cesano Boscone» ma nel senso di «oh raga magari è che sono fattissimo però ieri ho letto un manga e Clint Eastwood era più figo quando non parlava che quando non parlava da vecchio come fa dall’altroieri con quella roba di Torino e meglio quando era spietato e oh ma secondo me se mettiamo le robe blu e luccicose e facciamo le animazioni buffe e Clint Eastwood prima della roba di Torino e poi CHIAMIAMO MIKE PATTON PORCA TROIA MIKE PATTON DAI CAZZO FACCIAMO ’STO FILM CAZZO». Cioè, Bunraku è un film che non gliene frega un cazzo, che apre la scatola dei riferimenti pop e quella delle idee talmente sbagliate da diventare giuste e le rovescia entrambe dentro a una pentola e mescola il contenuto con un metaforico-ma-poi-mica-tanto pisellone nodoso per ottenere un budino di cazzo e assurdità. È recitato malino, scritto con i piedi e non lavora mai, mai e poi mai per sottrazione, e tra l’altro molto probabilmente me lo dimenticherò tra dieci minuti, e sicuramente ha fatto schifo a tutti ed è tipo un direct to video o uno di quei flopponi che fanno fallire uno studio, e la colpa è anche del suo essere fuori tempo massimo di almeno mezzo secolo ma non solo e quindi probabilmente Josh Hartnett lo odia come se non ci fosse un domani. Ma dio se è mortalmente e stupidamente divertente.
Postfazione: finita la rece sono andato a controllare un po’ di robe su IMDb. Cose che ho scoperto:
– il regista è al secondo film della carriera. WHOA. Nel primo c’era questa fregna. Doppio WHOA.
– la parola “bunraku” si riferisce a una particolare forma di teatrino giapponese. STRANO NON L’AVEVO CAPITO.
– il giapponese fico è una ANDROGINA POPSTAR DEL SOL LEVANTE. Anche questo mi ha sorpreso assai.
– il film è girato tutto in studio. C’è green screen ovunque. Non si vede.
– dice che si sono ispirati anche ai musical con Gene Kelly per le scene di combattimento. Devo aver visto i musical sbagliati, nella mia vita.
– da qualche parte il regista cita Michel Gondry come influenza. Cazzata: se il metro di paragone è l’ultimo Gondry, qui siamo dalle parti di Jarmusch.
DVD-quote:
«Cazzo vuoi?»
Michel Gondry, i400calci.com
Mi ha spaccato le palle in otto parti uguali. Le ho potutte misurare con facilità.
Visivamente potevo anche starci; ma quel che non condivido è che a causa del titolo si debba prendere in parola la faccenda del teatro: questo è un film ammiccante, caso mai, a Sin City e… soprpresa ! a DARK CITY (ehehe, certi movimenti di macchina, certe rotazioni sull’asse…), ma quello era Bunraku ? No. Ovviamente. Se c’è scritto birra su una boccia di vino, non è che bevi il vino pensando sia birra. Ecco.
E la strateggia degli eroi spadaccini vs. cattivi ricorda piuttosto La Sfida del Samurai e tutti i suoi 77 remake. E fa cagare. E loro sono degli autentici incapaci. E Adkins ad arrugginire.
Davvero molto noioso, troppo. Se la noia poi era sincera, mizzega, non è che questo l’abbia resa meno noiosa.
Io faccio la voce fuori dal coro perchè a me ha divertito, certo non è un bel film però ci sono le pizze in faccia, la milf, le spade da samurai e ron perlman…ottimi ingredienti per chi non chiede altro che spegnere il cervello e godersi due ore di divertimento ‘gnorante
Sì ma r0s0, anfa’: il film (anagramma di milf!) è una tavanata, ‘na roba coatta de gente che se meneno con i trucchetti di regia e montaggio e i colori bizzarri e le coreografie stronze. Se c’è una cosa che gli contesto è la violenza educatisima, con gli schizzi di sangue digitali che sembrano usciti da Resi 4.
Con Harry sono d’accordo su una cosa: la cagata del teatro, cioè, se devi usare i termini fighi giappi solo per giustificare i titoli di testa e un paio di sequenze uscite da Kung Fu Panda 2 allora no. Però non direi che è noioso, o meglio, io non mi sono annoiato (che è diverso): visivamente è molto bellino, e soprattutto gioca molto sullo wow factor, per cui inventa un sacco di trucchetti diversi che ti fanno dire «yeah! Bravo! Hai copiato gli inseguimenti in macchina di GTA IV» e non ti stufi troppo.
Ma poi raga, Woody Harrelson, cioè. È la matemagica che ci insegna film + Woody = bello, a prescindere.
Non l’ho ancora visto e già lo adoro, viva le cazzatone finto-giappe tutte al rialzo senza senso!
inzomma…the spirit ha trovato un degno erede…
perdonate il doppio post,ma mi ha fatto tornare in mente questo:
http://www.youtube.com/watch?v=0Z8xYMomsDc
Past & Fasul, no, non The Spirit! Qui c’è carenza di Samuel L. Jackson e di ScarJo quand’era in forma e si vestiva da sexynazi, ma c’è anche carenza di presa sul serio e di frasone a effetto tipo «la mia città dorme, la amo tanto, però un po’ anche la odio, sono il suo custode, la mia città è una donna strana, prima si odia e poi si ama» e tutte quelle cagate. È una cafonata ben fatta e discretamente divertente, senza alcun afflato o ambizione.
Per capirci, quando Josh Hartnett si passa le dita sulla tesa del panama si sente il rumore del caricatore che whirrrrra tutto. Questo è il livello di serietà.
La premessa che un bel film è un’altra cosa l’avevo fatta da subito, ma poi anche io se c’è woody harrelson non ce la faccio a dirne completamente male, è un mio limite
Ma se volete surriscaldarvi le nappe con woody, il film non è mica questo.
È Q-U-E-S-T-O:
http://twitchfilm.com/reviews/Rampart.jpeg
Eccheccazzo, un pò di dignità.
Rampart mi manca, lo cerco subito!
In quanto a bunraku.. ce l’ho lì da mesi.. e tutte le volte che sono pronta a farlo partire una vocina nella mia testa mi dissuade dal farlo.. ma adesso che so che c’è Kevin McKidd ( lo scozzese ignoto ) questa vocina si prenderà un bel vaffanculo :D
( ma ve lo ricordate in trainspotting?!? yeah! )
Nikita, non è ignoto, è sono-sicuro-che-sia-noto-ma-non-riesco-a-computare! Non mi andava di tenere VLC ridotto a finestra e aprire Chrome per IMDb. Al cinema, pagando, intendo dire.
Mi aspettavo una schifezza e mi ritrovo a guardare una perla! Divertente, ignorante quanto basta per renderlo scorrevole, ma con i giusti riferimenti e citazioni che te lo rendono brillante. I personaggi mi hanno ricordato il manga One piece e l’intero film sembra il parto della fantasia di una bambino che sta giocando con i suoi pupazzi preferiti. Figata!
Io l’ho visto ieri perché mio fratello me lo ha consigliato per telefono e avendo capito Burraco ho immaginato fosse tipo Regalo di Natale per gli amanti del burraco, quale sono. L’ho trovato divertente, godibile e anche carino da vedere. Molte citazioni, immagino. Se il regista ci credeva ha toppato alla grande se invece voleva fare un prodotto di intrattenimento secondo me ci è riuscito. Cazzone quanto basta, sopra le righe. buono per farsi due risate e far passare 2 ore.