True Story:
Anni fa fui invitato da due amici a trascorrere un ameno weekend a base di sollazzevoli divertissement fungiformi nei pressi di una località abbandonata di nome Avi nell’appennino ligure.
Il paese era rinomato per essere stato, oltre che del tutto abbandonato, anche -a detta di alcuni- il teatro di alcuni cruenti omicidi l’ultimo dei quali avvenuto un decennio fa e che vedeva coinvolte le uniche due persone che vi si erano trasferite. Il paese in questione risultava a 40 minuti a piedi dall’unica strada esistente e, probabilmente, i cellulari non avrebbero preso. Declinai l’invito solamente perché nei piani di uno dei miei amici c’era quello di mettersi nudo ad abbattere ad accettate un albero nel bosco. A saperlo che ci si poteva cacciare fuori un film ci sarei andato subitissimo.
SIGLA
httpv://www.youtube.com/watch?v=gOCjKz6idMU
Per una volta mi sento in dovere di partire dalla trama perché, proprio nella trama, ci sono tutti gli strumenti indispensabili per l’approccio a questo Psychotica (aka Nostrum per non confonderlo con quell’altro) opera prima dell’assistente alla regia Jonathan Wright.
Un gruppo di toffas, a seguito di uno strano suicidio da parte di uno della kumpaz, decidono di farla finita con l’eroina. Per fare questo si rinchiudono in un casolare abbandonato per l’Ultima Grande Spruzza. Non sanno tuttavia che la robina che hanno acquistato è stata tagliata con una sostanza che aumenta l’aggressività in maniera esponenziale contro se stessi e contro gli altri. La sostanza è frutto degli esperimenti di alcuni loschi figuri (a cui fa capo un senatore degli States dalla gran voce baritonale e che “sembra passare la giornata a fumare un sigaro davanti a un green screen su cui poi un assistente alla post-produzione giovane e inesperto applicherà l’immagine di una donna nuda ma va beh”) che ne stanno studiando gli effetti. Per condurre gli esperimenti, visto che i cani sono finiti, tali loschi figuri decino di miscelarla alla DDHROGA, sfruttando degli ignari utilizzatori finali come cavie umane che, appunto, manco li cani. I nostri protagonisti, chiusi un casolare abbandonato, assumeranno la sostanza e ci daranno gli uni sugli altri.
QUINDI: eroina, toffas, tutti contro tutti, violenza gratuita, governo ladro. E piove piove sul nostro amor.
È evidente e lampante a tutti che se decidi di fare un film partendo da questi presupposti, il bagaglio di roba con cui devi fare i conti è talmente grosso, pesante e ingombrante che devi stare terribilmente concentrato per non trasformare quello che stai girando in RECuiem For Trainspotting. Concentrato. Focalizzato. Occhi sull’obiettivo.
“Eh?!”
“Niente Jonathan, torna a giocare con il fuoco”.
Ciccio Jonathan Wright non si preoccupa, ciccio Wright fottesega, ciccio Wright a quelle cose che dite voi sull’originalità risponde semplicemente “Pallano”. E quindi prende, cita, ricita (a partire dal titolo del film), condensa e ripropone senza alcun pudore. L’impressione è infatti che, nella totale assenza di vocabolario filmico proprio, Wright peschi qua e là nel già visto. “C’ho bisogno di una scena disturbante che veda protagonista un braccio e un coltellaccio. Cos’è la cosa più disturbante che ho visto fare con un braccio e un coltello da cucina? Cosa?”. E Voilà! Martyrs chez Les Scoppiatones.
Per non parlare poi del setting emotivo dell’opera: eroina = degrado & promiscuità. Obviously my dear. In Psicothyca di degrado ce n’è tanto: ci sono le magliette con i buchi, ci sono i pavimenti sporchi, ci sono le persone che hanno le felpe con i cappucci tirati su. E c’è pure tanta promiscuità: davanti, dietro, sopra e sotto. Ma sempre con la biancheria intima. E mai full frontal. Mai. Eroina è anche trip-hop rievocato dalle cassettine made in 4AD che incontrano -perché non dimentichiamoci che siamo sempre in territorio horror- parecchi pezzoni ambient che ricordano il secondo volume di Selected Ambient Works di Aphex Twin. Ma molto peggio. Di degrado ce n’è tanto anche guardando alla direzione degli attori a cui deve essere stato detto dal regista “Siete drogati ok? Quindi camminate come se foste in montagna, con lo zaino tecnico, dopo 12 ore di camminata e steste per cagarvi addosso. Se non vi riesce imitate Robert Downey Jr. o Woody Harrelson. Meglio se insieme”. E la mano trema. TREMA sul fast forward. (Se poi vi viene in mente qualche altro stereotipo scrivetemelo nei commenti che passo poi a controllare sulla pellicola e vi dico se c’è.)
Rileggendo quanto scritto sinora mi accorgo di aver tracciato più o meno il ritratto de Il mandolino del capitano Corelli without parrucchino. E infatti la situazione è abbastanza compromessa. E lo è anche senza dover citare la regia che troppe, troppissime volte tributa la becera scuola videoclippara, la fotografia che spesso costringe ad alzare la luminosità dello schermo fino al livello “Melanoma now” e la poca originalità di ritmo filmico che si manifesta in tutto il suo imbarazzo nel momento in cui per “due volte due” viene utilizzato lo stesso escamotage della cadenza a inganno (rumore dietro alla porta, ti avvicini lentamente, la pari di scatto e ci trovi dietro il postino Gigi anziché il serial killer che però è dietro al postino). È quindi tutto da buttare?
Forse no. Se Jonathan Wright ha la stessa originalità di una abat-jour con una lampadina a risparmio energetico, si può altresì dire che -forse per via dell’ampia scuola fatta da “secondo”- le sue capacità realizzative sono a dir poco lodevoli. La manciata (davvero esigua) di scene ad alto tasso di gore è relativamente soddisfacente e, seppur non in grado di soddisfare i palati più esigenti, è comunque capace di far serrare mascelle e chiappe in un paio di occasioni.
Ma tutto ciò ci basta? Siamo contenti? Ebbene no. Non lo siamo. E quando ciccioformaggio ci strizza l’occhio con il finale a sorpresa dopo i titoli di coda noi siamo già andati da un pezzo con tutta l’amarezza dello ieri che non torna mai. E poi fiumi parole tra noi che, prima o poi, ci portano via.
Ah, ultimissima cosa: il sonoro. Quasi tutto in presa diretta tranne per alcuni effetti audio mutuati direttamente dai Looney Tunes e applicati con il metodo attaccaestacca in stile schiaffazzi à la Bud. Principesco.
DVD-QUOTE suggerita
RECuiem For Trainspotting
Bongiorno Miike, i400calci.com
Da star male dal ridere
la didascalia di Condorelli e la crasi RDJ-WH sono da standing ovation.
lo vedrò assolutamente
@Umbem: ma anche no guarda…
Sigh..che delusione, con questa meraviglia di titolo, PSICOTICA, mi aspettavo un thrillerone psicologico su una scrofa che si inabissa lentamente nel baratro della follia per poi dare completamente di matto e ridurre amici e famiglia in cotechini..
@Ron: una che?
Oh gesù santissimo… l’ho capita adesso… è proprio vero che ognuno ha i commentatori che si merita.
In effetti bell’idea la scrofa che sbrocca. Cmq che cazzo di luci.
@Phoenix: peggio che andar di notte (cit.)
Figa, robba, pistole e gente presa bene. Dalle immagini sembra l’house party della vita.
@Schiaffi: guardalo poi ne parliamo.
del parere di IMDB non mi fidavo, dopo questa recensione posso andare sul sicuro e lo eviterò come la peste
mi sono cappottato sul riferimento al Mandolino del Capitan Co(ndo)relli senza parrucchino
c’è anche lo stereotipo della tipa apparentemente sfigata, debolissima e malaticcia che poi diventa la Ramba di turno e spacca culi a destra e manca?
@Utc: no, è ancora peggio. È quella che si fa per amore solo per amore e quindi è la più sana di tutti a fare relativamente brutto. molto relativamente
Miike,stando alla rece questo film necessita di un commento a là RiffTrax.
Va commentato e massacrato DURANTE la visione,l’unico modo per renderlo sopportabile e godibile in una ridanciana maniera.
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Domanda:c’è fra i simpatici scannati protagonisti qualcuno che ha una crisi di astensione e si gratta tutta la faccia?
@Andy: no, ma c’è uno che mastica una mensolina di marmo.
Le mensole,come tutti sanno,aiutano a crescere,se supportate da una buona alimentazione.
@E non hai idea di come ti faccia bene il budello umano
A fare male invece è il finto bue.
Il fintofintofintofintofinto bue.
@Andy Crop: C’è chi ti sussurra così