Patient Zero di Jonathan Maberry è un bel romanzo thriller a base di zombie. Più che puntare sull’apocalisse classica, racconta la storia dei tentativi di evitarla compiuti da un supermegasegretissimo corpo speciale statunitense. Ci sono di mezzo dei terroristi in combutta con le multinazionali farmaceutiche, strutture di contenimento che ospitano decine di prigionieri nei quali è stato inoculato il virus che li trasformerà in morti viventi a breve, una strafiga araba che ha sviluppato un ceppo virale in grado di rendere intelligenti gli zombie, un casino di one-liner e personaggi indimenticabili. È un libro molto divertente e che ha ben poco a che fare con le storie di zombie à-la-Romero, assomigliando più che altro a un Tom Clancy a caso con dei morticini che camminano buttati dentro per far numero – e che anche se non fossero morticini che camminano ma bombe/cani geneticamente modificati/cloni di Ronaldinho affetti da idrofobia funzionerebbero comunque in quanto “generica minaccia all’umanità nelle mani dei pazzi terroristi”.
The Day that Never Comes dei Metallica è una canzone dei Metallica che si intitola The Day that Never Comes. È accompagnata da un video che potete vedere tornando a inizio paragrafo e cliccando sul titolo della canzone, e che comprende soldati americani, deserto e momenti di patriottismo fuck yeah. Anche All Nightmare Long è una canzone dei Metallica, nel cui video compaiono invece gli zombie, i russi e gli zombie russi.
Osombie, infine, è la somma algebrica* delle tre cose citate sopra, mixate a cazzo di cane, frullate con un po’ di figa random ma assai poco birichina e con l’aggiunta (sottrazione?) di una tale povertà di idee e spunti degni di nota da guadagnarsi meritatamente sul campo il titolo di “film con gli zombie più noioso di sempre”. Oltre al premio “idea cretina sfruttata peggio 2012”, tanto per non farci mancare nulla.
Che poi basterebbe che io ogni tanto mi dessi ascolto da solo: era il 9 febbraio 2012 quando sul sito migliore del mondo comparve quella che, inconsapevolmente, era già la recensione di Osombie! E pensate, era basata su un minuto e mezzo di trailer! Se solo mi fossi fidato di me stesso non avrei sprecato 90 minuti tondi tondi di vita. Sono la mia stessa Cassandra, mi sono trollato da solo, trasudo immotivato ottimismo anche nelle situazioni più improbabili. Eppure qualcosa bisognerà pur dire, altrimenti che servizio offriamo ai lettori. E dunque.
Nella prima scena di Osombie, stupore, Osama Bin Laden muore durante: “la scena del raid statunitense”, girata come un Battlefield a caso fatto salvo un orrido filtro verde che dovrebbe simulare la visione notturna. Salto temporale di un annetto e incontriamo un gruppo di soldati americani che sta battendo il deserto dell’Afghanistan, per la precisione nella lontana provincia di Makemebad, governata da Brigitte Nielsen. Compaiono gli zombie, i soldati li ammazzano, i soldati procedono, gli zombie no. Non viene data alcuna spiegazione del perché tutti sembrino sapere tutto dei morti viventi, né che cosa c’entri Osama Bin Laden con la situ (SPOILER: nulla, infatti si vedrà una sola altra volta nell’ultima scena). Non viene neanche chiesto scusa agli spettatori per il ritmo floscio di quella che dovrebbe essere una sparatoria mozzafiato, né nessuno si premura di raccontarci come siano stati creati gli effetti digitali delle teste degli zombie che esplodono; ma questo ve lo possiamo raccontare noi.
Esauriti i primi 50€ di budget, comunque, il regista John Lyde decide a questo punto di introdurre altri tre elementi che caratterizzeranno la pellicula:
• i dialoghi noiosi. Davvero, dovreste guardarlo, questo film, perché non c’è modo, in italiano né in nessun’altra lingua parlata sulla Terra o negli Abissi Eterni, per descrivere efficacemente la profondità incommensurabile del buio e freddo nulla di interesse nel quale nuotani come aborti ciechi e sordi le sillabe che compongono le parole che compongono le frasi che compongono i discorsi che caratterizzano i personaggi. Ricordo con piacere un solo scambio:
«You know what the hardest part of roller skating is?».
«What?».
«Telling your parents you’re gay».
A parte questo, c’è un tizio che si toglie spesso la maglietta senza motivo (ironia! Sarcasmo! Ammiccamenti!), una soldatessa bionda strafiga ma maschiaccia che si fa chiamare Tomboy (SRSLY?) e boh, dell’altra gente in mimetica. La quale tende a mettersi in posa, durante i suddetti dialoghi noiosi, sullo sfondo infuocato di un
• tramonto rosso fuoco. L’Afghanistan di Osombie, che coincide con assomiglia pericolosamente all’Oklahoma, si distingue dal vero Oklahoma perché le giornate durano pochi secondi, il tempo di un taglio, di un montaggio veloce, di du’ pallottole sparate ai sombi, e poi via, di nuovo a silhouettare contro il tramonto parlando della vita, dell’universo e di tutto quanto. Non dev’essere facile vivere in un luogo in cui ci sono 192 tramonti al giorno.
«Torna a casa tra mezz’ora».
«Ma farà già buio!».
«OK allora aspetta che sorga il Sole. TRA TRENTAQUATTRO MINUTI».
L’Inferno sono (i tramonti rossi fuoco passati in compagnia de) gli altri.
Ah già, il terzo elemento.
• le labbra di Eve Mauro (v. sopra), l’Angelina Jolie dei poveri delle persone che tirano avanti con dignità. Alcune cose che i vostri genitori non vi diranno mai: Babbo Natale non esiste, siete stati adottati, da culo non nasce bambino, Osombie è un film che parla di pompini. Del talento di Eve abbiamo già avuto modo di parlare, quello che forse non sapevate è che io non ho mai visto due labbra da fellatio come le sue. Rubano la scena, riempiono lo schermo, calamitano l’attenzione, *inserire metafora qui*.
E quindi a un certo punto chissenefrega che lei nel film sia una tizia a caso che è arrivata in Oklahoma Afghanistan per inseguire il fratello, un cretino complottista che si è recato fin nella terra dei beduini armato fino ai denti perché convinto che Bin Laden sia ancora vivo e ben deciso a terminare per sempre la minaccia portata al suo Paese dal terrorista supremo. Chissenefrega che Eve Mauro si unisca al gruppo di soldati e vada in giro con degli stivalazzi di pelle maròn con tacchi a spillo e dorma in canotta con cinquanta gradi sotto zero e quando sorge il Sole (= cinque minuti dopo) si vesta di tutto punto con uno splendido cappotto rosso con tanto di colbacco solo che poi la scena dopo quando arrivano al rifugio dei terroristi dove sta pure il Bin lei sia di nuovo in canotta e non viene data alcuna spiegazione di ciò. Chissenefrega: POMPINI.
Vi è chiara la trama, fin qui? La versione TL;DR è: terroristi, Bin Laden nascosto in una grotta (perché? Boh!), BOOM BOOM BOOM!. zombie allevati per scatenare l’apocalisse, soldati in missione segreta insieme a POMPINI, PAPAPAPAM!, sparatorie noiose, dialoghi più noiosi, PZZZZIING!, tramonti rossi, un limone, nessuna tetta, BANG!, fine. Per intenderci e per autocitarci,
«A naso sembra la solita roba che riversa tutto il suo meglio in un trailer montato con scaltrezza e che ci fa credere che ci troveremo di fronte a un’ora e mezza di adrenalina e zombie e divertimento salvo poi scoprire per l’appunto che il meglio sta tutto in questo minutino di roba e il contorno è una noia mortale»
, né più né meno. Anzi, meno: perché non ho mai visto coreografie tristi come quelle dei “combattimenti” di questo “film”, né “sparatorie” in cui si avvertisse meno il peso dei proiettili, la tensione del grilletto, il peso dell’arma, le ossa che scricchiolano, i crani che esplodono. Il pad della Play che vibra quando fragghi qualcuno in MW3 >>> tutte le scene “d’azione”** di Osombie messe insieme.
Guardando Osombie ho: avvertito nettamente la sensazione di stare perdendo del tempo, subito dileggi scherni angherie da parte delle altre persone presenti nella stanza alle quali avevo promesso «raga stasera guardiamo un film di zombie male che vada fa schifo ma ci sono gli zombie», perso degli amici, sfiorato l’abbiocco plurime volte, ripensato al pezzo di Luotto su Transgression. Non perché questo film sia moira. Assomiglia di più a: “la compagna cessa e antipatica che tendi a dimenticare per decenza ma che quando te la ricordano esclami: «Dio mio che cosa mi hai ricordato oddio l’avevo rimossa», quella che i professori ti mettevano in castigo vicino a lei se non facevi il bravo e che manco si lavava, LA STRONZA SADICA”. Non credo ci sia una definizione precisa per questo genere di ex compagna del liceo film, ma per non rischiare figuracce dovute all’ignoranza ho pensato di interrogare Luotto in persona. Ecco cosa mi ha detto.
Ti ringrazio per la domanda. So benissimo di chi stai parlando. Da subito e per sempre nota a tutti con il solo cognome, L’ARRIGHINI è il rimosso per eccellenza delle superiori. Te la ricordi? Non VUOI ricordarla. Viveva nel banco di prima fila, lato destro, e non era tanto il suo essere così repellente, o il cattivo odore che emanava. Perché di storie di elephant women dal cuore d’oro ce ne sono tante, e sono storie di brutti anatroccoli persi tra lacrime e rotoli di ciccia, storie di rivalsa, di doti nascoste, di “ma in fondo a lei vogliamo tutti bene”. Così come ci sono tante storie di caratteri forti e personalità solari capaci di far dimenticare, almeno a qualcuno, gli inestetismi di una superficiale racchiezza. No no. L’ARRIGHINI era tanto odiosa quanto puzzolente, e ti sbatteva in faccia le sue fiatate di antipatia con un’arroganza che non avresti perdonato a Christy Turlington. Consapevole o meno che fosse della sua impopolarità, L’ARRIGHINI ci appestava della sua presenza non richiesta e delle sue idee di terza mano, e a sederle vicino finiva sempre qualche disgraziata che, complice un’appendicite a fine agosto, rientrava a scuola con qualche settimana di ritardo e senza possibilità di scelta si ritrovava al banco accanto, da cui lanciava mute disperatissime richieste di soccorso. A distanza di tanti anni non ci ricordiamo dell’ARRIGHINI se non come metro di paragone del maligno. Ne invochiamo a voce alta il cognome al cinema quando compare il mostro degli inferi, la nominiamo con scherno al passaggio delle grottesche maschere della banda di ottoni del carnevale di Lucerna. Con i suoi fuseaux di acetato porpora e le sue muffite t-shirt da cui Mafalda implorava pietà in una palude di aloni di sudore, L’ARRIGHINI ha sprecato cinque anni lanciandosi a capofitto, con ostinazione insostenibile, contro il recinto elettrificato del nostro, sacrosanto, schifo. Dopo la maturità non l’abbiamo più vista. Mia nonna, che sa tutto, giura si sia sposata. E sai che ti dico, caro Stanlio? Io non vorrò mai bene a un mondo in cui, gira gira, si trova sempre qualcuno capace di accettare le ARRIGHINI.
Ringraziamo Luotto che ci ha illuminato. Ringraziamo anche Miike che di fronte a questo film ha commentato con un più che sintetico: «Tirami il dito». Ringraziamo anche Stanlio Kubrick che ci sta mettendo in guardia contro questa oscenità: «Grazie, Stanlio Kubrick, quanto vorrei non essere te ma qualcun altro per poter così evitare di guardare Osombie grazie ai tuoi avvertimenti!». Mandiamo invece riccamente a cagare chiunque abbia lavorato a questa roba, in particolare lo sceneggiatore Kurt Hale, che è riuscito a sbagliare l’insbagliabile, a pitchare a qualcuno l’idea per un film («C’è Bin Laden zombie, ti basta?»), a farsi dare 150,77€ per scriverlo producendo una sceneggiatura nella quale Bin Laden zombie si vede nella prima scena (= diventa zombie) e nell’ultima (gli sparano un colpo di lanciarazzi in testa) E BASTA, insomma a non azzeccare niente. C’è tanta furbizia dietro a questa operazione, tanta furbizia e nessun talento, e una quantità di noia che neanche pensavo potesse trovare posto in un film in cui c’è un esercito di zombie terroristi che infestano il deserto.
Poi se volete possiamo anche riflettere sul fatto che, in un film del genere, “zombie” è un concetto labile e che si può tranquillamente scambiare con “bestie feroci”, “robot assassini”, “lupi mannari”, “militanti leghisti”. Tanto non cambierebbe nulla: è carne da macello la cui trita mattanza punteggia i momenti di approfondimento psicologico di un gruppo personaggi dei quali non potrebbe fottercene di meno a nessuno. E tanto per aggiungere insulto a insulto, possiamo anche ragionare su quanto Osombie si prenda dannatamente sul serio; ma seriamente sul serio, non ironicamente sul serio. È un film che ci crede e non vuol rendersi conto della sua pochezza: in breve, sta ai film di zombie come Scilipoti sta alla politica italiana. Senza la parte che fa ridere.
Potete immaginare LA NOIA?
DVD-quote suggerita
«LA NOIA»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Questa sarà dura da perdonare»
(Un [ex?] amico di Stanlio Kubrick)«Eccitante come guardare lo sperma che si secca sul bordo del bidet»
(Giuliano Ferrara, metaforeargute.it)«Ecco come ci siamo ridotti: a sperare che una tetta birichina nobiliti l’ennesimo film basato su un’idea balzana e costruito apposta per adescare tutta quella gente che al grido di “UH UH ZOMBIE BIN LADEN UH UH” eleggerà Osombie a suo film preferito di sempre per quel giorno senza neanche averlo visto per intero»
(Cassandra, profeziechesiautoavverano.it)«Non ci sono neanche tette birichine»
(John Disappointment, theboobdelusion.co.uk)
*scopiazzatura.
**le quali si svolgono così: i protagonisti stanno fermi e fanno «PUM PUM!» con le pistole giocattolo, il che fa partire l’effetto dell’esplosione di sangue in una zona che sta all’incirca intorno alla testa dello zombie più vicino, stacco sull’occhio vispo del personaggio che ha sparato, stacco sul campo di battaglia coperto di cadaveri, tramonto rosso fuooco.
C’è ancora chi va contro a questi sani film d’azione? :D
a questo punto chiedo ufficialmente una recensione completa di tutta la classe del liceo di Lou8 con adeguati paragoni filmici.
Mi accodo ad Abraxas (che al solito mi batte in velocità): Luotto, attendiamo con vera impazienza gli altri attori della commedia umana scolastica:
_ la bellissima-ricca-sportiva-puzza-sotto-il-naso che apertamente disprezzi, ma inconfessabilmente brami
_ il ripetente figo
_ il secchione dal cuore d’oro che ti fa copiare
_ la tipa carina e dolce che quando finalmente ti decidi a parlarle, si va a rovinare mettendosi con un bastardo
_ il bastardo (che ti viene a raccontare i particolari, che bastardo)
_ quello che vanta idee politiche extraparlamentari espresse mediante simboli sullo zaino, ma non sa argomentarle, e da grande lo ritrovi assessore PdL
_ il ripetente sfigato
_ il buffone che inventa tormentoni ed emette gemiti eloquenti quando la prof si gira per scrivere alla lavagna
_ …
Aggiungetene un po’ voi che, scusa Stanlio eh, ma non vorremo mica parlare tutto il pomeriggio del solito film che è molto meno divertente della sua recensione sui 400.
Vi ringrazio ma poi non vorrei che la commedia umana scolastica si inflazionasse e finisse per distogliermi da quella che dovrebbe rimanere la mia attività principale, ossia vestirmi da zebra e toccarmi guardando i documentari sulla savana di Raidue.
Che spreco di vita che deve essere ‘sto film…
Voglio una cosa che mi arricchisca di cultura!
Magari da intitolare “Habemus Zombie” con un papa zombie e l’apocalisse che parte dal vaticano! Sai che risate!
Dillo a me.
E comunque, ahimè (o ahite), http://cdn.komixjam.it/wp-content/uploads/2011/11/00as.png
Esatto, zombie coi crocifissi. E infetti inculatori.
Scena truculenta censurata in più paesi: prete che pedofila un bambino, viene infettato e si nutre delle sue carni. O forse è meglio col bambino che si nutre del prete? I film migliori spesso non esistono.
Grande Stanlio che cita Davide La Rosa!
a “da culo non nasce bambino” ho scritto di getto la mia lettera di licenziamento e adesso sono un uomo libero! LIBERO! di seguire 24/7 i400calciDOTcom
il mio nuovo entertainment d’elite
Non l’hai capito. E’ un film necessariamente politico sulla preminenza e l’ineluttabile dedadenza dei corpi. Corpi divelti, corpi detronizzati, corpi polverosi (cit.). Cinema nomade della provvisorietà dopo il simulacro di un potere suggerito anela spirito cannibalico attraverso l’esperienza della re-visione. Film dell’anno