*PING*
Commedia [com-mè-dia] s.f.
1 Rappresentazione teatrale di origine classica, caratterizzata da uno stile e da un linguaggio realistici, da un cominciamento tragico e da un lieto fine.
2 The Cabin in The Woods.
Un riassunto veloce per chi ha vissuto su Marte fino a oggi: Joss Whedon è un amico dei nerd, responsabile di cosine come Firefly e diventato di recente l’uomo più ricco di Paperopoli grazie a uno dei film dell’anno. Drew Goddard è il suo fedele sceneggiatore nonché ammanicato con la gente che conta nonché quello che passa dall’Autogrill a comprare le schifezze e la latta di Faxe quando lui e la cumpa fanno le serate horror e canne sul divano di casa Whedon. Un giorno, siccome le idee migliori arrivano sempre tra una caramellina gommosa e l’altra, i due decidono che si sono stufati di guardare sempre lo stesso film fatte salve alcune inevitabili microvariazioni, e si mettono di buzzo buono a scrivere il meta-horror definitivo.
Come da tradizione, il cominciamento è tragico: pur se scritto, girato e pronto all’uscita, il film finisce nel limbo a causa del quasi-fallimento della MGM. E poiché se guardi dentro l’Internet anche l’Internet guarda dentro di te, succede anche che qualcuno si legge lo script in anticipo e la sorpresa sembra rovinata. Poi la commedia, per fortuna, evolve come si deve, la sceneggiatura sparisce dalla circolazione prima di fare troppi danni, la Lionsgate compra il film e finalmente, nell’anno di grazia 2012, The Cabin in the Woods vede la luce.
Alle prime proiezioni per la stampa succede quello che molti (almeno io) temevano: le reazioni sono tutte del tenore «OMG è un game changer, è meta-, è intelligente, è una destrutturazione delle regole dell’horror, è il miglior film sul cinema di genere dai tempi di Scream». La paura torna: che Whedon e Goddard (il primo scrive, il secondo scrive e dirige) abbiano davvero inscenato l’ennesimo pastrocchio arguto, ombelicale e senza costrutto? Buone notizie: non che The Cabin in the Woods non abbia riflessioni intelligenti da proporre, ma è soprattutto un gran film, e il più divertente dell’anno. Non comico, non spiritoso, non da sganasciarsi: divertente, come una gita al tunnel degli orrori del luna park, come una double feature in un drive-in di periferia, come un romanzo di Lansdale. La commedia è finita, il lieto fine è servito, si va in sala.
Parliamo di The Cabin in the Woods partendo (sentite qua) dall’inizio, da quel titolo che in italiano è stato tradotto in uno spettacolare Quella casa nel bosco. Non sono ironico: l’uso del dimostrativo che fa molto camp al posto dell’articolo determinativo, lo slittamento da “cabin” a “casa”, un intero immaginario di riferimento racchiuso in quattro parole. E in effetti The Cabin in the Woods lo è, un teen slasher, con tutto al posto giusto, dallo spunto triviale (weekend di adolescenti nella baita in montagna) alla location yellowstoniana alle facce dei cinque protagonisti. O meglio, le maschere: come nella commedia dell’arte, ogni personaggio racchiude in sé il meglio e il peggio dello stereotipo che vuole rappresentare. C’è l’Atleta zarro, il Secchione, il Fattone, la Gnocca mignotta e la Bella ragazza intellettuale. Sono tutti belli (dentro e fuori), tutti simpatici, tutta gente che non vedi l’ora di veder morire male – per poi dispiacertene. D’altra parte stiamo parlando di un cast che comprende Thor e la mia nuova amante. Difficile sbagliare.
E infatti fino alla fine del secondo atto il film cresce come un treno, con un paio di momenti da applausi. La mimesi del genere è perfetta, e lo è perché affrontata con assoluta serietà e amore per la materia. Non manca nessuno degli ingredienti davvero importanti: la violenza, la tensione, le trovate mostrologiche per perpetrare il massacro. Si vede persino un interessante paio di tette. Se anche fosse solo un teen horror classico, The Cabin in the Woods se la giocherebbe con i primi della classe.
«Sì, ma il temutissimo meta-?» ovvero la parte dove qualche spoiler diventa inevitabile
Se c’è un mestiere che non invidio ma che rispetto tantissimo è quello di chi ha dovuto costruire il marketing di The Cabin in the Woods, perché stuzzicare senza svelare troppo, in un film che fa del ribaltamento delle aspettative la sua arma principale, è un inferno. Ci sono riusciti: nulla di quello che si vede nel trailer è diverso da quanto si intuisce nei primi dieci minuti di pellicola. E cioè che, esercizio calligrafico a parte, c’è in ballo un secondo subplot, protagonisti tali Sitterson e Hadley (cioè Richard Jenkins e Bradley Whitford), due impiegati anzianotti che fungono da sceneggiatori e registi del tranquillo weekend di paura dei cinque ragazzi, guidandone ogni scelta, azione e reazione con suggerimenti e piccoli ritocchi d’atmosfera (il reparto chimica, ragazzi). Lo fanno di mestiere, con un apparente ironico distacco che malcela la passione, appena macchiata da un’ombra di quella noia ingrigita d’abitudine di chi sta perpetrando per l’ennesima volta lo stesso stanco rituale. Sono loro l’occhio che vede tutto della situazione, ma con i piedi ben saldi dentro la storia: non c’è nessun Jamie Kennedy che ci urla in faccia «queste sono le regole e non bisogna infrangerle» né lunghi elenchi di titoli di film horror o citazioni pop che fanno tanto sagace, solo due tizi che l’orrore lo creano in diretta, insieme al film, e solo perché pagati per farlo.
È una cinema che parla di cinema e lo fa come si deve, perché il Metamostro se ne sta buono buono sullo sfondo e lascia che a parlare siano i personaggi, le decapitazioni, i mostri, le ragazze seminude. Persino quel barlume di consapevolezza e di sospetto che qualcosa non vada – i.e. «perché i miei amici si comportano in modo bizzarro (v. sotto)?» – è introdotto nel modo giusto: il gibberish alla The Cube a base di «il sistema ci guarda» e «siamo sempre sotto controllo», utile ad alimentare ipotesi e speculazioni nei personaggi e di conseguenza nello spettatore, viene sbattuto in bocca al fattone, un cretino che gira con un bong telescopico che all’occorrenza diventa un thermos per il caffè; e chi di noi non ha un amico sballato ma laureato in filosofia le cui teorie sulla vita portano dentro di sé almeno il germe del complottismo? In questo modo si scampa il rischio “irritante editoriale da sedicenne che ha appena scoperto Orwell”, e scongiurata è la presenza dell’ombra di Kevin Williamson che metaforicamente guarda in camera e sorride ammiccante: Whedon e Goddard sono seduti lì con noi a tirare pop-corn sullo schermo, la quarta parete rimane sempre e miracolosamente intatta, le epifanie dei protagonisti coincidono con quelle di chi guarda piuttosto che precederle e spiegarle.
E mi fermo qui. Se vi sembra tutto molto criptico, se siete irritati perché vorreste capirne di più sulla trama, la vaghezza è voluta*: all’incirca a metà film, The Cabin in the Woods comincia pian piano a perdere la brocca, e collassa definitivamente nel terzo, strepitoso atto (parola chiave: Sylvester 2013). Azzardo: tutto il film non è altro che una lunga introduzione agli ultimi venti minuti/mezz’ora; fosse stata il film intero sarei comunque stato soddisfatto, e invece è nulla più che un abbrivio. Nel quale non mancano i difetti: dalla regia fin troppo scolastica (un guizzo o due non guasterebbero, a meno che anche l’anonimato non faccia parte del piano) alla fotografia troppo virata al “buio pesto in cui non ci si capisce un cazzo” che un po’ rovina un paio di scene in cantina. D’altra parte Whedon è ruvido, a modo suo; nessuna sua creatura è mai stata perfetta (né lo era, per dire, Cloverfield, scritto da Goddard), leccata (v. sopra) o in qualche modo patinata.
Come nessuna è mai stata seria fino in fondo: per cui se volete sentirvi “maturi”, “cresciuti”, “adulti” o “intelligenti”, se portate occhiali con la montatura spessa, se credete che il cinema sia fatto per stare male e farvi aggrottare la fronte in un cipiglio fiero e un po’ intellettuale, il consiglio è di girare alla larga, perché stiamo parlando di un film che è (anche) una commedia, che ha momenti e trovate da quindicenne scemo, che anche quando dipinge le pareti di una stanza con il sangue di decine di innocenti riesce comunque a scaldare il cuore e a far sorridere.
Long story short: il pregio maggiore di The Cabin in the Woods è che fa stare bene. Interessa la merce?
DVD-quote suggerita
«Un film che fa stare bene»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Film dell’anno»
(V. sopra)«Scream puppami la fava»
(Joss Whedon)«E allora io dico che The Avengers fa cagare, gnè!»
(Kevin Williamson)
*a richiesta rispondo anche alle domande del pubblico, alzate la mano, mettetevi in fila, prendete il numerino, grazie.
PS CUM SPOILER
Lo metto in fondo per evitare di rovinare la festa a qualcuno ma, come mi ha fatto notare la sorella del Grande Capo, Buffy Cobretti, gran parte della trama del film ricorda molto da vicino quella dell’ultima stagione di Angel. Sono andato a controllare e, ehi!, è vero!, lo spunto è lo stesso preciso identico. È sfruttato per portare avanti una storia diversa, ma negare le somiglianze sarebbe miope. C’è da dire che a) la cosa non inficia in alcun modo la qualità di uno dei film dell’anno e b) almeno i due hanno avuto la decenza di plagiarsi da soli.
Per me e un filmone e cgi dice il contrario non ha capito un caz.. . E comunque giu le mani da Kristen Connolly lei e mia!
P.S.: Bella rece!
Questa recensione mi ha fatto iniziare la giornata saltellando (anche se non ho voluto leggere gli spoilers come non ho voluto leggere la sceneggiatura) Non vedo l’ora…
Più ne leggo più continuo a preferire le recensioni dei film che non apprezzate piuttosto che il contrario.
D’altro canto questo film sembra difficile da recensire in dovuta maniera senza spoilerare, quindi è anche difficile capire se piace o meno visto che la parte che dovrebbe piacere viene verso la fine. Vedrò.
Io non ho letto la rece per sicurezza…ieri sera sono andato a vederlo all’anteprima, dopo 20 minuti le immagini si sono ribaltate e ha iniziato a girare al contrario…ho pensato “che simpatico guascone”…ma dopo 5 minuti si è insinuato in me il dubbio che avessero montato la pellicola al contrario…ma solo quando hanno spento tutto e ci hanno rimborsato il biglietto ne ho avuto la certezza…
La parte che dovrebbe piacere comincia prima dei titoli di testa e va avanti fino alla fine.
@Phoenix: guarda, ammetto candidamente che questa è la rece più difficile che abbia mai scritto qui su, sia per l’amore che provo per il film sia perché è complicato spiegarlo in modo interessante senza rovinare la sorpresa. Se il pezzo dovesse incuriosire e portare la gente al cinema a vedere il film mi riterrei soddisfatto :-)
@tutti gli altri: cinque alti a chi l’ha già visto (e ha apprezzato, direi che siamo al 100% in questo senso) e dai dai dai a tutti gli altri!
Quello che c’è da sapere, senza spoilerses (plurale), è che è un film che riesce a fare meta-riflessioni intelligenti senza sacrificare il senso di divertimento e vera passione per il genere. Detto questo, la rece di Stanlio non ha spoilerses tranne nel Post Scriptum, che però se non seguite Angel non lo capite comunque.
Domani sera è mio. Ed è un film su cui non ho dubbi, perché Whedon riesce a rendere divertenti, interessanti e spettacolari perfino le conferenze stampa e gli incontri col pubblico.
Vedesi lettera di ringraziamento per gli Avengers o youtubbate tipo questa: http://youtu.be/EReyF2ZzXGA
-sì, sono un whedonite-
Negli ultimissimi minuti ho temuto che il finale deviasse in cazzata già vista e invece NO!
Pare comunque che nella versione DVD (che non acquistero’) ci saranno le schede di tutti i mostri come extra.
Ultimamente mi sto trovando sempre mega d’accordo con Stanlio, uè non interrompere la maGGia, sposiamoci a Madrid.
Mio buon Angus, a me tutti sti ringraziamenti e simpatie post Avengers da parte del cast mi puzzano un po’ di paraculata del tipo “oddio per una volta abbiamo fatto qualcosa di decente, teniamoci tutti buoni e godiamoci il momento, grazie Gesu'”.
Spero che se Batman si riveli il filmone che pare essere, Nolan mantenga il suo solito riserbo da Inglese di merda anzichè genuflettersi tipo povero martire che ha avuto la botta di culo e ringrazia Cristo.
Questo film lo aspetto con la bava alla bocca tipo cane idrofobo fin dai primi rumors e il pensiero di essermi perso la locandina di Mondo mi strazia nell’intimo… Non vedo la cazzo di ora di spararmelo.
Bello bello bello in modo assurdo.
Bello come una scorreggia in un ascensore carico di stronzi sudati in giacca e cravatta.
Ragazzi sono quasi commosso. Vi siete divisi in due: chi non ha visto il film e non vede l’ora, e chi l’ha visto e l’ha adorato. Sono fiero di voi.
Schiaffi, andiamo in giro a spaccare le vetrine di notte e darci i cinque alti parlando di quanto sia brutto Special forces. Però non so se sono pronto per il sesso, devo dirtelo. Quando ero piccola mio cugino me l’ha fatto vedere, e da allora sono rimasta traumatizzata.
Potete restare abbracciati tutta la notte senza fare niente, sarà bellissimo lo stesso.
Tutto bello, ma l’ultimo atto è una FIGHATHA. Gran bel film che non se la tira.
Schiaffi, se mai Whedon è uno che ha avuto pochissime botte di culo, visto che ha dovuto sfornare roba buona per vent’anni prima di avere due talleri per fare un film un po’ più grande.
Non che sia un male, per me Dr.Horrible è il miglior musical dopo il Rocky Horror e l’ha girato in sei giorni con le paghette delle elementari non spese.
@Stanlio: salgo sul carro di Schiaffi e aggiungo che, citando Joe, hai regalato a tutti i redattori qualche bella vita extra.
Amici ma quanto spacca finora l’estate 2012? Basterebbe cambiare Men in Black 3 con un altro Emmerich in cui crolla tutto e sarebbe perfetta.
Si vero, pare che stiano cagando film consapevoli che finirà tutto nel 2012.
L’11 Agosto tutti sul mio carro alla street parade di Zurigo, techno sotto cassa e raffiche di AK in aria come i miliziani di Hamas.
Harry si è già prenotato mesi addietro con il suo costume da drag queen
@Stanlio: mi hai fatto tuo, domani vado.
Cmq ogni volta, almeno per me, è praticamente impossibile riuscire a non informarsi sul film che si vuole andare a vedere. Questo film, visto senza sapere un CAZZO, risulterebbe ancora più incredibile.
Fine del pippone.
@Nanni: quindi non v’è contentezza per l’uscita di MIB 3?
Team Edgar abito.
Volevo comunque fare un piccolo chiarimento, che a modo suo è uno SPOILER quindi fate attenzione allo SPOILER proprio perché è uno SPOILER.
È vero che sarebbe bello non sapere un cazzo di CITW prima di vederlo per goderselo di più. Ma è anche vero che il secondo subplot viene a galla praticamente subito, e diventa parte integrante della trama più che la mega-sorpresa che ti stupisce a metà film. Quindi ecco, quello che avete scoperto su Sitterson e Hadley in questa rece lo avreste comunque scoperto all’inizio del film.
FINE DEGLI SPOILER
Per i feticisti della lingua (…) come me: il doppiaggio italiano è senza infamia né lode, il classico doppiaggio da teen horror insomma. A modo suo, va benissimo così – anche se nella traduzione si perdono un po’ di battute whedoniane, ovviamente.
Comunque nel weekend me lo torno a vedere per la terza volta, mi sa. Così, volevo dirvelo.
E COMUNQUE JOSS MO’ FACCE ‘N’ARTRO FAIERFLAI EH.
Azz spero di aver capito bene, quindi la cosa che io penso sia la “sorpresa” in effetti lo è, ma, ce nè un’altra nella terza parte che non si capisce manco dal trailer?
Wow, se è così, FICATA.
Minchia che HYPE che mi sta montando…
Dal trailer si intuisce forse un 30% di tutto quello che c’è da scoprire.
Anche se più che la megasorpresona che stravolge tutto è un crescendo di cose che accadono.
Di solito ho paura a caricare di hype i film che mi piacciono perché magari quello che per me è clamoroso per un altro è una boiata. Qui vado abbastanza sul sicuro, invece. DAI DAI DAI RAGAZZI.
Esatto come dice Stanlio: la sorpresona principale non è una sorpresona per un cazzo, è lì dall’inizio, semmai è innovativo il modo e l’atmosfera con cui è usata. Poi però la sorpresona principale diventa un’Idra dalle cento teste, cento sorprese una più bella dell’altra! Come mangiarsi cento ovetti Kinder! Quando mai vi ricapiterà di mangiarvi cento ovetti Kinder in 90 minuti scarsi?
@dembo: lo ammetto, Josh Brolin che imita Tommy Lee Jones mi piega in due. Tutto, ma proprio tutto tutto il resto, mi intristisce peggio di un nuovo album degli Smashing Pumpkins. (non lo copriremo, se per caso qualcuno avesse il dubbio)
voglio solo dire che sono daccordissimo. ma talmente tanto che come mi succedeva da ragazzino probabilmente tornerò a vederlo svariate volte sperando di vederlo davvero, il Joss, li con noi a tirar poc-corn, per abbracciarlo forte e dirgli “tu si che mi capisci”.
Per intenderci: dire che la sorpresa di Cabin in the Woods sono Sitterson e Hadley è come dire che la sorpresa di Oldboy è che Oh Dae-Su viene liberato dalla prigionia forzata.
Dai, mi unisco anche io: la “sorpresa”, quella che mentre guardi il trailer dici “nomminchia, un altro trailer che ti svela il colpo di scena di metà film” è una roba che viene mostrata nella PRIMA SCENA del film.
E quando dico prima scena, intendo “prima che appaia il titolo”.
Non è una sorpresa, è il punto di partenza.
(Poi, certo, se non hai visto il trailer e vai a vederlo sapendo come si chiama il film, ok, è una sorpresa)
Volendo, il colpo di scena sta nel fatto che quello non è un colpo di scena. :D
Io smetto di leggere i commenti finchè non vedo il film, ho paura degli spoiler.
Siete tutti bellissimi. L’ho già scritto?
Quello che dice il capo su MIB3 è verissimo – anche se io aggiungo che gli alieni di Rick Baker sono sempre una cosa bella a prescindere. E il discorso casca a fagiuolo: il citazionismo wink wink di MIB3 è l’opposto polare di quello di CITW. Cioè quando vedi un bambino che addita Will Smith e si riferisce a lui come “il Presidente”, o quando scopri che “Mick Jagger è un alieno mandato sulla Terra a inseminare tutte le femmine del pianeta” un po’ di tristezza ti viene.
C’è da dire che all’anteprima stampa di MIB3 mi hanno regalato questi, che insomma, buttali via.
Stanlio, come dice il “secchione”, tu e Schiaffi non dovete fare niente che non vuoi fare. Però Schiaffi ha la protuberanza.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
Ah, visto sta sera con birra in corpo (e con due visite al cesso ultraveloci). Mi ricorda Drag me to Hell. Soprattutto nel finale. Un film carino, divertente, che si lascia guardare ma…cazzo i mostri escono dagli ascensori e sembra di vedere un orgia, non si capisce un cazzo (è una gamba? una tetta? un braccio? è una…). Descrivetemi quello che succede quando escono i mostri all’inizio…se ne siete capaci siete delle forme di vita superiori. Succede IL macello. Bene. Bello. Ma non si capisce un cazzo. Io me li godo i pezzi del corpo che si staccano, figa, viva il rallenty (non l’ho detto).
La fine vera e propria è identica a Drag me to Hell. Fosse stato l’inizio, prima ancora del titolo, mi sarebbe uscita la sborra dalle orecchie (si, le orecchie). Quella fottuta cabin-a vola in mille pezzi coi 5 coglioni dentro, ancora più meta, per gli stronzi. Sapete che vi dico? Secondo me Emmerich dovrebbe girare un film Horror.
Il film mi è piaciuto, non è questione di palato, ma a vedere quel finale mi è rimasta l’aquolina in bocca mentre scorrevano i titoli…cazzo ma si può? E che cazzo mi dovevo fare, a quel punto, una sega in mezzo alla sala mentre si riaccendevano le luci?
Comunque che tristezza, eravamo in 7 in sala. Che merda vedere questo film al cinema con 7 persone.
Eppoi che cazzo c’entra David Julian? Proprio un cazzo, qui.
lo vado a vedere sicuro settimana prossima ormai!
FILM DELL’ANNO E STOP
SEGUE SPOILER
D’ora in poi il mio metro di giudizio per valutare qualunque film sarà “CI SONO DENTRO TUTTI I MOSTRI DEL MONDO O NO?”
Cazzanister, evidentemente abbiamo visto film diversi. Non credo di averci capito un cazzo. Ma gli ultimi 20 minuti erano meglio del resto. Oscenità pollucratiche a parte. Certo, era tutto voluto, come no. No, invece: era un filmetto da ciarpame senza pudore. Mi è venuto in mente quello di Kitano. Ma anche Evil Head. Ma lo so che sono troppi da citare; eppure Scream aveva inventato le citazioni. Prima del presente scemenziario.
Sugli horror non ci sintonizzeremo mai.
Comunque bella la scena in cui Schiaffi viene spellato vivo come in Martyrs e poi bolllito come si fa con le aragoste.
Film fighissimo. Parte da una premessa assurda (che poteva essere nello stesso tempo troppo stupida e troppo intellettuale) e la sviluppa in modo eccellente. I “tecnici” sono nello stesso tempo spettatori e registi, e sono quindi l’incarnazione filmica più riuscita dello spettatore-appassionato, che si diverte un sacco a guardare il film ma nello stesso tempo ama esaminare ogni aspetto più tecnico. Eccezionale il finale nichilista – mi ha ricordato un sacco la Cosa di Carpenter. Questo potrebbe essere per l’Horror vecchia maniera quello che “C’era una volta il west” è stato per il western. Un film che riesce a essere divertente e “di genere” ma che nello stesso tempo con i suoi tanti rimandi “meta” e una certa nostalgia di fondo è destinato a essere ricordato come il canto del cigno di un genere ormai avviato al tramonto.
Mi fa sempre riderone come nei film anglosassoni considerino un mezzo genio uno che sa due parole di latino, ed il senso di superiorità che risulta è l’unica giustificazione sensata che riesco a darmi per non cavarmi gli occhi ripensando a cinque anni di giovinezza passati a fare versioni del piffero.
A mio parere sarebbe stato perfetto se il giochino (ovvero la presenza di una “regia) si fosse rivelato un po’ alla volta e non dalla prima sequenza.
Gradevole, peccato per il sottoutilizzo di alcuni mostri davvero notevoli (il werewolf, ad esempio, mi è parso davvero ben fatto, e non capita spesso).
Sono l’unico nel mio gruppo di amici che ha visto praticamente ogni horror esistente, asiatici compresi, e ho trovato questo film a dir poco geniale, mentre la maggior parte dei film horror moderni sono delle schifezze.
Tolto me, per quasi tutti gli altri è stato mediocre/cagata/stupido/i 13 spettri era meglio.
Non so, secondo me bisogna avere anche una certa cultura del genere per riuscire ad apprezzarlo davvero e capire anche le frecciatine continue verso il cine horror di questo decennio.
La cosa peggiore è sentire commenti risoluti stile “è una merda totale” quasi a farmi sentire come il deficente che non capisce niente. Poi però vedo che un pò ovunque sta prendendo votoni e recensioni spettacolari e allora penso che non sono l’unico scemo a cui è piaciuto.
Grazie Joss, veramente.
Per me, meglio di the Avengers.
Ho adorato il film, mentre lo vedevo ero davvero divertito, mi ha incollato alla poltrona. Ma quando sono uscito e ho iniziato a parlare con i miei amici, ho avuto la sensazione che avessimo tutti partecipato al funerale di un genere che adoriamo. Sarà sano fare tanta microchirurgia e meta-film? Non è che forse a forza di diventare sempre più intelligenti e dritti, abbiamo finito per perderci qualcosa per strada?
Dopo queste riflessioni profonde, torno a casa con la musica della sigla di Hulk di sottofondo, di spalle con la sacca su una spalla, pensando che l’estate è lunga e forse i veri amnti del genere sono quelli che lo fanno ancora come una volta: vedi Stallone and co.
@Fan Boy: la tua domanda è legittima. La mia risposta è: Quella casa nel bosco non è un funerale, ma un film che fa fischiare le orecchie, che insinua il senso di colpa in tutti coloro che hanno trasformato il genere che tutti adoriamo in un Polygen horror. Cioè io la vedo più nel senso di: sei un giovane regista con un’idea che ti sembra brillante per fare un teen slasher? Vai, fallo, non vediamo l’ora di vederne uno bello dopo tanta merda. Sei un vecchio regista che ricicla per l’ennesima volta tre ideucce del cazzo? Quella casa nel bosco è per te, e se ti fischiano le orecchie mentre dici ai tuoi attori «OK qui è la scena dove vi dividete e la bionda viene mangiata dal mostro» l’effetto è voluto.
Più che un funerale è un’asticella, un invito a impegnarsi un po’ di più. Il re sarà pure nudo, dopo Quella casa nel bosco, ma sbattendosi un po’ può anche riuscire a rivestirsi.
@Fan Boy
Aggiungo che sono millenni che ogni mezzo artistico propone opere con una riflessione sul mezzo stesso, a partire dal teatro dell’epoca dei romani, in letteratura (Pirandello ci ha vinto un Nobel), nell'”arte” (uno a caso: Duchamp), nella cucina (ad esempio Adrià), nella musica (Cage)… e via andare… e mi sembra che nessuno abbia distrutto l’ambito di competenza -che ama-, ma anzi abbia aumentato la consapevolezza sia negli autori, che magari troppo spesso si rifugiano nel mestiere (@Stanlio), ma soprattutto nel pubblico stimolando un circolo virtuoso.
Appena visto…
FILM DEL ANNO!!!!! TANTO DIVERTIMENTO E SUSPENCE!!!!!
A+++
@Stanlio Kubrick @Angus Lee
Quella casa nel bosco è un film pazzesco, se proprio devo vedere il genere messo sotto i ferri sono contento venga fatto così, perchè è la maniera più giusta e autentica, perchè chi lo fa ha provato più volte di amarlo quel genere. Ma una punta di amarezza rimane ugualmente… Faccio un esempio che sembrerà non entrarci nulla: in questi giorni sto leggendo i romanzi di Doc Savage (non so se lo conoscete, era una specie di proto-supereroe della letteratura pulp) comunque nei romanzi il protagonista è tanto fico che non gli si bagnano nemmeno i capelli sotto la pioggia. Non sbaglia mai. Non puoi neanche immaginartelo che starnutisce senza essere percorso dal brivido dell’eresia. Eppure Doc Savage funziona. E così personaggi più famosi tipo Conan, Holmes ecc…
Il genere deve avere difetti di ingenuità, deve esserci sempre quella casa, quella bionda, quello zombie. Quando ci si approccia a film o libri del genere bisogna accettare le regole del gioco senza farsi tante pippe, dare spazio alla meraviglia, all’incoscienza. Si firma un contratto con l’autore: io ci sto a credere che un barbaro cimmero faccia a fettine millemila avversari senza perdere nemmeno un braccio, se tu mi prometti che non lo vedrò mai piangere.
Ok ho degenerato, però mi sembra una discussione interessante ^^
Visto ieri sera, goduto Tan.Tis.Si.Mo. Una vera opera d’arte. E vogliamo parlare dell’inserto semi-parodico che riprende in video la ghost-story di Tolyo? ^^
la parodia dei giappi è stupenderrima.
MOLTO meglio di the avengers, per me (non mi sono legato ai personaggi).
Cazzo che fottuta bomba atomica! Il terzo atto è da bava alla bocca e Sitterson e Hadley sono idoli della vita! Non vedo l’ora di rivederlo in lingua.
Lo sapevo che Joss non avrebbe tradito!
quando ti fa piacere pagare un biglietto intero cazzo!
Niente torno ora da Pioltello che son tornato a rivedermelo e sono felicissimo, per il film e perché piace più o meno a tutti. Mi ritorna la speranza nelle sorti dell’umanità.
(ehi…)
Giusto per riportarti coi piedi per terra, sappi che non piace a tutti, anzi, c’è tutto il gruppetto di (brutte) persone che “è ridicolo”, “porcheria”, “finale sbracato”, “non fa ridere”, “non è un horror” e blablabla.
Sai che ti dico? CAZZI LORO. Piace alla gente che piace (= i lettori dei 400calci), per tutti gli altri c’è Dark Shadows.
LE ASCENSORI PORCA TROIA. Come si fa a non amarlo?
Eh, le grandi domande senza risposta.
Beh, anche io l’ho rivisto. E mi sono detto: perché dovrebbe piacermi ?
Mi sono risposto così.
Perché trovare un Gabinett nel Bosco produce un grande sollievo. Ma anche ritrovare Quella Nappa nel Bosco, produce un grande sollievo. Quindi è questione di sapere in ANTICIPO cosa vai cercando nel bosco.
Ergo, dopo attenta visio, ho ded8 che ritrovare in un film tanti amici, quelli già visti, ma anche tutti gli altri, quelli nuovi, significa provare un grande sollievo. Come quando cerchi disperatamente un cesso e non lo trovi. Ne hai davvero bisogno di quel cesso nel bosco, faresti qualsiasi cosa, e sai che devi fare in fretta a trovarlo, altrimenti potrebbe essere TROPPO tardi. Poi, improvvisamente, scopri che qualcuno, quel cesso, non solo lo rende disponibile al momento giusto, ma anche che lo aveva predisposto per te, calibrato su misura. E sei felice. Cazzo se sei felice.
Conclusione: non disturbare chi si chiude in un Gabinetto nel Bosco e non vuole più uscire.
Finalmente sono riuscito a vederlo, cazzo…
Joss ti voglio bene… ma tanto tanto…
dai che il 2012 è il tuo anno, dai che stavolta hai fatto il colpaccio…
sono commosso…
«Un film che fa stare bene» è il commento perfetto.
Non ho altro da dire, cinque altissimi e un abbraccio potente a tutti
Ciao, (SPOILER), volevo fare un commento da Whedoniano all’ultimo stadio: colto da improvvisa illuminazione sulla via di damasco, mi sono appena reso conto che sì, ok, in questo film c’è molto del gran finale di Angel, ma c’è anche un 80% di quarta stagione di Buffy. Tutta la parte finale di Quella casa nel bosco è praticamente un remake con più soldi del penultimo episodio di quella stagione e in generale l’organizzazione alla base del film sembra quasi un what if dell’Iniziativa.
Non capisco l’utilità di questo film. E’ una critica all’horror moderno? E’ un messaggio per registi? ok allora fai un corto ed ottieni lo stesso risultato..Ma non togli alla gente il costo di un biglietto per qualcosa che non è.. Quindi film decisamente patacca.. A me ha lasciato un senso di incompiuto, con un finale insoddisfacente, e tutto lo sviluppo del film è completamente al buio e non si capisce e vede nulla..Quando poi ho visto il pagliaccio discount parente lontano di IT ero tentato di sparare verso lo schermo se avessi avuto una pistola..Ma chiedetevi, l’originalità sta nell’essere demenziali? Un film horror deve fare paura..Siete proprio sicuri che non si riesca a raggiungere lo scopo ancora con i mezzi tradizionali? Io credo di si.
Visto. Non piaciuto. Non mi sono nè esaltato, nè spaventato, nè divertito. Filmetto per ragazzi. Ecco prendetemi a 400calci nelle terga adesso se volete, ma ai titoli di cosa ho detto “bah…”
l’ho trovato una grande stronzata, ed ancor più irritante in quanto venduto come film ‘tutto neuroni’ e ‘meta-fotonico’…ovviamente sono gusti personali…
…non concordo con Mr.Pop sul fatto che bisogna avere una certa cultura horror per apprezzarlo…non millanto competenze stellari o cinevisioni enciclopediche, ma ‘una certa cultura horror’ ce l’ho, e a me questo film non è piaciuto per niente…
l’horror, anche se può sembrare paradossale, non necessariamente deve far paura…
ma se deve divertire, allora mi tengo mille volte Evil Dead, o Splatter-Gli schizzacervelli, vero helzapoppin gore, solo apparentemente decerebrato…se invece deve essere meta, allora viva Scream…
se deve far paura, una storia semplice ed una realizzazione ottima come quella di The Descent sono la prima cosa che mi viene in mente…
quanto a CITW, lo recensirei in due parole: ‘idiozia pretenziosa’
visto ieri.
il fatto di portare “occhiali con la montatura spessa” temo abbia influito: si prende troppo poco sul serio per scaldarmi il cuore. sicuramente l’ultima parte è divertente, ma credo che fra tre giorni non lo ricorderò più
Visto ieri sera. Non posso che quotare Stanlio: è un film che ti fa stare bene e ti rimette in pace col genere horror, dopo le molte brutture degli ultimi anni.
Due soli appunti (con SPOILER anche se ormai lo hanno visto tutti):
1) Ripley messa sotto da un fattone? Joss, questa non me la dovevi fare….
2) Il prossimo che usa il prefisso “meta” lo vado a trovare a casa. Con un tritone al guinzaglio.
@dildo: sono incuriosito da quest’ultima affermazione. Sono d’accordo, l’abuso del prefisso “meta” è una cosa fastidiosa come ce ne sono davvero poche, ma a un certo punto non usarlo per “Quella casa nel bosco” è come recensire un film di Van Damme senza usare la parola “calci”: più che una dimostrazione di ampiezza di vocabolario o che ne so, mi pare un’inutile acrobazia per girare attorno a quello che è apertamente uno dei punti centrali dell’operazione. No?
Ok, ma, da Tarantino in poi, mi sembra che il suo uso sia spesso e volentieri uno “spararsi le pose”, da studente del Dams che ti vuol far vedere che ne sa a pacchi…Beninteso, non voglio flammare, è solo una mia impressione. Sarà che sono un tipo semplice e mi basta che un film sia divertente, le elucubrazioni sulla trama o che altro non mi interessano granchè.
@dildo: sono d’accordo, la maggior parte delle volte ho la stessa impressione, ma bisogna anche saper riconoscere quando usarla e’ piu’ che legittimo
Visto, finalmente visto (maledetto accumulo di film da smaltire). Non mi piaceva così tanto un horror da pareeeeeecchio tempo. Alla parodia dell’horror giapponese (e quanti me ne sono sparati senza mai capire checazzoavessero di così spaventoso) Goddard ha vinto a mani basse, da lì un poi è stato un salire fino alla manona catartica. Capisci di aver visto un ottimo film quando una volta finito non vedi l’ora di parlarne con amici/parenti/animali domestici.
Questo weekend mi sono sparato I Mercenari 2 e questa chicca… ed esce pure il caro vecchio Nolan venerdì: miglior agosto cinematografico di sempre!
(spoiler)
arrivo in ritardo ma ho visto il film questa settimana
non sono un whedoniano, anzi, ho scoperto che CITW fosse di whedon leggendolo ora qui. pero’ mi ricordo una stagione di buffy meta-, in cui ogni puntata era del tipo “ora facciamo questa trama qui” (memorabile la puntata tapparella/festa delle medie)
sono rimasto deluso quindi da questo film. avevo quel poco di informazioni che vengono cmq svelate alla prima scena, e nessuna eco dell’hype che lo circondava.
speravo di piu’, non vorrei aver capito male, ma tra visione del film e recensione, mi sembra poco la royal rumble del terzo tempo per avere tanto entusiasmo.
alcune, forse molte, scene, prese singolarmente, valgono da sole. lo stesso vale per un gruppo di battute, ma l’insieme del film mi e’ sembrato “sbagliato”.
c’e’ troppa roba, perche’ e’ giusto che ce ne sia tanta, altrimenti si perde la premessa, ma straborda. non e’ addomesticata.
faccio un esempio: il tizio dell’esercito. sembra messo li’ per uno sviluppo inaspettato (rispetto al film, quindi classico volendo). messo li’ per alzarsi, ribellarsi e raddrizzare la spina dorsale della storia, per salvare i buoni o almeno gli innocenti. non lo fa. e basta. nel senso che non lo fa (come e’ giusto che sia nell’economia del film), ma la sua premessa si perde. e quindi non capisco perche’ inserirla. se non per quel “troppa roba” che in parte whedon riesce a gestire e in parte no.
sarebbe un dettaglio, ma la maggior parte del film e’ lo sfruttamento di questo meccanismo: la sirena, le teorie del complotto del fumato, il dialogo sul camper all’inizio, etc etc. pochi elementi singoli che appoggiandosi ad un immaginario condiviso creano le premesse per una soluzione precisa durante la pellicola. con precisa uguale piu’ o meno a “la piu’ divertente possibile” (detto in senso del tutto positivo).
pero’ da spettatore voglio tutto a questo punto. CITW non ci riesce. avesse mirato piu’ basso forse sarei piu’ soddisfatto, ma con tanta carne al fuoco, lo vedo come un film riuscito a meta’. sufficiente, talentuoso, ma con dei difetti evidenti.
dopo ho visto piranha dd, e gli do’ 8
adesso vado a vedere se l’avete recensito
aggiungo che magari non si capisce: del meta- del film mi interessa poco o niente, anche perche’ non lo vedo tanto meta-. semmai ricco e intelligente, alla maniera di una buona puntata dei simpson, che non definirei una serie meta-
@Al Adamson, per il caso in particolare del tizio dell’esercito io l’ho preso semplicemente come un mezzo utile per inserire gli spiegoni, e devo dire che ho apprezzato l’atmosfera di profonda e assoluta routine che vivono tutti i tecnici dell’esperimento, ma per far capire qualcosa allo spettatore serviva il classico “nuovo arrivato”… non ho mai pensato quindi che il militare potesse risolvere qualcosa, o che la sua inutilità facesse parte del gioco metareferenziale di CITW… ma se parli in generale ho provato qualcosa di simile per la scena degli specchi tra le stanze, che secondo me si poteva gestire meglio, o in poche altre occasioni. Troppa roba? Alla fine penso di no, se ci ripenso gli elementi con cui giocano Whedon e Goddard durante il film non sono tantissimi, anzi ho avuto la sensazione che il gioco potesse durare molto di più, e l’unico elemento di “troppa roba” voluta e totale è il finale con il suo tripudio di mostri, ma in questo caso non stiamo parlando di elementi narrativi. E questo lo dico pur avendo apprezzato il film molto meno della media dei fancalcisti, ma non posso negare che sia un film con molte frecce al suo arco.
Visto finalmente ieri sera, in lingua originale, apprezzato per carita’, ma non mi ha spaventato nemmeno un po’, l’ultimo che ricordo esserci riuscito e’ stato Drag me to Hell. Non vorrei dire una banalita’, ma un film horror che non fa venire un po’ di caga e’ come un film porno che non te lo fa rizzare, poi magari puoi stare a discutere sulla bellezza degli scenari, degli omaggi al porno anni 70 o checcavolo ne so e cosi’ questo CITW almeno con me ha fallito. E mi ha davvero ricordato 13 ghosts con lo pseudo “Pinhead” dietro il vetro a fissare i protagonisti. Pero’ quando avro’ tempo mi divertiro’ a riguardare e classificare al rallentatore tutta la mostrologia presente…
Visto ieri, piaciutissimo e
SPOILERONE NON LEGGETE FERMATEVI SUBITO
L’arto gigantesco che sbuca alla fine m’ha lasciato hungry for more (anche se il film doveva per forza di cose finire con quello stacco)
FINE SPOLER
Tutte le critiche del genere “non m’ha fatto paura” mi paiono un pò fuori luogo, il film è un esercizio di stile horror con ridarella incorporata fatto con i controcazzi e che sciorina una padronanza di clichè e genere che ti lascia di merda per come i vari ingredienti vengono usati senza creare una accozzaglia incomprensibile. Lamentarsi del mancato spavento è come dire “Ho visto This Is Spinal Tap e come rockumentary mi fa cagare”. Lo spavento puro e sordido non sembra essere l’obbiettivo principale del film, mi pare più un “guarda quanto cazzo siamo credibili sia nel crearti una base di film teen-horror ben girata (che già ci dovresti baciare le terga solo per quello) sia nell’aggiungerti il metacommento che invece di ammiccare allo spettatore riesce ad essere funzionale alla storia.” Un triplo carpiato quasi senza schizzi. Kudos to Whendon & Co.
Oh comunque che bello, il pezzo è uscito a maggio, siamo a settembre e ancora arrivano commenti e gente che l’ha piaciuto molto! Vi vu bì amici.
(anche a quelli che non l’ha piaciuto mica tanto)
bello! bello! bello!
c’è tutto ed è tutto come dev’essere. Lovecraft a piene mani, un po’ di the cube, tanto sam raimi miscelati con grande maestria!
e poi, perdonate lo spoiler ma penso di potermelo permettere visto che il post non è appena uscito e questo è solo un commento:
SSSSSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! I grandi antichi vincono!
ma vieeeeeniiiiiii!
Festa grande a R’lyeh per tutta la notte (cosmica)
Piaciuto anche a me che pure non sono un fanatico del genere e che questo film mai avrei visto senza l’input dei 400 calci.
Il film scorre via piacevolmente per 90 min, non spaventa, ma intrattiene mirabilmente. Di gran lunga più sfiziosa la parte sotterranea rispetto a ciò che avviene in superficie.
Chicca (SPOILER): uno dei 2 direttori che alla fine viene fatto a pezzi dal mermaid che tanto lo incuriosiva.
Davvero notevole. Tre piani diversi per una pellicola che farà parlare di sè a lungo. Ammesso che si abbia la facoltà di lasciarsi trasportare dal plot.
Visto solo ora. A me non è piaciuto granchè, non lo rivedrei. Sono rimasto deluso avevo più aspettative.
Speravo in un quarto atto. E forse avrei preferito che si tenesse più segreta la cosa all’inizio invece che usare un approccio così aperto. Ma quello già dal trailer s’era capito.
Visto solo ora, è stato divertente. Contesto l’idea che sia per ”Iniziati” al genere. Si può dire che sia il primo horror intero che abbia visto, ma la figura del montanaro sinistro, le pelli dubbie appese, i ganci da macellaio etc etc sono clichè condivisi.
Così come le dinamiche del gruppo di vittime.
–
Mi spiegate solo la faccenda dello specchio? Citazione o utile solo per il momento ”vedo-non vedo”?
Grazie.
Marò… visto ier sera… spettacolo… 2 volte di file, prima in ita e poi in eng. Poi stamane ripassata per ben due volte l’ultima mezz’ora. Non mi ero letto tutta la rece e/o i commenti perché stavate spolerando brutto e ne sono felice. Giunti alla scena del lago mi son detto “che spreco di mostri… hanno accennato a mille obbrobbri così a cazzo??? Non ce li fanno vedere? E come ce lo incastrano il tritone?” (quello sapevo ci sarebbe stato causa nomination nei Sylvester 2013).
Comunque gran film. C’è da dire che di citazioni ce ne sono a secchiate. Ora, se Weddhon e Goddard sono nerd quanto penso, io c’ho visto pure una mini citazione del videogioco F.E.A.R. messa lì meravigliosamente.
(http://www.youtube.com/watch?v=S1SV0LInE-s minuto 2:49… vediamo chi c’ha giocato :-P)
L’ago del mio maccosometro ha vibrato un pochino solamente quando la mia nuova amante è uscita dicendo “non ci siamo resi conto che aveva dell’erba”… minchia, c’erano più cose verdi in quel camper che in tutto Parco Sempione, quello arriva con un bong grosso come un controfagotto e con tutte quelle telecamere nessuno s’era avveduto di tale presenza cospicua di cannabinoidi??? :-\
Vabbé, dai, robina che si perdona di fronte a tale magnificenza.
Comunque deciso: da grande voglio entrare nel “Reparto Chimico” (letteralmente). Nel caso non ci riuscissi cercherei impiego come testa di lupo -o alce- impagliata.
P.S. Avete presente quella regola negli slasher per cui se uno/a ha paura… chessò… delle friggitrici (oppure va matto per il cibo fritto negli script dotati di ironia) alla fine il serial killer/mostro/fantasma/quelchel’è lo fa morire gettandolo in una friggitrice gigante come se lo conoscesse da sempre e fosse del tutto aggiornato sulle sue fobie/fissazioni/fisime???
Ecco… quel “oh c’mon!!!” del dott. Sitterson dice tutto… LOL =-)
p.p.s. Letto qualche commento in più… secondo me i due gestiscono tutto a meraviglia e non sprecano nulla. Tutto quel po’ po’ di bbestie non è messo lì per essere snocciolato, ma per creare caos e sangue. Chissene da dove provengono o come sono stati messi lì, no? (che poi all’inizio qualcosa sulla lor provenienza lo dicono, mi sembra)
Anche il nuovo soldato appena arrivato secondo me non crea nessuna aspettativa di sviluppo particolare. E’ solo il “nuovo arrivato”, ovvero in assoluto il personaggio didascalico più comodo che esista. Le spieghe che gli fanno rendono superfluo persino lo spiegone finale della direttrice (che se fossimo stati negli anni ’80 non ce l’avrebbero messo, ma sembra che ora bisogna per forza chiarire tutto tre o quattro volte).
Tra l’altro, nessuno scandalo: quando Ripley si veste con quei tailleur stile “una donna in carriera” si merita l’ascia nella nuca!!!
A me e’ piaciuto molto, solo che avrei voluto vederlo nelle mani di un regista “Non televisivo”, Un raimi diciamo, che con le invenzioni visive ti salvava la prima parte che diciamolo, e’ un po piatta nel suo seguire le regole dell’horror. Li manca l’ironia visiva. Poi perde completamente la testa e tu non puoi fare a meno di essere inebetito con un sorriso gigantesco :D
FILM CULT
Visto ieri, spettacolo! ultimi 20-30 minuti da antologia!!!
Peccato per un paio di scene “maccosa” che non ho apprezzato per niente e che mi hanno quasi rovinato il twister finale:
SPOILER – SPOILER – SPOILER
l’agente pisquano che, solo soletto, apre l’ascensore e si fa sopraffare come un idiota da un fattone, senza per altro aspettare l’esercito di s.w.a.t. in arrivo; la stanza di controllo, con i comandi di “autodistruzione” in bella vista, lasciata incustodita e alla comopleta mercè dei fuggitivi.
Beneficio del dubbio: forse anche queste due ingenuità sono dei rimandi a centinaia di film in cui i “cattivi” si lasciano beffare dai buoni nel modo più idiota possibile…
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Il film non mi è piaciuto affatto.
Ho letto la vostra recensione e, francamente, non riesco, per quanto mi sforzi, a comprendere dove sia la bellezza, la profondità e la novità in questo film. Ci sarebbe da dire molto e da fare svariate riflessioni a riguardo: cercherò di essere sintetico ma allo stesso tempo esaustivo per quanto l’argomento richiede.
Il film non distrugge affatto, come si legge in molte recensioni, l’idea tradizionale presente in molti film horror. Anzi, al contrario se ne serve per realizzare un film che contiene tutti i clichés ricorrenti nei film più commerciali e lo fa tra l’altro, servendosi di due modelli differenti di realizzazione di film ma in una maniera irritante e che non arriva affatto all’obiettivo che, secondo tanti, sarebbe alla base dell’idea del regista nel realizzare tale film. Questo film, insomma, non è altro che la fusione tra alcuni elementi centrali del celebre film “La Casa” (1981) di San Raimi e, dall’altra parte, di “The Truman Show” (1998) di Peter Weir. Da “La Casa” riprende la prima metà del film, potremmo dire la metà del soggetto del film, cioè: un gruppo di ragazzi che decide di andare a fare una gita in una casa abbandonata, sperduta e tra le colline; la casa in legno circondata da alberi e vegetazione (che tra l’altro è molto simile a quella del celebre film di Raimi); il busto del lupo che spunta dal muro che ricorda quello del cervo presente ne La Casa; i personaggi presenti incarnano i pregiudizi del pubblico più “facile” che si accontenta del figo di turno, della ragazza che almeno una volta ci mostra i suoi seni, del ragazzo un po’ goffo e “sfigato”, la tizia secchiona; la presenza della cantina come luogo in cui prende avvio lo spannung del film; la botola della cantina che si apre da sola consentendo così ai ragazzi di recarsi nella cantina; la lettura di una specie di profezia che ridà vita ai morti, facendo uscire gli zombie dal terreno. Da “The Truman Show” è invece ripresa l’idea che fa reggere il film fin dal principio e che trova il suo culmine dalla metà del film in poi, concentrandosi soprattutto nel finale, ossia l’idea che tutto ciò che noi vediamo è in realtà pilotato, organizzato abilmente e meccanicamente in questo caso da un gruppo di tecnici che hanno un’impresa segreta da compiere.
Ciò che più sconcerta è come il regista ha pensato di creare il “colpo di scena” e le novità di cui tutti parlano. Il regista sarebbe davvero riuscito nel suo intento di smontatura dell’horror tradizionale se avesse svelato il gioco diabolico e segreto che riguardava l’ignaro gruppo di ragazzi dopo la metà del film e certamente non fin dall’inizio: questo penso sia l’errore più grave che, a parere mio, fa cadere il film in una sequela di banalità. Noi infatti che assistiamo al film fin dall’inizio sappiamo che i ragazzi sono pilotati da quei tecnici malvagi e la rivelazione del finale, del’antica profezia degli zombie, non ci soddisfa affatto e non getta nuova luce sulle apparenti ombre (vere, purtroppo, nella gran parte delle scene girate al buio nelle quali non si riesce a vedere né a capire nulla, visivamente e olfattivamente parlando) che sarebbero presenti nel film, semplicemente perché nulla di più elaborato e stimolante vi è di quanto ci viene, malamente, mostrato: cinque ragazzi vanno in una casa per passare un divertente weekend e, dopo aver letto una malefica profezia antica, fanno resuscitare degli zombie che, ad uno ad uno (così almeno sembrerebbe all’inizio) uccidono i ragazzi. Il tutto, però, è manovrato da un ufficio di tecnici ed esperti che riescono a controllare porte, pavimenti, aria, temperatura rendendo questo breve tempo di vacanza tanto terribile quanto difficile da affrontare da parte dei ragazzi. Alla fine, scopriamo che la profezia aveva previsto che l’ultima a dover rimanere viva, o morire indifferentemente, è la ragazza in quanto è considerata una vergine. Trama molto semplice e banale e purtroppo, ripeto, il finale non aggiunge nulla a quanto fino a quel momento abbiamo visto; anzi, purtroppo, peggiora la situazione perché non fa che riconfermare tutto ciò che abbiamo già visto e procede, per così dire, analiticamente e non sinteticamente. Tornando brevemente sui protagonisti, anche in ciò, lo stereotipo della cannabis non poteva mancare, gettando come al solito nei film peggiori l’immagine del ragazzo medio che si droga; non manca nemmeno un’immagine di nudo, quando la ragazza nel bosco si spoglia per scambiare col fidanzato una atto sessuale.
Dunque, film ben riuscito per qualche adolescente che va al cinema per ridere, provare paura, forse per un primo appuntamento con una ragazza ma certamente nulla che non s sia già visto, nessuna novità, nessun colpo di scena, niente di entusiasmante, di emozionante e nessun messaggio, simbolicamente cifrato, veramente rilevante.
Personalmente, inoltre, ritengo che per fare un buon film non ci sia affatto bisogno di sangue, scene cruente e pupazzi vari. Il vero film entra in profondità, in un rapporto sintonico con lo spettatore, lo fa riflettere, meditare, entrare in crisi, ma lo fa in maniera raffinata, esteticamente rilevante e mai con gli eccessi che sono spesso propri dei novizi. Guardate al cinema di Kubrick, Shyamalan, Lynch (non serve citare Hitchcock, immagino) come esempi, pur nei loro sbagli, di profonda arte e capacità cinematografica, estetica, simbolica. Film come “Quella casa nel bosco” sono l’insieme delle banalità che hanno popolato negli anni i film dell’orrore, con la sola colpa in aggiunta che certi film vengono dipinti come rivoluzionari per il loro genere mentre sono peggio degli altri.
Non è sempre importante il genere del film ma occorre avere coraggio se si pensa di voler cavalcare un genere per contrastarlo ma in realtà, sotto sotto, servirsene per fare successo. Perché sì, questo è ciò a cui secondo me il regista aspirava nella realizzazione di questo film: essere visto, dal pubblico e dalla critica, come quello che critica gli horror (Il regista del film, Drew Goddard, ha dichiarato infatti “Metterà la parola fine a tutti gli altri horror sulle case stregate”: ma quale fine, mi chiedo io?) e che propone un modello alternativo di cinema dell’orrore, con sapienza e capacità, ma di fatto sfruttare ciò che c’è di più semplice, banale, ricorrente, popolare (e, perché no, populista) del cinema horror per riproporlo senza novità alcuna. In una recensione tale film è definito come uno “splatter autoironico”: potrebbe essere il giusto aggettivo, se si riferisce al fatto che si ridicolizza da solo e che ironizzando sul cinema horror non fa che riproporre radicalmente ciò che dice di voler combattere. In ogni caso, per voler tutelare un po’ il filone horror più autentico, io direi che questo film tende alla fantascienza o, se vogliamo, è una commedia mal riuscita.
In quasi conclusione, l’unico messaggio che il film potrebbe veicolare, ma lo fa in modo molto velato e impercettibile, è il semplice (i bambini sanno fare molto molto molto molto di meglio) “l’unione fa la forza”. Peccato che in questo film l’unione faccia ben poco la forza perché la ragazza “vergine” che rimane in vita assieme al suo amico alla fine vorrebbe sparargli perché crede anche lei a quella profezia malefica. Bell’amica, proprio. E vogliamo parlare del finale? Una gigante mano che fuoriesce dalla terra, come per magia, che fa cessare il mondo forse per la inadempiuta profezia? Il regista farebbe allora bene a dirlo esplicitamente : “detesto l’horror; ho fatto questo film per fare un po’ di incassi fingendo di voler demolire i clichés degli altri horror in voga ma in realtà li riutilizzo per far sì che più ragazzini vengano al cinema; in modo più subdolo ho realizzato questa pellicola fantascientifica il cui obiettivo è proprio quello di snobbare il cinema dell’orrore e magari, screditarlo un po’…[Ah, ah, ah: risata malefica, tradizionale, classica di un film horror che si rispetti]”.
Ah, ultimo dettaglio ma non meno importante: questi ragazzi, per tutta la durata del film, non hanno nemmeno un cellulare? Un film pieno di tecnologia, la casa è tutta un marchingegno pilotato e tecnico; e loro in tasca non solo non hanno un cellulare, ma nemmeno viene in mente a nessuno di loro di: “Forse dobbiamo provare a chiamare qualcuno”? Forse il regista ha qui inserito un dualismo troppo rigido e assurdo.
E’ molto raro da parte mia dare, come valutazione di un film, un punteggio così basso e mi rincresce stavolta dover dire che è anche fin troppo alto quanto gli ho dedicato. Io do al film un punteggio di 2/10, e mi sono già sbilanciato “per eccesso”; tenendo in considerazione la mediocre recitazione degli attori, qualche effetto speciale che salta all’occhio e la velata critica che il regista muove (crede di muovere) all’horror tradizionale credo che si possa, a stenti, arrivare ad un punteggio di due decimi, ma in realtà si fermerebbe su 1,7/10 non di più.
DanieleCinemaEstetica
io sono convinta che non hai proprio capito dove questo film voleva andare a parare. ne è la prova il fatto che tu non abbia nemmeno accennato al titolo del film, in particolare l’aggettivo QUELLA nel titolo, perchè non hai capito nemmeno l’indizio nascosto nel titolo oltre che il film stesso. non hai proprio capito il senso dell’uso della casa -proprio quella là!- nel bosco e di tutti quelli che chiami cliché e stereotipi che purtroppo per te hai saputo vedere solo come banalità.
@Stanlio pensaci tu…per cthulhu.
Non so, io l’avrei squalificato anche solo per il fatto di aver infilato Shiamannat tra Kubrick e Lynch… :D
>> cercherò di essere sintetico
1,468 words 8,899 characters #nailed
ed ecco a voi un altro cacciatore di visibilità
Ma che bel film
Visto il film oggi per la prima volta.
Conoscevo il titolo del film, la sua rilevanza ed il coinvolgimento di whedon… oltre a questo niente: tant’è che pure la presenza di thor mi ha sorpreso.
Il film l’ho trovato folgorante, perché a parte tutta la lettura metacinematografica trattata nella recensione e nei commenti è possibile una ulteriore lettura oltre il meta:
È come se whedon avesse creato l’mcu interconnesso di 20 e rotti film prima che l’mcu si concretizzasse, con la genialata di usare film scritti, girati, prodotti e distribuiti da altri prima di lui.
È come se fin dal primissimo halloween ogni slasher che si è visto non fosse altro che un episodio di una gigantesca serie, che di puntata in puntata non ripeteva altro che lo stesso canovaccio, gestito fuori scena dall’organizzazione per scongiurare il risveglio degli antichi.
Quella casa nel bosco aprendosi proprio con l’organizzazione anziché le vittime dello slasher movie diventa il finale di stagione: svela l’altarino dietro tutti gli altri film risoltisi con una vittoria celebrata a bevute di festeggiamento e sopravvivenza dell’umanità, così come accadeva in lost con la botola.
Ecco che la casa di raimi non è più una citazione, ma una iterazione precedente andata a buon fine, così come può esserlo stato nightmare o qualunque film minore!
Come dicevo, con un solo film hanno creato un universo condiviso composto da centinaia di altri film (o solo dai loro riflessi, nel momento in cui si dovesse discutere di copyright), cioè esattamente l’opposto di quanto è riuscita a fare l’universal con il suo dark universe (pur avendo già altri film all’attivo ha voluto resettare tutto floppando di brutto).
Nathan
L’ho visto un paio di volte nel corso degli anni. Perché merita e forse deve essere visto almeno due volte. Il film è riuscito, è intelligente, non è un horror ma una critica all’Horror e alla sua fatica nel rinnovarsi, in quanto genere. Questo per colpa anche del pubblico, che si accontenta delle stesse cose da 30 anni. Credo proprio che il Metaforone sia questo: gli Antichi sono gli spettatori, non tutti, gli appassionati di bocca buona, che evidentemente sono ancora la maggioranza, che hanno bisogno di sempre più “sangue”, cioè morti, possibilmente giovani e belli (Quanto è durata l’inutile saga di Final Destination?). E che se sono frustrati nelle loro aspettative possono anche incazzarsi e uscire dal cinema…Certo, con un altro regista un po’ più visionario avrebbe fatto anche paura e sarebbe stato un capolavoro. Avrebbe spiazzato di più. Comunque è un piccolo cult e mi pare che stia crescendo. Se lo è diventato Idiocracy…
Splendido film.
Rimpiango solo una cosa: che i 5 sbulinati nella cantina non abbiano evocato la ballerina anzichè gli zombi.
Per carità, gli zombi sono ben fatti e adeguatamente cadaverici, ma non posso fare a meno di fantasticare su come quella ragazzina con mostruosa bocca dentata (simbolo/metafora di vagina castrante?) si sarebbe sbocconcellata le povere vittime.
Mi piacerebbe uno spin-off o un sequel con la ballerina in primo piano, ma temo che resterà una pia illusione.