Seth Grahame-Smith ha rotto il cazzo. Assurto agli onori della cronaca grazie a un’idea carina e mediocremente sviluppata – Pride and Prejudice and Zombies, ovvero il romanzo della Austen con aggiunte due o tre sezioni con gli zombie, ovvero una roba che dopo cento pagine stufava già –, ci aveva fatto credere di poter essere uno di noi già con la sua prima opera, The Big Book of Porn: A Penetrating Look at the World of Dirty Movies. E invece, appena SGS ha ottenuto un primo, discreto successo ha deciso di lucrare su quell’idea, lanciando il filone “mash-up di horror + [inserire qualcosa qui]”, dove “qualcosa” all’inizio era “romanzo classico”.
E siccome in epoca Internet siamo tutti cannibali dalla digestione-lampo, il filone letterario è durato giusto il tempo di un paio d’altre amenità quali Sense and Sensibility and Sea Monsters prima di esaurirsi rovinosamente. Al suo posto, date il benvenuto al filone “personaggi famosi”, ovvero la riscrittura di vicende storiche legate a una personalità specifica, con la generosa aggiunta di [zombie/vampiri/lupi mannari]. Il primo a cui è toccato il trattamento è Abraham Lincoln, credo per via della barba. Niente di male, ciascuno ha il diritto di guadagnarsi da vivere come vuole, e poi noi i libri non li leggiamo perché non sono cose da maschi, al massimo accettiamo l’esistenza dell’elenco telefonico di Città del Messico come esempio di “oggetto da strappare in due a mani nude per far colpo”.
C’è un problema, però: qualcuno si è accorto del potenziale cinematografico di storie del genere, e ha deciso di buttarsi sull’acquisto di licenze per farne brutti film. Partendo proprio da Abraham Lincoln. Questo qualcuno, nello specifico, è Timur Black Mamba Eto’o. E questo, signori, è il trailer rated-R del suo prossimo aborto, Abraham Lincoln: Vampire Hunter:
httpv://www.youtube.com/watch?v=34x6m-ahGIo
NB: sia chiaro che tutto il ragionamento che segue è pregiudizioso e preconcetto, fazioso e assolutamente non oggettivo, oltre che basato solo su un trailer. Il motivo è che Timur può pupparmi la fava.
Quel che penso di Black Mamba e della sua filmografia l’ho già espresso qui. Quel che più mi turba guardando il trailer, però, è un altro dettaglio: se non sapessi che è un film di Eto’o non penserei mai che si tratta del lavoro di un russo, semmai di un Leterrier, di un Nispel o ancora peggio di un Liebesman qualsiasi. Questo perché Black Mamba è quel genere di non-americano che ha scoperto il cinema sì-americano e ha deciso di dedicare la sua vita a imitarlo senza alcuna vergogna, anche a costo di arrivare in ritardo sul resto del pianeta. Black Mamba è come quei papponi moscoviti con catenazze, mignotte e muscle car che sgommavano per la Piazza Rossa subito dopo il crollo dell’URSS: uno che vorrebbe talmente tanto essere nato a Tampa e potersi permettere rallenty stilosi e schizzi di sangue digitale senza venire guardato con sospetto, che a furia di ripetere a se stesso e agli altri di essere nato a Tampa e di potersi permettere rallenty è riuscito alla fine a convincere produttori e attori di Hollywood di essere DAVVERO nato a Tampa e di potersi eccetera. Black Mamba Eto’o è lo sceicco Mansur dell’action-horror odierno.
Prendete Runaway Train. Parla di due che fuggono in treno, c’è Jon Voight, è ambientato in Alaska. Eppure il regista, Andrey Konchalovskiy, è russo: e infatti nel film abbondano campi lunghi, scene lente e meditative con paesaggio innevato, più in generale una sensibilità così oltreUralica (se si dice così) che è impossibile scambiarlo per un prodotto degli Studios – ndr il Capo mi fa notare che il film successivo di Kanchelskis rovina un po’ tutto il mio ragionamento; a voi il piacere, ma non è colpa mia, anzi se avete presente qualche eccezione più meritevole siete i benvenuti.
Il punto è che tutto ciò non significa che uno debba per forza restare ancorato ai suoi dieci metri quadrati di giardino concettuale e non muoversi di lì. Ma che se hai la fortuna di poter fare film con budget e attori hollywoodiani ma vieni dal Khazzostan o da dove diavolo arriva BMEto’o, allora faresti meglio a mostrare un po’ di personalità.
Perché il problema del Timur è uno solo: non ci prova neanche.
E c’è di peggio! Che a produrgli questa roba c’è uno che in quanto a non provarci avrebbe molto da insegnare a chiunque: Tim Johnny Burton Depp. Morto artisticamente dai tempi di Big Fish – ed è ironico che l’epitaffio sulla carriera di colui che si dichiara un cantastorie sia un film che esplora il rapporto tra verità e finzione narrativa e tra realtà oggettiva e realtà percepita –, Burton è diventato negli ultimi anni garanzia di storielline fighette e stilose, buone a far bagnare/indurire quelle/quegli adolescenti convinti di essere diversi/speciali/unici perché hanno comprato tre candele nere e un bigino dell’opera omnia di Anton LaVey. L’idea di vederlo ora alla prova con una storia di vampiri e gente con la barba buffa, donando il suo tocco unico e personalissimo a un film d’azione coreografato come un balletto di morte – sto improvvisando, ma se qualcuno della Fox stesse leggendo sappia che sono disposto, dietro lauto compenso, a stendere comunicati stampa di questo tenore e farvi vendere miliardi di biglietti – mi fa vomitare.
Per fortuna ecco che, con una mossa di cui Xzibit sarebbe fiero, ci viene in soccorso la Asylum con la sua parodia di un mash-up parodistico. Se seguite i400calci sapete già cosa aspettarvi da un film targato Asylum, e sono qui per confermarvi che sì, Abraham Lincoln vs. Zombies, per quanto i morti viventi classici abbiano rotto il cazzo più o meno dopo Dead Set, è tutto quello che si può desiderare: un’ora e mezza di intrattenimento più che discreto, con qualche momento di abbiocco, un paio di colpi di genio, qualche fica, il genere di roba, insomma, che va benissimo per un venerdì sera sul divano con una vaschetta di Haagen-Dazs in grembo.
Abraham Lincoln, che è il Bill Oberst di filmoni come Nude Nuns with Big Guns, è… be’, nel senso, è il Presidente, e sullo sfondo della Guerra Civile. Durante una missione in territorio nemico una delle sue truppe speciali viene massacrata da un branco di morti viventi, Abe si ricorda che da piccolo i suoi genitori sono stati massacrati da un branco di morti viventi, Abe si incazza, raccoglie attorno a sé la créme dei servizi segreti americani (giuro – c’è anche uno che sembrava si chiamasse John Wilkes Booth ma in realtà era John Wilkinson – dannati accenti e dannate occasioni sprecate) e si avventura oltre il confine con uno scopo preciso: eliminare tutti gli zombie prima che il contagio si diffonda.
È una premessa semplice e da cui il film non sgarra mai, anche quando inserisce microscopici subplot come quello con la puttana del bordello che però un tempo fu l’amante del Pres (e che mi ha ricordato pericolosamente la penultima puntata di Firefly – ma è una deformazione mia, visto che è un template vecchio come La valle dell’Eden di Steinbeck). Lincoln ruba la scena a tutto e tutti con il suo accento del Kentucky, dialoghi e altre stronzate come la costruzione dei personaggi sono tenuti vicino allo zero per non rischiare di svaccare, gli zombie ci sono e muoiono a centinaia. Ci sono pure i discorsoni motivazional-patriottici e delle fregne da paura, la mia preferita delle quali è Hannah Bryan (ma di questo sono disposto a discutere). All’incirca a tre quarti del film mi sono appisolato per cinque minuti e sono dovuto tornare indietro perché comunque non è che ci sia questa varietà di situazioni tale da riuscire a farti rimanere con gli occhi incollati a fissare lo schermo. Alla fine, comunque, mi sono fatto una bella risata e ho passato un’ora e mezza piacevole.
Da un lato, quindi, abbiamo un film poverello e costruito apposta per lucrare su idee altrui, con quelle minime variazioni sul tema necessarie a evitare l’accusa di plagio, e un approccio onesto e divertito che lo rende la miglior alternativa in circolazione ad Undead Nightmare, se quello che volete dalla vita è “America rurale ottocentesca con zombie”; dovendo scegliere tra i due, ovviamente, io punterei su Rockstar, ma ci siamo capiti.
Dall’altro abbiamo un’operazione disonesta e priva di anima e passione, messa in piedi da un russo arricchito convinto di chiamarsi Tim Blackman e con l’aiuto dei soldi e della consulenza “artistica” di un fu-genietto rimasto intrappolato nella sua stessa involuzione e che ha sulla coscienza alcuni degli obbobri più imperdonabili della storia del cinema recente e meno.
Che il destino ci serbi sempre integri i primi, dunque, e faccia sparire dal già sufficientemente deturpato volto della Terra i secondi.
DVD-quote suggerita
«Come un film di Timur Bekmambetov, ma bello»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Non capite un cazzo di cinema»
(Goran Bekmambetov, filmdimiofratello.com)
No non e’ che di colpo non vogliamo piu’ la vostra opinione, e’ che sono scivolato sulla tastiera e ho involontariamente cliccato su “Disattiva i commenti”. E NESSUNO DI VOI ME L’HA FATTO NOTARE (vi eravate offesi? Dai abbracciamoci…)
se il SOMMO disattiva i commenti, ci disattiva le sinapsi.
questo è il SUO potere esclusivo.
p.s.: ad ogni modo, grazie al sempre ottimo stanlio.
Infatti mi sono chiesto perchè ci fossero Commenti off.
Ho pensato quindi che la recensione esprimesse un’opinione incofutabile e totalitaria sulla recensione.
scusate la ripetizione, sono scivolato sulla tastiera anch io.
Ah! Il Genio!
(in realta’ era un modo per punire Stanlio per la foto di Savicevic) (ora che e’ andato in crisi per un paio d’ore minacciando di appendere la tastiera al chiodo, ricominciate pure a commentare come se niente fosse)
Don’t touch my Dejan.
runaway train, il miglior film di kompachoprovslky dopo Tango e Cash, parla di due galeotti in FUGA da una prigione in ALASKA ! ! ?
@fra__: porca troia, ma c’hai ragionissima. Cioè, la roba della fuga, dico. Con cosa mi confondevo, allora?
<3 DEJAN <3
Beh, guardate che quello degli zombie è un problema serio negli U.S.A…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/06/03/Usa-costretti-smentire-epidemia-zombie-_6978431.html
bohhh..transsiberian ma li era la siberia ad essere russa non il regista? il treno per darjeeling? quel treno per juma? train de vie? quel maledetto treno blindato? terror train? cassandra crossing?
No no era proprio una roba con la rapina al treno. Ma vabbe’ nulla di grave, i campi lunghi su paesaggi innevati ci sono comunque, no?
w i campi lunghi su paesaggi innevati
Semper.
Un grazie, di cuore,non solo per l’opinione ma soprattutto per la lucidissima analisi dello stato della carriera attuale di Burton.
Grazie.
@Nanni
Io volevo fartelo notare e ho pensato “Mo’ glielo scrivo nel commento”
30 secondi dopo ero rannicchiato sotto la scrivania a ripetermi che andava tutto bene…
@anakin: prossima volta accendi il Nanni-segnale, io guardero’ il cielo e capiro’.
Comunque: io questa cosa che a volte i registi europei girano in modo piu’ americano degli americani l’avevo notata gia’ ai tempi di Emmerich e Wolfgang Petersen, e potrei anche iniziare un interessante discorso sociologico ma so gia’ che da parte mia finirebbe con degli insulti pesanti verso i Golden Globe.
@Nanni: stavo per risponderti che fino agli europei posso ancora sopportarlo ma con i russi è talmente grave che mi vien voglia di spaccare il mio tavolo Ikea, poi ho riflettuto che Emmerich e Petersen sono tedeschi (TEDESCHI PORCATROIA) e mi sono messo a tacere da solo.
Però io ora voglio capire come ci arrivi, ai Golden Globe!
Tana nana nana nana
Tana nana nana nana
NANNIIIIII
NANNIIIIII
…torno sotto la scrivania va’, che è meglio…
Credo che faccia tutto parte dello stesso senso di inferiorita’. Emmerich gira Independence Day, Petersen gira Air Force One, e i Golden Globe danno due nomination all’ultimo film di Madonna solo per poterla invitare alla cerimonia. Ti giuro che l’unico film che ha fatto vacillare la mia teoria e’ stato Battleship, a meno che non mi salti fuori ora che Peter Berg e’, che ne so, olandese (magari il nome completo e’ Peter Van der Berg?).
Beh, meno male avete riattivato i commenti. Stavo mettendo insieme un gruppo di amici della palestra per fare una class action & flash mob a Londra.
Ma la notizia sconvolgente è un’altra: Ryan Goslyn, il babbuinide, torna a fare il (finto) duro: Gangster Squad. E c’è Emma Stone. Ergo, peccato non sia Gangbang, come Squad. Ma sarete felici ipso facto, voi del Babbuino Fan Club.
(non oso pensare a quale giacchetta avrà rimediato stavolta)
Timur Bekmambetov per me è morto un millesimo di secondo dopo aver rovinato “Wanted”; come si fa a sprecare un’idea del genere? Mah…
Pertanto Lincoln per il sottoscritto rimarrà un tizio che fu presidente USA e che c’ha la fazza sui cinque dollah.
Gente ma ci rendiamo conto che se 10 anni fa al tempo del Gesù Cristo cacciatore di vampiri ci avessero detto che in futuro ci sarebbero stati film del genere tripla A avremmo riso forte?
Incredibili i danni collaterali che hanno portato Quentin e Robert…
Emmerich se non sbaglio è olandese, non tedesco. Come Verhoven (Robocop e Starship Troopers, per la vostra lista).
In ogni caso ricordo che Konchaloski ha rinnegato Tango e Cash, quindi non lo inserirei fra i registi russi che cercano i essere americani.
No, Emmerich è tedesco.
Konchalovsky in realtà mi serviva come esempio del contrario (russo che non si vergogna di essere russo), Tango e Cash era solo l’incognita che faceva crollare il castello di carte.
Istanbul 25 maggio 2005: ovvero come sette minuti di buon prodotto possono salvare una storia che pareva brutta.
@BellaZio: vieni a casa mia che ci guardiamo questo: http://en.wikipedia.org/wiki/Will_%282011_film%29
ahahahah… se il bimbo fosse tifoso del Milan invece che del Liverpool in quel film lì lo guarderei con gioia sadica estrema!
La vogliamo smettere, PER FAVORE?
ma sì dai, solo perchè lo chiedi PER FAVORE e perchè i gobbi son peggio, vabbè… Skolimovski che è polacco conta come quasi russo? Qualche semi-action lo ha girato, no?