A quanti di voi interessa leggere un post su un film indiano di cui con ogni probabilità non avete mai sentito parlare?
Appunto.
Facciamo così: guardatevi il trailer:
httpv://www.youtube.com/watch?v=mp-XqCrCi6I
Ciao, Singham.
Quello lì, il protagonista, lui è Singham. Lo interpreta Ajay Devgn, che forse vuol pure dire qualcosa in romagnolo, e che è un armadione coi baffi, le unghie tamarrescamente lunghe e uno sguardo da MINCHIONE che sgomenta. Sarà per quello che indossa quasi sempre un paio di occhialoni a goccia? No! O meglio: bè, in parte forse sì, ma il motivo principe di quegli occhialoni a goccia è che questo film, SINGHAM, è un omaggio al cinema popolare indiano degli anni Settanta. Da cui gli occhialoni a goccia, da cui quelle poderosissime manate di piatto a palmo aperto sulla zucca dei cattivi (le ritroveremo più volte in questo post, vedrete), e da cui soprattutto una domanda. La domanda è: UN RITORNO AL CINEMA POPOLARE E GENUINO, IN INDIA? Come se in India il grosso della produzione cinematografica non fosse già tuttora sfacciatamente, piacionissimamente, meravigliosamente POPOLARE! Come se in India si fossero improvvisamente tutti votati al cinema d’essai! In India, dico!! Dove le sale cinematografiche sono stadi in cui lanciare lupini e che cazzo ne so, MANGHI contro il cattivo digrignante di turno, dove l’amore nei film si canta sotto la luna tra mille ballerine che fanno così con le dita, dove il melodramma più laccato – proprio nel senso dei capelli – si mescola a intermezzi comici degni di Michele Massimo Tarantini! In India, ja, e non in Venezuela! E tutto questo succede ampiamente ancora oggi (rileggetevi quel che scrisse il capo sul blockbuster tamil Endhiran). EPPURE, mi dite, c’è qualcuno che ha sentito il bisogno di tornare a qualcosa di ancora più schietto, tavernello, sanguigno, terra terra, cazzotti, canzoni, macchine che volano, linguacce e SANI VALORI? DIO, QUANTO AMO GLI INDIANI. Dio, quanto vorrei conoscere uno a uno i frequentatori delle sale cinematografiche indiane. Non andrei personalmente in India a conoscerli, no, perché c’è afa e traffico e blatte e puzzi e io sono un po’ ansioso e non mi farebbe bene; gli chiederei di trovarci a metà strada, tipo a Pesaro, oppure, meglio ancora, chatteremmo su Gmail. Perché io per gli spettatori indiani, più ancora che per il cinema indiano in sé, ho sempre provato un’ammirazione sconfinata, non solo perché pur bevendo un’acqua che contiene delle Escherichia Coli grosse come NOCI non gli viene mai la diarrea, ma anche e sopratutto perché il loro essere spettatori medi è sinonimo ancor oggi, nel 2012, di un ONNIVORISMO PANTAGRUELICO che fatico a ritrovare nel resto del mondo, dove, con l’eccezione di un po’ di Corea e di altri sparuti prodotti comunque di nicchia, i film sono segregati in base ai generi codificati e tutto ciò che non segue i canoni si attira fischi di fastidio e risa di scherno. Prendete a esempio il mio amico Gongo Marani, che qualche tempo fa, sul lungomare, mi ha detto che The Host non gli è piaciuto perché “non si capisce di che genere è”. Gli dava proprio fastidio! E sì che è anche una persona brillante, però non gli è piaciuto The Host perché non capiva di che genere era! E sia chiaro che cito quest’episodio solo per sbeffeggiarlo pubblicamente, il mio amico Gongo Marani, che poi non si chiama neanche Gongo Marani, ma TANTO ADESSO STAI LEGGENDO E LO SAI BENISSIMO CHE SEI TU.
Comunque il succo è: avrò una visione limitata e un conoscenza ahimè ridotta del cinema indiano, e non sarò un drago nel distinguere tra Bollywood, Kollywood e Tollywood (esistono davvero, e sono tutte in India), ma la verità è che quando in India si pensa di fare un film PER IL GRANDE PUBBLICO, gli ordini sono quasi sempre AGGIUNGI, SMARMELLA, APRI TUTTO, POMPA, INSISTI, BALLA, CANTA, DIGRIGNA. ESAGERA. Esagera, cazzo.
Capite perché amo gli spettatori indiani? Perché pretendono, e ricevono, tutto quello che noi – e intendo proprio NOI nel senso di ME e VOI che leggete – dobbiamo cercare col lanternino tra milioni di action/horror/thriller/botte che sono brutti e fatti male perché si vergognano della loro natura di prodotto di intrattenimento. Si vergognano di piacere a un pubblico che vorrebbe sì tirare i lupini contro il cattivo sullo schermo, ma che ormai a sua volta si vergogna di farlo, e il gatto si morde la coda, e qui nei commenti spesso chiedete “Ma perché tanti film di cui parlate non vi piacciono?”. Ecco perché. Perché la maggior parte dei film, qua, non sono troie. E a noi chi piacciono? A noi piacciono le troie. I film indiani, anche se non fanno mai vedere neanche una tetta, sono maiale nell’animo e nel midollo, e maiale di professionalità rara, e allora grazie al cazzo che vien tutto facile, e ci si diverte, e più siamo e meglio è. Ciao, sono Varanasi e ciuccio bene i vasi. Punto e a capo.
Dicevamo di Singham, omaggio al cinema genuino degli anni Settanta e Ottanta, con le sue divisioni manichee tra buoni per cui tifare e cattivi a cui lanciare manghi. Il buono, lo avrete capito, è il nostro amico Singham, poliziottone superpiù che nei titoli di testa ci regala, senza alcuna ironia, la seguente scena: bambino con gamba ingessata che partecipa inspiegabilmente a una gara di corsa contro bambini non zoppi. Colpo di pistola, i bambini scattano, ma: ENTRA IN PISTA SINGHAM, solleva il bambino menomato, corre veloce con lui in braccio, supera tutti i bambini sani, molla il pupo a venti centimetri dal traguardo e lo lascia vincere senza che nessuno dei due provi un briciolo di rimorso per questa bieca truffa. Però capite il succo qual è? Che Singham aiuta i deboli! E combatte i cattivi! E non accetta bustarelle in un paese in cui la corruzione dilaga! E SE LO FAI INCAZZARE LUI SI FA GIUSITIZIA DA SOLO E STENDE LA GENTE A MANATE FORTISSIME DI PIATTO SULLA ZUCCA. Chi ha detto Bud Spencer? Esatto: evidentemente il cinema popolare indiano degli anni ’70 aveva molti punti in comune col nostro. Solo che siamo pur sempre nel 2012, e qui a ogni manata i teppisti VOLANO IN DIREZIONI INUSITATE, piroettano in aria, rimbalzano per terra. Come Singham tocca, colpisce o spara a qualcosa, VOLA TUTTO. Pare camera mia quando tengo aperta la porta di camera e quella del terrazzino contemporaneamente. E poi sì, ci sono le ragazze in sari, ci sono i siparietti comici a base di sassate in faccia e linguacce in favor di camera, ci sono tre intermezzi musicali più che discreti, e tanti bei discorsi edificanti su quanto sia difficile fare il poliziotto in un paese corrotto. E c’è ovviamente un cattivo laido palazzinaro maneggione tagliato con l’accetta, fatto apposta per attirarsi le antipatie di chiunque e – forse proprio per questo – identico a Shyamalan grasso.
Singham, che per inciso è il remake hindi di un film tamil dell’anno scorso a nome SINGAM senza la H, sarebbe probabilmente uno spasso totale se visto in un cinema indiano pieno di gente che urla sputazzando briciole di popcorn, sesamo, cardamomo, topi fritti e che cazzo ne so. Perché non è un film: è una macchina scaldapubblico, una marchingegno che mangia applausi e caga camminatone al rallenty, occhi di madri languide, cinghiate nella schiena ai cattivi, primissimi piani dello stivale dell’eroe che dà gas sul pedale della moto. Col valore aggiunto di essere nel 2012, dove India = budget più che dignitosi e aziende informatiche tutte delocalizzate lì. Serve una jeep che piroetta in aria? Pronti, c’abbiamo il computer. Ne servono quattro? Control Ci, Control Vu. Tutti tranquilli, tutti contenti.
Visto in DVD, però, il film – scusate se ve lo dico solo adesso – inevitabilmente soffre. È come vedersi la partita da soli: prima cosa, se sei in piazza col megaschermo è meglio. Seconda cosa, in questo caso si tratta anche di una partita non proprio esaltante, dato che le scene d’azione (qui finisce il parallelismo col calcio, grazie) sono molte meno di quante il trailer vorrebbe darci a bere. E se ripenso a quel tripudio assoluto d’invenzioni che era il finale di Endhiran, qui mi deludono un po’ questi combattimenti tutti molto artefatti (Devgn è un giandone impressionante ma non è un atleta né un lottatore) e tutti impostati sul solito schema “manata di piatto – rallenty alternati ad accelerazioni repentine tipo Zack Snyder in botta paura – piroette in aria a buttare – cinghiate nella schiena”. Finché non si arriva al finale, che non si fa troppi problemi a sacrificare l’azione in favore di una risoluzione eticamente INCREDIBILE: la polizia s’incazza, decide di vendicarsi del cattivo (contro il quale non ci sono prove) e gli irrompe in casa. Il cattivo scappa, piange, viene bistrattato, si ritrova tutti contro, e io penso che Singham, l’integerrimo quantunque un po’ suscettibile eroe del film, si renda conto che non può farsi giustizia da sé e infatti senti, senti, adesso l’eroico Singham sta ripetendosi mentalmente il giuramento di fedeltà al corpo, “rispettare i diritti di ciascuno”, figurati se Singham cede all’occhio per occhio dente per BANG! CRISTO SINGHAM HA SPARATO IN FRONTE AL CATTIVO A SANGUE FREDDO e poi, connivente tutta la caserma, altera la scena del crimine per inscenare un suicidio. TUTTI CONTENTI. Un nemico in meno, un po’ d’onore in meno. FINE. I buoni dormono in pace, il pubblico nel cinema di Delhi lancia vibrioni contro l’uomo dei bruscolini in segno di esultanza, io con la mascella bloccata incredula sul pianale della scrivania e qualche tarlo di dubbio che si fa largo in tutte le mie idee sul pubblico verace e il cinema popolare.
Mai una volta che si riesca ad andare a troie senza poi sentirsi un po’ in colpa.
DVD-quote suggerita:
“Sta’ fermo lì, che te lo do io il promemoria!”
Luotto Preminger, i400calci.com
Pioggia di vibrioni e manghi. Ballano?
Ma il protagonista è mega forte per qualche motivo o solo perchè c’ha la giustizia nelle mani??
PS
Fan ridere le ciotoline di curry e riso messe lì a random…
Scusa, ma arrivato qui non sono riuscito ad andare avanti. Tra un paio d’ore quando mi passa continuo.
Il cinema indiano è il male. Punto.
@ Dèvid: nessuna ragione, è esattamente come dici tu. È un umile poliziotto di provincia, ma non c’è mai in tutto il film un solo avversario che lo metta in difficoltà fisica o psicologica, nemmeno alla fine. Al massimo si imbarazza quando la tipa gli fa la dichiarazione d’amore e lui non se lo aspetta (perché vedi, è anche un sensibilone). Lui è solo eroe e fa gli zompi
@ Phoenix: no
Ayai Davgn vuol dire “devo venire” (no vasi)
Chapeau per il tag MAREMMA MASALA.
Lunedì 16 su RAI4 in prima serata passano Dabbang, tipo uno dei film action più visti di sempre in India. Non sembra nemmeno malaccio
Il trailier: http://www.youtube.com/watch?v=aO6t9p1HoWI
Galassi, un sorso di Romagna.
Com’è triste che certi slogan siano così profondamente conficcati in insospettabili angoli bui della memoria. Non se ne andranno mai.
L’inquinamento di prove è peso. Forse volevano omaggiare anche Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (sempre anni ’70).
“Mai una volta che si riesca ad andare a troie senza poi sentirsi un po’ in colpa.”
MALOL
Grande rece, sl’ho lettqa con piacere tutta nonostante del film non mi importasse e – visto che pare non sia un granché – continua a non importarmi una ceppa.
All’inizio confesso che ero pronto alla mini-polemica sulla retorica del cinema “popolare” sempre buono e giusto, ma poi l’articolo si chiude con un salutare piccolo dubbio.
ma sbaglio o C’E ENRICO BRIGNANO nel film???
auahahhahahah
Il film lo conoscevo da quando qualcuno mi segnalò la fonte di questa gif http://www.gifbin.com/bin/102011/1320091440_singham_bollywood_action_scen.gif solo che trovai sottotitolata solo la prima parte ed ero veramente desideroso di trovare anche la seconda per finire di vedermelo, tanto per dire come nonostante tutto la trama ci sia.
Ovviamente è supertamarro e ok gli omaggi, ma l’esagerazione c’è: piuttosto, per essere un film indiano è molto meno kitsch delle attese, segno che effettivamente i soldi ce li hanno messi.
@Slum King – DABANGG mi ha fatto scompisciare il trailer. Ti ringrazio x la segnalazione, me lo VOGLIO vedere. Specie dopo la rece del Luotto… voglio provare anche io un po’ quello che provano gli indiani… dato che un film hindi praticamente non l’ho mai visto (tranne MY NAME IS KHAN a pezzi, perchè non ci credevo, ancora).
DABANGG lo vedrò , e ci crederò.
mi par di capire che l’arte marziale nazionale indiana sia la riga di pattoni.
Sarebbe interessante sapere se si tratta di un import savonese o viceversa.
“lanciare vibrioni contro l’uomo dei bruscolini” è il nuovo BE ALL END ALL dell’internet
chapeux
Potrebbe essere il remake indiano di Poliziotto superpiù di Sergio Corbucci
Ogni tanto su Rai 4 ne trasmettono qualcuno (ne ricordo uno molto simile, protagonista giuggiolone/poliziotto/insediatoredifigliedipoverivasai che mena un po’ tutti, fratello compreso)… i film di Bud Spencer sono diciotto spanne sopra.
Non ho ancora visto un film indiano che non abbia un momento in cui ti viene voglia di alzarti, correre fortissimo all’aperto e proporre una raccolta fondi per l’arsenale nucleare di Islamabad.
@Cristoforo Nolano: ti consiglio Lagaan (o, come tristemente titolato in italiano, C’era una volta in India). film lunghissimo (dura più di 3 ore), tratta un’argomento sconosciuto ai più (il cricket), ma ti assicuro che alla fine scatterai in piedi urlando al capolavoro
Ehi sono stato profetico… lunedì su Rai 4 verrà ritrasmesso il film di cui ho scritto:
http://www.imdb.com/title/tt1620719/