SIGLA!
httpv://www.youtube.com/watch?v=XxScTbIUvoA
Amiamo Howard Phillips Lovecraft. Chi non lo ama? Nessuno, no?… NO?! Noi però di più, giuriamo. Siamo la fanbase Calcista Lovecraftiana.
Lo consideriamo uno degli scrittori più innovativi e influenti (anche se non tutti se ne sono accorti) del secolo scorso. Se si dovesse indicare uno e un solo motivo per questo affetto/amore/adorazione ci verrebbe una sola parola: proporzioni.
In un periodo storico in cui la fisica stava passando da “classica” a “moderna”, in cui le leggi della meccanica newtoniana cominciavano a non entrarci più un cazzo con quel che stavamo scoprendo del mondo intorno a noi, in cui l’uomo credeva di poter giocare a fare Dio scoprendo i segreti e le leggi che governavano la realtà, Lovecraft prese la letteratura fantastica, quella dell’orrore e quella mitopoietica e ne fece esplodere le dimensioni, prendendo così a schiaffi l’uomo e ricordandogli che il suo posto nell’universo è più o meno paragonabile a quello di FLI nel Parlamento italiano.
«La paura più grande è quella dell’ignoto» scriveva HPL; e l’ignoto era tutto ciò che stava oltre la soglia della comprensione umana, spostata parecchi anni luce più in là da tutto quel che stava succedendo in ambito scientifico tra la fine dell’Ottocento e la fine del Novecento e spinta indietro di altrettanti parsec dalle opere di un tizio che non vedeva nulla di affascinante nell’infinitamente piccolo (nessuno dei suoi personaggi è un biologo molecolare, un chimico, uno stagista di microscopìa) e trovava invece nell’infinitamente grande – e nell’infinitamente bizzarro – la ragione (o perdita della medesima) d’essere della sua poetica.
Versione TL;DR
Lovecraft era tipo Leopardi se Leopardi avesse ascoltato gli Sleep
Anche il Cinema ama Lovecraft, o almeno dice di farlo.
Difatti, raramente dalle sue opere qualcuno è riuscito a tirare fuori qualcosa di rilevante o anche solo “divertente”.
Fondamentalmente perché, leggendo Lovecraft, registi e sceneggiatori si sono sempre soffermati sugli aspetti più facili, più “cheesy” o più vendibili, come Hollywood richiede.
Se proprio si dovesse un film su At the Mountains of Madness o su The Dream-Quest of Unknown Kadath, il risultato finale dovrebbe essere una roba tipo di tre ore e mezza, possibilmente lenta e sicuramente magniloquente. E “Hollywood is not amused” da una cosa del genere, e quindi continuerà a usare Lovecraft piuttosto che ad adattarlo con rispetto. Continuerà a produrre filmetti brevi, splatterosi e infantili, quando invece i racconti e i romanzi del tizio di Providence (non useremo MAI la parola “visionario” in questo pezzo) sono lenti, metodici, densi, cronachistici, molto simili in questo a quelli del suo maestro Edgar Allan Poe, che in quanto genio indiscusso aveva già previsto tutto nel suo Gordon Pym. Ecco perché siamo tutto sommato contenti che il progetto di At the Mountains of Madness di Guillermo Del Toro sia naufragato per colpa di Prometheus: con tutto il bene che vogliamo al ciccio messicano, la sua scelta di mettere in piedi una baracconata ricca d’azione, violenza, mostri tentacolari in 3D e sparatorie era, onestamente, un’idea del cazzo e ancora peggio uno spreco di un’occasione.
E non sarebbe stata la prima. In quasi un secolo di storia, il magico mondo del cinema ha prodotto decine di adattamenti delle opere del Nostro, e quasi tutti indegni. Vogliamo parlare di Boris Karloff protagonista di una versione di Il colore venuto dallo spazio il cui titolo è Die, monster, die! invece che O let me gaze upon the unspeakable evil that came upon us from the sky and is withering and destroying our crops and our own sanity with its unseen tentacles of maliciousness? Della versione teen horror di La creatura, che non fa paura neanche a 6 anni? Del Dagon di Stuart Gordon (lo stesso di Re-Animator, il quale meriterebbe un discorso a parte), che per una cosa che azzecca ne sbaglia clamorosamente un’altra e così non sai mai se volergli bene o meno?
Perché nel caso parliamone, ma niente ci smuoverà dalla nostra convinzione che pochi, pochissimi di quelli che provano ad adattare Lovecraft ci abbiano capito davvero qualcosa.
Per fortuna, nel frattempo, per fare un po’ di giustizia al Nostro è arrivata la Howard Phillips Lovecraft Historical Society o HPLSHS per gli amici. La HPLHS è un’associazione di appassionati di Lovecraft; sotto di essa vengono prodotte e patrocinate iniziative e incontri, realizzate produzioni in serie limitata di gadget, libri o quant’altro. Diciamo che possiamo considerarla l’area “fanboy” e “pop” di HPL, laddove la Arkham House ne è quella sicuramente letteraria e istituzionale. Tra i meriti della HPLHS c’è la produzione, sulle sole forze dei fan, di due film: The Call of Cthulhu e The Whisperer in the Darkness; un mediometraggio il primo e un lungometraggio il secondo. Li si potrebbe quindi chiamare dei fan-movies, oggetti per i quali abbiamo di solito grossissime riserve dati i risultati deludenti della quasi totalità delle opere del genere. Quelli di cui vi parliamo, invece, sono qualcosa di più, per fortuna.
Nell’oceano di opere cinematografiche amatoriali tratte o ispirate da Lovecraft, brillano difatti su più punti:
• innanzitutto l’accuratezza con cui sono stati concepiti; nulla è casuale, nulla è trascurato o buttato li, sia dal punto di vista puramente estetico sia da quello filologico
• altro fattore di pregio è la tecnica, sia di regia sia di sceneggiatura, molto al di sopra della media e sicuramente anni luce dallo standard del fan-movie
• in ultimo, e probabilmente il fatto più peculiare, c’è l’espediente estetico e narrativo usato: ambedue i film sono girati citando due periodi cinematografici del passato, in perfetta aderenza con il racconto svolto.
The Call of Cthulhu è girato come un film muto degli anni ’20, una sorta di Inferno di Bertolini per capirci, ma che ovviamente traspone fedelmente il racconto di Lovecraft. Tutto, dal sonoro ai pannelli con le scritte alle scenografie (stupenda la resa di R’lyeh) è in perfetto stile Providence, e gronda tentacoli e putrescente acqua marina da ogni frame. L’approccio, per noi abituati a montaggio frenetico e inquadrature che durano pochi istanti, sulle prime può risultare ostico; tradotto, se non siete nello stato d’animo giusto la noia potrebbe sconfiggervi e costringervi a spegnere VLC. Il che sarebbe peraltro un errore imperdonabile, sciocco e superficiale. Bisogna entrare nel mood, magari leggendosi prima il romanzo breve/racconto lungo da cui il film è tratto, e poi mettersi a guardare il film: in pochi minuti si è avvinti dall’atmosfera tetra e, forse perché contemporanea a Lovecraft, così tangibilmente plausibile nonostante la palese e voluta artificiosità teatrale. Persino nelle sequenze più a rischio – l’arrivo a R’lyeh, per esempio, apice del film, poteva essere a rischio disastro estetico, dal momento che il Nostro la descrive così:
«The nightmare corpse-city of R’lyeh…was built in measureless eons behind history by the vast, loathsome shapes that seeped down from the dark stars. There lay great Cthulhu and his hordes, hidden in green slimy vaults».
Come si fa a rendere cotanta putrebonda magnificenza con quattro euri e cinquanta, cioè all’incirca il budget a disposizione per le scenografie?
Facile: si prende spunto dal Nosferatu di Murnau, dal Gabinetto del dottor Caligari, persino dal design obliquo e confondente di Brazil, e si ricrea un incubo di proporzioni sballate e angoli non euclidei con quattro pezzi di compensato tenuti su con lo scotch.
The Whisperer in the Darkness, per parte sua, è un ulteriore innalzamento dello standard. Se nel Richiamo l’esigenza estetica intelligentemente verteva sul muto – un po’ per le atmosfere, ma anche per trarre il massimo risultato da un budget minimo, palesando limiti e rendendoli coerentemente parte dell’operazione –, Colui che sussurrava nelle tenebre gode di un budget evidentemente più alto; con esso, sale anche il livello produttivo: ci si rifà all’horror/sci-fi classico degli anni ’30-’40, in puro stile Universal per certi versi. Quello che non cambia è il risultato: pur essendo la (scarna) CGI a livello di un gioco del Super Nintendo e il ritmo fermo a sessant’anni fa, a spaccarci la faccia ci pensano l’ambientazione, l’atmosfera, le scelte narrative.
Il romanzo breve da cui il film è tratto è una delle opere migliori di Lovecraft, nonché uno dei primi passi compiuti dal Nostro in direzione opposta alla letteratura horror classica e in direzione della sci-fi cosmica: il terrore dell’ignoto comincia a far spazio alla paura per l’infinito. Sono lontani i tempi del raccapriccio dei Ratti nei muri o di La cosa sulla soglia, il timore reverenziale per tradizioni vecchie come l’umanità di La ricorrenza o le bizzarrìe psichedeliche di Alla ricerca del misterioso Kadath; al loro posto, la sensazione di essere solo briciole ignoranti in un cosmo immenso e gelido e mosso da forze lontane dalla nostra comprensione e dalla cui compassione siamo distanti come Betelgeuse dal mio salotto.
Il film è così, solo che su pellicola.
Ed è in queste cose che il film È Lovecraft, più ancora che nel disvelare mostri e abominî; mostri che tra l’altro, senza spoilerare nulla, ci sono eccome, e sono anche dannatamente convincenti. È Lovecraft nel prendere per mano lo spettatore per poi scaraventarlo in un abisso troppo grande e troppo incomprensibile per le nostre limitate menti, senza mai perdere il contegno e la dignità dello scienziato che studia ciò che ha di fronte con razionalità e non riesce a venire a capo di come sia possibile che una mente distaccata dal corpo possa viaggiare fino ai confini estremi dello spazio.
C’è un dettaglio, poi, che abbiamo adorato in entrambe le operazioni: la completa assenza di “ironia”, quel morbo che tende ad affliggere l’amatorialità; il morbo del «se non lo puoi fare bene, allora fallo buffo». Qua nulla è buffo, e ogni imperizia tecnica scorre via con la plausibilità della messa in scena limitata d’epoca. Un espediente esteticamente gustoso e narrativamente – paraculamente – impeccabile. La straight face, nel XXI secolo, è diventata quasi un ostacolo alla capacità di godersi un film: bisogna scherzare, ammiccare, fare le robe meta-. Con Lovecraft no. Bisogna abbandonarsi alla sospensione d’incredulità per farsi trascinare nel vortice. Sia che lo stiate leggendo, sia che vi stiate godendo un adattamento cinematografico.
La maggior parte degli sceneggiatori di film tratti da HPL non colgono questo dettaglio. I ragazzi della HPLHS, in quanto prima fan e poi filmmaker, lo sanno, e agiscono di conseguenza. E in questo modo riescono, anche nel 2012, a venderci film muti e/o lentissimi, in bianco e nero, senza mezzi ma con tanto, marcissimo cuore.
DVD-quote suggerite:
«La Howard Phillips Lovecraft Historical Society presenta: come fare giustizia alle opere di Howard Phillips Lovecraft con quattro euri e cinquanta»
(Charles Dexter Ward, Presidente, Howard Phillips Lovecraft Historical Society)«Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn, motherfucker!»
(Il grande Cthulhu)
>> IMDb | HPLHS (The Call of Cthulhu)
>> IMDb | HPLHS (The Whisperer in the Darkness)
E ora, BONUS TRACK!
Solo per voi amici fancalcisti, la coppia Kubrick/Von Trier presenta:
Il manabile di Howard Phillips Lovecraft al cinema.
Ovvero: “Cosa guardare e cosa evitare a tutti i costi: una selezione ragionata“.
La morte dall’occhio di cristallo (Daniel Haller, 1965): se ne diceva sopra, ma per capirci: se trai un film da Il colore venuto dallo spazio e la tua prima idea è intitolarlo Die, Monster, Die! (oppure Monster of Terror in Inghilterra) è chiaro che abbiamo un problema.
The Dunwich Horror (Daniel Haller, 1970): OK, il regista di 8 Mile scrive un film con Sandra Dee e Dean Stockwell basato su Lovecraft, inserendo belle fighette e dimenticandosi la sceneggiatura. Tutto sommato è un adattamento competente, ma Lovecraft non ha bisogno di adattamenti competenti, ma di qualcuno che lo ami davvero. Verdetto: sì ma si poteva dare di più.
Re-Animator (Stuart Gordon, 1985): basato molto vagamente su Herbert West – Reanimator, è un film talmente di culto e con scene talmente iconiche per un certo tipo di horror (gatti zombie, cunnilingus post-mortem) da far quasi dimenticare che con il racconto non c’entra sostanzialmente nulla e anzi ne prende in prestito due o tre tematiche per poi trattarle malissimo. Per una volta saremo indulgenti, però: è impossibile non amarlo, nonostante tutto. Verdetto: sì ma per affetto.
From Beyond (Stuart Gordon, 1986): e siamo a due film di Stuart Gordon, che è quindi un fratello e gli vogliamo bene. Ma non qui: qui Gordon prende uno dei racconti meno apprezzati di HPL e compie la stessa operazione fatta per Re-Animator, ma con risultati non altrettanto apprezzabili. Forse è solo questione di come e perché nasce un culto, e tutto sommato From Beyond non è, oggettivamente, peggio del predecessore. Quel che gli manca, oltre all’aderenza all’opera lovecraftiana, è la magia. Verdetto: no.
La creatura (Jean-Paul Ouellette, 1988): da un racconto tra i più spaventosi mai scritti dal Nostro, uno slasheraccio teen anni Ottanta di una bruttezza rara. Abbiamo ucciso per molto meno. Verdetto: tipo che assolutamente no.
The Resurrected (Dan O’Bannon, 1992): sarà per via del regista, sarà perché Il caso di Charles Dexter Ward è un racconto talmente strano che è difficile sbagliare completamente un adattamento a meno di riscriverlo da zero e cambiargli titolo, ma questa è una delle lovecraftate migliori che ci siano in giro. Dice che gli effetti speciali sono pessimi: a voi interessa? Verdetto: sì.
Necronomicon – Book of the Dead (Aa.Vv., 1993): Lovecraft cerca il Necronomicon. Lovecraft trova il Necronomicon. Lovecraft lo legge e ci racconta quello che ci trova scritto dentro. La fedeltà, tutto sommato, c’è. Il film un po’ meno. Verdetto: meh.
Dagon (Stuart Gordon, 2001): basato su L’ombra di Innsmouth e – in parte – su Dagon. Splendide scenografie e abbastanza tentacoli da far felici i fan di bocca buona, ma decisamente troppa comedy per risultare efficace fino in fondo. Classico film che parte a razzo e finisce a cazzo: le ultime sequenze rovinano quanto di buono era successo fino ad allora. Verdetto: sì ma con riserva.
Dreams in the Witch-House (Stuart Gordon, 2005): dovendo scegliere un singolo film lovecraftiano di Gordon, opteremmo per questo episodio di Master of Horror. Si prende qualche libertà rispetto al racconto, ma l’orrore è palpabile e le geometrie non euclidee: non chiediamo di meglio. Verdetto: sì.
The Dunwich Horror (Leigh Scott, 2009): ehi, prendiamo uno dei racconti più famosi di Lovecraft e aggiungiamoci come protagonisti UNA COPPIA INNAMORATA! Bell’idea del cazzo. Verdetto: no.
Menzioni d’onore. Ovvero, Lovecraft c’è, basta saper guardare
La casa 2 (Sam Raimi, 1987): dopo quel che è successo settimana scorsa, abbiamo bisogno di aggiungere altro?
Il seme della follia (John Carpenter, 1994): uno dei migliori Carpenter di sempre nonché uno dei migliori film di sempre. È interessante notare come sia un film stephenkinghiano fino al midollo ma dall’impronta lovecraftiana talmente evidente da farci capire che anche Stephen King (sempre sia lodato) dovrebbe svegliarsi tutte le mattine ringraziando il tizio di Providence per aver scritto quel che ha scritto. SPOILER: lo fa.
Punto di non ritorno (Paul W. S. Anderson, 1997): il migliore degli Anderson dirige questo fantahorror sovrannaturale nelle profondità dello spazio. Angoscia dal profondo, dimensioni demoniache parallele, gente che diventa pazza e muore male in outer space, follia, tecno-stregoneria e un Sam Neill in stato di grazia. Direi che ci siamo.
SIGLA FINALE!
httpv://www.youtube.com/watch?v=sWGOEWdV13M
Grazie per l’articolo, veramente grazie.
Per tutti quelli che non apprezzano HPL: http://www.youtube.com/watch?v=DJnKm6ftPu0
la sua scelta di mettere in piedi una baracconata ricca d’azione, violenza, mostri tentacolari in 3D e sparatorie era, onestamente, un’idea del cazzo
chiedo immediata rettifica.
@barbaxas: rettifica sulle intenzioni di GDT o sulla nostra valutazione relativa a dette intenzioni? Perché in entrambi i casi non arriverà :-D
Grandissimi, articolo bomba, “The Whisperer in the Darkness” per me è al primo posto.
rettifica sul fatto che
non è mai un’idea del cazzo.
Spiacente, avrei (avremmo) sofferto troppo nel vedere la magnificenza di At the Mountains of Madness trasformata in un delirio di CGI e one liner.
È per questo che ora esiste Pacific Rim!
HPL, madò che lacrime. Per cinque anni da ragazzino, prima di fare un periodo di ritiro estivo tra i monti, passavo in biblioteca e prendevo l’antologia completa. Me li divoravo tutti ogni volta, anche le cagate scritte per Houdini, e ogni volta era magico. Ho avuto pure la forza di giocarmi tutti i videogiochi tratti dai suoi racconti…madò certe cacate….
Quale argomento migliore per il mio primo commento del mio scrittore preferito? Complimenti per il pezzo, neanche io avrei sopportato un Mountain of madness versione alien vs predator.
Volevo chiedervi se avete visto ‘Il mistero di Lovecraft-road to L.’, una docufiction ambientata in Italia. L’ho comprato anni fa attratto dal titolo, ma non l’ho ancora mai visto. Mi conviene farlo?
Bel pezzone… Tolte le menzioni d’onore mi mancano quasi tutti. Recupero i “Si”.
E finalmente leggo qualcosa di positivo su Punto di non ritorno, a me fece cagare sotto. Proprio l’attanaglio stile Lovecraft.
E’ evidente che fra me e i 400calci ci sia un legame di sangue; avevo stillato una lista simile il mese scorso con stessi film e pareri.
Aggiungo fra la roba meritoria nel campo del Gaming “Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth” ed i due “Darkness Within”.
Ovvimente il mio sogno Bagnato è un film diretto da Lynch…
Bellissimo articolo!
Che i grandi antichi vi benedicano!
@ Tengu
Si l’ho visto.
È un documentario che analizza una pista, interessante per quanto ardua, sulla possibilità che Lovecraft abbia soggiornato in Italia rimanendone ispirato per alcuni suoi racconti (tra cui proprio “Colui che sussurrava nelle tenebre”).
La regia è amatoriale, la qualità è digitale ma l’argomento è interessante e si lascia vedere con interesse.
Amor
ma si può citare manuel agnelli mentre si scrive di lovercraft?!
mumble mumble… del toro del toro… ma quello di “21 grammi”?
Volevo dirvi solo questo.
Thumbs up per i consigli ludici di KuroFawa, a cui aggiungo anche che pure il GDR su carta piace molto.
Altri consigli sparsi, tra il serio e il faceto, su HPL:
• The Doom that Came to Atlantic City.
• Munchkin Cthulhu.
• il bellissimo Elder Sign e l’ottima versione per iOS.
Se volete vado avanti.
@blueberry: Manuel Agnelli?
Vi segnalo http://www.chaosium.com/article.php?story_id=520
Per ipad e ora anche per PC.
Basato sulle meccaniche di gioco del gioco di ruolo.
Difficile e con tasso di mortalità tanto quanto il gioco di ruolo.
@ blueberry.
No.
Mai.
Ragazzi, vi siete persi “La città dei mostri” di Roger Corman, ovvero come fare un film frullando “Il caso di Charles Dexter Ward” e “La maschera di Innsmouth” spacciandolo per una trasposizione fasulla di Poe.
@stanlio
no afterhours? ahiahiahiahiiiiii
ok è non voluta infatti mi pareva strano, o come direbbe a sora lella “annamo bene”
@Jane: nun se po’ mette tutto, ma sappi che l’avevamo considerato, diversamente dal triangolo.
@blueberry: piuttosto che Afterhours preferisco una morte violenta e molto dolorosa, però ora mi dici qual era la cit. involontaria.
Belle sigle, bella rece. Io sono uno di quelli che s’era fatto un’opinione cattiva basandosi proprio su pessimi film e videogiochi. Poi però l’ho conosciuto meglio. The Call of Chtulu l’avevo già visto, anche se non mi aveva colpito troppo ma restava sigh pur sempre il miglior film di Chtulu che avessi visto. The Whisperer non lo conoscevo. Purtroppo quest’andazzo del cazzo di prendere certi pezzi e sputtanarli con delle troiate allucinanti ha fatto danni.
Mi piacerebbe una bella serie di filmoni con molti mezzi si. Le sette la roba massonica esoterica dei tempi passati le dimensioni parallele e le divinità maligne, la follia, troppa roba non sfruttata abbastanza (e facile da usare male e stupidamente).
@KuroFawa Lynch si, l’hai detto.
Grazie per l’ottimo articolo, TEAM fancalcisti Lovecraftiani.
“Punto di non ritorno” per quanto l’abbia apprezzato mi pare più ispirato dalla versione “warhammer 40k” del pantheon di Cthulhu, che per i miei gusti è troppo baraccona
@Tengu: Visto e consigliato
Ma al di la dell’aspetto orrorifico e cosmico dei cicli sui “Grandi Antichi”, sarebbero interessanti anche i cicli dedicati al mondo dei sogni, così come storie in cui l’orrore da un altra dimensione è suggerito ma a noi impossibile da comprendere come in racconti brevi quali “l’albero sulla collina” e tante altre cose ancora.
Insomma: per il bene di Lovecraft non banalizziamo un corpus letterario gigantesco a “quello che scrive i racconti coi mostri coi tentacoli”.
A furia di fare così c’è chi non sa del rimanente 70% della sua produzione, si perdono un sacco di bellezze, si appiattisce tutto e si continueranno a fare film scialbi perchè la gente si aspetta i mostri coi tentacoli.
Un film che non ha tematiche (ok, si una setta che vive isolata dalla civiltà e si autogoverna con regole antichissime ci può stare) ne stilemi Lovecraftiani ma ne ha il pathos e l’incedere è sicuramente il primo Wickerman.
Ne ha anche un topos: il protagonista indagatore che rimane in parte avvinto e in parte repulso dal mistero che dipana finendo però irrimediabilmente ucciso.
La cosa bella è che del film di The Whisperer in the Darkness imparai tre settimane guardando la pagina dei Mi-Go su wikipedia perché non ricordavo quale divinità adorassero (ho il pallino da sempre per Lovecraft, mica mi chiamo Gaunt per niente). E’ tutto bellissimo, pure il sito dedicato, la foto con un cervello in mano e la didascalia che diveca “il cervello di qualcuno” per salvare da spoiler (che è tutto dire visto chi arriva a vedersi quel film).
E oggi è qui, sul sito più bello del mondo e in più altri bei titoli che mi ero perso!
Che figata immensa! Corro a dire a Pickman di dipengermi un quadro per l’occasione!
Pezzo da incorniciare! Cercherò di vedermi i film e poi al di là dei giochi tratti c’è una marea di giochi che si ispirano: Gli alone in the dark, i silent hill, amnesia… E gli immancabili mostri lovecraftiani che si trovano praticamente in tutti i giochi! Ma quanto ha cambiato il nostro immaginario st’omo qua?
Ecco perche seguo i 400 cali, siete dei grandissimi!!! TEAM fancalcisti Lovecraftiani too!
Lo so che non e ancora uscito in italia ma vorrei citare lo stesso Prometheus che come storia e uguale a At the mountain of madness solo piu stronzza.
P.s.: Il seme della follia BEST HORROR EVER!
Ammetto di essere una brutta persona e non avere mai letto nulla di H.P. Lovecraft (voglio farlo ma non riesco a trovare il tempo e la forza d’animo… picchiatemi, lo merito), ma “The Call of Cthulhu” è bellerrimo e la scelta di farlo come un film muto è seguita alla perfezione, se non avessi saputo prima la storia dell’operazione avrei pensato fosse davvero degli anni ’20… però si sente parlare solo di The Artist, che non ho visto, ma già dal trailer si vede che in quel senso è fatto peggio… ed è il suo selling point, a differenza di The Call of Cthulhu…
La parte di R’lyeh è fantastica ed è secondo me quella in cui la messinscena stile muto dà il suo meglio, con angoli non euclidei non solo nelle scenografie ma anche nel posizionamento della macchina da presa con una composizione del quadro in certi casi da bocca aperta…
Info utile: lo si trova sul tubo sottotitolato in italiano (tra l’altro mi sembrava di esserci arrivato attraverso una segnalazione calcista, ma a questo punto mi sa che mi sbaglio…)
@ Anakin Rossi Stuart.
Daaaai, sono racconti perlopiù!
Te ne leggi 3 al giorno come niente.
Una volta presa la scimmia e il ritmo finisce che ti leggi tutto in un mese.
Se hai un Kindle o tablet, Newton & Compton ha pubblicato l’opera omnia in digitale, divisa per cicli e periodi.
Così hai tutto sotto l’ombrellone.
Dai su, fatti del bene.
@ Darth
Cazzo, la catalogazione di cicli e periodi è una delle cose che più mi blocca nell’iniziare, quasi quasi mi compro un kindle apposta… sono in italiano o in inglese?
@ Anakin Rossi Stuart
Vabè ma è necessaria la suddivisione.
Ha scritto per decenni, anni nei quali ha trattato temi differenti e affinato lo stile.
I cicli tematici sono necessari per avere un po’ di consequenzialità nel mondo di Lovecraft dove molte storie sono a se stanti ma altrettante fanno riferimento a mitologie, cose e luoghi condivisi.
Comunque sono in italiano, si.
Il malloppo contiene anche saggi di letteratura, lettere e poesie.
@ Darth
sìsì, è assolutamente necessaria la suddivisione, intendevo dire che quello che mi blocca è la paura di non riuscire a seguirla causa libri che non si trovano o robe simili e infatti l’idea di avere l’opera omnia già bella organizzata mi sta facendo seriamente considerare l’idea di prendermi il kindle e quando ho letto “sono in italiano, sì” la mano ha iniziato a cercare la carta di credito
Grazie della dritta
Se no ci sono sempre i quattro volumi a cura di Giuseppe Lippi, editi da Oscar Mondadori e divisi in ordine puramente cronologico, con anche delle belle note a inizio di ogni racconto, frammenti di lettere di HPL scritte a Joshi e agli altri suoi amici e insomma un po’ tutto.
Io caldeggio l’ordine cronologico, così uno capisce anche come è cambiata la sua poetica e di conseguenza il suo stile negli anni. Io sono molto tanto sostenitore fan dei primissimi racconti (quando copiava Poe) e credo che quelli del periodo onirico siano pezzi di letteratura che ALESSANDRO MANZONI PUPPACI LA FAVA.
E comunque sì, prenditelo il Kindle che ti cambia la vita dibbrutto.
ma io direi ALESSANDRO MANZONI PUPPACI LA FAVA a prescindere, uno che scrive una telenovela ambientata nella Brianza del ‘600 dove dei contadini parlano in toscano e se la mena per aver scritto un romanzo storicamente preciso (“sai, in quel periodo c’è stata la peste e io l’ho inserito nel mio romanzo”)
e PUPPATE LA FAVA anche a tutti coloro che sostengono che abbia inventato con quel romanzo l’italiano moderno: per sua stessa ammissione il lavoro l’ha fatto tale Madamigella Emilia Luti…
…che è successo? Ho avuto un black out e ora vedo tutto un po’ rosso… non è che qualcuno ha nominato Manzoni?
@ Stanlio
Il ciclo di Randoplh Carter… IL CICLO DI RANDOLPH CARTER!
Tornerò presto (spero) su questi schermi pubblicizzandovi un bellissimo disco basato su The Dream-Quest of Unkown Kadath. Sapevatelo.
Come dicevo a Stanlio via twitter, fra le menzioni speciali segnalo vivamente “Cast a deadly spell”, tradotto letteralmente con “Omicidi e incantesimi”. Ne ho ancora un buon ricordo, ance se lo vidi da pischello. Fred Ward protagonista nella parte del Nostro HPL, che in realtà è un detective hard boiled anni ’40 in un mondo dove tutti sanno usare un minimo di magia e qualcuno vuole evocare Yog Sototh. Alla regia Martin Campbell e nel cast anche Julienne Moore.
Poi c’è anche un vecchio Corman che mi incuriosisce: La città dei mostri, ufficialmente è tratto da Poe ma in realtà è Il caso di Charles Dexter Ward. Non l’ho mai visto.
A me faceva pensare a lovecraft anche Dark City.
@anakin: devi assolutamente raccontare questa cosa a Emmerich
Io voglio questa sigla però :)
http://www.youtube.com/watch?v=XVaqblXwp-Y&feature=related
Comunque la HPLHS fa anche cose tipo questa, che contiene tra l’altro lei, oltre ai CD natalizi sui Grandi Antichi, da cui QUESTO.
In compenso Hey There, Cthulhu è la mia sveglia mattutina lun-ven da ormai cinque anni.
@ Nanni: mi hai fatto cascare dalla sedia e mi sto ancora asciugando le lacrime :D
comunque meglio non dare idee malsane a Roland che vuole tornare a far saltare in aria un po’ di roba e ha tutto il mio appoggio…
…comunque Shakespeare a Manzoni ci caga in tasta e io pagherei per vedere la scena :P
Kudos to Anakin
(si batte il pugno sul petto e annuisce impercettibilmente… poi si allontana maledicendo una bruschetta che gli è entrata nell’occhio)
Veramente un gran pezzo, complimenti.
Ragazzi ma nessuno ricorda il film “Omicidi & incantesimi”?! Lo davano su italia 7 forse inizi anni ’90 (il film è del 1991), il protagonista si chiamava casualmente H.P. Lovecraft
Pezzone come pochi sui calci, vado subito a recuperare i “sì”, dato che ammetto che di trasposizioni so proprio poco.
In compenso mi aspettavo che qualcuno tra i nippofili palesatisi con Devilman segnalasse questa novel/manga/anime: http://en.wikipedia.org/wiki/Haiyore!_Nyaruko-san
perdona il ritardo. dunque contenuta nell’album mumble mumble ah sì, “non è per sempre”, vi è una canzone che guarda un po’ s’intitola “non è per sempre” che ad un certo punto e ad un punto certo del secondo tempo dice “… e giochi a fare Dio manipolando il tuo DNA…” etc etc ma lungi da me parlare dei mitici anni ’90, del lollapalooza festival e di homer che si fa sparare cannonate in pancia. ma che si sappia: la musica per me è ancora di più e no, i led zeppelin non centrano niente.
Ottimo pezzo, anche perchè per il sottoscritto Lovecraft è lo zio pazzo che ha sempre desiderato e non ha mai avuto…Comunque nell’ultima sezione avrei visto benedibbrutto pure “Dark Waters” di Mariano Baino. Un film alquanto lento (ma di una lentezza sinistra!) ma con un atmosfera che è ficainculo. Poi medaglioni, mostri addormentati, onde a caso, mare, monasteri, buio. C’è tutto.
A me però sia Cthulhu che Whisperer sembrano delle piacionate. Bellissime, eh, ma pur sempre piacionate.
La cosa fondamentale di Lovecraft è che scriveva del suo tempo, ambientava l’orrore nella sua modernità. Per te che leggevi, suppongo, la sensazione era che esistevano cose terribili in abissi cosmici inconcepibili da immaginare, ma che gli araldi di quelle divinità e le loro manifestazioni fossero poco dietro casa tua. Comunità etniche del quartiere accanto (e vabbeh, tralasciamo un attimo la concezione razzista di tutto questo) che conoscono modi e nomi di potere; disperati in paesini del cazzo come Dunwich che si accoppiano a divinità aliene; zone di New York in cui demoni e cultisti celebrano sabba… per me, Lovecraft è questo. Se lo si relega alla ricostruzione filmica anni venti o anni cinquanta, beh, chapeu alla tecnica, ma è più un’operazione archeologica (e di un’archeologia che poi con HPL c’entra anche il giusto), un gioco grossomodo interessante, ma non è l’orrore, che passa in secondo o terzo piano rispetto al resto.
@ Cristiano Brignola
Quello che dici è vero ma non è così rilevante in due racconti come quelli trasposti. Lo sarebbe per un racconto come La cerimonia magari, che appunto si basa sui segreti di comunità periferiche e rituali innominabili (per questo aspetto citavo “the wickerman” come un film con attinenze concettuali con Lovecraft).
Sull’orrore bhè, probabilmente se i due film della HPLHS fosser usciti negli anni da cui prendono le mosse sarebbero stati terrificanti, chiaramente per noi contmporanei sono dei “divertissement” sul tema, ma fatti bene e più fondati di tanta roba con i soldi.
Non è poco.
ma io vi amo troppissimo
questo pezzo va in bookmark, anzi che dico in homepage
recupero IMMANTINENTE le 2 produzioni HPLPLAPLSPs o come cazzo si scrive e via dibbella
Beh, mi inchino di fronte ai Calcisti che rendono omaggio al Maestro.
E’ sempre una delizia leggervi, here in L.
Assolutamente da aggiungere alla lista “Die Farbe”, film indipendente tedesco e e ben fatto tratto da “Il colore venuto dallo spazio”. Daje!
Noto che tra le menzioni d’onore manca L’Aldilà del nostro Fulci. Il plot è simile a “Il modello di Pickman” e si parla persino di Book of Eibon, se non vado errando.
Ho appena visto un film he si chiama The Course, distribuito in Italia col titolo La fattoria maledetta. Si tratta di una trasposizione del racconto “Il Colore Venuto dallo Spazio”. Non parte malissimo, anzi sembra che si vogliano creare una serie di rimandi e metafore interne che potrebbero essere anche interessanti. Però le cose non funzionano mai. Finito il primo quarto d’ora si assiste a scene non troppo legate, girate male e recitate peggio. Di contro in moltissimi punti ci sono personaggi sacrificatissimi e che in fin dei conti sembrano appiccicati al film con lo sputo. Non è malissimo come punto di partenza, ma il risultato non mi ha lasciato alcunché.
Segnalo solo per completezza.