Primissimi anni ’90
Il giovane pre-adolescente Nunny Cobretti, per gli amici “Nunsploitation”, si è visto l’intera saga di Rocky 36 volte e ogni singola volta sono stati i 508 minuti più belli della sua vita. Che altro può fare? Certo, potrebbe guardarsi l’intera saga di Rocky per la 37esima volta, e sarebbero di nuovo i 508 minuti più belli della sua vita. Ma poi? Insomma, metti che esista qualcosa al mondo che possa allungare quei 508 minuti, perché non provare a documentarsi? È così che, dopo una ricerca in biblioteca (ve le ricordate le biblioteche? erano quei posti dove andavi a cercare risposte alle tue domande quando l’internet era ancora una cosa enorme di legno che andava a nastroni e ce l’aveva solo la NASA per catalogare gli episodi di Star Trek), il piccolo Nunny scopre dell’esistenza di un film chiamato Taverna Paradiso.
Taverna Paradiso è l’esordio alla regia di Sylvester Stallone, datato 1978, chiaramente una diretta conseguenza del successo di Rocky. È tutto molto logico: spunti dal nulla, scrivi e interpreti uno dei migliori film della storia, ci ottieni un enorme successo commerciale e addirittura una nomination agli Oscar per la sceneggiatura… lo sapete no, che Sly ha ricevuto una nomination agli Oscar per Miglior Sceneggiatura? I giovani tendono a dimenticarlo, vuoi perché su Repubblica scrivono sempre che Sly è un bisteccone senza cervello, vuoi perché un Oscar per la sceneggiatura l’hanno vinto pure Matt Damon e Ben Affleck e da allora è un premio che ha perso un po’ del suo fascino… Dicevo: ottieni un importante riconoscimento che normalmente si dà alle persone intelligenti, è ovvio che la tua ambizione sale, ed è altrettanto ovvio e giusto che ne approfitti finché puoi. Fosse stato per Sly poi si sarebbe diretto da solo pure Rocky, per cui era logico che passare dietro la macchina da presa sarebbe stata la sua prima richiesta.
Ed ecco Taverna Paradiso, ovvero la versione ad ambizioni moltiplicate di Rocky: non un solo protagonista, ma tre fratelli; non la boxe, ma il wrestling; non Philadelphia, ma Hell’s Kitchen, New York; non il presente, ma il 1946. Sly non è nemmeno quello che sale sul ring, ma tiene per sè il ruolo più interessante e sostanzioso, quello del fratello imprenditore, logorroico, sognatore. E per essere sicuro che la sua impronta autoriale sia sufficientemente consistente, canta pure il brano sui titoli di testa e di coda.
Ovviamente se molti di voi sentono nominare questo film per la prima volta c’è un motivo: fu un fiascone senza appello, roba di cui tutti si dimenticarono completamente meno di 12 mesi dopo, quando Stallone si ripresentò puntualissimo con Rocky II fischiettando come se nulla fosse. Per vederlo quindi dovetti aspettare che Raiuno lo mandasse in onda tipo una domenica all’1:20 di notte, a beneficio di vecchi e insonni felici di non essere costretti a sorbirsi un altro torneo di biliardo.
I miei ricordi dell’epoca si limitano a 107 minuti di noia apocalittica, conditi da una fotografia spenta e da tipo due scene di grezzo, sudatissimo wrestling. Il mio commento a fine film: “Mmm.” Misi la TDK da 180 in un angolo dello scaffale, e non cancellai il film per rispetto ma lo ritirai fuori solo per registrarci dietro una puntata di Mai dire Gol.
2012
Il giro con cui recupero questo film è lievemente storto. Si parte da Batman. Grazie a /Film trovo questa intervista a Tom Waits alla TV australiana datata 1979, e il motivo per cui è interessante è che il 29enne Tom è maledettamente uguale al Joker di Heath Ledger. Identica parlata, pose e movimenti ancora più matti. Guardatevelo:
E a fine intervista, una clip dalla sua prima esperienza da attore, nel primo film che fece uso delle sue canzoni. Esatto: Taverna Paradiso. Sly aveva lanciato Tom Waits. Tre anni dopo, il Tom riceverà una nomination all’Oscar per la colonna sonora di Un sogno lungo un giorno di Francis Ford Coppola. Olè!
Ma il ricordo di quei 107 minuti di inutilità, 107 minuti facilmente e pesantemente dimenticati, era ancora troppo forte. Serviva un’altra scintilla per convincermi a dargli una seconda chance. Quella scintilla scattò rapidissima quando, scorrendo i nomi del cast, arrivai a quello di colui che interpretava il “cattivo” del film, il wrestler rivale, l’Apollo Creed della situazione. Quel nome apparteneva alla leggenda del wrestling Terry Funk.
Terry Funk, se non lo conoscete, meriterebbe un post tutto suo. Non ha mai avuto il successo planetario di Hulk Hogan e compagnia perché intrallazzato per lo più con leghe che non venivano trasmesse in Italia. Terry Funk è il più instancabile, il più matto, il più hardcore e il più duraturo, modello e mentore di gente come Mick Foley e rispettato e idolatrato da tutti i più grandi. Uno che non ha bisogno di personaggi perché è un personaggio al naturale. E parlo al presente perché a tutt’oggi, a 68 anni suonati, è ancora in attività. Scoprire solo ora che aveva avuto un ruolo al cinema più sostanzioso di quello che si fa licenziare subito nel Duro del Roadhouse mi ha fatto scattare verso il recupero immediato. Finché ci siete, potete inoltre creditare ufficialmente Sylvester Stallone per aver fatto esordire con questo film anche un certo Armand Assante.
Trama! Hell’s Kitchen, New York, 1946. I fratelli Carboni sono poveri e vivono di espedienti. Cosmo (Sly) è un logorroico intrallazzone capace di tutto pur di raggranellare due centesimi, dal far danzare le scimmiette in strada al vestirsi da Babbo Natale; Lenny (Assante) è zoppo reduce di guerra, e il più riflessivo dei tre; Victor (Lee Canalito, unica scommessa sbagliatissima da Sly, roba da quattro credits su IMDb) è grosso, forzuto e dal cuore puro. Quando Cosmo scopre i ben pagati incontri di wrestling che si tengono a Paradise Alley, gli si accende una lampadina: suo fratello Victor potrebbe essere la soluzione per fare più soldi di quanti ne abbiano mai visti e andarsene finalmente dalla città. Tutto ciò che serve è battezzarlo Kid Salami e mandarlo sul ring con un gilè di salami (storia vera).
Partiamo da una premessa concettuale: il wrestling, al cinema, è un grosso problema. Il motivo, molto semplicemente, è che non è uno sport. Ora, nel 2012 lo sappiamo bene che la WWE è da tempo un plateale baraccone a metà tra un Beautiful per maschi e un X-Factor di menare, ma fino a poco tempo fa era un segreto professionale gelosamente conservato e negato a tutti i costi; questo non toglie che fin dalla sua nascita il wrestling fosse uno spettacolo da circo in cui nessun incontro iniziava se gli organizzatori non si erano anticipatamente accordati sul vincitore. “Carriera”, nel wrestling, non significa vincere da subito tutti gli incontri, ma lavorare, fare gavetta, dimostrare di avere carisma e di essere bravi nella sconfitta finché non viene concessa la possibilità di vincere. A tutto il resto ci pensano eventualmente quelli che entrano nel ring a sorpresa e ti spaccano una sedia in testa. Qualunque film provi a vendertela diversamente provando ad appiccicarci la parabola dell’outsider di talento e raccontandoti la favola del risultato aperto – e ne esistono altri oltre a questo – fa un po’ la figura di chi vuole convincerti a scommettere contro gli Harlem Globetrotters. Occorre insomma sospendere parecchio l’incredulità da questo punto di vista, anche se il lato drammatico finisce inevitabilmente per risentirne.
Sly da parte sua ce la mette tutta: cerca di ricreare la magia di Rocky dipingendo altri poveracci in cerca di riscatto e mantenendo un’atmosfera modesta tutto cuore e disperazione. Cosmo e Victor sono come le due anime di Rocky, quella più estroversa e quella più semplice, divise in due personaggi diversi; Lenny è il cinico e vissuto che fornisce il contrasto. Ma per quanto Sly si sforzi di marcare il suo lato sensibile, le cose che gli vengono meglio rimangono quelle spettacolari e puramente fisiche, tra la specie di corsa proto-parkour sui titoli di testa, un paio di rallenty enfatici in mezzo, e ovviamente il match finale con la trovata del ring allagato dalla pioggia, emozionante e spettacolare come solo chi ha la saga di Rocky nel DNA può dirigere. Il resto è affidato a volenterosi stereotipi che non catturano mai e cadono nel più insipido anonimato, roba che oggi forse girerebbe un Dito Montiel qualsiasi.
Terry Funk in compenso è di tre spanne il migliore in campo, matto e grintoso come nei suoi migliori incontri, intenso da far paura e talmente carismatico, anche nelle scene fuori dal ring, da far rimpiangere che non abbia avuto altre occasioni (anche se Sly telefonò pure a lui quando cercava un cattivo per Rocky IV, e infine lo fece comparire brevemente in Over the Top). Sue sono anche le coreografie dei match. Tom Waits invece ha due brevi scene, abbastanza per sentirlo canticchiare, suonare il pianoforte e biascicare due battute.
Il pezzo cantato da Sly è terribile, roba che il fratello Frank deve avergli fatto un cazziatone memorabile.
In ogni caso è dal 2006 che i minuti più belli della mia vita sono aumentati a 605.
Mi accontento così.
DVD-quote:
«Guardatelo per Terry Funk»
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S.: fanno rapide comparsate svariati altri wrestlers, tra cui Ted DiBiase e Dory Funk Jr., fratello di Terry
P.S. 2: per qualche oscura ragione il titolo spagnolo è “Taverna Inferno”
BONUS: Terry Funk fa irruzione in un match di coppia in cui non c’entra nulla, mena tutti e quattro i lottatori sul ring e non contento finisce a tirare crapate a una sedia d’acciaio. Nel 1981. Bei momenti.
Ehi, Nanni, ti sei dimenticato che esiste anche un romanzo di Paradise Alley scritto di pugno da Sly e che è uscito il dvd della pulp video con scene inedite!
Comunque è uno dei miei film cult!
E ‘The Wrestler’ di Aronovsky?
Ci sono dei WWErs presenti?
Madonna che filmone quello… Lacrime a strafottere
Ron Killings, detto R-truth, ma ancora all’epoca lottava in TNA…
@joe: non ho dimenticato, non lo sapevo e su Wiki non c’era scritto.
@gonzo: a quanto ne so la WWE ha rifiutato di aiutare troppo The Wrestler perché andava un po’ troppo dietro le quinte. Anche se ormai solo un rimbambito non se ne accorge, a livello ufficiale negano ancora che gli incontri siano sceneggiati (e fanno bene, se lo chiedete a me).
“Taverna paradiso” lo vidi la prima volta da ragazzino, un pomeriggio d’estate sperduto negli anni 80. Diventò all’istante un mio piccolo grande cult. Le parti brillanti sono grezze e favolose e quelle drammatiche hanno una genuinità irresistibile. Il rapporto laconico tra Stallone e la prostituta è commovente, la scena del suicidio è un grandissimo pezzo di cinema e di filosofia di vita. Da allora ai tantissimi incontrati per strada che mi parlavano di Rocky rispondevo “Ma va in figa de to mare, Rocky me sta sui cojoni! Guardate queo de Taverna Paradiso, sé molto mejo come cine”
A parte gli scherzi, se il primo lo trovo un gran film, trovo pallossissimi piuttosto i vari sequel di Rocky, non certo questo film.
no, per dire, ma tom waits non aveva, non ha, non avrà mai bisogno di Sly per arrivare alla gente. al ’78, waits, aveva già spaccato di brutto. e non lo scrivo solo per copiare scaruffi sia chiaro. che poi i fighetti si ricordino di lui solo per swordfishtrombones e rain dogs è un altro paio di maniche.
di rocky porto nel cuore l’agghiacciante discorso finale nel IV, dopo la vittoria contro il comunismo. perchè gli ‘mmerigani hanno cuore e fegato (più altrettante frattaglie) per dimostrare che tutta la tecnologia kommunista non serve a niente. noialtri ‘mmerigani a mani nude, soltanto trasportando travi di legno sulle spalle e zompettando allegramente nella neve, siamo in grado di scannare chicche e sia. chiaro?
l’hanno dato settimana scorsa in tv
@tommaso: sì, questo è decisamente più onesto di Rocky II, ma meno convincente. Anche quando mette il pilota automatico si vede che Sly conosce Rocky meglio di qualsiasi altra cosa.
@blueberry: non ho mica detto che Sly ha inventato Tom Waits, che ai tempi del film aveva già alle spalle svariati disconi. Ma è buffo che sia stato lui ad aprirgli le porte del cinema, porte in cui in seguito il Tom è entrato con successo svariate volte.
@steelchair: urca, questo non lo sapevo proprio
Beh, ultimamente lo stanno trasmettendo spessissimo su non ricordo che canale.
Comunque riflettevo come il primo Stallone fosse legatissimo agli umori della New Hollywood anni 70. Veniva da particine in film di Woody Allen, Alan Pakula, Dick Richards. Ha praticamente esordito in un film di Paul Bartel. E dopo Rocky (film ancora legatissimo ad un’estetica anni 70, pur ideologicamente già proiettato negli 80) volle assolutamente fare film come F.I.S.T. e Taverna Paradiso, opere assolutamente “anni 70” e infatti misconosciute o mal cagate anche presso i fan di Sly.
Scorrendo la sua filmografia ci si accorge come ad un certo punto sia stato, probabilmente in modo molto consapevole, uno dei principali promotori dell’estetica anni 80. Certo con i sequel di Rocky e Rambo (che il primo Rambo aveva ancora una certa arietta seventies), ma soprattutto penso ad un film come “Staying Alive”: cazzo, da “La febbre del sabato sera” erano passati solo sei anni, ma vedendo i due film gli anni passati sembrano venti.
Sì, alla fine Sly ha talento e sensibilità ma ha anche dimostrato anche più volte di adagiarsi volentieri dove tira il vento migliore, anche se probabilmente il suo sogno sarebbe stato continuare sulla scia di questo. Ieri mi sono riguardato Fuga per la vittoria e volevo recuperare anche FIST. Va però detto che le cose edonistiche alla Staying Alive o soprattutto Rocky IV sono quelle che gli vengono meglio.
che idolo Terry Funk! Uno di quelli che dice “ultimo match e mi ritiro”, l’ha fatto tipo 20 volte…
Ricordo un piledriver sul tavolo rifilato a Ric Flair, che per questo motivo dovette abbandonare le scene per un po’… nostalgia.
Taverna Paradiso non me lo ricordo ma i vostri pareri mi danno fiducia!
aaaaaaah, allora sì, ti perdono dai. tom waits è un po’ come un fratello maggiore con il quale sbronzarsi in allegria (e il video più su lo dimostra ampiamente). per questo il mio quinto senso e mezzo si attiva in modalità arraffa e scappa.
in un certo senso sì, è buffo. da uno che usa la mamma per acchiappare i criminali (“fermati o mamma spara”) o che si auto cita in tango e cash (memorabile: “rambo in mio confronto è una pulce” – parte il colpo di pistola che perfora un autobotte piena di cocaina) non me l’aspettavo di certo. ed è strano che io non abbia visto ‘sto prequel di dredd (e mi so’ visto pure quello in cui scimmiotta i mafioncelli… cos’era? oscar per fidanzato o una roba così?). in fondo sly m’è sempre stato simpatico. da quando in last action hero appare sul poster di “terminator” come interprete
Terry Funk si è “ritirato” per la prima volta nell’83, con discorso commosso e tutto. È ancora lì.
Nanni scusa, una curiosità: l’ultimo film di Rocky a quanto vedo non fa parte del tuo canone ufficiale. Confermi questa indiscrezione?
@mattia: vedi male. Nei primi anni ’90 i film erano solo cinque, per un totale di 508 minuti. Nell’ultima frase scrivo che dal 2006, anno di uscita del sesto e ultimo film, i minuti sono diventati 605.
Oddio è vero, scusami. Mi ero figurato che i minuti fossero aumentati per “Taverna Paradiso”, il che mi parve anche strano. Lapsus mio.
diciamo che partecipa a degli eventi “minori” in cui prima dichiara “questo sarà l’ultimo match” e poi tempo 3 mesi è ancora lì a lottare.
Ma chi se lo ricorda quel capolavoro contro Sabu con le corde del ring di filo spinato? ECW mi pare…
Quando comprendi che nonostante la presenza di Sly, taverna paradiso è una commedia inutile ti domandi “ma cazzo c’entra con i film suoi soliti?”
Quando poi ti becchi la traccia di tom waits nelle compilation di Punk-O-Rama ti chiedi “ma cazzo c’entra con tutto il resto?”
Da 2 cagate fuori luogo messe insieme non poteva venirne fuori nulla di buono.
@Nanni
Sicuro si trattasse di una puntata di MAI DIRE GOL ? XD
Ricordo che all’epoca lo davano con una certa frequenza in seconda serata su Rete 4. Non l’ho mai visto. Insieme a Nick Lo Scatenato l’ho sempre sentito come un film da evitare. Forse oggi sono pronto per darci un occhio…
@aldo:
– sì, registravo Mai dire Gol quando sapevo di perdermelo
– no, non sei pronto per Nick lo scatenato
beh c’è da dire che la boxe sly non sa nemmeno dove sta di casa. e lo dico solo perchè posseggo da circa 20 anni un oscar tascabile newton (quelli da 1000 lire per 100 pagine) che racchiude tre storie di boxe scritte da jack london. sarà anche perchè porto cassius clay/muhammad alì tipo stampato a fuoco sul cuore quando sul ring assiste alla caduta di un foreman qualunque sfinito senza mollargli il ceffone finale (un po’ come coppi che cede il beverone a bartali). forse per questo detesto rocky. oltre al già citato dialogo con dolph nel IV (“tutti possiamo cambiare” BAM! gli stati uniti scoprono il socialismo e tutti vivono meglio anche senza obama che vuol curare tutti senza soldi. non ha capito che poi la gente fa la fine che facciamo noi: morire da str..i con pinze e quant’altro cucite in corpo). per cui andrà anche bene divertirsi a guardare un nero che insegna la boxe ad un bianco che ovviamente da allievo si trasformerà in maestro (i neri son pur sempre negri) con l’andare degli anni… però però però se dovessi trovarre un neo nella carriera di Tom Waits ecco sì… sarebbe la collaborazione con sly e con questo film. mi sento un po’ derubato ecco. era giovane. spaccava. l’avrei capito da vecchio. come fanno tutti gli altri che si perdono per strada. tipo ferretti (Rrobe mi darebbe ragione?). però io, un tom waits, in punk-o-rama lo vedo bene. se non è punk come attitudine waits non so chi possa esserlo. voglio dire… ci sono nofx, offspring e compagnia bella… non penso che a waits si possa dire “vattene”. dovrebbero sparire tutti gli altri poi. perdonate l’off topic immenso e prolisso
Più che per l’off topic ti dovremmo perdonare per le stronzate scritte su Sly….
Oh mannaggia! Pensavo che “Taverna paradiso” fosse il film ispirato ad Hoffa! A questo punto penso sia F.I.S.T.!
“Comunque riflettevo come il primo Stallone fosse legatissimo agli umori della New Hollywood anni 70. Veniva da particine in film di Woody Allen, Alan Pakula, Dick Richards. Ha praticamente esordito in un film di Paul Bartel. E dopo Rocky (film ancora legatissimo ad un’estetica anni 70, pur ideologicamente già proiettato negli 80) volle assolutamente fare film come F.I.S.T. e Taverna Paradiso, opere assolutamente “anni 70″ e infatti misconosciute o mal cagate anche presso i fan di Sly.
Scorrendo la sua filmografia ci si accorge come ad un certo punto sia stato, probabilmente in modo molto consapevole, uno dei principali promotori dell’estetica anni 80. Certo con i sequel di Rocky e Rambo (che il primo Rambo aveva ancora una certa arietta seventies), ma soprattutto penso ad un film come “Staying Alive”: cazzo, da “La febbre del sabato sera” erano passati solo sei anni, ma vedendo i due film gli anni passati sembrano venti.”
Quoto! Io ci metto anche “I falchi della notte” e “Fuga per la vittoria”. Mica è stata colpa di Sly se i suoi staccamenti da Rocky hanno avuto in generale poco successo all’ epoca. Unica, piacevole eccezione, il primo Rambo. Un pò un peccato.
Io “Staying alive” fatico a considerarlo il sequel de “La febbre del sabato sera”.
Comunque, come anche detto dal Frusciante, Sly una sua poetica autoriale ce l’ ha.
“A ripensarci, è il prequel di Dredd…”
:lol: Vero! ^^
“Mi ero figurato che i minuti fossero aumentati per “Taverna Paradiso””
Pure io! XD
“da quando in last action hero appare sul poster di “terminator” come interprete”
:lol: