Amici, è con estrema trepidazione che vi presento… le Soska Twins!
Sono queste:

Le Soska Twins
Jen & Sylvia Soska sono due gemelle canadesi che amano scrivere, interpretare, produrre e dirigere film dell’orrore e poi andarli a presentare/pubblicizzare ai festival facendo del gran baccano e facendosi generalmente notare.
Al Frightfest si sono presentate alle 11 del mattino così, vestite da sogno bagnato dell’horror nerd, e urlando “Oi, mi raccomando dopo tutti al pub che vogliamo sposare un uomo inglese, eh?”.
Poi hanno spiegato che per girare questo film hanno stalkerizzato Eli Roth via mail quando in testa avevano solo lo spunto di partenza.

Altri momenti nella vita delle Soska Twins
Ora: sei Eli Roth, due tipe così ti scrivono e ti dicono che hanno un’idea per un horror, ti dimostrano di avere un minimo sindacale di basi del mestiere (l’esordio autoprodotto Dead Hooker in a Trunk), che fai?
American Mary esce drittissimo per la Universal, con una dedica nei credits a Eli Roth grossa come neanche quella a Stanley Kubrick in A.I. (e fossi in lui mi toccherei le palle).
E ora riflettete: con premesse così, è davvero necessario che il film sia effettivamente bello? Le Soska Twins sono una travolgente macchina promozionale umana, di quelle a cui basta dire “Pronte? Via!” e ti portano a casa il doppio dei risultati del normale professionista medio. E sono simpatiche e spontanee, eh? Basta caricare la molla e farsi da parte. Insomma, fossimo qua a recensire pin-up vi avrei già detto “ciao amici, ci vediamo dopo, sono al pub a spacciarmi per l’Eli Roth inglese”. Ma siamo qua a recensire film.
Come prima cosa ho recuperato Dead Hooker in a Trunk. Fondamentalmente parla di loro due nel classico ruolo alla gemelle Olsen – una secchiona e una ribelle – più una loro amica cantantessa punk e un loro amico ultra-bigottone timido e casto, che trovano – come da titolo post-ironico – una zoccola morta nel bagagliaio. Dopodiché dovrebbe far ridere perché si litigano su cosa fare, c’è un po’ di violenza sopra le righe, e sicuro come l’oro che a due terzi di film il bigottone strippa e dice un sacco di parolacce, tipo Hooks di Scuola di polizia. Ah no? Il tutto scritto, girato e interpretato come i vostri migliori filmini in garage, incluso l’utilizzo non autorizzato di un pezzo dei Beach Boys in una scena di tortura (per contrasto! capite?), ma con qualche banconota in più. Magari ha degli estimatori, eh? Ma in confronto a roba così, e nonostante mezzi parecchio inferiori, Inglorious Hunterz sembra… sì, quell’altro film dal titolo quasi uguale.
American Mary parte da uno spunto interessante: una studentessa di chirurgia squattrinata, sull’orlo di darsi ai localacci di striptease, finisce per un caso fortuito a diventare il punto di riferimento principale per tutta quella comunità di freaks che vogliono farsi operazioni strane, tipo diventare uguali a Michael Jackson, o trasformarsi in un gatto. Tranne che la sceneggiatura pare improvvisata sul momento, con sottotrame aperte e abbandonate, personaggi che vanno e vengono, protagonisti che soffrono di inspiegabili sbalzi di personalità a seconda dell’aria che tira. Esattamente come Dead Hooker, sembra tutto un po’ appiccicato a caso tanto per poter dire “guarda quanti freak che abbiamo trovato sfogliando Bizarre” o “guarda che scena insolita che ci lascia girare la Universal”, giusto stavolta con una fotografia professionale (il Brian Pearson di Final Destination 5/Drive Angry).
Tanta superficie, tanta confusione, taboo da domenica pomeriggio, ma anche un’abbagliante nota positiva: Katherine Isabelle. L’avevamo lasciata adolescente nella trilogia di Ginger Snaps, la ritroviamo qua in versione mozzafiato e con una performance che è fondamentalmente l’unico motivo per cui il film rimane sopportabile fino alla fine. Anche se, in confronto agli altri, non ci voleva molto a sembrare Meryl Streep.
Per me, a meno che non siate collezionisti di fazze strane, è una perdita di tempo.

Ti amo
DVD-quote:
“L’ideale per scandalizzare il vostro compagno di banco!”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Anch’io la amo e proprio per questo mi trovo costretto a chiedervi: ma come minchia si chiama? XD
Wikipedia e IMDB me la segnalano nelle seguenti versioni:
– Katherine Isobel
– Katherine Isabelle
– Katharine Isobel
– Katharine Isabelle (forse il più quotato)
Per il bene di chi cerca immagini di lei nuda, non può scegliersi un nome definitivo?
ah, mi chiedevo perchè linkiate sempre a IMDB anche quando (spesso) la pagina non contiene nulla di utile allo scopo.
Nel senso, quando c’è una bella figliola che è al suo esordio cinematografico (oppure si è fin qui fatta notare per … ehm, altre “qualità”) il link dovrebbe puntare a “Google Immagini”.
Easy like that.
Pensate anche alle “nostre” esigenze :)
Come usare la cellulite per promuovere la celluloide …
@babaz: no dai, altrimento dopo al lavoro devo prestare ancora più attenzione ai link che apro!
@Zambo
Usa CCleaner
Mamma mia, ce n’è davvero in maniera esagerata.
Della prima.
niente, dopo le prime foto e l’inaccettabile quantità di cellulite ho perso attenzione…
Beh, questo mi rincuora rispetto a quando mi facevate sentire strano perché insultavo Anne Hathaway.
Eh ?
@babaz: una volta linkavamo a Chickipedia e Mr. Skin (controlla pure gli archivi), poi ammetto che mi e’ presa un po’ di pigrizia…
@nanni
ma quanto eravate avanti UNA VOLTA?
capisco, la pigrizia, la senilità, ci son caduto io stesso più volte
@Zambo
makkè CCLeaner, usa un Kleenex :D
Dico solo una cosa:
a sgallettate, giù le mani da Eli. Egli prima o poi sarà mio u__u
viva la pigrizia. vorrei poterci guadagnare dei soldi sopra ma ahimè mi tocca sgobbare di continuo.
comunque so’ brutte forti. tutt’e tre. e anche al di là della cellulite.
chickipedia e mr. skin… illuminatemi. io so rimasto a nonciclopedia… cos’è sta chickipedia??? e sto mr. pelle???