Della scena low budget splatter giapponese vi abbiamo già parlato più volte. Non la si può definire. È splatter? È demenziale? No, è giapponese. “Giapponese” è quell’aggettivo per cui tu puoi anche avere il peggior spunto dell’Universo e affrontarlo con le peggiori intenzioni, ma l’imprevedibile colpo di genio ti scapperà sempre. È inevitabile. È matematico. È nel DNA. Della coppia intercambabile Nishimura/Iguchi, il primo è sempre stato dotato di veri lampi di ispirazione quasi poetica, come dimostrato in Tokyo Gore Police e Vampire Girl vs. Frankenstein Girl, mentre il secondo è sempre stato il più facilone, grezzo e scatologico. Su di lui – eccezion fatta per Karate-Robo Zaborgar, perché alle moto che si trasformano in robot non si comanda – avevo perso ogni speranza. Ma sei al Frightfest, che vuoi fare? Un po’ ti fidi dell’organizzazione, un po’ un film scemo a mezzanotte ci stava tutto, un po’ hai già pagato, ecc…
Avendo ignorato completamente trailer e compagnia, immaginate la mia sorpresa nello scoprire proprio lì, sullo schermo, che la protagonista era nientemeno che il mio idolo Rina Peperina Takeda. Incredibile! Voi non avete idea di quanto vorrei che Peperina facesse un bel film. Uno bello davv… uno bello. Finora è stata confinata a produzioni che stanno appena un gradino sopra l’amatoriale, roba che probabilmente costa di più spedire il film ai festival che il film stesso. Se lo merita, cazzo: è giovane, brava e modesta. Quando venne a Londra per Karate Girl era emozionatissima nell’annunciare il suo nuovo progetto, Ninja Girl, dal regista di Alien vs. Ninja. A me Alien vs. Ninja era piaciuto, per cui ero altrettanto emozionato, lo vedevo come il meritato salto di livello. Poi l’ho visto, Ninja Girl, ed è roba talmente deprimente che ho preferito sorvolare e faccio prima a recensirvela adesso in due righe. Altro che salto di qualità: è girato in un solo ambiente con cinque attori, ha tipo due (DUE) scene di combattimento, e dura la bellezza di 62 (sessantadue) minuti. Noiosissimi, tra l’altro. E fa incazzare perché comunque è effettivamente girato meglio di quelle poverate di High Kick Girl e Karate Girl.
Torniamo a noi: Dead Sushi! Questo è un salto qualità. Noburo Iguchi fa in genere film orribili, ma ne fa due/tre all’anno da oltre un decennio, sa quel che fa e lo fa con mano sicura, ottiene regolarmente visibilità internazionale sul mercato homevideo e occasionali festival… Poi l’ultima volta che l’ho degnato di attenzione era stato per Robogeisha, e avevo spento sfinito dopo 10 minuti secchi. Più o meno in quella scena in cui a un tizio entra un [oggetto contundente che non ricordo] nel culo e, dopo aver urlato fortissimo di dolore, esclama “mi è entrato un [il suddetto oggetto contundente] nel culo! È dolorosissimo!”. Ve lo giuro. Come se fosse stato statisticamente plausibile che quattro secondi prima una percentuale significativa di spettatori si fosse distratta per un attimo e avesse bisogno di sapere esattamente come mai quel tizio stava urlando. Quei momenti in cui pensi che a Noburo Iguchi piuttosto che un film gli faresti organizzare la segnaletica stradale.
Ma ero esagerato io. Pochi film come Dead Sushi, e probabilmente Robogeisha, hanno bisogno delle istruzioni per l’uso per essere apprezzati. Vederlo a mezzanotte, in una sala piena di appassionati pronti a tutto e desiderosi di un finale di giornata spensierato, aiuta davvero a immettersi nello stato d’animo giusto, perché se volessi fare un complimento a Noburo Iguchi gli direi che è la Troma giapponese, mentre se volessi insultarlo gli direi che a) è un deficiente e b) il Neri Parenti giapponese strafatto di allucinogeni.
Dead Sushi si apre però effettivamente alla grande, con Rina Peperina figlia di un filosofo estremista che tratta la creazione dei sushi alla stregua del più severo allenamento di arti marziali, e titoli di testa rock’n’roll che mettono una gran pacca addosso. Poi si ostina a infilare una gag ogni secondo e far recitare tutti quanti con l’esagerazione delle peggiori sitcom, e ovviamente il livello medio è piuttosto basso e certa roba pare scritta da un bambino picchiato in testa. Eppure, in questa storia di sushi mutanti che attaccano un ristorante a gestione famigliare, a qualche tocco non ho potuto fare a meno di esultare: ogni volta che Peperina dà lezioni di sushi; ogni volta che Peperina mena qualcuno/qualcosa; il povero piccolo sushi all’uovo, storicamente sottovalutato in quanto non di pesce, che da mutante diventa buono e impossibilmente tenero, tipo il Gizmo della situazione; una serie di morti splatter particolarmente creative; ogni volta che, in mezzo a CGI degna del TG3 del ’98, appare qualche sano vecchio effetto old school in lattice (opera di Nishimura, ovviamente); la scena in cui un cliente vede la sua manageressa attaccata da sushi mutanti, si prende un minuto per decidere se aiutarla o scappare, e alla fine dichiara “ok, se non le palpo le tette ora non mi ricapiterà più”; mostri di dimensioni sostanziose.
Che vi devo dire: i giappo sono un mondo a parte.
Sperare che Rina Peperina finisca a fare roba del genere – nonostante qua dimostri di adattarcisi alla grande – è un po’ come sperare di vedere Scott Adkins in Scary Movie 5, ma è paradossalmente la produzione più seria a cui ha partecipato finora, e speriamo conti qualcosa. Nel suo futuro al momento c’è Future Fighters, una roba con Ray Park diretta addirittura dal regista del vecchio famigerato lungometraggio animato dei Transformers dell’86, che in confronto alla sua filmografia attuale pare effettivamente un kolossal.
Per Dead Sushi, avete capito le regole: chiamate gli amici, abbondate in alcool, ecc… e vedrete che troverete più di una chicca.
DVD-quote:
“Giapponese”
Nanni Cobretti, i400calci.com
EH
C’è un’interessante scena di sushi killer anche in “Big Tits Zombie”. Ne raccomando la visione ai miei più cari nemici.
Big Tits Zombie fa abbastanza cagare IMHO
Bah, una volta vedersi i film jappo era sinonimo di alternative e saperne a pacchi, te li facevi piacere solo perchè erano stranamente estremi, non li conosceva nessuno e avevano un che di stiloso.
Adesso che l’internet e lo streaming hanno sdoganato tutto non posso fare a meno di dire che si tratta solamente di merda a spruzzissimo.
“Oh i giapponesi sono matti!”
Questo devo tatuarmelo ENORME sulla schiena.
Non posso assolutamente perderlo! *__*
Trash giapponotto vieni a me!