Tempo fa vi avevamo parlato di The Dinosaur Project, un po’ per il LOAL, un po’ perché si era in fotta Jurassic Park dovuta a non ricordo quale motivo, un po’ perché vabbe’, comunque DINOSAURI. Ora che il film l’ho visto posso confermare praticamente tutto quello che di negativo si intuiva da quei pochi secondi di trailer. Visto che dalla visione ho imparato che la gente coinvolta in questo progetto, in particolare lo sceneggiatore e regista Sid Bennett, non ha alcuna idea di come si faccia un film, ho deciso per una volta di fare quello che se la mena e di strutturare la recensione nel modo in cui Bennett avrebbe dovuto strutturare questo aborto. Sai mai che il Nostro non capiti da queste parti e grazie all’abbondante uso di Google Translate non impari qualcosa.
Mi state già segnalando, vi sento, che in un found footage non è necessario mantenere la struttura narrativa classica, perché dallo spunto del materiale video ritrovato non segue necessariamente uno svolgimento lineare della storia, anzi! Stronzate. Quello che dite sarebbe vero se fossimo di fronte a un effettivo FF e non a un film mal girato con le telecamere a mano e in cui i filmati lost and found sono a servizio della sceneggiatura e non viceversa. Purtroppo, non siamo di fronte a un effettivo FF ma et cetera.
Quindi puppate la fava.
Sigla!
httpv://www.youtube.com/watch?v=W0FOZ0-VpcU
ATTO 1
LA RECENSIONE SCRITTA PRIMA DI VEDERE IL FILM
Sid Bennett è un documentarista che fa roba per Discovery Channel. Un presupposto mica male, a parte il dettaglio che tra l’insieme “saper girare un documentario” e l’insieme “saper girare un film” non c’è necessariamente un’intersezione. Ma attenzione! Qual è il modo migliore per aggirare il problema? «Ma diamine, ma girare un found footage/mockumentary che si rifà stilisticamente ai miei lavori per la televisione ma narrativamente al cinema d’intrattenimento!» si è detto Bennett. E così ha frugato senza alcuna vergogna nella sceneggiatura di Jurassic Park per recuperare i concetti di “la paleontologa fregna” e “il paleontologo burbero ma dal cuore d’oro” e frullarli all’interno di una storia razzata senza pudore dal Mondo perduto di Arthur Conan Doyle. Unica differenza: la vicenda si svolge in Congo, il che consente di inserire a forza anche “le scene con i poveri negri stupiti di fronte alla tecnologia di questi bianchi incredibili” e “la Venere nera esperta di folklore locale”. Intorno c’è altro cast, tra cui il figlio del paleontologo, ma potete anche far finta di niente.
Sapete una cosa? Non devo neanche leggere la sinossi per prevedere quello che succederà nel film, e cioè:
1. spedizione in cerca di animali misteriosi che poi si riveleranno essere dinosauri
2. elicottero che precipita proprio in mezzo alla valle dei lucertoli preistorici
3. ???
4. profit
Uuuh, che stupore, le cose vanno esattamente così! Solo che, visto che stiamo parlando di un FF e non di un filmone d’avventura dal respiro epico, i dinosauri sono pochi, sono piccoli, spesso non sono dinosauri e quasi sempre si vedono in sequenze rapide, confuse, mal montate ma con una definizione sorprendentemente elevata per essere il risultato di un lavoro di montaggio di materiale video girato con impressionante dedizione al lavoro dalla crew televisiva che segue le avventurone del Nostro Amico Paleontologo.
Voglio dire che avete già capito: The Dinosaur Project è un found footage da quattro soldi, con tutti i difetti dei prodotti del genere fatti da incompetenti.
ATTO 2
LA RECENSIONE SCRITTA MENTRE STAVO GUARDANDO IL FILM
The Dinosaur Project è un found footage da quattro soldi, con tutti i difetti dei prodotti del genere fatti da incompetenti.
Lunghi momenti morti di “personaggio che parla da solo per raccontarsi” – l’approfondimento psicologico!, sicuramente irrinunciabile in un film sui fottuti dinosauri africani.
Inquadrature studiatissime ma fatte passare per casuali – perché ci dovrebbe essere uno della troupe televisiva che riprende il decollo dell’elicottero e le reazioni della gente del posto all’evento DA TERRA? Poi rimane lì in mezzo al nulla con una telecamera da 150.000$ in attesa che gli altri tornino?
Presunzione che io accetti acriticamente l’idea che i mostri feroci carnivori incazzati del film possano avere un senso scenico innato tale da organizzare coreografiche sortite proprio di fronte alle telecamere – UUUUH GUARDA, proprio mentre stavamo riprendendo questo pezzetto di nulla il piccolo Velociraptor è passato davanti alla telecamera mostrando solo la coda e un artiglio!
Dite quello che volete, ma quando queste cose le faceva The Blair Witch Project era per ingenuità, non per trascuratezza né con l’intento di ridurre uno stile potenzialmente interessante al minimo comune denominatore tra il film stesso e LAMMÈRDA.
C’è poi un’altra minuzia che mi fa impazzire – in negativo – nella maggior parte dei found footage degli ultimi anni, e che The Dinosaur Project illustra al meglio: gli stacchi di montaggio avvengono solo tra una scena e l’altra, a tratti con effetti comici. Esempio: l’elicottero precipita, la telecamera si spegne, dieci secondi di buio, si accende un’altra telecamera su di loro a terra sopravvissuti allo schianto. Il presunto montatore non poteva eliminare quel buio, in nome dello spirito documentaristico?
All’interno della stessa scena, d’altra parte, cinque, dieci, venti cambi d’inquadratura, moltiplicati ed esplosi grazie alla scusa «eh ma tutti stavano riprendendo, abbiamo n telecamere accese contemporaneamente».
Riassunto: la stessa persona che ha rimontato questo supposto ritrovato materiale video si è presa la briga di fare del cinema all’interno di ogni sequenza, e pure tra una sequenza e l’altra, con pause e inquadrature a effetto.
Già. Va proprio così, nella vita vera.
Il tutto perché non mi va di parlare della fotografia posticcia («Eh ma sono telecamere superHD!») e delle scene senza i dinosauri, che nella migliore delle ipotesi sembrano uscite da uno di quei reality inglesi sui tizi che vanno nelle case infestate dai fantasmi e nella peggiore sono riprese statiche con una normalissima inquadratura con Parkinson-cam – che tra l’altro per pulizia e precisione potrebbe essere uscita da un thriller alla Bourne.
E sapete perché non mi va di parlare della fotografia et cetera?
Perché The Dinosaur Project, oltre al fatto che è un film da evitare, mi fa pure incazzare.
Perché quando parla del soggetto che tratta – I DINOSAURI DIOCRISTO, mica il rapporto clandestino tra un barista di Buccinasco e una salumiera ucraina che vive a Baggio in un monolocale occupato – lo fa con un certo rispetto e cura dei contenuti. Niente di eccezionale, niente lezioni di genetica alla Jurassic Park per intenderci, e le incongruenze che emergevano già dal trailer rimangono; ma qui e là spuntano anche piccoli e scientificamente corretti pezzi di paleozoologia, con accenni al comportamento di plesiosauri e pliosauri e pure alla loro collocazione nel record fossile.
«Dio bon!» esclamo quindi io citando il mio mai troppo compianto nonno. «Ma allora ci tenete alle cose che raccontate! Ma allora non scrivete a cazzo, visto che persino il modo in cui viene ritratto il personaggio della paleo-superstar protagonista del film è coerente e interessanteinteressante!». E allora perché quella CGI indecente, proseguo con malcelato livore, perché questi luoghi comuni che mi stanno bene in Viaggio nell’isola misteriosa (trivia: il ragazzino figlio del paleofico è il sosia sfigato di Josh Hutcherson), perché indecenze logiche come “la crew continua a riprendere con glaciale freddezza anche dopo l’incidente di elicottero che vi ha scaraventati tutti nel mezzo della giungla abitata dai FOTTUTI DINOSAURI”?
Perché, soprattutto, questa totale mancanza di personalità tanto che il vostro film sembra un collage di scene prese da ogni cazzo di FF uscito negli ultimi dieci anni con una particolare attenzione al recentissimo The River?
Perché avete deciso di farmi incazzare.
ATTO 3
LA RECENSIONE SCRITTA DOPO AVER VISTO IL FILM
Allora:
1. vaffanculo Sid Bennett.
2. vaffanculo Casa di Produzione.
3. vaffanculo Attori del Film.
Ho provato a voler bene a The Dinosaur Project. I primi venti minuti, nella loro completa inanità, mi hanno quasi scaldato il cuore. Mi sento a casa, dicevo, qui c’è gente che parla del nulla con aria annoiata nell’attesa spasmodica che arrivino i primi dinosauri, È PROPRIO QUELLO CHE SENTO IO ORA DENTRO DI ME, e vedrà poi signora mia che dinosauri che arrivano, vedrà che tutto questo nulla è funzionale, vedrà che manco per il cazzo, perché se c’è una frase che descrive questo film meglio di qualunque altra è:
ESTINZIONE PER MEZZO DI:
METEORITE IN TESTA
DVD-quote suggerita:
«A un certo punto finisce»
(Carlo Certopunto, www.bicchierimezzipieni.it)«A un certo punto inizia»
(Giuseppe Inizia, www.bicchierimezzivuoti.it)«All’Ipercoop hanno una doppio malto artigianale italiana che è una bomba»
(Stanlio Kubrick, www.i400calci.com. Occasionalmente collabora anche con www.comefarselapassare.it)
Bennett, aveva la pressione troppo alta…
inanità?
Don’t cry, Stanlio…
La sigla è bellissima.
The River è la merda.
questo film è talmente terribile che è riuscito a fare addirittura il record negativo di risposte…
voglio bene ai 400 calci perchè affronta questi film al posto mio. grazie. sempre.