The Curse of Miike: ESPIATION
Capitolo secondo
“Miike?”
“Nanni dimmi”
“Come va nel Tartaro?”
“Al solito, si mangia sterco rovente, si viene martoriati da insetti disgustosi, ci si può connettere solo a siti porno giapponesi con film censurati e l’igiene orale latita”.
“Chiederò che per i porno ti venga dato un modem 56k. Devi soffrire Miike”
Un buffering solca con le unghie l’anima penitente di Miike
“Ah… ci sarebbe questo The Devil’s Business. Era al FrighFest e io non l’ho visto, Casanova non lo vuole fare, Quantum ha detto che piuttosto guarda sua nonna fare il bidet. È tuo”.
“Nanni?
“Dimmi”
“Soffro tanto”
“Vedrai adesso…”
SIGLA
Sono un regista horror. Voglio girare un film horror. Mi metto con la macchina da presa in spalla e inizio a pensare: a quale autore mi posso ispirare? Barker. King. Carrol. Carrol. King. Barker. Carrol. Barker. King. King. Barker. Carrol. King. Kingbarker. Barkerking. Burger King. Patate a spicchio. Senza le salse grazie. La Coca Light per favore.
Sì perché di “autori”, di maestri della penna, di soggetti “altri” al mondo del cinema che possano ispirare un “tipo” di messa in scena orrorifico, ecco, ce ne sono pochini. E tutti esplicitamente, smutandatamente, autori di genere.
Sì tu, lì in fondo, è inutile che continui a pronunciare “Buzzati, Dino Buzzati…”. Lo so. Anche Dino Buzzati.
Andiamo avanti.
Potete quindi capire con quale estremo barzottismo ho appreso come, alla base di The Devil’s Business, non ci fosse altri che una trama ispirata da Harold Pinter. Harold Pinter. Sapete cosa succede quando uno pronuncia il nome Harold Pinter? Succede che a Giuseppe Battiston gli si stringe lo scroto di colpo.
No davvero.
Io scrivo Harold Pinter e il sacchettino delle palle di Battiston diventa più piccolo. Ma tanto eh. Gli manca il fiato per mezz’ora. È costretto a guardare le repliche di un programma della Bignardi per riprendersi.
Se non conoscete, o non avete letto, niente di Pinter dovete sapere che è un autore teatrale di una complessità devastante. Tutti i personaggi di Pinter hanno almeno quattro strati di personalità a cui si aggiungono le finzioni, gli inganni, le reticenze scatenate da quello che accade in scena.
E così voi credete che lì ci siano tre attori in una stanza, ma quello che state vedendo è un kolossal con Gordon Levitt, Philip Seymour Hoffman, Bill Murray, Bruce Willis e tutto il cucuzzaro impegnati a interpretare parti difficilissime. Roba che Carnage di Polanski sembra lo scontro finale tra Ken e Raoul.
Ora. Tu. Mi. Fai. Un horror. Partendo da Pinter. (Scusa Battiston, non lo faccio più)
E ok.
Lo fai così, con tanti dialoghi, creando l’humus ideale allo psicodramma, e lo fai così perché non hai soldi. E quindi punti sulla qualità. Sul dialogo. Sciò agli effettoni beceri. Largo alle idee, alle sensazioni, all’inquietudine che avanza rapida come un cavaliere scheletrico nelle lande desolate avvolte dalla bruma inglese.
E ok.
Riduci al minimo gli attori e li prendi tra quelli che sanno fare gli attori. Cioè gente brava. Cioè gente capace. Cioè gente che non urla a cazzodicane ma dosa le emozioni attraverso l’arte del corrugar la fronte.
Allora dillo: ti vuoi far strapazzare di coccole. Quello che ti esce non è un film, è un Furby. E noi a darti le carezzine sulla testa, a strufognarti le gote rosse, a volerti bene perché sì. È così. Tutto bello, tutto divertente, tutto straordinariamente in MI minore. E la critica sburra va in delirio.
Ora: cosa può non funzionare in questo idillio di autorialità? Cosa?
Semplice: Il morbo di Gondry.
Dicesi Morbo di Gondry quella sindrome che colpisce un regista nel momento in cui anziché voler fare film grossi, impegnativi, esplosivi, roba da far cappottare le signorine di buona famiglia sugli spalti per il livello di intensità emotiva raggiunta negli acuti, ecco, quel regista decide di fare “un film piccolino, intimino, dolcino, puccipù”. Sappiate peraltro che il Morbo di Gondry è estremamente contagioso e invasivo. Per dire: da quando l’ha contratto, Jim Carrey ha smesso di fare le facce e ha iniziato a fare le faccette. Ci rendiamo conto di cosa questo significhi vero?
Ecco, il morbo di Gondry ha colpito anche Sean Hogan. E infatti The Devil’s Business sta all’horror come Eternal Sunshine of The Spotless Mind sta alla fantascienza. Sì, perché -se non ve ne siete accorti- Eternal Sunshine of the bla bla bla è un film di fantascienza. Ma c’entra con la fantascienza? Ditemelo voi…
ATTENZIONE SPOILER!
Nei 76 minuti rosicatissimi di questa pellicola quello a cui assistiamo sono sostanzialmente due dialoghi. Il primo, quello tra Pinner e Cully, killer prezzolati che si appostano a casa della loro vittima in attesa che rientri. Il secondo tra Pinner e Kist, la vittima di cui sopra, soggetto dedito alle pratiche esoteriche che sopravvive -proprio grazie alle pratiche esoteriche- alla sua morte per mano di Pinner. E poi fa brutto. Sappiate però che “il fare brutto” si limita all’apparizione di una creatura dal makeup improponibile che, deus ex machina, chiude la storia in modo brutale. Il resto sono parole. Parole. Parole.
E qui arriva lo psicodramma, racchiuso nella storia raccontata da Pinner -uno straordinario Billy Clarke dalla schizoide mimica facciale- che lega tutto il film. Una lenta narrazione che vive di campi/controcampi e qualche interruzione. Il resto è nulla. Anzi. Parole. Parole. La più brutta Steady Cam degli ultimi 150 anni. Parole. Parole. Parole. Caramelle? Non le voglio più.
FINE SPOILER
È quindi un brutto film The Devil’s Business? No, assolutamente. Sottopelle corre il talento di Hogan, si sente che c’è del buono, ma tutto viene schiacciato dal basso profilo e dalla voglia di sedare il divertimento sotto le coltri pannose del “non siam qui a far resuscitare i morti”.
Contiene poco Satana.
DVD-Quote suggerita
Non è un film, è un Furby.
Bongiorno Miike, www.i400calci.com
Aspe, ma il Furby è una citazione da Lunar Park? Da chi se ne intende di King et similia, qualcuno mi spiega cosa Ellis ha fatto di buono in quel libro, a parte un omage senza infamia e senza lode?
Withered Eye: http://it.wikipedia.org/wiki/Furby
Ellis in Lunar Park ha creato l’ennesima finzione finalizzata alla costruzione del suo universo (oltre che a creare un discretissimo thriller).
L’opera di Ellis verrà apprezzata solamente quando metterà il punto fine al suo ultimo libro. Solo allora ne si capirà la maestosa portata.
Dalla descrizione questo mi attira assai più di film contenenti stupri, sevizie e torture a povere donne.
PS C’è qualcosa di più odioso di quello che chiede “Ma… Quel Tal Film non me lo recensite?” Per cui: ma, “Cogan” e “Le belve” non me li recensite?
@tommaso: te lo giuro, non è perché ti odiamo ma no, non credo che recensiremo nessuno dei due. Mi sono stati descritti in un modo che mi hanno fatto capire che non è roba nostra e che, soprattutto, non sono un gran ché. E allora piuttosto questo: non sarà nei nostri parametri classici, ma è una potenziale chicca non strombazzata da nessuno.
Ah ok, per “Cogan” lo immaginavo, ma l’ultimo Stone mi sembrava davvero materia vostra… ha pure indignato quelli di Repubblica ;-)
@tommaso: no è che davvero ti odiamo.
Quoto ogni parola di Miike su ellis e lunar,
Nonostante la recensione il film continua ad attirarni sono forse malato ?
@Nanni
Su excision non avete scuse
bravo miike!!
@tommaso: il problema dell’ultimo Stone è, soprattutto, che è un film mediocre. E le cose “scandalose” (= Blake Lively al centro di un threesome) fanno star male giusto quelli di Repubblica. È un film con il pilota automaticissimo, ma il pilota automatico di Oliver Stone necessariamente comprende colori saturi, montaggio frenetico, gente sopra le righe, casino narrativo, testosterone registico e insomma lo sai. E poco di quello che ci interessa davvero.
Piuttosto Cogan, se ti capita: è un film divertente e ben girato, con l’unico difetto non tanto di essere sciocco, quanto di diventarlo tutte le volte che prova a convincerti di non esserlo.
@KuroFawa: vi attira solamente perché è un film ch potreste vedere con un’ipotetica donna al vostro fianco e dire “Visto? I film horror sono anche questo. Psicologia. Introspezione. E ora limoniamo.”
@Big: grazie! (per cosa?)
le tue recensioni sono sempre gajarde…il tartaro è un posto meglio da quando ci sei tu
ma se domani devo uscire per la prima volta con una ragazza e la porto al cinema, meglio Cogan o Le Belve?
Ho letto tutti i romanzi di Winslow tranne questo, però dal trailer mi sembra un buon film da vedere con una ragazza
@BigZo: devi chiedere a Stanlio. È lui che porta le ragazze al cinema.
come sarebbe a dire lE ragazzE??
cmq magari non mi è venuta voglia di vedere il film, ma di sicuro mi è venuta voglia di cercare la discografia dei Proxima Centauri..
@ Miike
C’ha ragione BigZo. Questa tua ultima, è da cappottarsi.
Me la scrivi una paginetta di “Harold Pinter”?
@BigZo: Se la ragazza è una fan di Winslow portala a vedere Cogan (non so quello cinematografico, ma Le Belve versione cartacea è una delusione su ogni fronte).
@Nikita: sì. Lui le porta al cinema e poi le ridà ai fidanzati che intanto guardano le partite di calcio.
@Steven: che devo fare?
@Kurofawa: Excision qua esce al cinema la prossima settimana
tempo fa vi proposi the Oregonian, che mi sembrava addirittura girato di proposito per farvelo recensire (sareste davvero gli unici in grado di scrivere qualcosa di interessante sul film – che peraltro secondo me è pure un ottimo film).
la gag sul Furby rende inutile qualsiasi altra gag per i prossimi due anni. capolavoro.
Mi assumo questa responsabilità: tra Cogan e Le belve piuttosto Cogan, se proprio.
Ah, quindi da oggi le verginelle si portano al cinema? Mica prima era consuetudine soltanto torturarle in scantinati pieni di turpe?
io ero orientato verso le belve, perchè forse contiene più scene che possono stuzzicare e stimolare la verginella per il postcinema. Ma se il maestro mi dice Cogan, Cogan sia. Brad Pitt nun te temo.
@Jul effettivamente il buon vecchio Winslow si sta distaccando sempre di più dallo stile de “Il potere del cane”, per questo le belve versione cartacea non l ho mai comprato
@BigZo: in effetti Del Toro arrapa, ma non sottovalutare lo stimolo che può fornire Brad Pitt in giacca di pelle.
Excision è una figata. Ed è roba vostra. Questo “Satana” si recupera anche se il “Poco Satana” fa intristire. Per quel fattore li toccherà aspettare il nuovo Zombie.
@ Nanni
Boss io avevo mandato il video della sigla a Miike per farlo soffrire di più ma a lui poi è piaciuto, non è colpa mia… Le mie intenzioni erano buone!
E’ uno dei film che ho preferito l’anno scorso al Ravenna Nightmare; mi ha fatto cacare sotto dal primo all’ultimo minuto. Come ha detto Miike, il problema è il “basso profilo”. Parte piano, calibra tutto molto bene, passa in terza, ingrana la quarta nella parte centrale e rallenta bruscamente alla fine. L’atmosfera e l’inquietudine ci sono tutte, le trovate pure e ok che non ci hai i soldini, ma per un po’ di sano degheio e finta emoglobina non ci vuole Fort Knox…