Mettetevi comodi per i prossimi cinque minuti, che oggi si parla di una persona per cui so già che inizierete a battere il piedino tutti nervosi e con la voglia di prendere la sua testa o la mia e sbatterla violentemente sulla scrivania. Oggi si parla di Darren Lynn Bousman, quell’uomo la cui velleità d’autore è inversamente proporzionale alla qualità dei film che si scrive.
Andando con ordine, la carriera di Bousman sceneggiatore (e mi concentro su questo) comincia relativamente bene: co-sceneggia Saw II insieme a Leigh Whannell, autore del soggetto originale di Saw (in principio era un cortometraggio) e della sceneggiatura del primo film, finendo per tirare fuori un sequel piuttosto naturale e sensato da una saga che per i miei gusti poteva pure finire lì: il lavoro è egregio, il film funziona e alla regia Bousman se la cava benissimo, ma avendo Whannell pensato alla storia del primo Saw con l’intenzione di farne un sequel penso che i meriti della storia vadano tutti a lui e che Bousman abbia solo aiutato a scrivere le scene di tortura e magari qualche dialogo. Sicuramente della sua incapacità a scrivere cose sensate i produttori dei successivi due Saw se ne sono accorti e lo hanno lasciato molto giustamente dietro la macchina da presa, facendo fare ad altri quello che lui non sa fare. Da qui e fino all’anno scorso va tutto bene: gira ma non scrive Repo! The Genetic Opera, una roba piena di sangue che non mi è piaciuta ma i cui meriti comprendo, e Mother’s Day, ottimo e sensato remake del classico Troma scritto da tal Scott Milam, un apparentemente bravo sconosciuto con cui Bousman tornerà a farsi vedere l’anno prossimo con Ninety e di cui io, sinceramente, sono molto curioso. In entrambi i casi, comunque, la cosa evidente è che a direzione data Bousman sa fare il proprio lavoro e sa farlo bene, sa tirare fuori le palle nei momenti giusti e sa tirare fuori le idee quando serve. Poi il dramma: l’uomo decide che fare il regista e basta non gli va più, vuole essere considerato autore, vuole avere tutto il merito. Decide di scriversi un paio di film, decide di scriversi 11-11-11 ed il risultato è talmente pessimo che la sua reputazione ora, nel 2012, è quella del più coglione regista dell’orrore in circolazione, una roba che quest’ultimo film, The Barrens, sempre scritto da solo, è praticamente uscito solo in DVD perché dopo 11-11-11 al cinema non lo vuole più nessuno. Una carriera che aveva preso la quasi giusta direzione mandata a puttane da una presunzione così grossa da non fargli capire che quelle storie e quel modo di raccontarle interessano solo a lui e ai suoi fan, ammesso che ne abbia.
The Barrens vorrebbe parlare del Jersey Devil, creatura leggendaria che secondo il folklore americano abiterebbe le Pine Barrens, vaste pinete nel New Jersey del sud: le leggende variano un po’ e quella data nel film è diversa da altre trovate in rete ma, molto generalmente, il diavolo del Jersey è il 13esimo figlio di Mother Leeds, una poveraccia tutt’altro che barren (sterile) odiata da tutti che non poteva permettersi nemmeno una dozzina di preservativi e forse anche una strega ma il film dice di no, quindi Bousman dice di no, quindi forse era effettivamente una strega. Nacque con zoccoli e testa di cavallo, ali da pipistrello e corpo da canguro (ma alcuni dicono che no – è nato normale e mostro lo è diventato dopo) e chiaramente, crescendo, è diventato così brutto che la gente s’è un po’ impressionata e c’ha tirato su tutta la leggenda e Bruce Springsteen ci ha scritto una canzone per Halloween. Solitamente si ciba di qualsiasi cosa si muova e abbia delle budella e solitamente butta le vittime in mezzo alla strada per far sbandare i turisti. L’importante, ricordate, è avere del senso dell’umorismo, anche se si è dei mostri leggendari.
Ho detto “vorrebbe parlare” perché la premessa sarebbe “LA TERRIFICANTE LEGGENDA È VIVA” ma poi altro non è che un pretesto per far finire il film con un po’ di CGI e tanto amaro in bocca quando la trama, quella vera, è riassumibile in “Stephen Moyer va in campeggio con la sua stupida famiglia e sbrocca”. Seriamente, Darren: ma chi cazzo se ne frega.
La stupidità della sceneggiatura sta tutta sul suo basarsi su di un unico assunto: Stephen Moyer (che ci prova tantissimo a tirar fuori un’interpratezione alla Jack Nicholson in Shining ma ci riesce pochissimo) è il maschio alfa e nessuno può dirgli cosa fare e quindi, al campeggio, nessuno osa dirgli “andiamo via” anche se inizia a star male dopo cinque minuti. Il fallocentrismo è tale che la moglie (Mia Kirshner) non fa altro che assecondare le sue richieste da folle allucinato e nell’unico momento in cui sembra voler prendere in mano la situazione ci si mette il montaggio a fare il misogino. La scena va esattamente così: la moglie ha il cellulare in mano, dice “ora chiamo i soccorsi” e con l’abilità di un ninja la scena stacca su tutt’altro e del suo chiamare i soccorsi neanche l’ombr; li chiama dopo mezz’ora di film e dopo essersi dimenticata di averlo detto quando ancora c’era il sole, e di problemi di continuità del genere il film è pieno. Non c’è una cosa che finisca dove sta andando, proprio come il film stesso che per tutto il tempo va nella direzione “l’uomo è pazzo” è finisce con un “GNE GNE GNE non ve l’aspettavate EH!?”. Poi c’è anche quella cosa bellissima che è il telefoninofobia di Stephen Moyer: ogni volta che suona un telefonino lui a) guarda malissimo chiunque b) caccia il telefonino nel bosco c) inizia ad urlare dicendo che erano meglio le cabine telefoniche. Dovrebbero essere un modo sottile per dirci che quando lui andava in campeggio con papà non c’erano telefonini e si stava più sereni, ma chiaramente Bousman è scemo e non sa scrivere un cazzo di niente e non si è reso conto che tutto questo è di un esilarante senza senso. È tipo un mago quando si tratta di fare della comicità involontaria.
Vorrei tanto prendere Bousman in un angolino e dirgli che per scrivere delle storie ci vogliono almeno un paio di idee chiare e solitamente una di queste dovrebbe essere la fine o quanto meno il soggetto generale, non è che se ti sballa una cosa devi scriverne per forza ciccio, non è che ti veniamo lì a grattuggiare i maroni se non lo fai, non è che se non ci dici la tua su ogni cazzo di leggenda col diavolo di mezzo ci offendiamo eh.
L’unica cosa buona di tutto il film è la fotografia: è girato in 16mm e la resa è tanto figa quanto sprecata, per il resto la regia potrebbe pure oscillare tra il mediocre e il buono ma la storia raccontata è talmente inutile e noiosa che non ne esce bene lo stesso. Mi ero illuso che fosse un film discreto leggendo pareri positivi qua e là e pensando che forse a ‘sto giro il nostro amico avesse azzeccato qualcosa, ma l’unica cosa riuscita con chiarezza e lucidità è l’averci comunicato una verità dalla sacrosanta inopinabilità che tutti noi già conoscevamo e che, semplicemente, del film ne è la morale: campeggiare è una merda.
DVD-quote:
“Un illuminante film di merda sul campeggiare.”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
Sara’ che ieri notte mi sono visto per il ciclo Hallowscream quel capolavoro di Hellraiser : revelations…che e’ veramente una MERDA IMMONDA…io a questo The Barrens una botta gliela darei…
e non ti dico quello che ho visto io sul campeggio. una coppia in crisi su di una spiaggia deserta tra dugonghi morti che si spostano da soli, furgoni hippy affondati con dentro bambine morte, e morti brutte sotto il camion per finale.
come cavolo si fa a finanziare certe porcate rimarrà sempre un mistero per me…
Fammi capire: questi qua avevano per le mani Mia Kirshner e la usano come fosse Shelley Duvall?
Di Mia Kirshner io ricordo sempre con piacere il ruolo della sorella incestuosa lesbica ninfomane in Non è un’altra stupida commedia americana.
Per dire del cv.
Caption alternativa per l’immagine finale:
La Quechua 2 secondi può essere pericolosa.
Mi chiedo, ma quando propongono ai produttori roba triste come questo o 11-11-11 come li convincono? “Uè c’ho qua in testa un bel film di merda per far annoiare la gente. Lo giriamo? Producete?” “Si, subito”
Io lavoro in un campeggio. Confermo. Campeggiare è una merda.
X me sei un coglione, parli manco fossi sto cazzo…
Fai anche errori di considerazione del film perchè l’unico problema che aveva con i telefoni i ed il mondo intero era dato dalla malattia della rabbia che progrediva;
Questo in concomitanza della strage che faceva sto diavolo…
(Non credo che voleva comunicare allo spettatore lo schifo dello smartphone di oggi)….
Ti dico di piu, non sono sicuramente esperto di film, ma questo lo ritengo decente rispetto a tanti altri film horror sopravvalutati.
Scusa ma ho dovuto rispondere perchè mentre leggevo la tua critica mi immaginavo la tua figura: nerd grasso, senza vita sociale e pieno di collera, e niente mi faceva ridere!!!
Ciao Andrea.
X me sei un coglione, parli manco fossi sto cazzo…
Fai anche errori di considerazione del film perchè l’unico problema che aveva con i telefonini (ed il mondo intero) era dato dalla malattia della rabbia che progrediva;
Questo in concomitanza della strage che faceva sto diavolo…
(Non credo che voleva comunicare allo spettatore lo schifo dello smartphone di oggi)….
Ti dico di piu, non sono sicuramente esperto di film, ma questo lo ritengo decente rispetto a tanti altri film horror sopravvalutati.
Scusa ma ho dovuto rispondere perchè mentre leggevo la tua critica mi immaginavo la tua figura: nerd grasso, senza vita sociale e pieno di collera, e niente mi faceva ridere!!!
Ciao Andrea.
che il film sia debole ed in alcuni punti mal sviluppato puo’ essere vero ma tutto quest’astio verso un regista non lo concepisco proprio,Ci sono pellicole ed “autori” molto peggiori…..
Film ridicolo