Ciao amici, quanto tempo, state bene? Lo spero, perché altrimenti qui non mi legge nessuno e mi metto a piangere e non ne ho mica tanta voglia. Fatemi dire una cosa, una cosa come piace a me, ché sta finendo il 2012 e ci vogliono opinioni forti per portare a casa un anno intero di film, film e altri film: gli zombi mi hanno un po’ rotto il cazzo, e secondo me pure ad alcuno di voi. Per carità, sono belli, cannibali, gore e mortali; sono la fidanzata perfetta – puzza a parte, ma forse tra di voi c’è chi si accontenta – ma con quel difetto della fidanzata perfetta che alla lunga caga il cazzo, perché gli si può dire quello che si vuole ma alla fine gli zombi restano zombi e che abbiano iniziato a correre o meno non fanno nulla di più di quelli di Romero, vecchi di 44 anni, e a dirla tutta fanno pure meno metafora sociale, e paura. Il problema non sono tanto loro quanto il loro utilizzo, ma è pure una banalità e non credo che debba venire io a dirvelo: se l’approccio di Romero era quello di partire da un soggetto e solo dopo scriverci degli zombi sopra dentro e sotto l’approccio moderno è, solitamente, quello del OMG ZOMBI voglio fare un film con gli zombi prendiamo degli zombi poi il soggetto si scrive da sé mica c’è di bisogno di saper scrivere un film quando OMG ZOMBI basta cagarci dentro una ratio zombi-uomo di 20 a 1 e il film è scritto. Volendo essere realistici tutto questo è fin troppo elaborato visto che, molto più probabilmente, il discorso è un mero “zombi! soldi! fico!” e fine. Ora, non sto dicendo che tutti debbano essere Romero e fare le cose fighe come le faceva, e ogni tanto fa, lui, ma magari metterci dell’impegno nello scrivere un soggetto vero, ecco, magari sì. Trecento parole banali per dirvi una sola cosa: Cockneys vs Zombies è il film che per quest’anno ha salvato il genere dalla completa rottura di cazzo. È tipo l’unica commedia con gli zombi che non vuole fare Shaun of the Dead e riesce a far ridere molto comunque senza mai cadere nella parodia e nel banale; è quel miracolo divino che ti fa dire grazie d’esistere agli inglesi, agli zombi e grazie ad Alan Ford per le parolacce.
Magari “miracolo divino” è un po’ un parolone; ci sono stati altri film più degni di questo titolo, quelle cose tipo Tucker & Dale vs Evil che ti fanno davvero aprire gli occhi e credere che il mondo potrà finalmente essere migliore d’ora in poi, però, però, Cockneys vs Zombies fa quella cosa lì che oggi pare essere diventata una rarità: si approccia al genere con modestia, senza alcuna pretesa di essere il film con gli zombi più divertente del pianeta e senza cercare di fare la storia del cinema spacciandosi per chissà quale innovazione di genere. Non fa nulla di veramente nuovo ma spinge sui cliché del caso con dell’ironia che, forse, non avevo mai visto in un film di zombi; nello specifico, questo è un film di zombi in cui i protagonisti sanno cosa sono gli zombi, pure i vecchiacci internati nella casa di riposo lo sanno, e quei vecchiacci siamo noi da vecchi che passiamo le giornate al bar a parlare di quando l’horror era una figata. Non voglio dire che sia il primo film a tirare fuori una cosa del genere e sono abbastanza sicuro che ce ne siano stati altri prima (tipo: ho visto Shaun of the Dead troppo tempo fa per ricordarmene adeguatamente ma forse lì succedeva) ma sicuramente è il primo in cui l’ho notato e che mi ha fatto pensare “cazzo, finalmente”. Frasi come “devi colpirli alla testa, coglione, lo sanno tutti” o “certo che sono lenti, coglione, sono dei cazzo di zombi, mica jamaicani”, che potrebbero essere mere parafrasi dei discorsi effettivi, io non le avevo ancora sentite e si basano su un’ironia semplice ma furba e sottovalutata. Ricordo quando un paio d’anni fa iniziai a guardare The Walking Dead: nel pilota il capo dei cretini Rick, conscio dell’epidemia, prende un cazzo di cavallo ed entra in città. Entra ad ATLANTA con UN CAZZO DI CAVALLO durante UN’EPIDEMIA ZOMBI finendo NELLA MERDA stupendosene pure, e io ero lì che mi chiedevo perché nel duemilacazzodidieci non esistesse un’opera in cui i protagonisti affrontassero gli zombi con cognizione di causa e un minimo di cervello, ché lo stupore del protagonista davanti allo zombi ci stava benissimo quando lo stupore era lo stesso dello spettatore e ci stava bene quando lo spettatore, pur abituato, poteva ancora aspettarsi qualcosa di inedito, ma dopo un po’ la cosa è diventata vecchia. Alla fine ho, e forse abbiamo, dovuto aspettare solo due anni per un film del genere (anche per avere una stagione meritevole di The Walking Dead tra l’altro – finisce che il 2012 verrà ricordato come l’anno in cui gli zombi sono tornati a fare qualcosa di buono) ed era anche un po’ l’ora.
So benissimo che al momento mi state immaginando come il classico tipo che alla feste spaventa le ragazze facendo discorsi che non interessano a nessuno, tipo Scott Pilgrim che ci prova Ramona donna della vita Flowers con la differenza che poi lei gliela da, e state immaginando bene. Comunque:
Cockneys vs Zombies (per chi non lo sapesse: i cockney sono quei londinesi proletari che vivono nell’Est End della città e parlano il cockney, dialetto londinese che consiste nel mangiarsi più parole possibili e dire parolacce) è girato da tal Matthias Hoene, segnatevelo che poi quando diventa un grosso potete dire agli amici che lo sapevate già, che ogni tanto sembra volersi credere Guy Ritchie ma con pacatezza e scritto da un ignoto Lucas Roche e da un po’ più navigato James Moran (The Fires of Pompeii di Doctor Who e qualche episodio di Torchwood). I tre fanno tutti un ottimo lavoro, soprattutto gli sceneggiatori che a tratti sembrano vogliano fare i Martin McDonagh dei poveri, e si portano a casa il “Jean-Claude Van Gogh seal of approval” che può o non può valere un cazzo, dipende se vi frega il cazzo di quel che scrivo. La trama è una roba sempliciona: due fratelli devono rapinare una banca per salvare la casa di riposo dove sta il nonno, si fanno aiutare da altri regaz e nel frattempo esplode l’epidemia, i vecchi restano bloccati e i regaz cercano di recuperarli. Tutto si svolge molto linearmente e va da tutte le parti in cui dovrebbe andare, cosa che, come detto prima, è un bene: quello che non rischiano prendendo direzioni eccentriche lo recuperano buttando tutto su una sottile ironia e dell’umorismo inglese che molto spesso sfociano nell’immorale con una leggerezza tale che pare tutto normalissimo e, quindi, bellissimo. Il gruppo di regaz è composto da attori visti perlopiù nella tv (le uniche facce un po’ più note sono quelle di Harry Treadaway e Michelle Ryan) mentre tra i vecchi abbiamo il già citato Alan Ford che tira più cristi che verbi e l’ottantenne Honor Blackman aka quella topa di PUSSY GALORE in Goldfinger. Purtroppo topa non lo è più ma i gerontofili in ascolto saranno molto contenti. Ovviamente a regalare alcune delle scene più esilaranti sono loro, i vecchi, che, tra sedie a rotelle e ossa anchilosate, ci rendono partecipi anche di uno dei più lenti inseguimenti della storia del cinema, ma questo non vuol dire che anche i regaz non regalino perle, visto che per la maggior del tempo i cinque sembrano veramente usciti dal fuori luogo di Lock & Stock: sono rapinatori improvvisati che devono affrontare un’invasione di zombi, cosa mai dovremmo aspettarci. L’unico vero difetto sta nella violenza mostrata fuori campo in certi momenti in cui il fuori campo è L’ERESIA. Succede solo un paio di volte, per fortuna, ma sono un paio di volte che fanno salire il nervoso perché uno zombi decapitato con una vanga lo vogliono vedere pure le suore e invece dobbiamo accontentarci di una prospettiva infame. Visto che stiamo facendo punte al cazzo vi dirò anche che forse a ingranare ci mette un po’ e una decina di minuti un po’ statici in mezzo potevano benissimo essere tolti ma non appena i due gruppi si incontrano il ritmo sale così tanto che sembra non smettano mai più di sparare e, alla fine, il risultato è un numero di proiettili usati indecente, una serie di fuck da far impallidire In Bruges, un numero di zombi uccisi che supera la centinaia e un infante zombi preso a calci. Tutto questo ridendo pure, e venitemi a dire che volete di più.
DVD-quote:
“Un film con zombi che SERVE.”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
BONUS: un gif tanto bella quanto immorale. L’infante è zombi, non chiamate il Moige.
Se avessi messo anche solo la gif mi sarebbe comunque venuta voglia di vederlo questo film. E comunque se il tuo “seal of approval” è come quello di Marshall Eriksen stiamo freschi…
mamma, lo zombimbo calciato mi fa venire in mente i bei tempi di “Braindead”, quando Jackson ancora ci credeva duro…
Grazie per la rece!
“È tipo l’unica commedia con gli zombi che non vuole fare Shaun of the Dead e riesce a far ridere”
Carissimo, hai dimenticato Zombieland… ma il film sei riuscito a vendermelo eh :)
Fantastico! Non conoscevo questo film, ergo ti ringrazio per la segnalazione :)
@Sergio
Zombieland raggiunge, a mio parere, un livello formidabile. Quindi appoggio. Tempo fa avevo visto, forse nel trailer, l’inseguimento lento è già m’ero ammazzato dalle risate. Aspetto voglioso l’uscita…
PS a me Shaun of the dead m’aveva deluso
E’ che purtroppo il dogma legato a : “Zombie, soldi, fico” è stato utilizzato anche per la serie di The Walking Dead, altrimenti se avessero rispettato i fumetti probabilmente non lo avresti preso in considerazione verso il male ma piuttosto verso il bene…
Ad ogni modo da amante del genere sarà sicuramente tra poco nella mia collezione!
In italia non sarebbe potuto essere concepito.
Per me e’ un “miracolo divino” sul genere in questo 2012 dove gli zombie rompiballe me li ritrovo anche al cesso. Me lo sono visto la settimana scorsa al Trieste Science+Fiction e mi sono divertito come un pargolo!
@TruceWillis Siamo gia in due.
Credo ci sia un teorema scientifico per spiegare la bellezza di In Bruges, ma ora non lo ricordo.
Bello e impossibile. The Horde con l’ironia, i negri incazzati e i vecchi che sparano come l’Arnie dei tempi d’oro. E soprattutto, realizzato magnificamente. Sono commosso.
Mr. “mannaggia la puttana” c’ha un che di indefinibile che mi ricorda Bossi Sr. O_O
Dal titolo non ci davo un euro. Poi tu mi citi In Bruges che è il film più bello degli ultimi 10 anni e mi dici che vale la pena e allora ci darò un occhio per forza!
questo film é montato da uno stagista cieco e sordo.