Il lato negativo di Internet è che ci fa credere di sapere tutto. Così finiamo per rimuovere i dettagli-chiave dei film. Oppure, al contrario, ci restano in testa solo cazzate. In questa rubrica un redattore dei 400 Calci la madre di famiglia Dolores Point Five, che ha basato questo format sulla storia della sua vita e non dividerà il merito con nessuno, GRAZIE MILLE, prova a ricostruire un film visto qualche anno fa senza usare Wikipedia per riempire i buchi.
La mia paura peggiore è che qualcuno mi controlli la browser history anche se la svuoto tre volte al giorno. Non perché abbia qualcosa di cui vergognarmi in senso stretto, ma perché sarebbe gravoso spiegare a terzi come mai visito così spesso certi siti, e come mai altri invece li guardo una volta l’anno, per giunta cercando altro. A confronto, essere spiata col binocolo dalla casa accanto è il minore dei mali. Tranne la volta che mi ero infilata tre dita in bocca mentre stavo davanti al computer perché stavo ascoltando una raccolta di singoli dei Motley Crue per capire se mi piacessero davvero o meno, poi ho alzato gli occhi e dal secondo piano del palazzo di fronte c’era uno che stava lì a guardare giù, dentro la mia finestra. Non ricordo se gli ho fatto ciao con quale mano, so solo che ho pensato, faccio peggio se lascio le dita dove stanno, o se me le sfilo di bocca a gran velocità?
Questa storia è vera.
E ora, il film di oggi.
La premessa: dopo un decennio di successi più o meno familiari alle masse europee, nel 2007 la tendenza del rifacciamo un film o un libro del passato ma abbassando l’età dei personaggi a 16-17, tutti , stava esaurendo il proprio regno di terrore. Il colpo di reni del filone non arrivò da La dodicesima notte di Channing Tatum, ma da un film in apparenza più rispettabile, la cui intera strategia di lancio si riassumeva in La finestra sul cortile – CON I RAGAZZINI. Io l’ho visto al cinema allora. Era estate e uscii dalla sala dicendo, eh, è La finestra sul cortile, solo che c’è l’aria condizionata. Non voleva essere un testamento allo staying power dell’opera, però ricordo che, ai tempi, non se ne lamentò molto nessuno.
Il plot: un ragazzo del liceo deve scontare gli arresti domiciliari per tutta l’estate. Costretto a stare chiuso in casa altrimenti lo mandano in riformatorio o in prigione direttamente, il ragazzo cazzeggia e spia i vicini col binocolo finché non scopre che il dirimpettaio è un assassino. Però forse ha visto male. Oppure è tutto vero. Ma forse non è lui. Alla fine era lui.
Dettagli cruciali:
– il protagonista una volta era un bravo ragazzo rispettoso, ma è cambiato perché gli è morto il padre, se non sbaglio in un incidente di macchina, se non sbaglio è successo tutto più o meno davanti agli occhi del figlio, comunque il film inizia con uno-due minuti di bonding padre/figlio che stanno andando a pescare o a fotografare le meravigliose linci del Colorado, poi BOOM, c’è la scena dell’incidente e la didascalia “un anno dopo”;
– mi viene da dire che l’incidente era somigliante per dinamica ed esecuzione alla bambina seccata dal Tir in The Wicker Man, ma qui sono io che sto in malafede, credo;
– il protagonista si becca gli arresti domiciliari perché ha fatto davvero la cazzata di troppo, forse uno scherzo pesantissimo ai danni dei professori oppure si è pestato con qualcuno l’ultimo giorno di scuola e ne ha più date che prese; comunque tutti ne hanno fin qui del suo atteggiamento e gli dicono senti, ho capito che ti è morto il babbo, adesso basta, inclusa sua madre Trinity ;
– è l’ultimo giorno di scuola perché c’è una scena ambientata nell’aula di Spagnolo, dove l’amico cinese del protagonista sta leggendo un tema scritto malissimo dal titolo “cosa farò durante le vacanze”, e lui, con una, devo dire, invidiabile faccia da schiaffi, se ne sta lì tutto bello in piedi davanti a prof e compagni recitando queste (a occhio) quattro righe dove ripete a oltranza la parola “quizàs” (“forse”) ;
– l’amico cinese forse è coreano, il suo contributo al film è fare battute sconvenienti / far sembrare il protagonista più gagliardo per contrasto, ed è interpretato da quello che fa sempre l’amico cinese nei film horror da quando John Cho ha superato i limiti d’età (infatti ora ricordo che fece il cinese che parla di gnocca e muore malissimo nel remake di Venerdì 13, e poi fece il cinese video-blogger che sta sullo schermo tre secondi e muore nel remake di Nightmare) ;
– il protagonista si chiama “Kale“;
– questo me lo ricordo perché lì per lì pensai, ok hanno finito i nomi là dentro, ma poi ho scoperto che il kale è una cosa che si mangia, e ogni volta che al supermercato passo davanti allo scaffale dove tengono il kale io penso questo cibo si chiama come il protagonista di Disturbia, e sorrido (piano) tra me e me, sentendomi sia ringiovanita di 15 anni sia molto, molto in imbarazzo.
Così, guardate:
( lol )
– arrivando al punto, come condizione degli arresti domiciliari, il protagonista deve portare alla caviglia il bracciale da sorvegliato – una cosa enorme, nera, ma piena di lucine e fili; ti aspetti che al minimo passo falso gli faccia scoppiare la testa tipo Battle Royale, invece è tutto sempre molto fastidioso ma più blando – se lui s’azzarda a violare i termini degli arresti domiciliari il bracciale fa PIIII PIIIIII PIIIIIIII, come gli allarmi dei ladri, o quando ti prende fuoco la cucina nella pubblicità delle assicurazioni;
– davanti alla polizia (o all’assistente sociale) il ragazzo fa l’indifferente, ma anche davanti alla madre, dopo; in un apprezzabile momento di realismo, lui prende il bracciale come la scusa perfetta per stare a casa a mangiare il gelato e non fare un cazzo fino a Settembre;
– c’è una scena dove lui misura al millimetro fino a dove può spingersi prima che scatti l’allarme; credo che segni i limiti esatti piantando dei paletti bianchi in giardino e/o spiaccicando il nastro adesivo ovunque; la scena torna poi in gioco più avanti, ma non ricordo se gli torni utile o faccia solo il PIII PIIIIII PIIIIIIII o cos’altro;
– entra in scena una ragazza bella, nuova nel quartiere, a cui lui si mette a fare il filo, anche se il bracciale alla caviglia gli compromette lo stile; lei comunque lo va a trovare a casa, e lui le spiega cosa ha scoperto sul quartiere grazie ai binocoli con cui tiene d’occhio il mondo intero dalla finestra della sua camera; fino a qui ha scoperto cose tipo “la signora X va con quello che le pulisce la piscina ogni mercoledì”.
Questo è il punto in cui Dolores solleva la testa dal monitor, e si rivolge al lettore passandosi delle gran dita tra i capelli.
Allora, la cosa più complicata adesso è distinguere tra Disturbia e il remake di Fright Night. Sono lo stesso film. A parte la questione del vampiro, il meccanismo è identico, perché il Fright Night anni ’80 era già un esempio di La finestra sul cortile, con i ragazzini. In effetti, per Disturbia l’argomento seduttivo avrebbe potuto essere “Fright Night, con un assassino qualunque al posto del vampiro”, e se non hanno fatto leva sulla nostalgia anni ’80 – e davvero non so perché; la nostalgia anni ’80 era già quasi vecchia nel 2007 – forse erano altri tempi.
In più. Tutto il film gira sul perno “è lui o non è lui?”, quando noi lo sappiamo che è lui, sempre, e che il protagonista creduto paranoico ha ragione, e che dobbiamo solo incrociare le braccia e aspettare la fine. Infatti la parte in mezzo di Disturbia – 40, 50 minuti forse? – è tutta un lungo “è lui!”, “non è lui!”, “se è vero è vero, se non è vero non è vero”, “ma hai fumato?”, “dude, fatti l’esame al cervello”, “adesso faccio una cazzata potenzialmente suicida per dimostrare al mio amico che HO RAGIONE IO”, e io mi sento addosso cinque anni in più rispetto all’inizio di questa frase.
Non biasimo chi di certi film guarda solo la prima mezz’ora e poi manda avanti veloce per capire chi muore.
– il vicino forse assassino è interpretato dall’attore che nei telefilm fa sempre il poliziotto ambiguo o il persecutore ostinato, oppure quello che nella stanza sul retro tiene un altare da serial killer (anche se forse non è lui).
– quando il ragazzo riesce finalmente a baciare la ragazza, dopo un tira e molla inconcludente (due beghe del genere “non andare a quella festa!” / “perché?” / “sono tutti stronzi a parte me” / “io vado, ciao”) , lui si toglie una scarpa con la punta dell’altra ;
– il vicino era davvero un assassino, ma prima del dénouement ci sono due o tre scene in cui FORSE il vicino corteggia la madre del ragazzo, e forse gli butta lì delle frasi ambigue finto-preoccupate, dei “…ragazzo, dev’essere difficile accettare un nuovo uomo nella vita di tua madre, prova a fare uno sforzo” ;
– a un certo punto il ragazzo si spinge nella casa del vicino, e forse la casa del vicino, che da fuori è uguale a tutte le altre, si rivela una trappolona mortale – ha scavato i tunnel nelle fondamenta e ci ha messo i cadaveri o roba simile; c’è una scena – e lì, ricordo, il clima alla pseudo-Hitchcock andava definitivamente in vacca – dove il ragazzo finisce faccia a faccia con un/una morto/a, e ci deve anche restare per un po’ se no lo scoprono ;
– l’amico cinese muore ;
– l’amico cinese sembrava morto perché l’assassino gli ha tirato una coltellata in un punto vitale, ma alla fine compare con un braccio al collo e la fascia elastica mentre sta filmando con il cellulare l’eroe che bacia la ragazza, e fa una battuta tipo “questo lo metto subito su YouTube! Ah ah ah!”. Forse tutti ridono, forse gli dicono spegni quel coso. Mi sento di escludere la presenza di “give me the fuckin’ gun“.
Film con cui viene scambiato più facilmente : …
Segni che è stato visto nel 2007: nessuno suggeriva a nessuno di iscriversi a Twitter, nemmeno il pubblico in sala; la totale assenza di social network nella trama passava in secondo piano, di fronte a uuuuh possiamo filmare tutto e uuuuuh possiamo mettere una videocamerina portatile a ogni finestra, mentre il protagonista su Internet ci andava forse per rubare i CD; nessuno imputava a Shia LaBeouf di avergli rovinato l’infanzia.
Titolo più fico dato al film sui mercati ispanofoni: stavolta delusione per tutti, il massimo che si rimedia è un generico “Paranoia”.
Lo rivedresti? Non lo sto rivedendo ora, parlandone a voi? Un pochino?
E ora, innoviamo il format.
Tracce del tema di maturità su Disturbia:
1. Nei film il suono prodotto dal bracciale degli arresti domiciliari è sempre lo stesso, quel PIII PIIIII PIIIIIII che ti immagini uscire da un forno a microonde se qualcuno ci ha messo dentro una bomba. Il bracciale fa lo stesso rumore anche nel mondo reale? Esiste una regola che stabilisce il dominio del PIII PIIIII PIIIIIII sopra ogni altro possibile suono, oppure è una semplice convenzione tra sceneggiatori? Sarebbe possibile personalizzare il bracciale degli arresti domiciliari come fosse una suoneria di cellulare? A me piacerebbe molto il rullo di batteria che accompagna le battute nell’avanspettacolo.
Così, sentite:
2. Se un anno dopo l’uscita del tuo film Rihanna fa uscire un singolo con lo stesso titolo, preferisci sposare la tesi della “concorrenza leale”, o arrenderti di fronte all’ipotesi per cui il tuo film diventerà il Pesce Rosso per eccellenza di una generazione che in testa non trattiene più nemmeno un cecio?
3. Oggi la gente tende ad associare la parola “disturbia” alla canzone Disturbia. Il processo è paragonabile al fatto che se tu giri un film dalla trama “La finestra sul cortile, con i ragazzini” la gente tenderà a rimuovere i ragazzini e ricordare La finestra sul cortile ?
4. “Compromettere lo stile” è una tradizione accettabile per “to crimp one’s style” ?
5. Lo scenario “conosco uno/una, va tutto bene se non che lui/lei ha il bracciale alla caviglia per via degli arresti domiciliari, però se vado a casa sua ci possiamo baciare lo stesso”: a voi risulta, non so, eccitante? A me abbastanza, non c’è male insomma, ma forse è perché sto partecipando a un dibattito via mail dal tema “professioni e situazioni ingiustamente poco utilizzate nei libri per signorine”.
6. Evoca più atmosfere di paura Only Girl (in The World) oppure We Found Love ?
7. L’assenza di “momenti memorabili” in Disturbia sta solo nell’occhio di chi guarda, oppure è un segno eloquente della strategia con cui il film è stato scritto, prodotto e messo sul mercato: “abbiamo la premessa – Rear Window, meet the Disney Channel – tutto il resto deve eseguirla in modo neutro, non renderla ‘curiosa’ o ‘particolare’ ” ?
8. Come tradurreste in italiano il termine inglese “making out”? Io vado sempre con “baciarsi”, perché “pomiciare” fa troppo Happy Days , “baciarsi con la lingua” mi sembra una precisazione superflua, “paccare” a me suona come un vecchissimo slang romano e “limonare” è un brutto verbo.
9. L’unica occasione dove è accettabile utilizzare un presunto slang romano è quando si vuole evocare nella mente di chi legge la frase ” […] ti metti i jeans, dici mortacci tua, e sei una del Prenestino”. I tempi sono quindi maturi per un remake di Amarsi un po’, se ci butti dentro uno spione e un maniaco omicida?
10. Un film che affida il proprio sviluppo narrativo a varie tecnologie e le racconta come “l’ultimissima novità!!!” è destinato a invecchiare più in fretta della propria ombra, oppure questo è un fiacco argomento da bar? Si può discutere caso per caso, o no?
11. Esistono differenze apprezzabili tra Disturbia e una puntata media di Is It A Good Idea to Microwave This ?
12. Considerando che Rihanna pare essere tornata insieme a Chris Brown dopo le botte e tutto il resto, esiste una lezione più profonda che si può trarre dal film Disturbia sul lungo termine? Quale?
Il trivia che manca è: ma Shania Twain LeBoeuf quante barely legal si è fatto sul set? E quanto è vergine invece nella vita reale?
non puoi dirmi che limonare è un brutto verbo! “limonare durissimo” è un’espressione STU-PEN-DA, cribio.
– Dolores Über Alles.
– Let’s Hunt & Kill Shia Labeouf.
– Nei Feeds mi appare anche un articolo di Stanlio, Bonus per gli Abbonati?
Comunque io un po’ ti amo.
io “making out” lo tradurrei con “farsi”
esempio: dude, did you make out? —> minghia, te la sei fatta?
film demerda…visto pure al cine…praticamente più di un ora da qualsiasi film adolescenziale e poi 20 minuti finali di thriller banalissimo…
dj caruso…ma che nome è…???italiano di quarta generazione del new jersey suppongo…torna ad impastare la massa và…
Ricordo che in effetti quando uscì questo film fu un problema perché Dj Caruso era il nome che usavo io per le mie serate neo-melodiche nei pianobar di Sorrento.
Make out lo tradurrei o con il generico baciarsi, o con limonare, se si vuole fare il supergiovane.
Grazie, Dolores.
Tradurre making out con il semplice baciare è il meglio che si possa fare al momento. Anche se ad un meridionale come me qualche perplessità la fa venire.
Il fatto di abitare in un posto dove maschi adulti di qualsiasi età e grado di amicizia si bacino fra loro quando si incontrano ha creato il verbo schiniare che più o meno significa baciare appassionatamente.
Mai visto Disturbia, uno di quei rari casi in cui il trailer visto due volte in tv mi bastò e avanzò.
Poi posso dirti una cosa in confidenza? La tua rubrica Contiene Satana non mi piacque più di tanto, mi sembrava che si sparasse sulla Croce (Rossa) in maniera fine a se stessa. Predicando ai convertiti fra l’altro. Eppure il concetto di “contiene Satana” mi è rimasto proprio in testa, ora lo uso e mi diverte un sacco.
Questa confessione la volevo fare da un po’.
DJ Caruso è autore di uno dei miei culti assoluti degli ultimi anni, Io sono il numero quattro, uno dei film che m’ha fatto più ridere dai tempi di boh, non mi viene un paragone valido.
Quoto in pieno pilloledicinema, da buon siciliano non posso che ammettere che “schiniare” sia il perfetto corrispettivo di “makin’out”.
”Compromettere lo stile” per “to crimp one’s style” ha ottenuto il mio timbro di approvazione non appena l’ho letto. And trust me, I’m a pro.
Dolores, grazie per l’immagine da In the Mood for Love. Grazie.
Traccia supplementare: i prossimi Pesci Rossi (già scritti) esplorano l’umido mondo dell’horror/thriller anni ’90. Quanto ne sarà contento Quantum Tarantino, che all’epoca faceva le elementari?
a perchè ‘io sono il numero quattro’ aveva anche un regista???
@Matryr: non mi parlar male di Io sono il numero quattro, eh! Con Raylan Givens nel ruolo di Raylan Givens alieno e un cane alieno mutante gigante. Il riderone.
@Dolores: anch’io, come Quantum, negli anni Novanta facevo le elementari, e anch’io, come Quantum, sarò felicissimo perché so che parlerai di roba tipo Echi mortali o Le verità nascoste. Perché è quello che farai, VERO?
Stanlio, solo perché sei tu, due teaser:
uno (http://tinyurl.com/a3x3qc7)
e due (http://tinyurl.com/apzr3qg)
[ e tre, ma dipende se esce prima il due: (http://tinyurl.com/aaskjzk) ]
[che frase strana mi è uscita]
dj il furbo caruso va ricordato pure eagle eye…della serie mi è andata bene il mio rifacimento teen della finestra sul cortile e mo ce provo con intrigo internazionale…qualche tempo si vociferava che fosse vicinissimo al mettere in piedi il film su dead space…grazie al cielo tutto si è inabissato…
@Dolores: GO! Maccome Go! Sono felicissimo.
Anche se ammetto che quando ho visto il grugno di Katie Holmes ho istantaneamente sperato che fossi andata a recuperare Abandon. Poi ho riso di me.
Film inutilerrimo. Guardando la filmografia di DJ Caruso ti rendi conto proprio dell’impronta che da ai suoi film; inesistente.
Film fatti per non scalfire in nessun senso.
Quoto WilliamKatt: Shia, che è e fa sempre lo sfigato e d’aspetto dovrebbe chiamarsi lui Caruso, dato che sembra un fruttivendolo di Enna (ctir), è la cosa meno credibile del cinema degli ultimi 20 anni dopo James Dawson Van Der Creek sedicenne stempiato.
Per making out posso offrire perle del gergo locale: “far del bene”, “pasturare”, “farsi”.
Il film io sinceramente non mi ricordo se mi avesse fatto schifo o no, anche se mi ricordo di averlo visto a noleggio. Mi ricordo di aver pensato che certo, se uno non ha mai visto la finestra sul cortile non era malaccio.
Non avevo alcuna idea prima d’ora dell’esistenza di una canzone di rhianna chiamata disturbia, solo umbrella (quello sì un titolo che rimane!)
Boh, ricordo solo che ai tempi quando salta fuori la vicina di casa ho pensato “porc@€&% solo qua abitano vecchi, famiglie inutili e debiti di Dio?”
Che merda d’uomo caruso cmq, meno male che gli hanno schiaffeggiato le mani facendogli cadere il suo sicuramente insulso script di dead space.
Eagle eye riusciva a essere anche peggio nel suo essere lo spudorato remake di I Robot. Era identico, cambiava soltanto che era prodotto da un morto di fame, girato con il deretano, effetti orrendi con quel drone fatto con la grafica da PS2 e ovviamente al posto di Will Smith ci stava unaMMerda d’uomo.
Non so se vorrei piantare chiodi negli occhi a lui, brodo o harry potter…
Tutti e 3 sicuramente, dipende solo in quale ordine.
8) Effettivamente manca un’espressione italiana comunemente accettata e accettabile. Va meglio però se ci riferisce al livello regionale. La Lombardia ha imposto il concetto di limonare, che ultimamente si sente più spesso anche in altre regioni, ma per esempio nel genovesato dove vivo ho sempre e solo sentito usare e usato il verbo becciare, il cui originale in dialetto vuol dire scopare, ma che i ggiovani usano da tempo immemore in vece di limonare duro.
Ringrazio tutti voi che avete giocato a TRADUCI QUESTO! insieme a me, siete davvero cari.
Privatamente, incolpo Zelig dell’aver diffuso il lombardismo “limonare” in tutto il paese, però forse sto dando colpe alla cieca.
La scena dell’amico che dice “quizàs” è la cosa che ricordo meglio, e scopro di non essere sola grazie a questa splendida GIF animata:
http://24.media.tumblr.com/tumblr_lk8k35htjn1qbhzs2o1_500.gif
E ora, ascoltiamo “Actual Cannibal Shia LaBeouf”:
http://www.youtube.com/watch?v=PSO0lCO3TIg
Ma shia labouf (o come stracazzo si chiama) non si bombava megan fox?? E osate dargli dello sfigato!?