Alla fine di una settimana dedicata all’amore e all’amore per Die Hard ci sembrava giusto proporvi un film in cui la scena più romantica si conclude con una testa esplosa e dove un tizio, mosso da una marea di buoni propositi, si cala da un palazzo appeso a una manichetta dell’acqua (e va a finire in un modo piuttosto deludente che non comprende, in nessuna ipotesi, esplosioni e vetri rotti). C’è anche di mezzo un ascensore, un ascensore del tutto irrilevante o quasi, pensate un po’ che roba.
Utimamente agli inglesi gli è presa la voglia di fare film con la teppa ambientati nei posti dove la teppa ci nasce, archetipicamente proprio: i tower block, palazzoni postbellici prima meritevoli poi degradati a tal punto da guadagnare la reputazione di postacci dove nasce la teppa tipo i nostri quartieri popolari o gli high-rise americani, come ci insegna The Wire. Una reputazione guadagnata senza troppi pregiudizi razziali o sociali visto che basta fare due conti e una passeggiata per rendersi conto che se si vuole essere presi a bastoni nei denti quelli sono i posti migliori. Non deludono mai, potete fidarvi, io a un posto del genere ci abito vicino e in prima media mi hanno comprato un cellulare solo per poter chiamare l’ambulanza in caso mi avessero pestato. Storia vera. Avete presente Attack the Block, no? Ecco, il block è proprio uno di questi palazzoni qui, e se non avevate capito prima avete capito adesso. Ma che avranno mai fatto di male questi luoghi un po’ sputtanati per meritarsi un trattamento del genere? Forse sono solo quel tipo di luogo non-luogo che ispira situazioni spiacevoli più per dato di fatto che per altro ed è facile, quindi, buttare tutta l’emotività sul far pena per guadagnare dell’empatia facile e gratuita. Non è il caso di questo film, volevo solo lamentarmi di chi scrive film utilizzando le scorciatoie più bieche; alla fine qui il luogo, il tower block, oltre a essere titolo e posto dove si svolge tutta la vicenda non è altro che un pretestone per barricare una manciata di persone all’ultimo piano, buttarci in mezzo un po’ di teppa, qualche oi, una ragazza madre che non capisce un cazzo di niente e un cecchino pieno di desideri di morte per tutti quanti loro. Tra pregi e difetti, il film sta tutto qua.
Contestualizziamo: il tower block 31, ormai quasi del tutto evacuato, deve essere demolito in tempi brevi; solo l’ultimo piano è abitato e i residenti non hanno alcuna intenzione di andarsene. Strano, visto che non sembrano starci bene per un cazzo e ognuno deve pagare una somma al bullo cockney di turno per avere protezione e un appartamento intatto. Succede che un giorno un ragazzino viene ucciso a pugni proprio su quel piano lì e qualche mese dopo gli inquilini, testimoni del delitto, si ritrovano senza via di fuga e bersagliati da un cecchino che sembra volerli tutti morti.
Parte lento, dedicando i primi 20 minuti alla presentazione dei personaggi, chi scritto meglio e chi decisamente meno, e subito si nota la mano dello sceneggiatore James Moran, sceneggiatore anche di quel miracolo che è Cockneys vs. Zombies, che ovviamente è molto più bravo a scrivere personaggi divertenti, sboccati e, appunto, cockney che altri più seri come una coppia madre figlio. Insomma, è bravo, butta giù one-liner come un maestro e gioca al meglio con il lessico più popolare che ci sia, ma quando c’è da inserirsi in personaggi un po’ diversi la fatica si vede. Fortunamente ci sono gli attori a salvare la baracca, soprattutto la madre Julie Graham, già vista in Survivors, remake della vecchia serie cancellato sul più bello mannaggialaputtanaridatecelo, che pur avendo un ruolo magrissimo tira fuori il meglio di sé; il bullo cockney, invece, già scritto come si deve è pure interpretato dal migliore di tutti, Jack O’Connell. Fermiamoci un attimo, su Jack O’Connell: una fottuta leggenda che sembra un po’ il fratellino in acido di Tom Hardy, uno che s’era già visto a tepparsela in quel capolavoro di This Is England (che se siete delle persone a modo avete visto) in una particina che già faceva pensare “va’ che bravo”, uno che ora fa un bordello di cose poco notevoli ma che se lo nota qualcuno di più grosso gli dà il ruolo della vita e ci diventa davvero come un Tom Hardy che non ha mai smesso di interpretare Handsome Bob. Sì scusate ma a me ‘sti giovani inglesi che minacciano chiunque gli passi davanti e sputano frasi arroganti con quell’accento fuori di testa MA POI sono subito pronti a dare una mano nel migliore dei modi mi piacciono troppo.
Dicevo, parte lento e nei primi 20 minuti succede praticamente niente, poi la più o meno protagonista Sheridan Smith si siede a tavola con il nuovissimo moroso, sono tutti carini, fanno colazione dopo la loro prima notte di sesso selvaggio e si sorridono come due stronzi e poi SBAM, a lui esplode la testa. Così. SBAM. Gli esplode la testa, colpita dal cecchino, e il film finalmente comincia, con una violenza costantemente così: improvvisa, spesso inaspettata, in un approccio che vagamente ricorda quello dei fratelli Coen (ma non sto dicendo che sia la stessa cosa). Tutto va bene, tutti parlano e poi SBAM, a qualcuno esplode qualcosa da qualche parte. Va bene, funziona, ti sveglia nei momenti giusti. Questo è il tocco migliore dei due registi, James Nunn e Ronnie Thompson, opera prima per entrambi, che benché facciano tutto quello che devono fare meritevolmente, dato anche il limite di spazio, budget e scrittura, eccellono solo quando c’è da esplodere la gente.
Parte lento, esplode il tizio e il resto si sviluppa piuttosto prevedibilmente, alternando momenti di chiacchere e chiacchere ad altri di SBAM e SBAM e forse BOOM, attirando l’attenzione quando ce n’è bisogno e buttando tutto il resto sulle spalle di O’Connel, antieroe della situa. Verso il finale prova pure a fare Die Hard, appunto, calando un tizio dal tetto con la manichetta in quella che è probabilmente la sequenza più debole del film e solo per questioni di budget. Avessero avuto mezzi migliori sicuramente gli sarebbe uscita meglio. In sostanza, nulla di sconvolgente o imprevedibile, ma fa quello che deve fare e lo fa bene, dura poco (e a me quando vedo una durata inferiore ai 90 minuti viene il cazzo duro), e considerando che per la maggior parte è tutto un parlare e costruire tensione in preparazione alle poche scene effettivamente action, beh, tanto di cappello.
DVD-quote:
“80 minuti di ottima tensione per innamorarsi di Jack O’Connel”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
ps. E con questo si concludono i film del Frightfest. Ce l’abbiamo fatta.
ma in inghilterra ci sono solo 12 attori che fanno TUTTO? a parte coso che ha fatto this is england e skins, il tizio lì dietro è quello che fa il drogato con le allucinazioni in un episodio di sherlock. e sicuramente il resto del film sarà pieno di “ehi ma quello è quello che fa coso in film/serie”
Russel Tovey è anche uno dei protagonisti di “Being human” e il biologo di “Grabbers”!!!
Il tizio della foto è sputato a Kovacic prima del lancio a Palacio… orecchie comprese!
Cordialità
Attila
@jean-claude: mi devi solo confermare un potenziale buco di sceneggiatura che sono arrivato a fine film senza ricordarmi se era stato tappato o meno…
SPOILER SU POTENZIALE BUCO DI SCENEGGIATURA
(come mai non si nascondono e/o scappano dall’altro lato del palazzo?)
@Nanni: mi sembra che qualcuno a un certo punto proponesse di fare così ma qualcun altro gli risponde che non si può perchè- e qui cominciano a parlare in Northern England cockney e non ho capito un cazzo, ho solo dato per scontato che ci fosse una spiegazione e morta lì. SBAM.
Sono abbastanza sicuro ci sia una spiegazione valida, anche perché si cala effettivamente dall’altro lato del palazzo con la manichetta, però me la sono persa/non me la ricordo. Poi pensandoci bene, alcune finestre in cui spara non sono dall’altro lato? Troppe domande, è colpa di Prometheus.
A quanto pare i 2 lati del palazzo non sono comunicanti infatti pure il tipo all’inizio va nel corridoio e resta fottuto.
Per meritare merita anche se la trovata finale per attirare l’attenzione l’avevo pensata già dopo 5 min.
Le orecchie escono dalle fottute tempie
Brutto di brutto.
Ma veramente tanto.
Non vanno nell’altro lato del palazzo perché a quanto pare non sono comunicanti, il loro corridoio da sugli appartamenti. Non male, i film di assedio mi attizzano sempre, sarà un retaggio Carpenteriano e Jack O’Connell è proprio un califfo di cristo.