Si avvicina S.Valentino, e con esso torna lo Speciale più temuto dell’anno! Quello in cui abbandoniamo la nostra programmazione abituale per confrontarci a modo nostro con quell’incomprensibile e pericoloso sentimento chiamato (copioincollo da Wikipedia) “amore”. Perché del resto ogni vaccino consiste nell’iniettarsi una parte di virus. A questo turno, prenderemo in esame quelle volte che i nostri registi preferiti ce l’hanno messa nel culo sterzando bruscamente dal loro genere di competenza per esplorare i misteriosi territori del romanticismo. Tenete duro.
Nel 1992 Sam Raimi (con L’armata delle tenebre) pone fine nel modo più brutale alla sua carriera di “regista delLa Casa“. Non credo di aver mai letto di paralleli tra Spider-Man 3 e L‘armata delle tenebre, ma non stiamo parlando dello stesso tentativo radicale di sabotare la propria gabbia dorata dall’interno? Lunga storia, non interessante, segnatevela per il futuro e fateci i belli. Sta di fatto che gli anni novanta, al cinema, per Sam Raimi sono soprattutto l’occasione per dimostrarsi uno che può fare anche altro. In fin dei conti è un passo che fa un sacco di gente che viene dal cinema di genere. Se ti va bene diventi uno serio, uno di quelli a cui guardano per vedere dove va il cinema, alla Peter Jackson per capirci; se ti va male diventi un fallito. In mezzo c’è tutto uno spettro di possibilità, dallo shooter prezzolato senza personalità a quello che “ci ha provato” e torna con la coda tra le gambe a fare il prodottino di genere con cui farsi leccare il culo dalla critica specializzata. Sam Raimi, ovviamente, è diventato Sam Raimi. L’ha fatto rischiando il culo su ogni singolo progetto, buttandogli dentro un mare di personalità e girando quasi tutto come se i carrelli vertiginosi delLa Casa fossero applicabili a ogni genere. Il precedente Darkman se la cavicchia, Pronti a morire del ’95 è divertentissimo. Si tratta comunque di film caricatissimi, sembra quasi che Raimi metta un piede dentro la gabbia tutte le volte che sente com’è l’aria fuori. Poi arriva quel capolavoro di Soldi Sporchi, il film più negativo e depresso dell’anno 1998, e Sam Raimi d’improvviso non deve dimostrare più niente a nessuno. Potrebbe tornare a girare un horror e stracciare la concorrenza avendo già dimostrato tutto quel che c’era da dimostrare, ma si concede il passo più pericoloso della sua carriera e nel 1999 fa uscire Gioco d’amore.
I film sul baseball sono un genere a sè, quasi impermeabile al resto. Il baseball, visto da fuori, è uno sport stupidissimo. Secondo la più celebre battuta contenuta in Bull Durham (capolavoro di Ron Shelton, anno di grazia 1990), si lancia la palla, si colpisce la palla, si prende la palla. Nel 2011 Moneyball si prende il lusso di raccontare che per un secolo circa le statistiche su cui venivano messe insieme le squadre erano sostanzialmente sbagliate. In mezzo ci sta quasi tutto il cinema sul baseball prodotto dall’uomo: persino Major League, una commediola-vaccata sul riscatto dei perdenti, ha il suo senso di esistere. Ragazze Vincenti, l’Uomo dei Sogni, Il Migliore e tutto il resto. A parità di tutto il resto i film sul baseball hanno qualcosa di più.
Sam Raimi ha il gusto del patetico, naturalmente. Sempre avuto. Il gusto per il patetico per metà è dato dal ragionare in quei termini, e per metà dal credere a quello che si dice. È lo stesso concetto che separa i matti del villaggio dai geni: non tutti ti capiscono, qualcuno per non rischiare diventa ostile e inizia con gli sfottò. Quando Bruce Campbell bofonchia dammi un po’ di zucchero baby è solo per metà una presa in giro, in realtà i personaggi di Sam Raimi FANNO e DICONO queste cose perchè SONO il lavoro che fanno. A un certo punto, in Gioco d’amore, dei giocatori si alzano in piedi dalla panchina e invadono il campo (diamante, dice che si chiama). Compare Bruce Campbell, a caso: urla e ride ed esulta più degli altri. È il più bel cameo di Bruce Campbell di sempre, quindi il più bel cameo di sempre. Per quanto riguarda Raimi, c’è sempre una componente familiare ad alzare la posta quando tutto il resto sembra giocare al ribasso. Gioco d’amore è anche il primo film di Sam Raimi con JK Simmons, poi poliziotto nel sottovalutatissimo The Gift e Jonah Jameson nella trilogia di Spider-Man. Oggi lo chiameremmo attore feticcio, non fosse per Bruce. In certi film ci sono i personaggi, in altri ci sono gli uomini. Gioco d’amore li contiene tutti e due, ed il protagonista è Kevin Costner.
Kevin Costner è il mio fratello maggiore, lo è diventato mentre guardavo Fandango (una cosa divertente è che Fandango, che oggi ricordo come un film generazionale di merda e che in realtà non ricordo manco di che parli, ci fu imposto dalla nostra professoressa di italiano in botta film. Fandango, poi dovemmo vedere Arma Letale, poi qualcosa con Tom Cruise che non ricordo. In prospettiva potrei definire la mia prof d’italiano del liceo una ragazzina arrapata, ma la realtà ha qualche sfaccettatura in più). Erano i tempi di Balla coi lupi e quel disastro di Robin Hood musicato da Brian Adams, ma Kevin Costner aveva già in curriculum almeno lo strepitoso Bull Durham nel quale oltre a fare sesso con Susan Sarandon su un tavolo con una vestaglia da donna (lui, dico) è anche un vecchio catcher di serie B incaricato di far maturare una potenziale superstar. è il film che ha fatto innamorare Tim Robbins e Susan Sarandon, l’ho ripescato un paio d’anni fa e rivisto duecento volte. Bellissimo. Gran parte è merito di Kevin Costner, da qui in poi presenza fissa dei film sportivi con un protagonista fallito-o-quasi in cerca di riscatto o di una degna conclusione (il riscatto e la degna conclusione al cinema sono quasi la stessa cosa). Kevin Costner ha una faccia e dei modi scorbutici e stronzi che rendono credibile un film a prescindere, cosa che rende abbastanza paradossale il suo tornare continuamente sul luogo del delitto e interpretare personaggi patetici o privi di senso tipo in Waterworld o Le parole che non ti ho detto (merdosissimo dramma iper-romantico uscito lo stesso anno di quello in oggetto) o Guardia del corpo (indiscusso premio Nic Cage 1992 senza manco mettere il parrucchino) o peggio ancora i già citati Robin Hood e L’uomo dei sogni (ho letto che è film preferito di Walter Veltroni, e questa è la più bella recensione che leggerete mai de L’uomo dei sogni). E non fatemi cominciare col Kevin Costner regista. Kevin ha carattere in sé. Billy Chapel è il suo personaggio definitivo, il ruolo in cui dà tutto –non ci fosse stato Terra di confine sarebbe stato davvero il suo canto del cigno.
httpv://www.youtube.com/watch?v=KtlP12MaeuA
Insomma, Gioco d’amore. Che nel titolo originale è For love of the Game, perché negli USA il baseball è appunto THE GAME, non so bene come mai, però questa cosa è importante se siete fighetti e vi guardate i film in versione originale (nei film sul baseball parlano sempre di THE GAME, che è il baseball insomma, non chiedetevi WHICH ONE?). The Game di Fincher invece non parla di baseball e infatti è un film fallimentare nel suo non essere in grado di farci capire cosa sia il gioco di cui parla. Da qui in poi partono accenni sulla trama e SPOILER in generale, quindi salto il capoverso e voi fate quel che volete.
Gioco d’amore è la storia di un campione di baseball alla fine della carriera. La stagione è andata così così, la società sta passando di mano per la prima volta dopo decenni e tra le varie conseguenze c’è la cessione a prezzo di favore di Billy Chapel, leggenda dei Detroit Tigers da una ventina d’anni. Il giorno stesso c’è una partita contro gli Yankees, che il vecchio Billy deve decidere se essere l’ultima della sua vita o no. La partita diventa una metafora, i giocatori che si avvicendano sul campo diventano pezzi della vita di Chapel, e il resto della storia viene raccontato in una serie di flashback che raccontano la sua storia d’amore con una tizia malinterpretata da Kelly Preston. La partita inizia a diventare pesante: Chapel soffre le conseguenze di un infortunio ma verso il settimo inning realizza che nessuno degli Yankees è arrivato alla prima base. Così c’è la resa dei conti: il miraggio di una partita perfetta, altre sottotrame, altri personaggi. Raimi non ci fa mancare niente. Ci sono risvolti patetici, bambinetti, gente fallita, persone che piangono senza motivo e tutto il resto. La storiografia del cinema di Kevin Costner ci dice che qualcosa alla fine va quasi sempre storto: il braccio si spezza all’ultimo lancio, la partita viene sospesa, il protagonista si uccide, inizia a piovere, cose simili. A un certo punto bisogna fare i conti con se stessi, ritornare ragazzini sul monte di lancio e ricominciare tutto dall’inizio. Non rivelerò il finale, d’altra parte se siete VERI fan di Raimi Gioco d’amore l’avete già visto, quantomeno per completismo.
Perché Gioco d’amore è il suo miglior film. Non quello più inquietante (forse ancora il primo Evil Dead), non quello in cui è più possibile veder riassunta la sua arte (forse il secondo Evil Dead), non quello più sicuro e solido dal punto di vista della regia (forse Spider-Man 2). È il suo migliore. Quello nel quale più di ogni altro l’Uomo ti prende e ti porta dentro al suo mondo e ti mette intorno degli uomini che sembrano tutti tuo zio, tuo fratello e la ragazzina che hai amato segretamente a sedici anni, quello nel quale la tensione emotiva diventa un crescendo e quello dove alla fine si piange pure un po’ (aiuta il fatto che siano quasi tutti attori della madonna che stanno davanti alla macchina da presa come se fossero dei carpentieri, tipo John C.Reilly). Non ho mai fatto mistero di essere un fan assoluto della rom-com americana: se le odiate non riuscirete ad accettare la grandezza di Gioco d’amore e sicuramente manco a metterlo tra i primi DIECI film di Raimi. Rimane il fatto che la maggior parte delle rom-com americane di classe prodotte dopo gli anni sessanta impallidisce di fronte all’assoluta perfezione di Gioco d’amore. Che non è l’esercizio di stile di un wannabe-mercenario del cinema americano ma l’opera coinvolta e sofferente di un artista che ci prova con convinzione e colpisce nel segno. Quello in cui poteva provare di meno e sbagliare di più. Quello in cui prova di più e sbaglia meno. Il suo miglior film.
ehi! major league è fighissimo! c’è pure wesley snipes!!!
era una scusa per dirti: ottima recensione!
Me ne sono tenuto attentamente alla larga fino ad oggi. Quando uscì al cinema lo andò a vedere la mamma di un mio compagnetto, immagino che volesse sentirsi scopata duro dal bel Kevin. Quando tornò però stroceva il naso, ringhiava. Insomma brutta trombata. E allora mi convinsi che il film doveva fare cacare per forza. Ma dopo una recensione simile non posso che recuperarlo.
Ammetto che quel periodo di “provo a fare il regista serio” l’ho saltato in piena quindi il trittico Pronti a Morire-Soldi Sporchi-Gioco d’Amore (dal 95 al 99) l’ho bellamente ignorato, forse volutamente, forse per caso. Certo, con una recensione del genere viene davvero voglia di recuperarlo questo film anche se con quel titolo gli avrei dato una possibilità in un pomeriggio di noia davanti alla TV mentre aspetto che la mia ragazza si prepari per uscire a cena.
Detto questo non ho capito se pensi male o bene dell’armata delle tenebre. Io tanto bene e non apro una voragine in cui spiego la mia sul perchè sia bellissimo.
Comunque deduco (dalla recensione e dal titolo originale) che la parola amore è intesa più per il gioco e che quindi sia tutto un rimando all’uomo e al parallelismo con lo sport piuttosto che un amore inteso come “conosco una, gli faccio gli sguardi misteriosi e alla fine me la scopo”.
Io ho sempre pensato che Spiderman 3 fosse l’armata delle tenebre del genere “supereroi al cinema”.
è scritto alla stessa maniera.
E infatti l’ho amato per questo.
@vespertime – l’armata delle tenebre è uno dei miei film preferiti. rimane comunque il fatto che sia la chiusura drammatica della fase “la casa” di Raimi, quello che rende impossibile un altro capitolo diciamo così.
@Wim: Billy Chapel, Roy Hobbs. Una sorpresa trovarli qui. Mi sei piaciuto.
Non mi va di criticare lo Speciale San Valentino per partito preso. Anche perché mi avevate detto che il 2013 sarebbe stato l’anno delle rom-com con i nani ed io ancora ci spero che se ne recensisca una.
Detto questo, Kevin Costner che mi pare di capire faccia sempre la stessa parte aka “lo sportivo con i cazzi a fine carriera e la tipa” (Bull Duhram, Tin Cup e questo, parrebbe) e il baseball (sport per grassi con salivazione da tabacco) me ne faranno stare alla larga.
Spero che lo speciale si concluda con una ri-recensione fatta da gente seria di WARRIOR. Film di un nostro regista preferito (Pride & Glory e appunto WARRIOR), che ce l’ha messa nel culo perché nessuno ci credeva sterzando bruscamente dal suo genere e che ha esplorato i misteriosi territori dei sentimenti. Quello. Sì. E’ l’amore.
certo che non centra niente ma c’è picozzi su 105 che sta blaterando circa river phoenix
Grande, la mia campagna: Kevin Costner is a Decent Actor sta prendendo piede!
Ma hai dimenticato la parte fondamentale della citazione da Bull Durham, che e’ il film di baseball migliore di tutti i tempi dopo The Natural: “si lancia la palla, si colpisce la palla, si prende la palla. *A volte si vince, A volte si perde. A volte piove*”.
Per completezza di filmografia, dovreste comunque recuperare il lungometraggio de La Gang degli Orsi (The Bad News Bears), una serie TV per la quale mi sono finta malata per intere settimane di scuola elementare al fine di stare a casa e scoprire cosa sarebbe successo. Nel film riconoscerete senz’altro questo personaggio. Giocare a baseball da piccolo gli ha fatto tanto bene che da grande e’ diventato il mio fidanzatino di San Valentino ideale.
Questa è grossa, Wim.
Comunque non ho mai visto questo film (gli altri si e Soldi Sporchi è stupendo), ma per certi versi mi hai incuriosito e proverò a dargli una chance.
Pure io mi ci ero avvicinato con l’idea di trovarmi un Raimi piegato a 90 a esigenze hollywoodiane.
E non mi ha esaltato, perché alla fine non mi piace il genere in se’.
Ma, esattamente come Carpenter su Starman, e’ il film in cui Raimi dimostra che, se ha voglia, puo’ fare bene qualsiasi cosa gli passi per la testa.
L’Uomo dei Sogni è un grandissimo film, questo l’ho sempre volutamente evitato o forse l’ho visto e dimenticato perchè di solito i film sul baseball mi attirano, probabilmente è lo sport meglio rappresentato al cinema vuoi anche perchè lento e non complesso da immortalare. Ho sempre odiato parecchio Kevin Costner anche se devo dire che qualcosa di buono in vita sua l’ha fatto, avendo preso parte al miglior film di Clint Eastwood ever che tu manco mi citi, mannaggia.
Sulla fiducia in me stesso però posso già dire che le probabilità che dopo averlo visto io lo giudicherò il miglior film di Raimi sono molto scarse soprattutto se secondo te Darkman “se la cavicchia”. Cazzo, Darkman spacca il culo, altrochè!
@BellaZio: per me no, un mondo perfetto anzi tra i film anni novanta di Clint Eastwood è quello che preferisco di meno (a parte forse mezzanotte nel giardino del bene e del male, che francamente ho visto una sola volta e magari ora mi farebbe tutto un altro effetto). ma come dice nanni cobretti è che “non mi piace il genere”. stesso discorso per darkman, è bello ma perde con qualunque altro film di raimi mi venga in mente.
@Wim
Per me il peggior Raimi, di quelli che ho visto ovviamente, è The Gift che sinceramente ho trovato noioso e inutile. Tutto il Raimi eighties invece è oro, anche Crimewave. Però, oltre a questo, che mi par strano non aver visto perchè di solito se c’è il baseball e lo passano in tv guardo qualsiasi cosa (ne ho visto pure uno con Joey di Friends e una scimmia una volta, o quello con Tom Selleck fallito in Giappone), ma si vede che lo passano poco, mi mancano anche Pronti a Morire e Soldi Sporchi, capisco possano essere buchi non da poco, in sintesi mi manca tutta la seconda metà dei 90 di Raimi…
a me The Gift piace un sacco. attori bravi e indiscusso premio Zitto Petardi dell’anno in cui è uscito.
Scusate non so che dire su questo argomento,ah si una cosa mi è venuta in mente,ROBIN HOOD PRINCIPE DEI LADRI E L’ARMATA DELLE TENEBRE FILM FICHISSIMI punto.
Bellissimo articolo Wim, molto ispirato. Sarei quasi invogliato a vederlo se questo genere non mi facesse troppo meh.
fega ma Major League spacca però eh…da bambino quanto gasava l’entrata in campo di Ricky “Wild Thing” Vaughn???
@Wim: ho ri-aperto questo articolo per caso. Gran film.
Costner ha poi continuato nel ruolo, passando da giocatore a fine carriera a general manager sull’orlo del fallimento (Draft Day) ad allenatore delle superiori fallito (McFarland, USA). Il tutto sempre con gli stessi grandissimi risultati.