Si avvicina S.Valentino, e con esso torna lo Speciale più temuto dell’anno! Quello in cui abbandoniamo la nostra programmazione abituale per confrontarci a modo nostro con quell’incomprensibile e pericoloso sentimento chiamato (copioincollo da Wikipedia) “amore”. Perché del resto ogni vaccino consiste nell’iniettarsi una parte di virus. A questo turno, prenderemo in esame quelle volte che i nostri registi preferiti ce l’hanno messa nel culo sterzando bruscamente dal loro genere di competenza per esplorare i misteriosi territori del romanticismo. Indossate il casco.
Sigla, romanticoni!
httpv://www.youtube.com/watch?v=tbU3zdAgiX8
Che film strano, questo Starman. Strano ma bello.
Per capire le ragioni di questa stranezza ed entrare nella chiave di lettura del film bisogna doverosamente andare alle sue travagliate origini produttive.
Il soggetto di Starman nasce a fine anni settanta, sull’onda dell’entusiasmo per il lancio del progetto Voyager 2 nel 1977, coordinato da quel genio tudofado di Carl Sagan. Da lì in poi e per anni a venire viene riscritto e modificato un infinità di volte: sette sceneggiature (SETTE) con sei (SEI) registi diversi, tra cui anche Tony Scott.
Nel frattempo un altro film dal tema simile veniva lasciato in panchina perchè Starman, su premesse simili, era tagliato per un pubblico più vasto e trasversale di quello più infantile di quest’altro: si trattava di tale Night Skies di Steven Spielberg, meglio noto col suo secondo titolo di E.T. L’extraterrestre. Eh già, il più grande blockbuster della storia del cinema venne tenuto da parte per molto tempo per fare spazio a Starman.
Dopo aver finito il soggetto e vagliato tanti registi, Starman trova il suo timoniere in John Carpenter, il quale voleva girare tantissimo un film di tono diverso per riprendersi il favore del pubblico, una rivalsa di popolarità dopo l’insuccesso de La Cosa.
Troppi anni sono passati però e nel frattempo il film panchinaro è uscito per un altra compagnia, la Universal, sbancando tutto e stabilendo il termine di paragone dal quale ripararsi. Sapete quale fu il film a farne le spese maggiormente a botteghino? Proprio “La Cosa”, ironia della sorte. Carpenter a quel punto si ritrova quindi la patata bollente: ha un film decisamente non allineato con i suoi canoni soliti, deve rifarsi di un grosso fiasco, ha una pressione e urgenza da parte della produzione rare e gli rode pure un po’ il culo per la faccenda di E.T.
Quindi prosegue caparbio, si sistema i baffi e mena il suo colpo più duro: non ha paura. E gli fotte pure sega.
La trama è molto semplice: abbiamo invitato con il Voyager gli alieni a visitarci e loro vengono a vedere che aria tira. Lo Starman (Jeff Bridges) arriva e ha tre giorni per tornare a farsi riprendere dalla base madre, dopo la ricognizione. Il governo però grazie al programma SETI origlia tutto, sgama il suo arrivo e vuole catturarlo a tutti i costi, alla faccia del fatto che lo avevano invitato loro. L’alieno si troverà allora inerme e spaesato a chiedere aiuto ad una giovane vedova (la bellissima Karen Allen), depressa e alcolizzata dopo la scomparsa del coniuge, che lo aiuterà nel suo viaggio per la salvezza a bordo della sua Mustang Cobra II.
Carpenter ha quindi in mano una storia di fantascienza on the road con risvolto romantico, una terreno un po’ scivoloso, un mix da maneggare con cura. I più disattenti pensando ai suoi horror-thrilleroni precedenti direbbero che non saprebbe cosa farsene di un soggetto così, sbagliando di grosso: John è un autorone che unisce il pragmatismo dell’artigiano “de ‘na volta”, del regista di mestiere, alla sovversione degli schemi e al piglio dei registi autoriali della New Hollywood. Quello ti girava un capolavoro anche con la lista degli ingredienti dei Froot Loops come sceneggiatura.
Nonostante le premesse diverse, gira comunque alla Carpenter: il suo approccio è quello colto e citazionista di sempre ma attinge da cose diverse dal solito, non cade nella tentazione di sbilanciarsi più di tanto nella fantascienza (magari anni ’50) per giocare sul sicuro con il suo pubblico e men che meno gigioneggia con una love-story interplanetaria: Starman con Carpenter diventa un road-movie tra due persone unite da un legame speciale ed urgente, due che si ritrovano per cause di forza maggiore a scappare assieme, a spacciarsi per marito e moglie, a condividere tutto e forse ad innamorarsi. Quindi va a pescare i suoi colori da film come Il club dei 39 di Hitchcock, Accadde una notte di Frank Capra o addirittura dal thriller/road-movie carcerario La parete di fango. Insieme per caso, insieme per forza, insieme per amore, molto di corsa.
Amore, già. È pur sempre questo il leit motiv della rassegna… Ma che amore nasce tra i due protagonisti? Come ci si aspetta da Carpenter è un amore particolare, non banale e da subito un po’ weird, ad iniziare dalla sequenza in cui la donna vede piombare l’alieno dal cielo sotto forma di un neonato luminoso che poi le cresce davanti agli occhi (con delle mezze vie abbastanza terrificanti) fino a diventare un adulto nudo e prendere le fattezze del suo defunto marito: in pochi istanti ne è quindi madre e moglie. Ed è questo doppio legame affettivo a fare da sottofondo al film, quello della madre protettiva, salvifica e amica, che lo copre nella fuga e gli insegna a vivere come un uomo per tre giorni e quello della moglie ancora innamorata di colui che è agli occhi in tutto e per tutto suo marito. Da questa idea forte e originale Carpenter sa di avere il film in pugno e lo dirige sicuro fino alla fine prendendosi nel mentre tutti gli spazi che vuole per infilarci anche altre cose più di intrattenimento: quindi via con inseguimenti, momenti di commedia, parti mistico-fantascientifiche e non si risparmia neanche un velato “Umani di merda! Autorità di merda! ‘Fanculo il governo”, come piace a lui. Il tutto, nella migliore tradizione del road-movie americano, è pervaso da una vena malinconica e di destino ineluttabile, come la canzone degli Everly Brothers in sigla che pure appare nel film.
A far girare tutto senza intoppi ci pensa un interpretazione di Jeff Bridges, giustamente candidata all’Oscar e al Golden Globe, che sbagliando ad arte la mimica facciale di pressochè ogni espressione e mancando scientemente tutti i criteri comportamentali umani riesce nell’impresa di farti credere che davvero lui, qua su questo pianeta, non c’è mai stato. Gli effetti speciali sono di Rick Baker, non ce ne sono moltissimi e ogni tanto qualcosa mostra gli anni che ha, ma quelli che funzionano sono assai lodevoli. Poi c’è lei, Karen Allen, e su lei sono poco obiettivo perché la amo da quando al cinema la vidi scolarsi decine di shottini ne I Predatori dell’Arca Perduta. Brava e intensa, divertente ma sexy, sempre elegante. È un peccato che abbia diradato così tanto le sue apparizioni cinematografiche. In un ruolo da coprotagonista c’è Charles Martin Smith, un’altra di quelle facce caratteristiche che mi spiace vedere sempre meno.
Carpenter, pur perdendo il confronto con E.T sugli incassi, ne uscì bene al botteghino, ma soprattutto ne uscì benissimo come autore, dimostrando di essere il regista “di genere” più intelligente della sua generazione e di sapersi destreggiare senza colpo ferire con pressochè qualsiasi cosa gli venga data in mano. Parafrasando una delle frasi centrali del film, “Voi umani date il meglio nelle situazioni peggiori”, anche lui dà prova di grande padronanza e maestria in una situazione di grande difficoltà.
DVD-quote suggerita:
“John Carpenter che dà il meglio nelle situazioni peggiori”
Darth Von Trier, i400Calci.com
quando il vecchio john guardò negli occhi steven e disse:
la robetta che fai tu per il premietto e che piace tanto alla critica rimbambita e al pubblico pecorone la so fare pure io con gli occhi bendati…
Mai visto. E’ una minchiata se dico che magari in quegli anni esplose la roba dell’abduction e delle storie extraconiugali con alieni e qui invece ci calano una storia di amore a più livelli senza accodarsi alla fobia del diverso che ti si fa la donna?
Sul sapersi destreggiare, dopo questo, mi sa che ha fatto quel capolavoro di Grosso guaio a Chinatown
Carpenter rulleggia.
ET MERDA.
Karen Allen ♥♥♥♥.
evviva lo speciale di san valentino!! mi sa che è l’unico film di Carpenter che non ho ancora visto..sarà l’amore o sarà che gli interracial non mi piacciono troppo. comunque Darth a leggere le tue recensioni ci metto sempre un sacco di tempo chè mi perdo tra i link scientifici tudifadi che lasci in giro
Baffo=MAESTRO!!!
A mio avviso non è tra i suoi più riusciti…però la recensione rasenta la perfezione
W Darth
Grazie a tutti.
Recuperatevelo, davvero.
Non è Halloween e neanche La Cosa, ma è un film per tutti che si sforza (e ci riesce) a parlare di amore, diversità, valori umani, senza essere stucchevole e mettendoci pure delle robe d’azione e qualche sgommata.
@ Biscott Adkins
i link che ti tudofanno sono essenziali.
Però se vuoi tudofarti davvero guardati la serie documentaristica Cosmos di Carl Sagan.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cosmo_(programma_televisivo)
L’universo spiegato a tutti, il bong come copilota.
film brutto e inutile di un regista mediocre e sopravvalutato
commento sterile e scarso di un lettore troll e dappoco
sinceramente? Una gran palla.
Bellisima recensione di un film bellissimo.
Toh, senza sprecarmi, copio e incollo un mio vecchio post che ho riciclato in vari forum…
Non lo rivedevo da tantissimi anni e a forza di sentir ripetere che sarebbe un Carpenter minore, fuori registro e troppo simil-spilelberghiano avevo finito per convincermene anch’io.
Un par di balle, invece.
Bellissimo road movie fantascientifico, divertente, intenso e commovente.
Indubbiamente si rifà allo Spielberg di “Incontri ravvicinati” ed è quasi un remake in chiave adulta di “E.T.”, ma è un film profondamente carpenteriano: ci sono i suoi soliti toni prosciugati, la semplicità spiccia della trama e la sua consueta durezza “politica” (la vita ai margini come unica possibilità di umanità e salvezza), sia pure stavolta smussata dai toni dettati dalla storia d’amore.
Soprattutto i protagonisti sono fottutamente soli, come sono sempre fottutamente soli tutti i personaggi di Carpenter, grande pessimista cosmico del cinema americano.
Parecchi i momenti magici: la resurrezione del cerbiatto, il viaggio nel prefabbricato, l’addio finale nel cratere in Arizona e il primo piano finale di Karen Allen.
Ecco, se Jeff Bridges è perfetto come sempre quando deve interpretare personaggi frastornati e stoned, il centro del film è lei: Karen Allen, adorabile, dolce e bellissima, con un paio di occhioni e un sorriso indimenticabili… e diciamo purer che i jeans attillatissimi che indossa per tutto il film mettono in risalto un altro splendido “lato” della sua, uhm, personalità.
Carpenter vince tutto gia’ al minuto 7 quando l’alieno si trasforma davanti a lei eliminando subito ogni dubbio sulla natura di cio’ che ha davanti, e limitando la love story all’irrazionalita’ subconscia del “si’ pero’ ha la faccia del mio ex-marito dalla cui morte non mi sono ancora ripresa”. Onesto, adulto ed enorme.
E puntualmente ogni anno si ripresenta sto speciale immondo…che palle oh sta cosa proprio non la capisco.
Come se il giorno dei morti, su alfemminile, interrompessero i discorsi sulla cistite per sfornare articoli su gente morta male o approfondimenti su stragi meritevoli.
Non penso lo facciano, quindi perchè deve succedere qui l’opposto? Che tristezza. Bah, vabè, torno in cantina a fare a pezzi qualche barbone và.
@ Schiaffi
Ma perchè loro non riuscirebbero a fare degli articoli interessanti sui nostri temi, noi sui loro invece sì.
È un po’ un dimostrare la nostra “air & ground supremacy”.
Per me capolavoro. E grande recensione.
La scena finale mi da i brividi ogni volta che la vedo.
Anzi… quasi quasi lo faccio vedere anche alla mia signora, Lady Rebel, perché sono sicuro che se l’è perso. E’ lontano dai suoi gusti ma per me gli può piacere.
Per quanto non sia uno dei migliori film di Carpenter (o forse è meglio dire uno di quelli che preferisco io) stiamo comunque parlando di un film di Carpenter e questo essenzialmente significa che è comunque diverse spanne sopra a quasi tutto. C’è da dire che probabilmente è il primo film di Carpenter che abbia mai visto dato che all’uscita avevo 4 anni e, sicuramente, lo vidi pochi anni più tardi con la famiglia vista la natura del film che si prestava di sicuro ad un pubblico più generalista (quello di ET uscito 2 anni prima) o almeno era quella l’impressione che la pubblicità in tv dava. Dopo questo ci fù Grosso Guaio a Chinatown e poi l’amore è scoccato che ancora ero alle elementari e prima delle medie avevo già recuperato cose che i miei genitori mi avrebbero ampiamente vietate (ma con un videoregistratore tutto era possibile). Solo a pensare al film comunque mi scende un gran senso di malinconia, noi per i tempi che furono ma proprio per le sensazioni forse un pò tristi che il film ricordo mi lasciò. Non lo vedo da un bel pò tra le altre cose..
carpenter papa del cinema.
@Nanni…
Vero, è una di quelle cosette di classe che distingue i maestri dai modesti.
I film con gli alieni dentro la ggente in genere sprecano sempre troppo tempo su un’ambiguità che è tale solo per i personaggi all’interno della storia, mentre per gli spettatori non esiste, o comunque non è una questione di grande importanza.
Bisogna dire che c’è cascato in pieno pure il Buon Vecchio Zio John nel marchettone “Villaggio dei dannati”, con mezzo film in cui dobbiamo sorbici i personaggi che si devono convincere che quei cattivissimi bambini albini sono in effetti dei cattivissimi bambini albini. Voglio immaginare che se l’avesse scritto lui Christopher Reeve avrebbe pigliato il fucile a pompa e avrebbe fatto irruzione all’asilo già dopo mezz’ora di film.
In questo senso (e in molti altri) una delle sceneggiature più farlocche di sempre è quella di “La moglie dell’astronauta”. TUTTO un cazzo di film giocato sulla presunta ambiguità di una situazione che per gli spettatori non era tale fin dal trailer!
bellissima recensione, non ho mai visto il film ma mi è venuta voglia di guardarlo e stasera molto probabilmente lo farò.
Ma grosso guaio a chinatown è piaciuto proprio a tutti tutti qui?
A un certo punto si vede il baffo in elicottero che dice “aspettate l’anno prossimo e vi cambio la prospettiva di chinatown”.
Esso vive, spielberg no.
@schiaffi: non vi vorremmo davvero bene se ogni tanto non vi dessimo anche la medicina amara per farvi crescere piu’ sani e piu’ forti.
Comunque: siamo tutti d’accordo qui dentro che il luogo comune “Carpenter non sa gestire i grandi budget” sia una stronzata pazzesca, vero?
Darth ho visto i primi 5 minuti della prima puntata e mi ha gia conquistato,mi piace quel sense of wonder che si respira, tipico di quegli anni.
Nanni io ci aggiungerei tra le cose che si dicono ma che sono stronzate l’esistenza di un ‘Carpenter minore’
@ Biscott Adkins
Il Carpenter minore esiste e credo anche il Carpenter che toppa forte.
Ma non è questo il caso per ambedue.
@Darth: No dai che toppa forte NO. Io noncivogliocredereno!
@Nanni: Ma glie ne hanno mai dati di veramente grandi? è innegabile che con poco ti sà creare il capolavoro ma con roba grossa secondo me saprebbe fare roba altrettanto grossa. Che diano a lui almeno una volta i soldi che han dato a Spielberg SEMPRE. Ecco visto The Ward (che secondo me è tutto un già visto ma fatto comunque da dio) magari non saprei ora ne sarebbe più capace. Ma esisterà sempre un posto nel mio cuore per John.
non lo so, sarà che sono di parte perchè la sua filmografia la salvo tutta però non riesco a considerare alcuni film ‘minori’.Che poi intendiamoci io per minore intendo brutto\trascurabile\da bruciare…
@vespertime: il problema è che quando persino La Cosa e Grosso guaio a Chinatown floppano al botteghino ai piani alti non si fidano più.
Carpenter ha la sfiga di essere sempre stato avanti con gli anni.
Per buttarla in ridere dico che non e’ Carpenter che si e’ rincoglionito o e’ peggiorato.
E’ il resto del mondo che finalmente lo ha finalmente raggiunto e’ superato.
Il suo immaginario era avanti di minimo 20-30 anni.
Non ho visto ne i corti, ne Vampires ne Ward. Il resto fatico a trovare un film che non mi abbia fatto dire figata.
Vampires vedilo…the ward assolutamente no…il suo peggior film.
Fra 25 anni rifaccio la recensione di The Ward.
Huh vedro’ quando ho tempo. Pero’ avevo dato prima un occhiata con IMDB e scopro che esiste una roba con Chevy Chase tipo uomo invisibile di cui ignoravo completamente l’esistenza. Comunque anche se mi sta sul cazzo perfino in Community che e’ tipo la serie che ha la piu’ bella puntata di qualsiasi serie evah quella col paintball ovviamente pero’ lo devo vedere per completezza.
Quello del uomo invisibile l’ho recuperato di recente…un carpenter poco ispirato e minore…
The ward oltre ad essere una poverata non sembra manco un film suo…si vede che stava in bolletta a quei tempi…
Sinceramente propio perché adoro sto regista preferisco che rimanga in pensione.
Carpenter è un personaggio del mio Olimpo Cinematografico personale, è come un secondo padre.
Non posso che ringraziarti DARTH, la recensione mi farà rivedere sto Starman con occhi diversi, ma all’epoca – in cui già adoravo il Dio John – ci rimasi deluso. Anzi mi fece anche un po’ rodere il culo….
Insieme a G.g.a chinatown.
ma secondo voi si può dire che Carpenter è IL regista dei 400calci?
perché a me non viene in mente nessun altro regista di genere che abbia volato “cinematograficamente” così alto.
Recensione ottima. The Eard bello, altroche…