Ah, il buon cinema horror indipendente inglese. Piccole produzioni, grandi idee. Diamanti grezzi nati all’ombra di un’industria senza cuore. Poche sterline ma tanta voglia di cambiare il mondo. Giovane, coraggioso, scavezzacollo, cinema horror indipendente inglese, sai chi ti saluta tanto? Sto cazzo. Si dice che se hai pochi soldi devi ingegnarti, ma ragazzi, tenetevi forte, ho una notizia bomba: non è che devi. Cioè, non devi per forza fare un film, non sei costretto, non te l’ha ordinato il dottore.
Johannes Roberts non lo sapeva, aveva pochi soldi, e così non ha avuto altra scelta che ingegnarsi: ha ambientato un intero survival horror dentro un magazzino. Bene, bello, bravo. Unica falla in questo piano altrimenti geniale? È una merda.
Un ragazzo e una ragazza si sono appena lasciati e ora sono in un deposito con i rispettivi amici per spartirsi la loro roba e andarsene ognuno per la sua strada. Perché una coppia che viveva assieme tenga la propria roba in un deposito e non nella casa in cui — uh — viveva assieme non lo so, magari è un’usanza londinese che io non posso conoscere e più tardi il capo me la spiega. Facciamo finta che abbia un senso. Mentre ‘sto cast di Dawson’s Creek fuori tempo massimo (al minuto 36 arriverà la rivelazione sconvolgente che lei lascia lui perché va a letto col suo migliore amico — che è lì presente! Drama!!) se la chiacchiera nel deposito nella periferia di Londra, un aereo si schianta (l’aereo non si vede, ma che ci vuole? Si sente il botto. Cadono alcuni libri dalle mensole. Qualcuno dice ad alta voce “guardate, si è schiantato un aereo”. Problema risolto, bitches), salta la corrente e loro rimangono bloccati dentro. Assieme a un mostro. Per arrivare alla fine della giornata dovranno correre con aria molto spaventata attraverso mille corridoi uguali, dividendosi, ritrovandosi, crepando uno a uno finché non rimangono solo quelli simpatici.
Sei attori, un solo set, un mostro di lattice, la trama di Alien (con una punta di Cloverfield nella pretesa folle che lo spettatore possa interessarsi dei cazzi romantici di due sconosciuti mentre c’è un mostro che fa a pezzi ogni cosa; e di Super 8, dato che il mostro è scappato dall’aereo militare che è cascato offscreen all’inizio del film). Non un guizzo, non un’idea, un’ora e venti passati ad aspettare la trovata che scombinerà le regole del genere, il colpo di scena che ribalterà tutto facendosi beffe delle aspettative del pubblico, o anche solo la strizzata d’occhio autoironica/cinefila che dica “è brutto apposta, sappiamo quello che stiamo facendo” — e invece no, è serio ed è tutto lì: mostro – scappare – riorganizzarsi – mostro – scappare – riorganizzarsi – mostro… Si insplatterisce un po’ nella seconda metà, non ha troppa paura di mostrare cuori strappati o teste spiaccicate, ma è tutto quello che di positivo posso dire di una messa in scena che vorrebbe tanto essere “sinistra” e “claustrofobica” e invece è solo illuminata di merda.

Va’ là quant’è sinistro e claustrofobico!
Un compitino da saggio di fine anno al Dams, un episodio troppo lungo di Ai confini della realtà (con tanto di — telefonatissimo — beffardo colpo di scena finale*) che potrebbe tranquillamente passare per l’opera prima di un regista acerbo ma volenteroso, un dignitoso terzo posto per la categoria “almeno c’hai provato”. Invece Johannes Roberts di film ne ha già fatti altri 5, di cui almeno uno passabile e un altro abbastanza figo: cos’è successo? Può permettersi un tizio, alla sua sesta regia, di sfornare una robetta così ingenua, così misera nascondendosi dietro al dito del low bugdet?
Almeno Roberts non è uno dei 3 (TRE) che hanno scritto questa poverata. Che gratta gratta, tra plagi spudorati e riciclo di schemi già visti mille volte, l’unica cosa originale che mette sul piatto è un sottotesto di una misoginia da far cascare le braccia. Le donne sono delle stronze e casomai non fosse chiaro che il mostro che ammazza senza motivo è una metafora SOTTILISSIMA delle cose brutte che succedono senza motivo ai bravi ragazzi la cui unica colpa è fidarsi delle donne che sono delle stronze, c’è addirittura una sottotrama — assolutamente inspiegabile e fuori luogo — su un matto che vive come un barbone nel magazzino perché la moglie, divorziando, oltre a spezzargli il cuore e farlo diventare matto, gli ha tolto tutto. Metteteci che uno dei 3 (TRE) che hanno scritto questa poverata è anche il protagonista — Noel Clarke, Mickey di Doctor Who (tranquilli se non guardate Doctor Who, al massimo vuol dire che avete una vita sessuale) — cioè il bravo ragazzo a cui succedono cose orribili e la cui unica colpa è fidarsi delle donne che sono delle stronze… Beh, io non sono uno che salta subito alle conclusioni, ma ecco, non mi sconvolgerebbe scoprire che l’ispirazione è arrivata subito dopo che una tipa l’ha mollato.

Che sorpresa, eh? Un mostro che assomiglia a una figa dentata.
DVD-quote:
“non è che solo perché sei povero hai il diritto di fare un film di merda”
“non è che solo perché ti ha lasciato la tipa hai il diritto di scrivere un film di merda”
Quantum Tarantino, i400calci.com
* Uè, ve lo spoilero, il finale? Ma sì che non voglio che poi ve lo guardate solo per sapere come va a finire. Ucciso l’alieno e sopravvissuti all’esperienza più traumatica della loro vita, i protagonisti escono dal magazzino solo per scoprire che Londra è un cumulo fumante di macerie: quello che hanno sconfitto era un alieno, il resto della sua razza è fuori e sta distruggendo il mondo.
Peccato sia un film di merda fatto tanto per. Dal trailer non sembrava malaccio e, in generale, l’horror indipendente inglese mi ispira sempre più di quello USA. E invece.
Grazie per la dritta, eviteròllo come la peste aliena!
@Quantum: tenere la roba negli storage è in effetti un’usanza comune di Londra ed è un corollario del fatto che gli affitti costano una barca, a volte la gente non può permettersi una casa abbastanza grande per tutti i loro averi e uno storage in periferia costa relativamente meno di una stanza in più.
Detto questo, sono sicura che ‘sto film faccia schifo.
‘sti magazzini ci stanno anche qui: beni in comunione da spartire dopo il divorzio, arredi di locali commerciali che la partita iva ha detto ciao e altre tristezze varie. 100 euro al mese per 60 mq di spazio + imballaggio completo, tetto in eternit, custode che tenta di piazzare la roba e tanto malessere che bastava riprodurlo fedelmente per fare un film di paura senza il bisogno di metterci l’alieno scrauso che comparirà sì è no 1 secondo nel trailer figurarsi nel film
Beh dai! farà cagare ma il finale, se girato bene, non è male.
La cosa che mi ha messo più tensione è la camicia dell’homeless con la fazza da Doc Brown insieme alla mascella da padrino della cornificatrice.Comunque Lindelof avrebbe scritto di peggio.
@Cicciolina ora è più chiaro, grazie per la spiega
@Braddock Pit beh qui entriamo nel filosofico: cos’è peggio, fare male o non fare niente?
@Fortebraccio il finale son 4 secondi, eh. poi sono dell’idea che anche il finale più figo del mondo (questo non lo è) non ripara un’ora e mezza di film di merda
La figa dentata potrebbe essere il sogno erotico di un dentista (rigorosamente tutto senza fattura).
La figa dentata fa parte del nostro retaggio culturale:
Osteria numero 20,
se la figa avesse i denti,
quante fighe in tribunale,
quanti cazzi all’ospedale,
dammela a me biondina,
dammela a me biondaaaaaa..
L’invasione finale è una cosa megatrash tipo L’Arrivo di Wang o si contiene?
@BellaZio
SPOILER
si vede in lontananza londra che brucia e un po’ di cosette volanti che dovrebbero essere astronavi. è proprio solo un’inquadratura. non ho visto l’arrivo di wang ma ecco uno screenshot: http://www.i400calci.com/wp-content/uploads/2013/04/londra.jpg
FINE SPOILER
Praticamente la roba interessante nel film è tutto quello che succede fuori dal magazzino.
@Quantum
Sì ok, il livello di feccia di quello ma se dura pochi secondi si resiste. In Wang i secondi erano almeno 40 e lo schifo invadeva la mente.
Già vedendo la locandina parto prevenuto. Il mostro sembra fatto benino invece. E comunque siamo vicini al peggiore dei Roberts che, tra donne stronze, sottotrame con divorzio e mostri assassini a forma di figa si dev’essere preso una bella inculata.
Oddio una vagina dentata credibile e terribile la poteva fare solo quel cronenberg li…è sarebbe stato così tremenda da tornare in mente ogni qual volta si fosse stati in procinto di intingere il pennello…
persino una citazione da Blade Runner in quella poverata di screenshot di Londra “in fiamme” ?!
maddai
A che scopo una rece sullame®da, scusa?
Non ci arrivo neanche col flick flack.
@Pasqualo Bianco
Roberts ha fatto almeno due film decenti (già recensiti su queste pagine) e ha dimostrato di sapersela cavare anche con budget ridicoli, trovando soluzioni dignitose alla mancanza di risorse (i regazzini demoniaci che fanno il parkour praticamente bendati in F ne sono la prova), valeva la pena dargli una possibilità e vedere cosa combinava con questo. anche Noel Clarke, seppure in un campo totalmente diverso dall’horror (il drammone intimista), ha scritto cose molto più intelligenti di così. insomma le basi perché non fosse una merda c’erano, poi purtroppo è andata così. figurati, neanche a me piace perdere tempo a massacrare un film tanto per, ma ormai l’avevo visto.
non credo di aver capito l’analogia con il flick flack.
Chiaro come il sole Q.
Potessi avere un Q.I a mille, capirei senza sforzi.
mentre ho solo naso(handicap)per l’orientamento.
La puzzalozza non mi aiuta a sopravvivere.
In confidenza, mandami a vedere le stelle, non le stalle.
(Senza offesa…firmato assangue)
Flick flack è un movimento duro per capire chi ce l’ha + duro:)
PS:
(i regazzini demoniaci che fanno il parkour praticamente bendati in F ne sono la prova)Tipo…un regista che sfrutta lo stile street per campare?