Oddio, mi annoio solo a pensare a quello che sto per scrivere. Uff. Che fatica. Fuori c’è il sole, sotto casa mia ci sono tre bambini – di cui uno grasso – che giocano al giuoco del pallone. Piuttosto che scrivere ciò che sto per scrivere, me ne starei bel sereno seduto sul mio balcone a guardarli giocare. Ma c’è anche il rischio di fare la figura del pedofilo col mio vicino di casa Pino, e non è una bella cosa. Quindi mi metto al computer e scrivo questa cosa. Vi ricordate quando uscì Se Mi Lasci Ti Cancello? Ahhhhh! Ma tu sgherzi? Chi ha tradotto quel titolo? Andiamo sotto casa sua a prenderlo a roncolate sulla testa, quel traditore che non ha capito il film di Gondry! (Apro una parentesi. Una volta dei freakettoni hanno occupato il D.A.M.S. con l’idea di diventare bravissimi nel maneggiare il diablo, schiacciare un paio di tipe, fumare due o tre robe simpatiche e insegnare il Vero Cinema. Non quello che i polverosi professori dell’Università ci volevano far guardare, tipo Vertov, Flaherty o quella palla di Griffith! No! Con i Freak Brothers al comando, la Storia del Cinema tutta s’era fatta molto più corta. Si iniziava con Matrix e si finiva collo scoprire che comunque c’era tale Tsui Hark che s’era inventato tutto lui anni prima. Per curiosità ero andato a vedere quando questi qui avevano presentato il loro programma “alternative” e ad un certo punto uno con la felpa della Broke da mille mila dollari ma che probabilmente beveva solo Lambrusco dell’ECU ha detto che poi c’era un monografico sui “video di Maicol Gondris!”, pronunciandolo così, all’americana. Che giusti. Oggi due di loro fanno i commessi quelli vestiti come i giudici del basket da Footlocker e uno si droga molto male per poi andare a lavorare in banca grazie a uno zio mezzo inciuciato ex democristiano) Comunque, stavo dicendo dello scandalo di quando uno della Eagle Pictures intitolò Se Mi Lasci Ti Cancello il bel The Eternal Sunshine of The Spottless Mind. Forse perché i ricordi ingigantiscono un po’ le cose, ma io mi ricordo di quando con i miei fratelli d’armi costruimmo le barricate in piazza e ci battemmo fino all’ultimo sangue contro i nemici della Cultura. Feriti, morti… e per cosa? Poi quei bastardi non cambiarono il titolo. Dio, se solo penso a quei giorni in trincea… Si sono presi tutto, quei manigoldi! Scusate, ma quelle ferite quando cambia il tempo ancora si fanno sentire. E io rischio di divagare. Quello che volevo dire è che pure i titolisti americani sono belli stupidi, eh?
No, perché magari qualcuno di voi se lo ricorda pure ma nel lontano 26 ottobre del 2010, proprio qui, proprio io ebbi a recensire The Haunting in Connecticut. Un filmetto con quel babbaleo di Kyle Gallner aka lo Shia LaBeouf del discount, Virginia Madsen sempre sia lodata e quel fail apocalittico di uomo che è il finto Robert De Niro, ovvero Elias Koteas. Mamma mia, perché tanto odio? Una ghost story fiacca e scontata, con qualche sequenza ad effetto bubusettete anche abbastanza funzionante, ma nulla di più. Insomma, un horror di quelli che ti dimentichi quattro secondo dopo la visione. Eppure. Eppure negli Staes hanno deciso che The Haunting in Connectiut ha tutte la carte in regola per diventare un franchise in piena regola. Sai che facciamo? Andiamo in giro per gli Stati Uniti, ma mica quegli Stati Uniti che conoscono tutti! Noi andiamo a scovare quelle zone dove ancora esistono le leggende, le storie, gli uomini! E ci facciamo raccontare delle cose pazzeschissime e poi ci facciamo dei film, no? E li intitoliamo così, senti che bomba: The Haunting in Connecticut: Ghosts of e ci mettiamo lo Stato in cui siamo, hai capito? Una bomba! Così ci pigliamo tutto il pubblico, numerosissimo, che c’ha sballato per The Haunting in Connecticut, hai capito? Questo è marketing, zio. Eh, ma il mondo del Cinema è fatto così, guarda. Inutile che ti stupisci. Pensa che per altro quest’idea non è manco mia. L’ho rubata a mio cugino Anacardo che ha prodotto Grosso Guaio a Chinatown: Sturie Paiura di Cinesi che Volano a Garbagnate. Te lo ricordi, che filmone che era? Pazzeschissimo. Ma non temere, con il franchise The Haunting in Connecticut siamo destinati a svoltare. Claro, zio.
E quindi ecco qui The Haunting in Connecticut 2: Ghosts of Georgia. Ma Georgia quelli russi? No, quelli teroni degli Stati Uniti. Ah, ok. La storia, per favore. Eccola qui, signore. C’è una tipa molto bella, tale Abigail Spencer, presa molto male. Sta da sola presa male sul letto e vede i fantasmi. Piglia delle pillole che dovrebbero farle passare le visioni dei fantasmi, ma lei comunque vede fantasmi un po’ ovunque. Tipo che sei lì nel letto seduta e nell’angolo vedi il fantasma di tua madre morta male che ti dice con la voce tutta spaventosa: “Oh, ti devo dire un segretone!”. Ma poi il segretone non te lo dice mai e tu sei sempre preso peggio. Questa tipa molto bella che vede i fantasmi prende sua figlia e insieme se ne vanno da quella casa che era piena di fantasmi! Basta! Iniziamo una nuova vita! Io, te e papà. Dove, dove? In una bella casa totalmente isolata nella campagna della Georgia! Qui scopriamo che la Bella è sposta con il Bello, che è un poliziotto che deve aver fatto un sacco di palestra e infatti si mette sempre in delle posizioni stranissime per farti vedere che lui ha fatto una marea di pettorali e ha il six pack definitissimo. Altra scoperta: la Bella ha una sorella molto meno Bella che si trasferisci a vivere da loro. E mentre il Bello è lì che guarda disinvolto l’orologio facendo vedere a tutti che ha dei muscoli pazzeschissimi, scopriamo che le donne di quella famiglia hanno tutte il dono di vedere i fantasmi. Che poi, tu chiamalo se vuoi un dono, ma in realtà è un po’ una sfiga che ogni due secondi vedi della gente morta male sempre nascosta negli angoli. Ma mica solo per le donne della famiglia, eh? Pure per noi spettatori che da questo momento in avanti (all’incirca minuto 7 del film) siamo obbligati ad assistere ad almeno un’ora e mezza di questa sequenza qui: c’è uno della famiglia che fa una roba normalissima in casa e in un angolo c’è un fantasma, che poi a un certo punto si sfila ed esce dall’inquadratura mentre la colonna sonora sottolinea il tutto con uno “Zaaaaaaang!”. Oh, ma voi non avete idea di quante ce n’è. Io penso sia il record mondiale di sequenze del genere. A un certo punto, mentre il film si trasforma in una delle cose più noiose mai viste, si comincia a nutrire un certo interesse verso l’opera, perché il film di tale Tom Elkins rischia di essere quella con il più alto numero di sequenze con lo “Zaaaaaaang!” EVER. Adesso voi magari non mi credete, ma a un certo punto si va oltre il comico. Cioè, se ve lo vedete coi regaz e fate il drinking game che appena c’è una sequenza del genere vi fate uno shot di qualcosa, sono sicuro che almeno due finirebbero in coma etilico. E infatti, come avete potuto constatare questa mattina io con l’amico Davide Van Der Rapp e Franziska “Liz” Sherman in Kar-wai abbiamo fatto questo incredibile capolavoro che ben riassume The Haunting in Connecticut 2: Ghosts of Georgia. Cioè, è veramente così, per cui potete anche fare a meno di vedervelo il film e guardare solo questo nostro piccolo gioiellino. Eddajene con… BUBU7TE.
httpv://www.youtube.com/watch?v=VJB1J84UHJI
Tra l’altro ho scoperto adesso che Elkins è un montatore (tra l’altro pure del primo The Haunting)! Hai capito? Lui questa cosa dello “Zaaaaaaang!” la sa fare benissimo. Se la sente callissima. Ha fatto vedere una sequenza tipo ai produttori che gli han detto: “Mamma mia, pazzeschissimo che a un certo punto ti accorgi che c’è un fantasma e poi, minghia, scompare di botto e fa Zaaaaaaang! Vai Tom! Fai tutto il film così!”. E lui l’ha fatto veramente. Dopo 70 minuti su 98, non è ancora successo un cazzo di nulla se non che appunto ci sono dei fantasmi a sfare che girano per casa. Poi si scopre una storia tutta matta che dovrebbe anche celare un colpo di scena che pure io che sono praticamente mezzo deficiente ho beccato dopo 10 secondi di film. Cioè, molto meglio allora il nostro film, no? Ah, alla fine, visto che il tutto è tratto da una storia verissima, si vedono anche i veri tipo che avevano la casa infestata di fantasmi. Sono questi qui.
Visto che bei ragazzi? Ovviamente quelli che li interpretano non sono molto simili, ma vabbè. Comunque, nell’attesa che esca The Haunting in Connecticut 3: Ghost of Val Samoggia, vi posso dire che questo film non è tratta da UNA storia vera, ma…
Dvd-quote:
“Il film con il più alti numero di scene Zaaaaaaang mai realizzato.”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Io Grosso Guaio a Chinatown: Sturie Paiura di Cinesi che Volano a Garbagnate. lo andrei a vedere di corsa (se mi trovate un corrispettivo italiano di Kurt Russell).
anzi, se voleste farlo io mi candido per un ruolo qualsiasi.
Il primo film i salvo da una notte in bianco…questo me lo tengo in caldo per la prossima volta che ho mandato a cagare Morfeo…
il pezzo sul DAMS è epico… ho perfino googlato “maneggiare il diablo” rischiando dibbrutto col safesearch disattivato. Matto matto matto
Oi, che significa “per difendere l’onore di michael gondrais”, per la questione del titolo simpatizzo ma io pensavo lo volessimo impiccare! Mi avete ingannato, mannaggia…
Oh, meno male che l’avete fatta uscire per la pausa pranzo perché mi sto rotolando dalle risate. Recensione meravigliosa, meravigliosa.
Come diceva la pubblicità?
Leggere la recensione di Casanova sui 400calci non ha prezzo, per tutto il resto ci sono i debiti.
Mamma mia che risate.
@ momenti di abraxas: a te stavo cercando. Cioè mi stai simpatico, io mi vedo il film di cui porti il nome e che cosa scopro? Che è una merda scioccante? Ma non ti potevi chiamare, che ne so, momenti di Undisputed 3?
@pillole
perché stai a sbaglia’ medium, se passi al disco di Santana vedi che tutto torna apposto (oppure ti sfogli un po’ Demian di Hesse)
vorrei il numero preciso di zaang presenti.
@casanova
comunque la bevi dal bicchiere quella ferrarelle, ho controllato, non mi freghi. Non sei un vero uomo.
@bellazio: è la finzione filmica. nella vera verità bevo Norda in vetro a canna like a boss
Comunque non capisco tutta questa ironia su un film tratto DALLA storia vera!
ZZAAAANG!
[ho paura! ho molta paura!!]
ZZAAAANG!
In effetti per collegare Abraxas ad un film demmerda quando c’e’ un album un po’ meno demmerda e’ patologico. Un bravo a pillole!
Io invece voglio il film con Casanova, Miike e Nanni sulle barricate. Storiacce epiche di resistenza, odore di polvere da sparo, gambe segate via senza anestesia, amori turpi e risorgimento. Pure con Manuela Arcuri e Gabriel Garko infilati a caso se lo passano su Mediaset. Se lo fanno sulla rai, Fiorellino.
Ora magari mi assalirete ma a parte l’elettronica ascolto la classica musica anglofona che sta in classifica 3 settimane e che poi viene dimenticata. E se mi chiedete i nomi dei brani o dei pezzi manco li so.
Mi fa piacere che momenti di abraxas non si riferisca a quella porcata di film, riacquisto stima in lui, ma con tutto il rispetto Santana non è proprio cosa mia. Dal punto di vista musicale sono molto limitato, a me piace il bordello in cuffia. Preferibilmente non di 40 anni fa.
BUBU7TE…ma guarda il caso:
Giorni fa mi venne in mente un’idea di cortometraggio faidate:
– 6 ragazzi che occupano una casa abbandonata da tempo.
– La casa presenta la muffa stronza sulle pareti, quindi tossica.
– 5 ragazzi su 6 ci vanno a contatto e si fanno lo strippo da bruttevisioni.
– Vedono fantasmi e la troppastrizza li fa morire in stile “splattering”.
– 1 sopravvive, quello punk, che scopre gli amicimorti e fa 1 flip finale.
Lo chiamo 17, perché 5 ragazzi su 6 hanno 17 anni e tutto capita in venerdì 17.
(Abbracci4ever…comealsolito)
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molto bello anche visto 4 anni dopo