E’ veramente pazzesco (e, non ve lo nascondo, un bel po’ maleducato) che nel bel mezzo del dibattito, lungi dal potersi dire concluso, sull’Eli Roth autore ci si trovi costretti a sterzare bruscamente per aprirne uno sull’Eli Roth “mecenate”. Insomma, siamo qua con righello, calcolatrice, prove fotografiche e la testimonianza giurata di un cugino di 21 anni che, ragazzi, ne ha viste di cose lui, per cercare di rispondere a quesiti esistenziali come «Eli Roth è bravo o è un cretino?» che, tac, ci esce un film come Aftershock — o, volendo usare il titolo per la distribuzione internazionale, ELI ROTH presenta Aftershock un film scritto da ELI ROTH con ELI ROTH — (ma anche uno come L’uomo con i pugni di ferro, o una serie come Hemlock Grove) e la domanda del giorno diventa all’improvviso «Eli Roth è “l’erede di Tarantino” nel senso che adesso ci sorbiremo un numero infinito di patacche legittimate dal fatto che sul poster c’è scritto “Eli Roth presenta”?».
La risposta breve è «no», quella un po’ più articolate è «che ne so, non ho mica la sfera di cristallo, ma secondo me non ancora».
Aftershock è un horror cileno del 2012, una sorta di “disaster splatter” ispirato al terremoto (e gli eventi che seguirono) del febbraio di due anni prima, dura 90 minuti spaccati e pare sia costato una cifra ridicola che si aggira tra i 3 e i 10 milioni di dollari. Pur avvalendosi del contributo a 360° del Bear Jew preferito dalle calciste, sulla carta risulta diretto da tale Nicolás López, un tizio di cui non so assolutamente niente eccetto che in curriculum ha ben tre film che hanno uno smile nel titolo.
Leggo in giro che si tratta (prevedibilmente) di commedie romantiche, non di meno, di alcuni dei maggiori successi di botteghino in Cile degli ultimi anni: praticamente è come se, che ne so, Pieraccioni da un giorno all’altro annunciasse che il suo prossimo film sarà un splatter scritto e prodotto da Lucio Fulci.
Ora, le cose sono due, o questo Pieraccioni cileno ha uno sdoppiamento della personalità di quelli proprio pesi, o è uno con cui Eli Roth ha un debito di qualche tipo (magari c’è andato a letto e non l’ha mai richiamato) (andiamo, qualcuno pensa ancora che Eli Roth non sia gay dopo Hostel 2?) e un giorno gli ha detto vabbè facciamo che giro un film a nome tuo e siamo pari, ma il genere lo scelgo io.
A sentire Roth è giusta la prima ipotesi, lui e Tarantino (che secondo me sta cosa di aggiungere sempre Tarantino nei racconti su Eli Roth è una cazzata che si inventano i giornalisti per dargli credibilità e alla fine ha l’effetto contrario perché mi rifiuto di credere che questi due stronzi vivano in simbiosi) sarebbero rimasti colpiti dall’opera prima di López, Promedio rojo, una specie di commedia nera in area Kevin Smith che non ha lasciato altra scelta a Roth di partire per il Cile, diventare il suo nuovo super BFF e farci un film assieme.
La sfida era confezionare un disaster movie in lingua inglese e di stampo prettamente hollywoodiano — ma in Cile, con soldi cileni (cioè pochi) e attori cileni (pronti cioè a ignorare ogni norma sulla sicurezza in nome dell’arte e di uno stipendio modesto), utilizzando come set i luoghi realmente colpiti dal terremoto del 2010, ricorrendo il meno possibile alla computer grafica, realizzando concretamente il grosso degli effetti speciali e mostrando ciò che nei pettinati, patinati disaster movie hollywoodiani, inspiegabilmente, non viene mai mostrato: la gente che muore male. Molto male.
Chi conosce Eli Roth probabilmente non ne avrà avuto grande impressione, ma non è difficile capire perché i trailer di Aftershock, rivolti a un pubblico abituato ai disastri “puliti” di un Emmerich o di un Michael Bay, siano stati definiti “shockanti” o persino “disturbanti”: il film è un trionfo di arti mozzate, crani fracassati, corpi schiacciati o calpestati a morte, travi che attraversano tipe, stupri, omicidi a sangue freddo e crudeltà assortite. Nulla che possa veramente mandare di traverso la colazione a un calcista scafato, ma abbastanza per fare di Aftershock una pellicola che, nel suo piccolo, farà parlare — anche se forse per i motivi sbagliati.
Io, per esempio, ho trovato mille volte più interessante la premessa, quella trentina di minuti di spottone per il turismo in Cile che introduce i personaggi e strizza con tutte le sue forze l’occhio al franchise di The Hangover (con tanto di foto scattate durante la vacanza che scorrono nei titoli di coda!), a partire dalla presenza di Nicolás Martínez, attore scelto apparentemente senza secondi fini (amico di Lopez, come l’altro protagoista Ariel Levy, compare in tutte le sue pellicole precedenti) ma che non può non far pensare a una specie di Zach Galifianakis cileno, solo meno stupido e più cattivo.
Eli Roth d’altra parte non è Bradley Cooper, anzi. Si ritaglia una parte veramente painful to watch, che inizia addormentandosi in discoteca e finisce bruciato vivo a ¾ di film: nel mezzo attacca pipponi tecnofobi su quanto era più romantico corteggiare una ragazza prima degli smartphone e cerca senza successo di abbordare la barely legal Selena Gomez (finita sul set — racconta lei — praticamente per caso, perché è era nei paraggi mentre stavano girando)! Insomma, il tipo che 2 anni fa faceva cybersesso su twitter con delle ragazzine minorenni è cresciuto, ci scherza sopra, riconosce pubblicamente i suoi errori e si scrive un percorso di redenzione che passa attraverso la morte per sfiga. (Sono sicuro che Dolores approverebbe.)
Per cui, oltre ad essere crudo e violentissimo, Aftershock è un film spitiroso, sorprendentemente curato e in un certo qual modo “personale”, che ha purtoppo il grosso limite che ad accorgersi di tutto questo sono solo gli addetti ai lavori o chi, come me, ha perso 4 ore guardandosi interviste e facendo background check sui figuri coinvolti. Tolti i giochini meta, tolta la soddisfazione di aver fatto una roba a basso budget che non sembra a basso budget, tolto l’omaggio a quel cinema “artigianale” che può essere grosso facendo a meno di grossi effetti speciali, resta un thrillerhorrorazzo nella media, magari un po’ più esplicito, ma privo di tratti veramente nuovi o veramente interessanti che gli permettano di spiccare nel panorama generale. Che poi forse è esattmanete quello che volevano Lopez e Roth.
DVD-quote
“Non possiamo darti niente, ma è una bella voce da mettere in curriculum”
La produzione, alle 4mila comparse.
“Abbiamo fatto il Cilewood”
Eli Roth (l’ha detto davvero)
Dai bene tutto sommato. Dal trailer sembrava che la trama fosse solo “Pezzi di casa che cadono addosso”…
E comunque per quanto Hostel sia stato un punto di svolta e per quanto sia apprezzabile un progetto del genere, il buon Eli deve baciarsi i gomiti per aver incontrato Tarantino.
Il buon Eli ha fatto Cabin Fever. Poi basta. Hostel e’ stato la piu’ grande delusione del mondo.
Finche fa il produttore pero’ lo stimo, perche ha aiutato gente come questo tizio e altri piu’ RZA a fare film. Aldila’ dei risultati ha il pregio di rischiare come produttore.
Tra l’altro Roth GIURA E SPERGIURA sulle qualità incredibili e le abilità di sperimentatore del suo amico che ha fatto le romcom con gli smiley nel titolo. Serio.
Deve volergli un gran bene Eli a questo Lopez.
beh oddio, dire che rischi come produttore a me sembra un po’ azzardato.. se è vero che da un lato ha prodotto il film a RZA, è altrettanto vero che TRE ORE (su 4 e mezza) di quel girato sono state tagliate per l’uscita al cinema, e non sono state recuperate neppure per la versione dvd (la cui extended dura appena 10 minuti più della versione cinematografica).
no, mi spiace, roth continua a starmi sui coglioni. oltretutto la citazione (se è giusto chiamarla così) a the hangover la trovo fastidiosa.
poi comunque il film lo guarderò (scaricato) sia perchè la recensione ne parla tutto sommato bene, sia per il vecchio principio del ”conosci il tuo nemico”.
Da notare la presenza di Andrea Osvàrt (http://www.imdb.com/name/nm0652619/) presa di peso da almeno 400 fiction di mamma RAI. Che abbiano abbordato anche lei mentre era in vacanza?
probabilmente la risposta è: Eli Roth è un bravo cretino.
Non l’ho visto perché indeciso sul da farsi, magari lo guarderò, magari no… Certo che quel cileno è uguale a Galfianakis! Comunque io il voglino di Hangover 3 ce l’ho eh… Devo vergognarmi?
Magari The Green Inferno sara’ uan figatona?!?!
Non c’entra un cazzo come mio solito, ma qualcuno, per curiosità, è riuscito ad andare oltre il primo (o i primi due per i più coraggiosi e accaniti) episodi di Hemlock Grove, la serie TV del sig. Roth? Perché a me si sono liquefatti i testicoli.
Non ricordo hostel2, ma Eli Roth sembra davvero una checca. Sara’ il sopracciglio spinzettato ma me lo immagino a parlare con la S moscia…
@deep: io non sono andato oltre il primo episodio.
Per me la prima mezz’ora di presentazione dei personaggi poteva anche essere condensata in 15-20 minuti, dato che sono tutti (volutamente e funzionalmente) macchiette ultraclassiche: il turista sfigato, il figlio di papà sborone, il socio in para con la ex tipa, la finta zoccolona, la vera zoccoletta, la brava ragazza
Comunque è l’unico difetto che trovo nel film, avercene di survival horror non originalissimi, ma con un tale ritmo e soprattutto girati così sorprendentemente bene.
Da apprezzare anche come viene rovesciata l’ingenuità del disaster movie standard (il riferimento più vicino è The Impossible), dove la catastrofe di solito stimola la solidarietà e la fratellanza: qua invece la crudeltà della natura viene messa in secondo piano dal trucismo umano (letteralmente, dato che alle scosse successive alla prima non presti quasi più attenzione).
EDIZIONE STRAORDINARIA:
Hollywood è morta!!
(Quella vecchia plastica)
http://www.youtube.com/watch?v=3EJ_UBgjpW0
a me è piaciuto, ma è pieno di difetti: la prima parte è noiosissima (quando c’è il terremoto? quando c’è il terremoto? quando c’è il terremoto?), poi bum, si parte e c’è abbastanza macello, ma anche tanti maccosrotfl che spezzano la tensione in modo imbarazzante. Poi diventa una specie di cosa alla carpenter prima maniera ma se non azzecchi la citazione di stile capisco che ti ritrovi a “maccosa” un’altro paio di volte prima del finale (lollissimo, davvero, sembra la chiusa di un episodio di South Park)….
Eli è davvero un bambino speciale e non si può non volergli bene solo perchè ogni tanto fa o dice delle cazzate incredibili: è fatto così perchè è Speciale e il buon Gesù ha in serbo qualcosa anche per lui. Non siate cattivi, vorrei vedere voi se foste messi come lui.
Ciao.
Momento depressione n°1: veder apparire il nome di Andrea -festivaldisanremo- Osvart già nei titoli di testa
Momento depressione n°2: la foto del ciccio baciccio con RZA e il trasferello “WUTANG CLAN” sul posteriore della tipa vinicola
Momento depressione n°3: trama del tipo ciao siamo tre sfigati che hanno tirato su tre belle pollastrelle pronte a seguirci ovunque (succede solo negli horror)
a parte la palpebra semicalante causata da una prima parte soporifera e ultra prevedibile (come tutto il film del resto) e i momenti depressione, quando la gente comincia a morire il ritmo accelera e il film diventa anche carino anche se completamente sconclusionato e così “disaster” da essere fantozziano (il terremoto /il crollo della funivia/ la banda di manigoldi/ i feti nelle catacombe/ lo tsunami /LE CAVALLETTEEE… ah no quelle non c’erano)
Per fortuna oltre agli appassionati di critica esistono anche appassionati di cinema.