Mi rivolgo a voi. A voi. A voi signori della corte e anche a lei, signor presidente. Vi chiedo cortesemente di accogliere con attenzione le parole che seguiranno giacchè qui non siamo in presenza solamente di un becero e orrendo film. Non siamo in presenza di un’opera che lede la dignità umana di chi la vede più di quanto leda la dignità -e l’onore, l’onore. Ribadisco: l’onore- di chi si è inlordato l’anima e le mani nella attuazione di tale ignobile scempio. No. Quest, vostro onore e signori tutti della corte, è una truffa. E lo dico fuori da ogni iperbole. Una truffa in senso letterale. Per questo sono qui, signori della corte e voi tutti che assistete a questo procedimento, affinché questa mia arringa finale possa portare a una sentenza limpida e inequivocabile che condanni fermamente tale CRI!MI!NA!LE! uso della macchina da presa e tale CRI!MI!NO!SO e SFAC!CIA!TO raggiro della buonafede di noi spettatori.
Ora mi accingo a iniziare.
Prego un po’ di sottofondo musicale.
httpv://www.youtube.com/watch?v=PA9t1nSGXXE
Signor presidente. Signori della corte. Il nostro codice penale all’articolo 640 disciplina la fattispecie della truffa e recita: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito…”. La giurisprudenza si è espressa più volte su cosa si intenda con l’espressione “artifizi e raggiri” come nei casi “Mollica amico di Andrea Pazienza”, “Eli Roth nuova frontiera dell’horror” e nel recentissimo “Sasha Grey icona culturale”. In questi casi, nonostante l’apparente limpidezza nell’applicazione del termine “truffa”, si è rivelata necessaria la penna dei più fini esegeti per addivenire a… Sì, vado al punto, scusi presidente. Scusate signori della corte.
Si diceva, in questi casi non è stato tanto difficile provare l’artificio e il raggiro quanto più il dolo e cioè il mos circondundit absolorum, l’intenzionalità, la cattiveria, il -per l’appunto- dolo.
Nel caso invece di questo The Cloth tale cattiveria, tale perniciosa ed esiziale intenzione di tirarti una fregatura salvo poi ridere alla facciaccia tua, è addirittura più che lampante. È palese. Disgustosamente sfacciata. A tal proposito chiedo che venga mostrato il reperto indicato con la lettera C.
Vedete? Vedete? In alto a destra i nomi indicati: Eric Roberts, Danny Trejo, Robert Miano (che tutti ricordiamo con affetto nel primo capitolo di Phantasmagoria). È possibile considerare come realistico il fatto che un film di basso budget, diretto da un esordiente, possa annoverare – non dico tra i protagonisti – ma tra i comprimari, attori di tal fatta? È possibile, insomma, che lo spettatore casuale posto di fronte a tali premesse, le ritenga verosimili e non semplici escamotaggi da cartellonistica e pertanto si approcci al film con virginale speranza e assoluta buona fede? Possiamo dire di essere, in questo caso, più nei pressi del ragazzo che all’autogrill di Vimercate ti propone una videocamera di cui vuole sbarazzarsi, piuttosto che in quelli del principe del Ghana che è pronto a ricoprirti d’oro, diamanti e cocaina purissima se solo lo lasci transitare dal tuo conto corrente? Facendola breve: rebus sic stantibus possiamo pensare a questa locandina come una trappola in grado di trarre in inganno anche coloro che potremmo definire “spettatori con una certa qual perizia”?
Possiamo anche dire che i nomi sopracitati potrebbero se non altro suggerire una visione, magari non di altissima qualità, ma che annoveri senorum tergarumque anche una certa qual dose di grazie femminili esposte allo sguardo ammiccante della macchina da presa? O per lo meno un capezzolino laterale? In fondo l’abbiamo anche sentito dalle parole di Nanni Cobretti, chiamato da me alla sbarra durante questo lungo processo. Chiedo comunque che venga proiettata in aula la testimonianza di Nanni Cobretti. Per favore spegnete le luci grazie.
1) Eminenza Cobretti: è possibile che in un film a low budget, diretto da un emerito sconosciuto, Danny Trejo e Eric Roberts possano essere protagonisti? Tenga conto sublime Cobretti che essi compaiono come primi nomi nella locandina.
«Sì Vostro Onore, lo sconosciuto in questione potrebbe essere molto ricco o in possesso di informazioni scomode sugli imputati. È Hollywood, non il Vatic… non Lourdes o luoghi innocenti simili, e nessuno dei due ha un potere tale da poter stare a sindacare troppo sulla propria reputazione/immagine mediatica. Entrambi hanno una fedina penale non esattamente limpida e, seppure con l’età si siano sicuramente ripuliti diventando professionisti relativamente affidabili, ciò non fa di loro per forza dei santi.»
2) È lecito aspettarsi, partendo da i nomi sopra elencati, una trama politicamente scorretta che preveda delle tette?
«Ecco, tendenzialmente sì».
3) È possibile pensare che esista un cast in grado di far sembrare Danny Trejo un attore consumato e di alto talento e non un caratterista che manco Franco Lechner (aka Bombolo)?
«Urca, questa è una domandona. Cioè: se Danny Trejo interpreta rigorosamente un messicano minaccioso di poche parole le cui uniche scene lo prevedono nell’atto di tentare di uccidere qualcuno… no, l’unica cosa che riesco a immaginarmi a quei livelli è Danny Trejo stesso, molto giovane, prima che imparasse cos’e’ un cinema e (per motivi slegati) iniziasse a collezionare cicatrici.»
…
…
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Signori e signore della corte. Presidente. Avete sentito con le vostre orecchie il Supremo Cobretti ammettere la possibilità che questo film potesse avere un motivo di esistenza op di visione. È quindi con RABBIA che chiediamo ora che la Giustizia faccia il suo seguito e che sprema il regista Justin Price come un tubetto di Spuntì senza nemmanco dargli la soddisfazione di sentirsi dire “Vulevù patè avec moi”. Avete avuto modo di vedere cosa è stato delle partecipazioni di Trejo e Roberts in The Cloth. Avete avuto modo di scoprire che Trejo appare per cinque minuti PRIMA che appaiano i titoli di testa, dopodiché la sua presenza è ridotta a un’ulteriore comparsata di 25 secondi in cui fa “l’attore consumato” e “di altro livello”. Riuscendoci peraltro per semplice comparazione con il biondo protagonista del film che peraltro, sottolineerei, pur essendo l’attore protagonista NON COMPARE sulla locandina. Avete visto come pari trattamento -e minutaggio- sia quello riservato a Roberts, che appare in 3 scene per poi prendere un cazzotto dal protagonista e scomparire sotto una scrivania. Ma c’è di più. Rimanendo sulla locandina: la scena che viene fatta vedere appare anch’essa (insieme a Trejo) nei minuti di film precedenti ai titoli di testa. E non è altro che una contorsionista molto scarsa che fa il numero delle gambe vicino alla testa accompagnata dal suono spicik-spiciak di ossa che dovrebbero suggerire rottura/lussazione e far orrore (escamotage sonoro presente in tutto il film dove si vede gente inclinare il collo accompagnato inutilmente da tale rumore). Il che di per sé sarebbe già sufficiente perché voi verghiate la condanna. Ma c’è di peggio. C’è molto di peggio.
Nell’ordine, The Cloth manda questi messaggi:
a) non esiste redenzione per i posseduti dal diavolo. Li si disintegra e basta;
b) la chiesa cattolica è composta da gente fichissima armata con arsenali altrettanto fichissimi. Tipo Constantine ma con meno ironia;
c) Se bevi vin santo e mangi ostie ti viene la frangia emo da Final Fantasy e tiri calci in da la fazza che neanche nel sopracitato videogame (chiedo che a tal riguardo venga mostrato il reperto F);
d) Il sesso è male. I baci saffici sono solo per donne drogate e amanti del demonio
e) Il diavolo è nero (nel senso di afroamericano)
E il fatto che sia lo stesso Price a impersonare il grande diavolone nero può al massimo essere un’attenuante per incapacità di intendere e di volere. Volendo trovare una particolarità a The Cloth essa è il suo essere un esempio inquietante di metapossessione. Pur parlando di possessioni demoniache questo film è a sua volta posseduto dalla CEI. E questa, a ben vedere signori della corte, è l’unica cosa che fa davvero paura in tutta la pellicola. Questo e la computer grafica che raggiunge, come potete vedere nel reperto H (il momento di creazione del demonio), livelli di rarissima indecenza.
A questo deve andarsi ad aggiungere la storia scontatissima della “conversione” del giovane senzaiddio Jason che, nella lotta al grande demone insieme all’associazione di prevosti combattenti The Cloth, ritrova la fede, trova l’amore e non consumerà mai prima del matrimonio. Il tutto in una plot che, in alcuni momenti, sfonda la barriera del MACCOSA per sfociare direttamente nel MACHECAZZO.
È quindi con il cuore in mano che mi rivolgo a voi affinché condanniante senza appello e con fermezza questo turpe esempio di truffa cinematografica creando un solido precedente che non permetta più scempi del genere. Grazie. Ho concluso.
DVD-Quote suggerita
Merita una decina di anni di reclusione.
Bongiorno Miike, i400calci.com
Bonus Track:
httpv://www.youtube.com/watch?v=hy0KHi0FLVA
Nessun giudice non condannerebbe dopo cotanta arringa.. E per contrasto mi ha fatto venire voglia di vedere l’ultimo Zombie senza se e senza ma
Sono recensioni del genere che rendono la giornata degna di essere vissuta.
Grazie!
@David: prego. Vai e non peccare più.
@Bee: l’ultimo Zombie?
@Miike sisi, per un sano immaginario satanico
@miike
intende Rob.
@bee
auguroni…
@miike
perdonami, ho capito ora che avevi capito dalla maiuscola. Sono io che dormo ancora in realtà.
@bELLAZI: puntualizzare fa sempre bene
Quindi, fatemi capire. L’8miliomesimo film in cui un team di “buoni ma atei” con rigorosamente un nero, un giallo e un ispanico che sconfiggono malvagi religiosi pedofili è un capolavoro, un film che per una volta una sola prova a dar un messaggio diverso, solo perchè non piace a voi deve fare schifo ? Cazzo, è più neutrale mia nipote che ha 8 anni…anzi, pure mymovies scrive recensioni migliori. E ho detto tutto.
Sul serio, avete pisciato fuori dal vaso, anzi, vista la qualità della recension, direi cagato.
Avevo letto L’aringa e mi chiedevo perchè il posto fosse scritto in questa forma.
Chissà se esiste sul serio un horror con protagonista un aringa assassina
L’inizio con il letto preso a casa Friedkin e il Trejo che incassa l’assegno familiare è proprio un bell’inizio.
Però la ginnasta coi ruggiti sopra ha un suo perché.
@Setta: Mymovies sarà più che contenta di aver trovato un nuovo lettore.
@Coso: se c’è prima o poi lo recensiremo
@Braddock: ‘nzomm
Wow, ho fatto lo stesso errore di coso, pensavo che cloth volesse dire anche aringa nella lingua della perfida albione…
@setta: ti giuro che, dando per scontato che non conosco siti che quando scrivono recensioni di film si limitano a valutarne esclusivamente il messaggio (a parte Famiglia Cristiana), non sono riuscito a capire che problema hai con il nostro pezzo. Se hai voglia di spiegarti un po’ meglio ti ascolto.
Credo il messaggio sia “maledetti senza dio, a parita’ di film dimmerda date piu’ addosso a quello con la morale satanista rispetto a quello con la morale cristiana”. Il problema e’ la premessa, “a parita’ di film dimmerda”, perche’ questo pare veramente una merda fumante di quelle da cambiare le tubature del WC.
@Calvin: Il messaggio diverso che the Cloth manda è di stampo omofobo, razzista, misogino e retrogrado. Quindi a parità di Film DEMMERDA io su The Cloth tiro due volte lo sciacquone. Giusto per essere sicuro
Guarda che discorsi tocca sentire il giorno in cui muore Jeff Hanneman e dovrebbe essere a lutto la cultura tutta.
Insomma si evince che il film e’ veramente brutto. Riguardo ai messaggi nei film a me piacciono poco sia quelli con gli stereotipi del nero buono bianco misogino e bifolco donna bona superwoman che quelli bigotti anche se raramente ne ho visto uno visto che comunque a cominciare da Holliwood il cinema vuole spesso essere buonista di sinistra…ad ogni modo abbasso i brutti film e le truffe!
No beh, ho visto completi idioti sostenere ogni messaggio, banale o profondo che fosse, e il suo opposto. Non e’ mai il messaggio a se’, e’ sempre come lo trasmetti.
non l’ho visto però se mi dici che è il regista stesso a interpretare il diavolo…non so…BAZINGA? (ovvero: forse è na roba auto-ironica e il “messaggio” va ribaltato di 180°?)
autogrill di Vimercate?
@EDA: dacci un occhio al film poi vedi se è il messaggio che va ribaltato o se va ribaltato il regista.
@bio: sulla A51
L’8miliomesimo film in cui un team di “buoni ma atei” con rigorosamente un nero, un giallo e un ispanico che sconfiggono malvagi religiosi pedofili è un capolavoro.
Qual’è? Lo voglio vedere!
Ce n’è magari anche uno dove i malvagi pedofili (non necessariamente religiosi) sconfiggono i bambini gialli, bianchi e neri? No perché mi piacerebbe pure quello!
@BM..:)
Le tue varianti mi divertono oltrelafaccia.
(Perché i padri morti non m’ importano più niente)
Quindi rendimi noto il fine al quale sia la misura di questi giorni…joy.
NB: Sono colui che in gioventù si lagnava chiedendo…spazio…zio zio!
ecco, dovreste aggiungere la categoria MACCHECCAZZO oltre a quella imprescindibile dei MACCOSA. cioè, alla fine i maccosa possono anche esser diuvertenti. possono addirittura giustificare la visione di un film. i meccheccazzo no. i maccheccazzo stan solo sul cazzo
coiè, un singolo maccosa non rovina un film. un maccheccazzo sì. giusto? l’ho capita l’antifona?
Bella recenzione Miike!!
Tradisci una certa cultura giuridica… fammi indovinare, pezzo di carta in giurisprudenza ma abbandonato il praticantato. Ci ho beccato??
@Sergio: la differenza è che uil Machecazzo non ha alcuna ironia. È PURO MACHECAZZO
@Mr. Rusti: la mia scuola è stato Cobretti.
concordo con sergio: macheccazzo va scritto con doppia c rafforzativa
Bellissima recensione, complimenti Miike :D