Dunque, innanzitutto mi scuso per il titolo del post.
Poi, un’avvertenza. Il film di oggi contiene elementi che possono causare gravi intolleranze:
1) Assenza di sangue, assenza di azione.
Magic Magic appartiene a quel genere che, se proprio insistete, si può definire thriller psicologico. (Prima scrematura dei lettori)
2) Lentezza. Cose che non si capiscono bene. Finale strano. (Seconda scrematura)
3) Michael Cera. (Scrematura definitiva)
Lo so, lo so. Il fatto è che l’altra mattina, parcheggiando, ho inavvertitamente rigato la portiera dell’hovercraft di Nanni Cobretti – sì, proprio quello della popolare serie TV L’hovercraft di Nanni Cobretti – e da allora lui me l’ha giurata e mi ha assegnato questa recensione per far sì che i lettori mi disprezzino.
E io, ligio al mio dovere e al mio destino, non solo vi parlerò di questo thriller con Michael Cera presentato al Sundance, ma ve ne parlerò pure BENE.
Quindi non dite che non ve l’avevo detto. Da questo punto in avanti procederò da solo, indifeso, in territorio minato. Decidete voi se seguire nel suo ingrato percorso questo povero recensore, oppure se preferite trovarne un altro più bello che problemi non ha.
La sigla di oggi è l’inno cileno perché il film è cileno.
httpv://www.youtube.com/watch?v=i8cAkSjS0Ms
Ciao a tutti. Siete ancora qua?
Per quei pochi affezionati che hanno deciso di rimanermi al fianco, ho una bella sorpresina: la protagonista del film è Juno Temple. Juno Temple! Una delle migliori cose mai sfornate nel 1989, una che dopo Kaboom e, soprattutto, Killer Joe, ha iniziato a infilare un clamoroso ruolo da barely legal dietro l’altro in una serie di film per palati raffinati. Inoltre, negli ultimi mesi “Juno Temple” sta a “far vedere le tette” come “accendersi una sigaretta” sta a “far arrivare il bus”, quindi YAY. In questo Magic Magic, Juno si mette nuda nella vasca addirittura dopo un minuto e mezzo, prima ancora che sia partito un benché minimo accenno di plot. E questo a casa mia si chiama bendisporre lo spettatore, e di questo ringraziamo Sebastián Silva.
Chi è Sebastián Silva? È un regista cileno che alcuni di voi ricorderanno per il suo Affetti e dispetti, un film che in originale si intitolava LA NANA e che io mi sono rifiutato di vedere quando ho saputo che in realtà non conteneva alcuna NANA. Ti sembra il modo di illudere così la gente, Sebastián? Per farsi perdonare, Sebastián Silva ha fatto amicizia con Michael Cera e l’ha portato per qualche mese lontano dagli USA, in Cile, presentandolo al parentado e ospitandolo a casa sua. Questa amicizia / sodalizio artistico / erasmus per ventenni miliardari non ha soltanto permesso a Scott Pilgrim di imparare un buono spagnolo con accento cileno, ma ha dato origine a ben DUE film diretti da Silva e interpretati dal balbettante biondino che amate odiare. Il primo di questi film si chiama Crystal Fairy, che pare sia una sorta di commedia picaresco-lisergica e ha avuto un buon successo critico negli USA. Il secondo è appunto Magic Magic, e ora finalmente vi dico di cosa parla.
(D’ora in poi c’è qualche spoiler, vi avverto, ma il film non è basato su sorprese o colpi di scena).
Alicia (Juno Temple) vola a Santiago per andare a trovare sua cugina che studia là. La cugina è Emily Browning (fino a pochissimo tempo fa Emily Browning mi piaceva un botto, ma da qualche mese, ahimè, la sua faccia sembra ordinata da uno che ha chiesto “una maxipizza bianca con tanta mozzarella e la faccia di Emily Browning”). Appena arrivata a Santiago, giusto un attimo di tette e poi via, si parte subito per una vacanza in culo al Cile con gli amici della cugina: (a) cileno belloccio e ombroso, (b) cilena stizzita e poco accomodante e (c) Michael Cera. Meta della nostra gita: una casa in mezzo a un’isola in mezzo a un lago in mezzo al nulla in mezzo al sud della Patagonia cilena fredda e inospitale. Fin qui tutto Cabin in the woods: cellulari che non prendono, loschi isolani, arredamento rustico, natura morta con giovanotti e bottiglie di rum.
Ma, come vi ho detto all’inizio, Magic Magic non è un horror. Non ESTERNAMENTE, almeno. Non oggettivamente. Silva dà nuova linfa alla definizione di “claustrofobico” assumendo sin da subito il punto di vista della protagonista e facendoci assistere a una situazione ambigua e inquietante (da potenziale slasher, volendo) dall’interno di una testa – quella di Juno Temple – che ben presto si rivelerà malata. Per chiarirsi: Alicia non sta bene nel cervello. All’inizio sembra solo tesa e stanca, poi diventa paranoica, poi delira, poi diventa proprio matta. E non è una follia da villain che sbrocca, non ci sono psicopatici della domenica né serial killer: la povera Juno c’ha semplicemente bisogno di andare da uno bravo, e invece si ritrova sul set di Scream con un pugno di sconosciuti e i telefoni che non funzionano. E fa tutto quello che un paranoico farebbe in una situazione come la sua, poveretta: si immagina le cose, o forse no. Si inimica gli altri, o forse è lei che se lo inventa. Ha gli attacchi di panico, e il fatto di stare su un’isola dove la gente parla solo spagnolo non aiuta. E quando la ragione ti fa CIAO la situazione fa presto a precipitare, letteralmente.
È un accumulo di tensione tutta interiore che inizia come un forte disagio, uno spiazzamento fisico (l’arrivo in paese nuovo) che diventa subito spiazzamento mentale (avere a che fare con gente vagamente inquietante in un luogo vagamente inquietante). E se si parla di tensione e disagio, tu Sebastián Silva mi compri IMMEDIATAMENTE quando apri il film con uno dei miei più grandi incubi sociali moltiplicato per dieci: trovarsi a convivere con gente poco simpatica e UNA sola persona che conosci, e poi di colpo, per un imprevisto, l’unica persona che conosci è costretta ad andarsene e tu rimani solo, estraneo tra estranei, a cercare disperatamente di farti accettare, a temere di stare parlando troppo o troppo poco, a darti la colpa di qualunque minimo intoppo per il semplice fatto che tu non c’entri un cazzo e gli altri sembrano sempre migliori o più a loro agio di te. Mai successo? A me sì. E per lo meno non ero su un’isola cilena con Catalina Sandino Antipatia Moreno.
Il bello di tutto questo è che Silva, sadico, gioca di fino per tutto il tempo con le aspettative e i dubbi di noi spettatori, che non sappiamo mai dove finiscono la paura, la diffidenza, la timidezza e la paranoia del personaggio principale, e dove iniziano la malevolenza, l’antipatia, forse persino la reale pericolosità dei suoi comprimari. Occhio però: non siamo di fronte a un banale “Sarà vero o SARÀ TUTTO NELLA SUA TESTA?”. Magic Magic non ha una soluzione manichea a questo problema: ha, semplicemente, una visione assai condivisibile e assai poco rosea dei rapporti interpersonali tra persone estranee, visti come una serie di continui, sottili, spesso immotivati o incomprensibili micro-attacchi alla propria integrità, intimità, salute mentale. Alicia non è sicura di ciò che vede perché il comportamento dell’ALTRO non è mai chiaro e univoco. Gli amici cileni sembrano odiosi perché Alicia è paranoica, ok, ma anche perché, con ogni probabilità, SONO odiosi. La gita sull’isola sembra foriera di guai e carica di segreti taciuti perché forse potenzialmente lo è, perché nessuno è mai al sicuro quando è straniero, o estraneo, anche soltanto nella sua testa.
Chiave di volta di tutto questo sistema è, pensate un po’, Michael Cera. Michael Cera che, col suo personaggio di nome Brink, raggiunge una volta per tutte l’obiettivo che si sta ponendo da qualche anno (ossia scrollarsi di dosso lo stereotipo della mezzasega con la voce tremula) giocando proprio sull’inquietudine e sul disagio che sono sempre stati impliciti nel suo personaggio-tipo. Il suo Brink (Brink!), coi maglioncini crema e l’ostentazione stronza di uno spagnolo fluente, è una sorta di disadattato fondamentalmente buono, fondamentalmente molto vulnerabile, che si fa scudo con una spavalderia che non solo non gli è propria, ma che non è nemmeno capace di gestire, di ammettere o di giustificare quando esagera. Brink è al contempo un ventenne plausibile nelle sue indecisioni comportamentali, nei suoi saliscendi d’umore, ma è anche abbastanza viscido e indecifrabile (perché È UN VENTENNE, e perché è MICHAEL CERA) da poter tranquillamente essere additato come serial killer in incognito, come potenziale psicopatico, soprattutto in un contesto del genere. E a questo punto nessuno può trovare davvero eccessive le paranoie di Alicia: se Michael Cera ti sembra un gamberetto lesso con probabili pulsioni violente, non sei tu che sei matta: è lui che è Michael Cera. E il regista (e Cera, che per inciso è bravissimo, se non si fosse capito), punta tutto su questo aspetto, infliggendo alla povera Alicia il tormento più grande di tutti: quello dell’incertezza.
Sebastián Silva imbastisce sequenze che trasudano gelo e ambiguità in un modo che verrebbe voglia di prendere Wentworth Miller e il regista di Stoker e strofinarglici il naso dentro minacciandoli con un giornale arrotolato se solo ci riprovano. E tutto senza bisogno di spezzare il collo a nessuno. Basta avere un sincero pessimismo di fondo e un direttore della fotografia redivivo e clamoroso come Christopher Doyle (dov’eri finito???) che con la mano sinistra fa le parole crociate e con la destra spadroneggia col fuori fuoco in una serie di sequenze che CIAO, tipo quella in cui Alicia legge un libro mentre Catalina Sandino Moreno forse la sta osservando, forse no. Mica che abbiamo reinventato la ruota, eh; però funziona.
Va a finire, allora, che Magic Magic diventa un horror nella misura in cui si vuol chiamare orrore la vita quotidiana degli insicuri e dei deboli, messi di fronte a una situazione che forse è davvero seria, forse è davvero problematica. E non ci sono soluzioni, ma solo una risoluzione, magari eccessiva, magari piovuta dal nulla, certo inspiegabile; l’assenza di soluzioni del film è l’assenza di soluzioni nel momento in cui la tua personalità si ritrova costretta a incontrarsi e a interagire con quella di altri individui. Non si saprà mai quanto di reale c’è in questo tipo di rapporti, quanto è dettato dalla propria insicurezza, quanto dalla propria maleducazione, quanto dalla maleducazione e dall’insicurezza altrui. Quanto dalla follia. Ci sono solo cose che accadono per un susseguirsi di eventi microscopici che dipendono solo tangenzialmente dalla nostra volontà, ma le cui conseguenze e la cui portata vanno al di là della nostra comprensione, del nostro raggio d’azione. E ognuna di queste cose fa sempre un po’ più male e c’infilza sempre un po’ più nella ciccia, ma ce ne rendiamo conto quando ormai siamo sul ciglio della rupe e non si può andare che in una direzione. Metaforicamente, s’intende.
Ecco.
Ci siete ancora? Giusto un paio di cosine e ho finito.
Il film non ha avuto un gran successo critico negli USA ed è uscito direttamente in DVD – cosa preoccupante, visto che c’è Michael Cera, del quale era uscito in sala persino ANNO UNO. Noi estimatori di Magic magic siamo, temo, una minoranza schiacciante, per cui è bene ribadire il concetto: in Magic Magic non ci sono spaventi, non ci sono fantasmi, non ci sono uccisioni e non ci sono assassini, almeno non al di fuori della mente di Alicia. L’87% di voi si annoierà a morte e maledirà me e Michael Cera. Per tutti gli altri, c’è questa sorta di anti-slasher maligno e destabilizzante, che vi chiuderà la bocca dello stomacuccio A PATTO CHE che i temi, i comportamenti e i personaggi siano capaci di risuonarvi nel cervello e toccare corde, fobie, ferite già scoperte. Quello, e le chiappe di Juno in primo piano.
DVD-quote suggerita:
«Someone’s got to do the culling of the fold»
(Luotto Preminger, i400calci.com)
so che è una cosa fastidiosa, ma puntualizzo che Juno era quella sgodevole di Ellen Page
http://www.imdb.com/name/nm0680983/
bella rece comunque, credo che mi spingerò fino alla visione (ma il titolo del film che significato ha?? Dov’è la magia?)
Luotto mi hai comprato tantissimo.
Io oltretutto Michael Cera l’ho scoperto con Arrested Development e Superbad (mi rifiuto di scriverlo con la x) e mi viene difficile odiarlo, soprattutto dopo averlo visto autodistruggere la sua immagine in Facciamola Finita.
Le nudità di Juno sono un gran bell’incentivo.
@Ryan: Juno è il nome della protagonista di questo film…
chiedo scusa, colpa della droga
è che non mi entra proprio in testa il nome di sta tizia, nonostante la bravura e le ottime scelte di carriera
@Luotto: bello, me l’hai venduto! Pero’ posso affermare con certezza che Christopher Doyle con la mano destra stava aprendo una bottiglia di vodka al giorno mentre riempiva schemi di parole crociate con la forza del pensiero. Gli ho chiesto di insegnarmi come si fa ma non ci sono mai riuscita.
Ottima segnalazione di un film che probabilmente non avrei mai visto di mia spontanea volontà.
Ah Lu8, Lu8, sapresti vendere un ghiacciolo a un eschimese congelato, tu. Probabilmente non vedrò comunque il film perché le cose di cui si parla mi fanno rabbia e non terrore quindi potrei innervosirmi piuttosto che farmi pigliare, ma d’altra parte quando dici «chiappe di Juno in primo piano» intendi proprio «chiappe di Juno in primo piano», sì?
Vabbe’ dai un giretto me lo faccio.
Ho capito veramente il gioco di parole del titolo solo a metà post, quando ho notato che non c’era (gomitino gomitino) l’apostrofo.
No, Cristo, Juno Temple no.
Sembra un bambino emofiliaco.
Ha un’ età indefinibile tra i 10 e i 28 anni.
E’alta un metro e un barattolo.
E’ stata scelta perfino da NOLAN in un suo film. Nolan, signori. L’anti-Michael Bay del casting femminile.
Infatti, come ogni moderno sanitario che si rispetti, si spoglia ogni due secondi (vedere alla voce Lena Dunham). Quando gireranno un remake di questo film con Gal Gadot a interpretare la sua parte, ne possiamo riparlare.
a quando un remake di shining con un bel Jack Torrance made in Cera ?
@John Who?, scusa, ma ogni tanto si può anche guardare altro oltre al tasso di gnoccoleria.
Premesso che non mi pare di aver mai visto recitare nessuna delle due, se guardo le foto di Juno Temple (carina) la trovo credibilissima come protagonista di un film “di disagio” come quello descritto da Luotto, se guardo invece le foto di Gal Gadot (figa) penso che sarebbe credibile solo se la sceneggiatura prevede che la protagonista sia una super top-model il cui jet privato è precipitatato in Cile…
Juno Temple è tipo un nucleo di sesso concentrato in un metro e sessanta di donna. INFEDELI. MISCREDENTI.
@Stanlio: sì, un po’ in penombra ma sono proprio quelle. Il problema è che compaiono in una scena in cui Juno sveglia Michael Cera per mettergli la passera in faccia.
@ John Who?: Nolan è opinabile da quel punto di vista (ma chissà perché tutti si dimenticano Scarlett Johansson, Rebecca Hall e Piper Perabo in The Prestige), comunque a me anche i casting femminili di Bay non hanno mai detto un cazzo. Bay assolda calendari per elettrauto. Contenti voi contenti tutti. Per inciso, Megan Fox è alta 1.63.
Stanlio: un metro e cinquantasette. È tipo il pinguino della pubblicità della vodafone, però nucleo di sesso
Io ricorderei anche Carrie-Anne Moss in Memento. Prima che qualcuno si indigni e gridi “Ma chi Trinity?” ribadisco: guardatela in Memento.
E poi via anche l’ultima Catwoman, forse non reggeva il confronto con la Pfeiffer degli anni d’oro (e grazie al cavolo), ma insomma.
Lu8: sai chi altra è alta 1.57? Salma Hayek. Nessuno si è mai sognato di contestare Salma Hayek perché è bassa! INVOCO LA FURIA DEL FEROCE SALADINO.
Non stavo mica contestando!
Anzi (e qui so che nessuno mi seguirà più, ma) per me Juno > Salma
Stanlio, scusa, stavo controllando dei… ehm… documenti di lavoro con Salma e Juno… qualcuno ha una siga? Che mi viene sempre voglia dopo… ehm… un lavoro ben fatto… Nessuno?
Gran recensione. “Juno > Salma”, ho qualche obiezione ma almeno non litigheremo.
Saluti
juno > salma = bestemmione
Mi hai comprato a Juno e Tette. Poi ho letto qualche riga sparsa per capire se il tono era da “puoi guardarlo anche per altro” o no. Lo recupero e poi torno a leggere. Giuro.
Salma > Juno daiiiii !!!!
Ma ammetto che anche Juno ha il suo perchè…
E ammetto anche che Anno Uno mi ha fatto ridere…
Praticamente ho costretto Luotto a reinterpretare il finale di Codice d’ Onore “Certo che ho ordinato io il Codice Rosso, che cazzo credi! Inoltre reputo Juno Temple meglio di Salma Hayek!”
Il gelo cala sull’aula.
“Sul serio Luotto?”
“Si, ho ordinato che dessero una lezione a Santiago…”
“No, volevo dire: ma te la ricordi SATANICO PANDEMONIUM? QUELLA scena coi pitoni? Davvero avresti preferito vederci JUNO TEMPLE??”
C’è 1.57 e 1.57, ragazzi. La Hayek è una superdonna che sembra 1.75. Juno Temple la davo sull’ 1.35-1.40.
Ecco, per rimanere in tema, una Lolita che aveva un senso (un gran senso) era Juliette Lewis. Anche lei dall’età indefinibile, ma dalla carica erotica micidiale.
Questa è proprio sciapa e basta.
Certo che me la ricordo in Dal tramonto all’alba. Me la ricordo come se fosse il 1996. Unico film in cui mi ha turbato seriamente, io che non sono mai stato un suo grande fan. Se facciamo un confronto con la Hayek DI QUEL FILM DEL 1996, allora ci si può stare, certo.
In tutto questo mi ero dimenticato di rispondere a
@Ryan Gossip: la magia c’entra molto poco, se non per una cosa che succede alla fine, che si va ad aggiungere al senso di “beffa tragica” globale. Secondo me è un titolo ironico e amaro, che scarica sulla magia tutto quello che non si può spiegare razionalmente (come succede appunto nel finale).
Benvenuti sul blog che si trolla da solo (con ottimo successo per altro).
Minchia John Who, 1.35 è peter dinklage!
Venduto facile questo…
Ci vado a nozze con filmozzi di questo genere.
Massì, volevo scrivere che era un iperbole, poi ho pensato si capisse lo stesso.
Il punto è che, in virtù della “magia del cinema”, è pieno di attrici bassine/di media statura che giureresti siano invece più alte. Sfido chiunque a dire che Megan Fox è 1.63 solo guardandola nei film.
A Juno Temple,invece, glielo leggi in faccia immediatamente, come per Hayden Panettiere (che, se ci fate caso, ha le braccina come i t-rex).
Poi, per carità, ho molti difetti, ma non sono così superficiale da non riconoscere che è un ottima attrice e che è comunque un “tipo” (mentre Emily Browning è il nulla, l’insignificante per antonomasia). Né così idiota da voler DAVVERO vedere un film in cui quel creep di Michael Cera sta con Gal Gadot. Juno Temple per uno così è grasso che cola.
Tra l’altro in questo film Cera e Juno mica stanno insieme. Lui cerca di intortarla facendo il creep ma fallisce miseramente.
Non come in Scott Pilgrim, dove lui ha Mary Elizabeth Winstead, Ellen Wong, Alison Pill e Brie Larson che fanno (o hanno fatto) a spadate pur di averlo.
http://www.youtube.com/watch?v=g8M7gfy2b5w
Nuff said
Alison Pill! Non fatemi nemmeno iniziare a parlare di Alison Pill!
Scusate, la chiudo qui. Sollevato che in questo film Cera resti a spiare le camere appollaiato sugli alberi e frugare nell’immondizia. E’ il ruolo che gli compete.
Oh, per me la discussione può continuare all’infinito
mi butto anche io nella mischia…Juno ok anche se preferisco di gran lunga quel pezzo rovente di Salma Hayek;per me non c’è storia!!
Alison Pill ha talmente tanto spazio inutilizzato in faccia che potrebbe affittarlo
Io non riesco ancora a capire se Olivia Munn è davvero la donna più bella del creato oppure è stata solo sveglia a scegliere una serie con la protagonista giovane più orripilante del creato.
Esco allo scoperto e vi dico che a me la Temple non mi piace (non si parla delle capacità attoriali) proprio per il suo essere lolita…raramente mi piacciono, ha un aspetto troppo giovanile. Ma va detto che colpevolmente non l’ho ancora vista nei suoi film migliori, visto che Killer Joe è rimasto in sala per cinque minuti.
@John Who? A quale serie ti riferisci?
@i400 calci: una cosa che non c’entra nulla con questo film, ma…Man of Tai Chi alla fine è già stato visionato da qualcuno e sarà recensito? Io l’ho visto, anche se a qualità non altissima, e per ora non dico altro.
No Alison Pill no vi prego, è una toeletta a pedali.
Emily Browning è una tonna invece, non nel senso di “donna pronunciata alla tedesca”. La odio di un odio spontaneo e non del tutto giustificato.
Alison Pill ha gli occhi vicinissimi. Del resto nessuno l’hai mai venduta come sex symbol, mi pare.
A parte che è sempre brava e mi è pure molto simpatica, devo dire che in almeno un paio di film non mi dispiace nemmeno.
Juno Temple è normalissima dai, nulla di speciale: faccia “insomma” su corpo piacevole ma non entusiasmante. Per restare su quella fascia di età prendo tutta la vita la Olsen.
Non è questione di altezza, su un piano assoluto io di più belle di (in quest’ordine): Alexandra Daddario, Scarlett Johansson e Amanda Seyfried non ne riesco a trovare. Solo la Daddario arriva alla soglia del metro e 70, le altre due faticano a raggiungere il metro e 60. Peraltro 2/3 sono brave attrici e non credo di dover dire quali sono.
@BellaZio: è questione di carisma, Juno Temple essuda sesso in ogni sua movenza.
Delle tre che dici ovviamente le due brave sono la Daddario e la Seyfried, giusto?
Nel frattempo, tenetevi le stangone, io #teambassine.
@Stanlio
Scarlett ha una voce ipersexy, quindi è brava. Però non si denuda mai mai mai, quindi non da soddisfazione. La Seyfried si denuda sempre più spesso, quindi sta diventando bravissima (Lovelace mi son guardato addirittura, più che il film, non poi malaccio, però consiglio l’intervista da Conan Obrien in cui illustra come succhiava ghiaccioli sul set per simulare il deepthroat). La Daddario è semplicemente troppo bella per esistere.
Juno Temple essuda quel tipo di sesso per cui non mi stupirei se mi mettessero in galera, quindi mi fa sentire perverso e pedofilo, quindi evito (lo so che anche la Olsen è 89 ma non sembra una bambina, cristo!). Juliette Lewis mi ha sempre fatto cagare (così, per aggiungerne un altra).
Ah OK tu parlavi di BRAVURA! Non avevo capito. Allora sì, ScarJo è brava e Amandona è bravissima.
Scarlett si è rovinata dopo aver perso chili per vedova nera. Ma in match point è BRAVISSIMA.
“La fia ci fa, la fia ci sfa”
@Bruce Li ha perso chili? Ecco perchè quando la inquadravano da dietro in Avengers il culone prendeva tutto lo schermo al cinema, non ha il culo grosso, è il resto ad essere piccolo!
@Stanlio Io persi la testa per la Browning vedendo Lemony Snicket ( o come si scrive che mi pesa il dito ad aprire un’altra tab e cercare ), due labbra presumo naturali da far invidia a quelle della Jolie, ma in Sucker Punch mi è diventata una finta bionda punkmetallara fattona di quelle che vedi alla stazione che ti chiedono gli spiccioli, un’altra che si è scontrata con la pubertà e ha perso.
Ho aperto l’Atlante delle Nane.
È un libro che costruisco io stesso. Ogni pagina contiene un ciuffetto di pelo pelvico di nana, e una tabellina che riporta i cm. della statura e la misura delle tette, ma anche una foto della nana sorridente con le orecchiette alla playboy.
Consulto spesso questo Atlante di inverno, Mentre lo aggiorno d’estate, al mare.
Infatti sono perseguitato da nane tettone. Solitamente mi si attaccano come le api, sono molto festose, e finisce che le porto a casa e faccio loro indossare le orecchie da coniglietta. Poi le esorto a saltellare sul posto, in modo che sia le orecchie che le tettone sobbalzino, allegramente. Dopodiché, all’improvviso, appoggio verticalmente un pungo alla Bud Spencer sulla sommità del loro cranio, a stordiere.
Segue catalogazione.
Questo per dire quanto io abbia intimamente apprezzato rece + commenti.
Anche se Juno NON è nel catalogo.
Cordialmente, Ciobin.
@ Ray. Lo dico sottovoce per non farmi sentire dagli altri fancalcisti: the Newsroom. Ssssssh…
@BellaZio
Beh dai, Scarlett T’n’A li ha mostrati al mondo intero, pensando che li vedesse solo l’ex marito LanternaVerde…
Secondo me non è un film sulle paranoie di una malata di mente, ma una lucida descrizione dell’americano medio.
kat: sì, gioca anche su quello, sul pregiudizio “altro = pericoloso” che di certo influenza la protagonista sin dall’inizio, però poi secondo me si va in un’altra direzione
un po lento ma mi è piaciuto ! (avevo detto che sarei tornato anche se probabilmente sto parlando da solo). Gli spunti sono tanti e la storia gioca davvero sull’ambiguità di TUTTO. Dai compagni di viaggio/amici che non si capisce se sono stronzi loro o stronza lei fino alla sua sanità mentale che non si capisce se è solo pazza o se è posseduta fino al finale in cui non si capisce bene SE o no (stando a quello detto dai tizi ballerini un secondo prima). Insomma il bilico, come sulla rocca, buttarsi o non buttarsi? è secondo me il fulcro di questo film che sarebbe stupido bollare come ne carne ne pesce, cosa che molti hanno fatto secondo google, ma che fa di questo il suo centro e la sua forza. Poi Juno è brava (e bona).
e aggiungerei, approposito di bilico e ambiguità, un appunto sul personaggio di Michael Cera che fa lo sbruffone ma forse non lo è, che fa battute sessuali su Alice ma che sotto sotto fa il “cane” con il suo migliore amico e chiede ad Alice (sotto ipnosi?) di fargli un pompino. Insomma è GAY o no? Più ci penso (al film) e più trovo mille questioni sull’argomento.
Vespertime mi dai grandi soddisfazioni. E il bello secondo me è che le ambiguità non sono mai giochi fini a sé stessi, ma contribuiscono a creare un senso d’inquietudine raro, un dubbio che spinge lo spettatore a interrogarsi sul proprio personale approccio nei confronti delle relazioni con gli altri e col mondo.
È un film che realmente parla (e suscita reazioni) a un livello inconscio/irrazionale, e quindi diverso da persona a persona.
Si quello si. Un inquietudine quasi fastidiosa perché per tutto il film si tende a non riuscire a mettere a fuoco un sacco di cose. Finale compreso. Con tutti quei rimando a quello visto fino ad ora, come la morte del passerotto o del pianto del cagnolino, tanto fastidiose (per me) sul momento che spiazzano una volta ritrovate alla fine, come se volesse mettere in dubbio anche quelle parti di film dove di dubbio non se ne aveva alcuno. A me almeno ha dato quella cosa li.
Arrivo anch’io in ritardissimo per dire che mi tessero nel 13% a cui il film è piaciuto e pure molto.
Ci sono molti film validi dove c’è una trama solida e potente però con un botto di scene di raccordo banalotte, ecco qui è il contrario: la trama è molto esile, ma c’è un’attenzione pazzesca nel costruire micro-situazioni tutte inquietanti sia prese singolarmente che in relazione a tutte le altre…
Inoltre anche per me lo spunto della fobia sociale di essere in mezzo ad estranei e non riuscire/volere integrarsi è potentissimo, alla fine ti vien da domandarti perché sia stato sfruttato così poco… o meglio, sfruttato un sacco diluito con altri elementi specie nelle commedie, ma difficilmente così “puro” e disturbante come qui…
Michael Cera davvero da applausi, se interpretasse un ruolo da maniaco tipo Elijah Wood in Maniac sbancherebbe tutto
Non avrei saputo dirlo meglio. Sono proprio contento
Cazzo 55 commenti e il film l hanno visto in tre. Beh mi aggiungo pure io e posso dire una cosa BOMBETTA! Bravissimo sebastian silvia a rendere tangibipissimo il Disagio tanto che la rpima parte e’ una bomba, nel mezzo pensavo si stesse perdendo nei cliche del thriller psicologico, ma poi arriva un finale che e’ di un angoscia e una tensione rari. Grande luotto, a leggerla post visione la tua e’ un ottima recensione. Ma non hai minimamente accennato una cosa: sto film ha uno dei finali piu bastardi degli ultimi anni. Promossissimo comunque
Appena visto (e appena arrivato su questo blog per la prima volta). Caro Luotto, anche secondo me hai colto tutto quello che si poteva. Me l’aspettavo un horror ambientalista-naturalistico e quindi m’ero preparato ascoltando gli Immortal. E invece è molto, molto più sinistro. Ma il suo limite è che non tutti arrivano a capire certe cose, come i ragazzi del film che, stronzi o non stronzi, ci mettono una vita per capire che Juno ha bisogno di aiuto. Sarà che bisogna passarci?
Comunque, voto anche io per le nane, a condizione che siano paffute e pienotte, perché se invece sono tutte proporzionate non sembrano più nane e allora tanto vale accontentarsi di Nicole Kidman.