Più o meno l’anno scorso, più o meno in questo periodo, il Capo Nanni Cobretti mi incaricò di guardare e recensire Robotropolis, ultimo film dello sconosciuto Christopher Hatton il quale curriculum presentava al massimo due sceneggiature per Star Trek: The Next Generation, che prevedeva umani macellati da robot malfunzionanti in una città completamente gestita da questi. C’era del potenziale, non c’erano dell’esperienza e dei soldi, c’ero io che dopo più o meno 30 minuti ho mandato una mail al Capo Nanni Cobretti dicendo più o meno “uccidimi”. Robotropolis era una vera schifezza, troppo ambizioso per il budget concesso e troppo amatoriale per essere preso anche solo minimamente sul serio. Era come se Neill Blomkamp avesse girato District 9 con dei cartonati di Zoidberg dopo aver scritto la sceneggiatura su un rotolo di carta igienica finito. Bello no? Il Christopher però a quei robot ci tiene un sacco, li ama proprio, sono il suo tesoro, e il caso vuole che sua moglie sia malese e sia infognata con delle produzioni locali che, dopo chissà quale sfogo di fiducia, gli hanno dato abbastanza soldi da permettergli di girare un film dall’aria professionale con Dolph Lundgren, tanti zombi e una grafica per i robot decente. Sì, gli stessi robot un po’ malfunzionanti che alla domanda “come ci siete arrivi fin qui” (dal Giappone) rispondono con un freddo e matematico “camminando”. Grazie robottini, vi vogliamo bene, ma voi non esaltatevi troppo che lo so che in questo periodo non vi si può dire “robot” che vi bagnate tutti: appaiono solo nei 25 minuti finali; i precedenti 60 sono dedicati alla macelleria zombi di Dolph Lundgren e ai drammi personali dei sopravvissuti che il nostro deve salvare, fortunamente intervallati da altra macelleria zombi di Dolph Lundgren. Tra l’altro non sono nemmeno zombi, sono solo persone infette che corrono come pazze e muoiono così facilmente che nei primi 15 minuti di film il bodycount è già bello alto. Insomma è una roba che me l’avessero chiesto prima non ci avrei pensato due volte a definire una merda per puro pregiudizio, e invece è addirittura un bel film. Un quasi bel film. Un film che tutto considerato riesce a coinvolgere anche quando la tipa piscia su un test di gravidanza.
La trama è giusto una belinata: a Singapore è scoppiata un’epidemia che ha mutato l’intera città salvo un gruppo di cinque persone. Tra queste c’è tizia, figlia di qualcuno importante, e il nostro Dolph, soldato cazzuto, deve portarla via prima che la città venga bombardata col napalm. Eventualmente si paleseranno i simpatici robottini che verranno prontamente modificati a dovere per sostenere gli attacchi dei mutati. Praticamente è un incrocio tra 28 giorni dopo, La città verrà distrutta all’alba e un film con robot buffi e letali a vostra scelta. Io scelgo Hardware, perché con le varie modifiche un po’ ricordano il casino metallico di M.A.R.K. -13, anche se lui non era proprio buffo.
Partiamo con le buone notizie: il minutaggio spacca. 85 minuti di cui 25 con robottini e 15 di sequenza iniziale che pare il The Raid dei poveri, e forse esagero, ma non troppo. Quei quindici minuti sono il tempo che ci mette Dolph Lundgren per arrivare da A a B passando per una marea di infetti che gli saltano addosso senza soluzione di continuità, e lui che volete che faccia se non ammazzarli tutti con mitra, pistole e coltello. È davvero una sequenza girata quasi interamente intorno a Dolph che corre per la città, tirando su un ritmo senza senso facendo partire l’azione immediatamente senza alcuna premessa e che se il film fosse stato tutto così si sarebbe urlato facilmente al miracolo. Da qui l’altra buona notizia: Dolph Lundgren è in gran spolvero e forma. È un cinquantaseienne massiccio, si vede e la cosa viene sfruttata mirabilmente; non esagera con le acrobazie ma si concentra su precise azioni, buttandoci sopra tutto il suo peso ed esperienza e tirando fuori in ogni scena un carisma tale da salvare il film dal fallimento. È praticamente quello che doveva essere in Universal Soldier – Day of Reckoning, e pensare all’occasione sprecata fa malissimo. Altro fattore positivo è che la parte centrale è resa sopportabile da una sequenza di Dolph ammanettato a un palo abbastanza ben piazzata da tenere il ritmo stabile in attesa del finale. Quella sequenza è tra l’altro molto bella e conferma ancora quanto Dolph sia tutto carisma e niente chiacchere. Cioè, reggetela voi una sequenza in cui non potete fare altro che prendere a calci un’orda di malesi che non vede l’ora di mangiarvi. Cioè attaccatevi voi a un palo a cinquantasei anni, spezzate il collo a quella decina di persone e venitemi a dire come vi sentite. Questa potrebbe essere la migliore interpretazione non vista da anima viva di Dolph Lundgren e i400calci sono qui per dirverlo.
I venticinque minuti finali, quelli con i robot, funzionano perché sono quelli con i robot, modificati con i mitragliatori e le lame su tutto il corpo. È una corsa contro il tempo, contro gli zombi e contro una regia improvvisamente confusa. I robot aggiungono divertimento con le loro battute, incredulità e scene di massacro piuttosto soddisfacenti, ma a quanto pare mandano anche in crisi il regista. Sarà il troppo amore, sarà la paura di fare cazzate, sarà che girare sequenze dovendone immaginare i protagonisti è difficile, ma quando arrivano la regia e il montaggio fanno un passo indietro, perdendo la compattezza dimostrata fino a quel punto. Probabilmente le possibilità di post produzione non hanno incontrato le richieste del girato, costringendo il regista a fare acrobazie con lo scotch per limitare il più possibile i danni. Certo il tutto funziona lo stesso perché le trovate sono proprio carine e massacri e distruzioni piacciono a tutti, ma scazza anche parecchio. Il vero problema è la parte centrale: i drammi dei sopravvissuti sono una noia mortale, le dinamiche tra di loro sono buttate lì quasi come se il film fosse una puntata di una serie tv in cui i personaggi sono già stati approfonditi e possono permettersi di fare cose senza passare dal via. È praticamente la dodicesima puntata senza le prime undici, e a proposito di questo: come serie TV funzionerebbe alla grande. Immaginatela: in una Singapore infestata da malesi Dolph Lundgren e una banda di robot allo sbando devono salvare un gruppo di sopravvissuti. Io la guarderei TUTTA e SUBITO. Sarebbe la versione giusta e non noiosa di The Walking Dead. Gliela scriviamo una mail? Io gli scrivo una mail. Comunque c’è da dire che non mi sono annoiato affatto durante la calma piatta e anzi mi sono trovato sorprendentemente coinvolto, ma di certo non mi stupirò se buona parte di chi lo vedrà si ritroverà a bucare il pavimento con le palle. È pura logica.
Quindi: nonostante la facile noia centrale e il finale un po’ raffazzonato Battle of the Damned è un’operazione riuscita in più punti e contro ogni aspettativa. È un film in tutto e per tutto mediocre, certo, ma è anche un film mediocre onesto che conosce i suoi limiti e le sue potenzialità e CI SONO DOLPH LUNDGREN E I ROBOT, avete capito? Guardatelo e poi ditemi che non sono un cretino, grazie.
DVD-quote:
“La vostra dose annuale di Dolph Lundgren”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com
Mi hai comprato Jean-Claude! Provvederò sicuramente a godermelo (magari
sotto l’ombrellone).
Che dire… Va assolutamente visto!
Me lo sparerò Jean Claude… ma… un piccolo appunto: Malesi, non malesiani.
Dove bisogna firmare per la serie?
@ray lascia stare che mi sono svegliato bestemmiando “ho scritto la cazzata”.
In un mondo giusto World War Z sarebbe stato diretto da Paul Verhoeven con birretta Dolph come protagonista.
Cioè non ho capito. Ci sono “DOLPH LUNDGREN E ROBOTTONI CHE COMBATTONO CONTRO GLI ZOMBI”? Qualcuno deve aver letto nelle nostre menti mentre dormivamo. Tipo “Inception”.
Dolph è un grande!
preso.
Ma il riciclone dei robot da Robotropolis è una nuova moda???
@pacific Qualcuno l’ha già fatto?
ora che mi ci fai pensare… no.
Mi sa che vendono i modelli a un tanto al kg da modificare alla bisogna…Probabilmente li rivedremo ancora…
No dai questo film si vende da solo… Signora mia le offro Zombi + Lundgren e in omaggio le do anche 25 minuti di robot.
Preso
Titolo provvisorio italiano: Liberaci dai malesi.
scusate il mega OT. Sì, è un grosso OT.
PERO’…
Però stamattina Raimovie ha mandato in onda due ore e quaranta minuti di delirio.
http://www.imdb.com/title/tt1084972/
Lo so: ci avete già dato egregiamente con Singham e il robot Endhiran, e non è possibile recensire tutto il pacchiano/ridicolo/dispendioso/benfatto/assurdo/improbabile che ci arriva dall’India (ho capito che se dico Bollywood faccio un torto ai Tamil… o sbaglio?)
Però questo è andato in onda sulla televisione Italiana (in fascia protetta!!!!). E ha così tanti spunti, ma così tanti spunti (a partire dalla biografia dell’attore protagonista, su cui ci sarebbe da fare un film a parte -se non l’hanno già fatto- ) che mi dichiaro costretto a chiedervi di tirarci un occhio.
Solo due cose, per provare a comprarvi: http://www.youtube.com/watch?v=3oarEq4f6RM + http://2.bp.blogspot.com/-jhBFrIj7eT0/UMYiV0hpaYI/AAAAAAAABEE/zfEvjuYYlYQ/s640/Ayesha-Takia-.jpg (giuro che entra in scena SEMPRE di profilo!)
@gigiake: grazie, per questo tipo di OT puoi scrivere alla nostra mail
@Nanni
hai ragione. è quello che ho pensato (e fatto) un attimo dopo aver spammato qui. Cospargo di cenere il capo
Per un attimo nell’immagine di copertina Lundgren mi è sembrato Harrison Ford…
@tommaso. è capitato anche a me!
Sto al 40esimo minuto e lo sbadiglio è scattato! Sarà la fotografia desaturata…
Sono tutto bagnato, però per raggiungere lo squirting necessiterei di subbi eng, che ho cercato per 1h senza risultato alcun.
Voi avete notizie in merito??
E’ il primo film dove vedo un robot,a secco di proiettili, venir violentato da un branco di zombie…
Lo stuzzicadenti di Dolph ha più espressioni di Cuba Gooding Jr.
Didascalia del secondo fotogramma: dovrebbe essere “pole” (palo), non “lap” (grembo) dance, che è un’altra cosa. Le due cose hanno in comune che se te le fa Dolphone nostro difficilmente sopravvivi.
@broson Ammetto di non aver mai pensato alla differenza tra le due cose e aver sempre pensato alla lap dance come quella che si fa sul palo, il che dimostra quanto me ne freghi in generale. Però si capiva.
Visto stamani intorno alle 4 con contorno di notte insonne e cosa dire se non che si fa guardare, anche se la parte dei sopravvissuti è mortale e nell’ultima mezz’ora la vanvera si spreca, robot che compaiono e spariscono, gente che fa cose a caso. Pero’ era un pezzo che un film non mi ispirava così tanta simpatia, il regista ci crede, e gli evidenti limiti sono più che altro dovuti al budget. Dolph si carica tutto il film in spalla (anche perchè gli altri, a parte il Malcom McDowell del discount sono dei cani e fanno venire la leptospirosi dopo 5 minuti) e non gli si può non voler bene, arrivarci a 56 anni così…
I robot che rispondono “Camminando” a “Come siete arrivati fin qui?” sono pucciosissimi!
Robotropolis su Cielo. Jean-Claude hai ragione: uccidimi!