Esatto, “capolavoro”.
E sappiamo tutti quanto questo termine venga sprecato usato a sproposito sbandierato in giro per convincere gli ignari del presunto valore assoluto di un’opera sicuramente interessante ma non per questo ascrivibile al novero degli Indimenticabili. Manborg, presentato a un festival a caso nel 2011, dimenticato dai più, per qualche motivo diventato instant cult su Internet negli ultimi tempi grazie al c.d. “effetto Sharknado“, finalmente riemerso dall’oblio, sequel spirituale non tematico non stilistico di un’altra gemma della Astron-6 come Father’s Day, cioè esattamente lui, “il film bello della Troma“, Manborg, insomma, a fronte di un budget dichiarato di 1.000$ con tutto il portato di aspettative che questo comporta, nonostante il sempre pericoloso tentativo di mimesi dei presunti “film talmente brutti che diventano belli degli anni Ottanta” che è sotteso al progetto, anche considerando tutti i caveat che a un occhio poco attento fanno puzzare l’operazione di Birdemic, o di Asylum di basso livello, Manborg, una volta accettate le regole del gioco e aggiustate di conseguenza le aspettative, è un capolavoro.
TL;DR: l’ho visto una sera, due mattine dopo me lo sono rivisto, non vedo l’ora che sia domani cioè domenica per rivedermelo una terza volta. SIGLA!
http://youtu.be/CzzZkkiJMv8
Il problema degli anni Ottanta è che la gente è convinta che siano solo cotone. C’è tutta una sorta di contro-mitologia legata agli Eighties che porta a dimenticarsi dei primi dischi dei R.E.M. in favore dei Duran Duran e di Daydream Nation in favore di Jimmy Somerville, per dire. “Effetti speciali anni Ottanta” è diventata una scorciatoia linguistica per sottintendere termini denigratori come “pacchiano”, “poco credibile”, “fa schifo al cazzo”, dimenticando per esempio che i primi tre Indiana Jones sono visivamente invecchiati meglio del quarto e che tra l’estetica di un Flash Gordon e quella boh di un After Earth c’è un abisso incolmabile sul fondo del quale strisciano inermi i membri della famiglia Smith cane compreso.
Soprattutto, si tende a dimenticare che anche i più beceri sottoprodotti di quella cultura e di quegli anni – e per estensione della prima metà degli anni Novanta – NON erano solo una banale raccolta di momenti orribili attaccati insieme con lo spago e venduti al miglior offerente. Chiamateli tropes, chiamateli topoi, chiamateli Sofficini Findus, resta il fatto che molti degli stratagemmi di scrittura, visivi, recitativi dei film di genere di quegli anni funzionano benissimo ancora oggi non tanto perché ci facciano ridere – l’interpretazione più innocua che esista, per quanto i cultori del brutto a tutti i costi si fermino a questa – ma anche, soprattutto, perché sono FICHI. Sapete qual è la differenza tra chessò un Trancers 4 e uno di quei filmetti del cazzo che tanto vanno di moda oggi perché compare il trailer su Youtube la gente ride elegge il film a sua opera preferita di sempre poi lo guarda scopre che fa cagare e se ne dimentica il giorno dopo?
Che vedere Jack Deth nel Medioevo, vestito con un trench e in mano uno spadone, urlare «EN GARDE, MOTHERFUCKER!» prima di affondare il colpo contro un vampiro spaziale è un momento genuinamente divertente, spensierato, coinvolgente; è la sintesi della magia del cinema d’evasione dove “evasione” è intesa nel senso più puro e positivo del termine. Non è una gag perfetta di per sé, ma lo è nel contesto; è scritta per il personaggio, non per il pubblico.
Mentre vedere l’ennesimo film nel cui trailer compaiono tartarughe carnivore sputafuoco che divorano un diner in Oklahoma per poi scoprire che il film stesso è: quella scena + lunghe sequenze in cui i protagonisti parlano e dicono cose noiose camminando per luoghi brulli e senza vita e/o set di infima qualità + un po’ di tette perché tanto non è che viviamo nell’era di Internet e il porno è gratis, è un’ora e mezza genuinamente noiosa, studiata a tavolino, respingente; è la sintesi dei danni del marketing virale e dei soldi che ti fa fare dove “marketing” è inteso nel senso più zozzo e deteriore del termine.
E quindi, Manborg. Mettendo sul piatto quanto detto prima e la generica diffidenza per quei film che infilano citazioni in un frullatore e le risputano fuori così come sono, Manborg è un film che dovrebbe legittimamente ricadere nella seconda categoria citata sopra. Guardatevi il trailer: un minuto e mezzo che a un occhio smaliziato grida «queste che vedi qui sono tutte le parti divertenti del film, il resto è una noia!» a pieni polmoni. E che invece, questa volta, è onesto al 100%.
(è il momento in cui cala la mannaia del gusto personale: se questo minuto e mezzo vi ha disgustato, girate alla larga da Manborg. Se questo minuto e mezzo vi ha attirato, Manborg diventerà presto il vostro film preferito)
La storia va così: un branco di alieni vagamente nazisti che assomigliano agli Zin di Saints Row IV (ci torno) o a Baraka di Mortal Kombat, provenienti dal pianeta HELL, invadono la Terra. Il soldato Manborg, che ancora non si chiama Manborg, viene quasi ucciso durante uno scontro a fuoco, il suo corpo esanime recuperato da uno scienziato pazzo, trasformato in un incrocio tra Terminator e Aaron Taylor-Johnson, ibernato. Risvegliatosi nel futuro, in un mondo che sembra una versione al neon di Essi vivono o, ancora una volta, la Steelport di Saints Row IV, Manborg si scopre prigioniero del supercattivo, Count Draculon, giuro, Count Draculon. Nella futuribile galera dove è rinchiuso, Manborg conosce i suoi compagni di avventura, e dà vita al #teambuoni, che nel giro di un’oretta tonda di film si scontrerà con il #teamcattivi in arene ipertecnologiche, tra le rovine di un qualchecosa, in sella a una moto per le strade della città, insomma un po’ ovunque sia possibile per il Nostro sfruttare al meglio il suo talento e in particolare il suo colpo segreto, l’elbow rocket – di nuovo, giuro: il film è del 2011 e Manborg spara già razzi dal gomito.
Come potete desumere dalla diafanìa sovrastante, il #teambuoni comprende: un tizio con il mullet e le pittate di guerra sulle guance, una passera cosplayer con i capelli grigi e le pittate di guerra sulle guance, un generico asiatico le cui battute sono tutte ridoppiate come se lui stesso vivesse in un universo parallelo nel quale la vita quotidiana è un pessimo film. Lo stesso Manborg ha le sue paturnie: fatica a convivere con il suo corpo robot, deve compiere il più classico dei viaggi di formazione per ritrovare se stesso, e oltretutto parla attraverso un vocoder settato su “Ridicolizza voce”. Manborg, il film dico, fa molto ridere.
Il #teamcattivi, da parte sua, comprende, oltre a Draculon, il suo vice, che è un alieno gentile e innamorato della passera cosplayer («Oh prisoner number 7, you were 7 in number but in my heart you were always number 1»), oltre a una serie di creature realizzate utilizzando tutte le tecniche artigianali possibili e immaginabili. Realizzate bene, oltretutto. Molto bene. Benissimo. La differenza tra una pellicola che gioca a scimmiottare quegli anni e quell’estetica e Manborg sta tutta qui: nel talento.
Scritto, diretto, montato ed effettispecializzato dalla stessa persona, il signor Steven Konstanski, Manborg riesce nell’impresa di emulare alla perfezione un film sci-fi camp anni Ottanta senza da un lato sembrare posticcio né dall’altro nato già vecchio. Il merito è del buon Steven, che fa le seguenti sagge scelte:
• evitare di attingere a una singola fonte preferendo puntare sul pastiche, amalgamato però con tale cura da rispuntare fuori sotto forma di palla di magma con una personalità fortissima. Nel corso del film vediamo laser stile Flash Gordon alternarsi a creature in stop motion uscite da un incubo di Harryhausen e con un design che sprizza fantasia da ogni frame, inseguimenti in moto razzati a Tron seguiti da combattimenti a scorrimento orizzontale presi di peso da un Mortal Kombat a caso, one-liner mai uscite dalla bocca di Schwarzy e momenti francamente comici, decapitazioni, arti strappati, fondali disegnati da un fantasioso idiota e maschere di gommapiuma da fare invidia agli orchi di Peter Jackson. È lo stesso approccio compilativo del (curioso che si debba uscire dal cinema per trovare un paragone degno) Far Cry di cui vi parlai tempo fa nonché del più recente – e ancora più incredibile, e già citato sopra – Saints Row IV: una raccolta ragionata e appassionata di tutto ciò che rendeva grandi i film sci-fi degli anni Ottanta e i videogiochi di botte degli anni Novanta, un frullato di riferimenti e citazioni mai invadenti e mai in primo piano, sempre al servizio della storia e delle sequenze d’azione;
• sequenze d’azione che peraltro coprono il 99% del film. Dimenticatevi quelle palle al cazzo che costringono lo spettatore a sorbirsi mezz’ora di nulla nella speranza di godersi tre minuti di pessima CGI e gridare all’ironico miracolo. Manborg è diretto e soprattutto montato da un pazzo sotto ketamine che non spreca neanche un centesimo del suo prezioso tempo per “costruire”, “fare atmosfera” o qualsiasi altro pretestuoso stratagemma attaccaticcio utile solo a giustificare interi minuti di vuoto pneumatico. È un’opera fatta di eccessi, orge gore (anagramma!) e overdosi, nella quale il continuo alternarsi di tecniche e stili serve a sorprendere e incollare allo schermo più che a fungere da showcase del talento – o dei quattro soldi in croce – di chi gira. È compatto, funzionale e strabordante di idee, e soprattutto (che la storia dei 1.000$ di budget sia vera o un’esagerazione montata ad arte non interessa) in grado di spremere il meglio dagli scarsi mezzi a disposizione.
È questo il vero artigianato, quello buono, l’approccio MacGyver al cinema: costruire un carroarmato partendo da una graffetta, un elastico e il bastoncino di un ghiacciolo. Manborg se ne frega di tutto, punta sull’impatto, costringe a tenere il fiato per un’ora e a una sentita standing ovation finale. Non è, ci tengo a ribadirlo, un “””film brutto””” nell’accezione ironico-sarcastica-condiscendente con cui si usa oggi quest’espressione. È un film stupido, certo, e kitsch fino alla nausea, che se ne sbatte di continuità narrativa e plausibilità e prestazioni attoriali per puntare sul circo, sul divertimento non adulterato da riflessioni meta- post- salcazz-.
(ah già, visto che ci siamo inserisco in un punto a caso della rece questo dato che mi ero dimenticato : Manborg è strapieno di splendida violenza ed effettacci gore assolutamente funzionali. Se cercate tanto sangue c’è, sì, pure quello)
Ha dei difetti? Cazzo se ne ha, ma in tutta onestà non me ne ricordo manco uno. È possibile che ci sia, verso la fine, un momento di rottura della quarta parete assolutamente fuori posto, ma magari me lo sono sognato. È possibile che, nel suo essere citazionista, esageri un po’: vi risparmio l’elenco ma i riferimenti vanno da tutto quello che ho citato più o meno direttamente sopra a Star Wars a questa scena di Story of Ricky, e tutto quello che ci sta in mezzo. Si vedono delle tette? È possibile di no, ma la passera cosplayer e la traditrice sadomaso alleata con gli alieni suppliscono abbondantemente alla carenza. Manborg pronuncia la frase: «Io sono… MANBORG» almeno quindici volte in tutto il film, segno che il pubblico di riferimento comprende una discreta quantità di fattoni.
Ma davvero, chissenefrega: non mi divertivo così tanto, e in modo così puro e senza retropensiero soprattutto, da non mi ricordo più quanto tempo. È come vedere un best of di un ventennio condensato in sessanta minuti e messo in piedi da qualcuno che quel ventennio lo ama sinceramente – e che, soprattutto per quel che riguarda il reparto VFX, essuda talento da ogni mascherona di gommapiuma, da ogni laser, da ogni fondale. Fossi Peter Jackson lo assumerei subito e gli darei in mano 150 milioni di dollari per fare il cazzo che vuole; d’altra parte finirebbe probabilmente che qualcun altro gliene smolla 200 per costringerlo a fare un kolossalone politico for dummies e gli stroncherei così la carriera sul nascere, quindi forse è meglio che io non sia Peter Jackson, e mi tengo i miei quattro chili in croce rinunciando all’astuccio di adipe, grazie.
E grazie Steven Kzkskjsrytovski o come cazzo ti chiami. Sei bravo, Steven, e ti meriti tutto il bene del mondo. E per una volta, quando leggerò il titolo del tuo film in giro associato a parole come “instant cult” o “meraviglioso film brutto”, penserò che è tutto vero.
DVD-quote suggerite:
«Un grandioso film del cazzo».
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Un film che ha davvero capito “I’ll be back”».
(Carlo Maria Boh, citazionicriptiche.it)«I. AM. … MANBORG».
(Manborg, Manborg.com)
Dico solo che stavo aspettando la recensione da quando il buon Nanni l’aveva anticipata e stavo pure cominciando a credere che mi avesse preso in giro, invece…
Mi aspettavo la recensione positiva e cosi’ e’ stato…io questa chicca di film l’ho presa al solito dvdaro cinese sotto l’ufficio…ignorandone tutto e storcendo anche un po’ il naso, a giudicare dalla copertina doveva essere la solita poverata. Voglio proprio vedere cosa tirera’ fuori dal cilindro il sig. Konstanski la prossima volta
Sono vittima da droga da stupro, e me l’ha preparata MANBOOOORG! Me lo sparo il più immediatamente possibile! Grazie Steven Kazzonesosky!
siete dei geni! assoluti.
Il mio amico Manbooooooorg.
Gli anni 80 sono stati anni molto più interessanti del decennio successivo. Il grunge è invecchiato malissimo, mentre, a riascoltarli adesso, i Duran Duran convincono oltre ogni aspettativa. Questo senza tener conto dell’ undergrond della madonna che c’era in quegli anni (prima che, da “Nevermind” in poi, ambisse a diventare mainstream).
Poi, il problema vero degli anni ’80 è che spesso si esalta il letame al pari dei diamanti e che il suo revival sta durando da ben più di un decennio (stracciando così le balle anche a chi, in pieni nineties, andava al liceo con “Just can’t get enough” nelle cuffie- io, nello specifico).
@ Stanlio: ma “Flash Gordon” merita? Me ne hanno sempre parlato come una merda al pari della colonna sonora dei Queen (che così merda, poi, non è)
Manborg ci ha colpiti a tradimento in una giornata come tante. Ci ha colpiti in tre, mio marito, il buon steve e la sottoscritta. Ci ha colpito così duramente che non so davvero come spiegarlo, ma ho voglia di rivederlo. sinceramente. Perchè la scena della presa di coscienza del suo essere MAN + BORG di Manborg è diventata immediatamente “la più citata dagli italiani”.
Quindi, SI, cazzo, è un capolavoro.
Quando postate delle sigle robo-troniche…V ammiro senza ritegno.
[Ma anche per il resto… resto fanz]
http://www.youtube.com/watch?v=5Nx6QZnps_0
http://www.youtube.com/watch?v=xELJyQl36D8
(Capolavorare, dunque tale)
La perfetta sintesi degli ultimi 15 anni di cinema, in effetti & purtroppo, è che il trailer di 2 minuti è DAVVERO il meglio che offre il prodotto. E spesso fanno cacare pure quelli.
Segnato.
Urgerebbe un vostro illumiato post in cui fate il punto della situazione dei “””film brutti””” che poi non sono affatto “””brutti”””, usciti negli ultimi anni.
Comunque il revival degli anni 80 ha qualcosa di malsano… si è mai visto il revival di un decennio storico che dura più del decennio in questione?
C’e’ una sola cosa che la rece lascia filosoficamente a intendere ma che secondo me non sottolinea abbastanza forte: Manborg dura un’ora.
Sessanta (60) minuti.
E qui Konstanski dimostra di avere le palle quadrate, perché non solo in quei 60 minuti ci infila piu’ cose che in Oblivion ed Elysium messi insieme e raddoppiati, ma ha anche il coraggio di dire “il mio film e’ perfetto per un’ora e porca puttana lo tengo lungo un’ora e non rischio di rovinarlo allungandolo con 20 minuti a caso solo per avere una durata da lungometraggio normale”.
Sembra poco, ma non lo fa NESSUNO, e l’elenco di film che risultano peggiori proprio per questo motivo e’ piu’ lungo della muraglia cinese.
Se non hai un minutaggio che grazie alla pubblicità ti fa arrivare ai 90 minuti per te non c’è nessuna possibilità di andare in TV, ergo di continuare a far soldi, ergo di vedere dei soldi dai produttori. Al massimo ti fanno fare un pilot per una serie tv. Ed è triste come cosa.
Comunque filmone Manborg, gli ho invidiato l’inventiva e la spregiudicatezza della messa in scena. E fa capire come quelli dell’Asylum(non i film, ma proprio le maestranze tutte) siano delle merde piene
@Nanni
Nessuno fa lungometraggi da 60 minuti per il semplice fatto che un lungometraggio da 60 minuti non è… un lungometraggio.
A parte questo, ammetto di essere uno di quelli che dopo un minuto e mezzo di trailer (ma anche prima) ha fortemente rimpianto di essersi alzato dal letto stamattina se tanto dovevo buttare così al cesso il mio tempo. Devo dire una cosa: in nessun posto al mondo, nemmeno in una convention di fan di Flash Gordon che il protagonista di Ted gli fa una pippa, c’è tanto amore per i (dimenticabili?) anni 80. E questa credo sia la vera ragione per cui questa… “cosa” vi piace tanto. Il che è l’unico motivo per cui non cancellerò il sito dai preferiti e vi perdonerò per l’ennesima boiata (non che a voi freghi un cazzo, giustamente).
Quindi dura veramente 60 minuti, pensavo che qui alla baia i pirati si fossero sbagliati.
Io il decennio (allargato, quindi dal 1979 al 1990 almeno) che ci ha regalato Star Wars, Indiana Jones, I Goonies, Alien, Aliens, Predator, Atto di forza, Blade Runner, RoboCop, Krull, La cosa, Nightmare, La casa, Terminator,boh non so non ho voglia di pensare ad altro ma devo davvero andare avanti, io questo decennio tendo sì a considerarlo indimenticabile. In che modo gli anni Ottanta sarebbe dimenticabili, almeno per sci-fi, horror e action, guarda caso i generi che trattiamo qui?
Comunque ci tengo a precisare che oltre al cinema anni Ottanta Manborg è un omaggio anche/soprattutto/almeno in egual misura ai videogiochi anni Novanta, da Mortal Kombat a F-Zero.
Il robot nel primo frame è troppo uguale al M.A.R.K.-13 di Hardware. Che gioia.
Ah per la cronaca l’Academy definisce tale un lungometraggio se supera i 40 minuti, quindi Manborg è un lungometraggio.
@slum/alex: il coraggio di cui parlo è proprio questo. Chiunque si sarebbe tolto dall’imbarazzo distributivo e avrebbe aggiunto altri 20 minuti a caso, Konstanski invece l’ha lasciato perfetto così com’era. In qualunque altra veste gli darei del deficiente, ma da spettatore lo ammiro.
Ma infatti sono la cosa più bella capitata al cinema dai tempi di Uwe Boll XD
Ora stanno girando un Giallo o come lo chiamano loro “70s Italian-style horror movie” con protagonista un montatore di film. Un centomila dollari di budget e Udo Kier.
Ci stanno a fottere pure i canadesi XD
Stanlio, mi hai compratissimo (pezzone in gran scioltezza, per di più).
Volevo dire anche un’altra cosa ma non me la ricordo, tale è l’emozione
Naaaa segnato subito! Sembra una ficata, ma a reperibilità come siamo messi? No perché io uso solo l’asino che i torrenti mi tirano pazzi.
@ Slum King: mi piacerebbe dire che Tulpa da quel punto di vista ci aveva messo al riparo ma fare fi meglio è tutto tranne che impossibile.
Qualche anima pia sa dirmi se questo film è già stato subbato nel nostro italico idioma?
Gli anni ’80 specie in Europa hanno una pessima reputazione a causa dell’intellettualoidismo d’accatto che circonda il vecchio continente, per cui un decennio che produce grande intrattenimento e’ automaticamente una merda perche’ manca l’impegno. Inoltre e’ lo stesso decennio in cui la stessa marea di intellettuali anni ’70 si dovette confrontare con una societa’ che si era rotta i coglioni delle assemblee permanenti, situazione perfettamente rappresentata in Casa Keaton da uno dei re degli anni ’80 che risponde al nome di Michael J Fox. Poi sotto la copertina gli anni’ 80 han prodotto una marea di roba buona, gia’ solo musicalmente parlando mi vengono in mente i Talking Heads, l’hair rock e tutto il thrash metal che qualche merito ce l’hanno. Poi de gustibus, ma il disprezzo per la decade mi pare ingeneroso. Quanto alla rivalutazione recente, credo l’idea di un mondo ordinato abbia il suo fascino se vivevi da questa parte del muro.
Gli anni Ottanta musicali sono stati una delle decadi migliori di sempre.
Premetto che sugli anni 80 il mio era un discorso riguardo al cinema, che è l’argomento del sito. *
Sul cinema: ovvio che ogni decennio ha i suoi capolavori e infatti fra i film citati da Stanlio ci sono capolavori assoluti, ottimi film e anche qualche cagata imho (I Goonies). Quello che intendevo dire è che a conti fatti non è che gli anni 80 siano stati un periodo d’oro seguiti da decadentismo, in una visione in cui noi saremmo dei nani e gli anni 80 i giganti. Tutto qui: ogni decade ha i suoi difetti e pregi, e anzi se devo dirla tutta secondo me gli anni 80 hanno un po’ più difetti che pregi, ma ciò non toglie che abbiano prodotto molto chicche. Il problema però sta altrove: e cioè nel fatto che troppo spesso su questo sito vengono evidentemente presi a paragone e metro di giudizio quegli anni, con il risultato di bocciare o promuovere un film solo sulla sua rispondenza ad i canoni estetici degli eighties. In pratica assolutizzate un’epoca e la mette a metro di paragone di tutto ciò che esce nel 2013. Lo fate spesso… e penso sia sbagliato. E da vostro lettore ve l’ho detto. Dovreste, secondo me, accettare che ogni epoca ha i suoi dettami: perchè mi criticate il nuovo robocop perchè non è plasticoso e artigianale come il precedente ma è tutto cgi e dark knight style? Ma ve lo immaginate un film come il primo robocop oggi? Sarebbe ridicolo. Punto. Perchè i tempi sono cambiati e oggi certe cose appaiono superate: e lo dice uno che, nato nel 1990, da bambino amava robocop e che lo ha rivisto qualche mese fa rimanendone a dir poco deluso.
Che poi gli anni 80 una colpa grave ce l’hanno: aver insinuato nella gente l’idea, qui molto condivisa, che un film di botte debba essere solo… un film di botte. Il che è palesemente falso: un film può essere tutto quello che vuole se chi c’è dietro è abbastanza bravo e coraggioso. Grazie al cielo esistono opere come Blade Runner, Matrix ma anche lo stesso Terminator che confermano le mie parole…
*[By the way, penso che in buona parte il declino culturale, politico ed economico che stiamo vivendo oggi affondi le radici in quel periodo, come un tumore che ci mette del tempo a svilupparsi per poi esplodere anni dopo. Ma questo è decisamente off-topic]
Ah, sugli anni 80 musicali non mi esprimo perchè di musica ne so quanto ne sa Michael Bay di cinema…
@alex9:
il fatto è che il robocop degli anni ’80 è un robocop nel quale un signor regista come paul veroheven ha potuto fare il cazzo che gli pareva, e quindi ha fatto l’esatto opposto di quello che dici tu, pur avendolo fatto nell’ 87. e cioè ha fatto un film che è tutto fuorchè solo un film di botte. ha intriso il film di una violenza grafica che a causa dell’ipocrisia che oggi dilaga, nel 2013 non se la può permettere neanche tarantino. e allo stesso tempo ha ficcato nel film tutta la satira sociale che gli veniva in mente. e allo stesso tempo ha fatto un film d’azione con i controcoglioni che funziona da qualsiasi punto di vista lo si guardi.
il robocop del 2013 nasce e muore come un’operazione commerciale volta esclusivamente ad attirare nelle sale il maggior numero di persone possibile, bambini inclusi. e lo fa sfruttando il nome di quell’altro film perchè non ha neanche i coglioni di creare un brand proprio. il robocop del 2013 nasce e muore esclusivamente perchè iron man ha avuto successo e qualcuno deve aver pensato di battere il ferro finchè era caldo. sicuramente anche alla base del robocop di veroheven c’era l’idea di fare soldi, però sono riusciti allo stesso tempo a creare un capolavoro coi fiocchi.
e comunque basta con questa storia che michael bay non sa fare cinema. speravo che pain&gain sarebbe bastato a zittire queste voci, e invece..
ma appena esce transformers 4, CON I DINOBOT, il primo che sento parlare male di michael bay lo rintraccio personalmente e lo picchio.
@alex9
poi il tuo discorso ha pure senso eh, sono molto d’accordo quando scrivi che ogni decade ha avuto pregi e difetti. è solo che, scegliendo come esempio robocop hai un po’ scazzato..
@alex9: ma ti riferisci ai lettori? perché, per dirne una, credo di essere stato l’unico pirla al mondo che nell’articolo sul trailer del nuovo Robocop ha scritto “secondo me nel suo piccolo sembra figo lo stesso”…
@Il Reverendo: Su Bay io non ci sento: può anche farmi il nuovo “inserisci capolavoro a tua scelta”, che comunque ormai la stima che ho di lui è nulla (anzi per quanto si possa dire che uno spettatore odi un regista, ecco io lo odio). Ma ovviamente sono opinioni. Ho amici che adorano alla follia Transformers e mi hanno portato al cinema anche se già li avevano visti, solo per farmeli vedere… de gustibus.
Sul resto del tuo post: concordo quasi al 100%. Veroheven è un Autore, e ha fatto un film intelligente e molto bello per l’epoca: e senz’altro oggi Veroheven non si metterebbe alla regia del nuovo robocop: perchè è un film, come dici tu, fatto per far soldi e probabilmente con poca passione. Quello che voglio dire io è che se Veroheven dovesse fare oggi per la prima volta Robocop lo farebbe più o meno come sarà questo remake: cgi, riferimenti al cavaliere oscuro (cose che nel remake ci saranno) + tocco autoriale, satirico e scelte coraggiose (cose che nel remake probabilmente non ci saranno). Quindi tu puoi criticarmi il remake perchè mancherà il secondo gruppo di cose (e sono d’accordo con te) ma non puoi criticarmelo perchè usa gli effetti speciali al computer anzichè i costumi! Non puoi criticarmelo perchè si rifà ad un’estetica globalmente nolaniana! Per il semplice fatto che queste ultime caratteristiche sono i canoni estetici del presente (destinati ad essere di sicuro soppiantati fra un po’ di anni) e chiunque oggi faccia un film alla robocop li tiene in considerazione: se poi sarà un buon film o meno dipenderà solo dalla sua capacità di aggiungere a questi elementi qualcosa di suo, di coraggioso e di non fatto solo per attirare pubblico in sala. Oggi un buon regista che si ispiri al vecchio robcop dovrebbe essere in grado di capire che ci sono cose superate, ma dovrebbe rifarsi a quel film per ciò che di classico c’è in esso: la capacità di non essere solo un film di botte (e non ho mai detto nel mio post che Robocop fosse solo un film di botte, anzi lo metto senz’altro tra i Blade Runner e simili…).
Ma per favore non mi criticate, come in molti hanno fatto, il remake solo perchè usa la cgi (siamo nel 2013)! O perchè cambia il colore della tuta… o altre quisquilie. Se andate alla sostanza e non all’apparenza, di sicuro troverete motivi molto migliori per stroncarlo.
@Nanni: non mi riferivo a te in particolare. Era più una considerazione generale sulla weltanschauung del sito: autori e lettori li trovo spesso troppo nostalgici del passato e ipercritici sul presente. A volte giustificatamente, altre meno. Ma internet serve proprio a confrontarsi: ecco perchè vi seguo molto volentieri (per il vostro stile ironico e per la grande passione e competenza) e scrivo le mie critiche qui.
@ alex9: Sicuramente hai ragione quando dici che ogni decade ha avuto i suoi pregi e i suoi difetti. Ovviamente anche questa avrà i suoi pregi ma per il momento siamo ancora a un terzo e quindi mi sembra prematuro esprimere giudizi.
Per quanto mi riguarda sto con Calvin Clausewitz, gli anni ’80 furono una tomba per tutto il cinema cosiddetto d’autore. Fino agli anni ’70 ancora ancora qualcosa di interessante c’era, ma poi nel decennio successivo fu la fine. E per rendersene conto i sedicenti intellettuali impiegarono tutto il decennio successivo perché oltre che boriosi e arroganti quelli che facevano cultura erano tutti amici, votavano tutti falce e martello e non bastò il crollo del muro di Berlino proprio alla fine degli anni ’80 per dire convincersi che forse in quel modo si andava a sbattere.
Inoltre hai parole davvero ingenerose per questo sito, dove non ho mai sentito dire che solo le botte fanno il 100% del film e dove non ho mai sentito l’espressione “vedere un film per spegnere il cervello”.
Poi a me gli anni ’80 piacciono assai, ma Jurassic Park è un film che adoro, così come adoro Eyes Wide Shut, Seven e tanta altra roba.
Il fatto è che degli anni ’60 ’70 ’80 si riescono a vedere dei tratti distintivi più nitidi degli anni ’90 o del 2000. E quindi rievocarli è molto più semplice, come è semplice renderli cool.
Esempio pratico: http://www.youtube.com/watch?v=ED5azV-xrHM
@Pilloledicinema: Se avessi letto con più attenzione il mio ultimo commento non avresti detto che sono stato ingeneroso verso il sito. Ho specificato che apprezzo molto due caratteristiche rare che questo sito ha: l’ironia (comprensiva di autoironia) e la sincera passione e competenza per il cinema. Sono qualità non comuni e davvero preziose: e sono il motivo per cui lo frequento volentieri anche se spesso non sono d’accordo con le conclusioni che vengono tratte su queste pagine.
Detto ciò: 9 volte su 10 che un film prova a dire qualcosa di più del “menamose” viene bocciato nelle recensioni. E questo è un dato di fatto. Spesso ho letto che il vero pregio del batman di Nolan non è l’aver problematizzato il personaggio etc ma sono le scene d’azione, che quello che rovina un film (tecnicamente straordinario) come Sucker Punch è la “vocina” che dice “sono più di un film di botte”, che l’imminente Grandmasters veniva lodato perchè dal trailer sembrava appunto non avere quella vocina…
Mi sembra insomma evidente che la linea editoriale è ben tracciata. Si può condividere o meno, ma è chiara. Personalmente la ritengo pure parzialmente condivisibile: se non sei in grado di fare tutte e due, meglio solo azione e niente contenuti che tutte e due le cose mischiate mediocremente. Basta che non si varchi la linea: e che i film bocciati siano effettivamente quelli che vorrebbero dire qualcosa ma che di fatto non dicono niente, e non anche quelli che in realtà qualcosa riescono comunque a trasmettere.
Ma non negare che qui si sono osannati film 100% botte o comunque che film con contenuti sono stati osannati SOLO per le botte (il che, lo ripeto, non è per forza negativo fin quando si è aperti anche a film, sempre d’azione, ma più sostanziosi).
@alex9: non so cosa stavi davvero leggendo, ma qua si e’ sempre detto che il problema di Nolan (fra i tanti) e’ che gira le scene d’azione accazzo.
E in generale: ok che meglio botte e basta che niente, ma i film bocciati sono sempre quelli che, quando provano a dire qualcosa, lo fanno male. Sucker Punch, ad esempio.
@ Alex9: LOL! Hai ragione il tuo ultimo commento, e anche il penultimo, mi erano sfuggiti. Avevo aperto la finestra commenta e poi mi ero attardato ad ascoltare in loop la musichetta di cui poi ho postato il link.
Ma niente di grave, lo hai detto prima e lo hai ripetuto a me. Per quanto mi riguarda come dichiarazione di intenti bastava la prima e avanza la seconda. Nessun problema.
Sul resto del commento non so cosa risponderti, mi sembra che mi richiedi un’interpretazione autentica delle recensioni che ovviamente non posso darti io.
Però quando dici che oltre alle botte ci deve essere qualcosa di più per rendere un film completo ti do ragione, anche perché altrimenti mi basterebbe la UFC. Invece no, ovviamente quello che voglio vedere è un film e anzi io sono uno di quelli che si è lamentato della pochezza delle parti narrative di Pacific Rim ad esempio.
Se non ci sono ok, vedo il tuo gioco e magari mi faccio trasportare dall’azione. Ma quando mi porti una storia sono devi farlo bene, non la devi tirare via a cazzo di cane.
Ma su un punto ti devo dare assolutamente torto. Non è vero che qui si idolatra solo roba del secolo scorso: gli ultimi due Fast & Furious sono stati trattati parecchio bene mi pare, allo stesso modo Undisputed 3 o The Raid sono portati da molti (me compreso) sul palmo della mano. Se li hai visti sai che non ci sono solo botte e che le legante sono il veicolo attraverso cui passano le emozioni e lo sviluppo della storia, non uno spettacolo dove due (o più) persone si picchiano senza apparente motivo che non sia l’intrattenere la gente che è venuta a guardare.
No scusate, siccome Sucker Punch l’avevo guardato aspettandomi la seconda venuta di Cristo (in base al trailer): cos’e’ che proverebbe a dire di piu’ di “sono un film di
bottemerda”? Perche’ a parte l’introduzione tutto quello che non era asiatiche con katana che picchiano nazisti zombie mi pareva una cagata fumante.@calvin: e infatti lo era. Ma voleva anche essere una sottospecie di film femminista, come Zack Snyder provava inutilmente a spiegare nelle interviste (non riapriamo vecchie ferite pero’, per ulteriori dettagli c’e’ la sua bella rece apposta con tutti i commenti del caso sotto).
@Nanni: scusa non avevo ancora conosciuto il mio sito di cinema preferito (quello di Vincenzo Mollica intendo, che avevi capito?) e mi sono perso i commenti. Vado a leggere in religioso silenzio (diobenedica le confcall).
Per me Sucker Punch è un film di lolite sorche. E in questo funziona: volendo, puoi tirati una sega sopra. Un’altra cosa che funziona in quel film sono un paio di scene che, obbiettivamente, è impossibile scordarsi per come sono girate bene (quella del treno, per dire). Dove sbraga irrimediabilmente è nel suo totale prendersi sul serio- cosa che già lo trovo un difetto insopportabile nel cinema di Nolan (che, in fondo, ha storie interessanti), ma in un’assurdità come SP è grave come il rigore sbagliato da Terry nella finale di coppa campioni del 2008.
@pilloledicinema: Senz’altro hai ragione: molti film recenti vengono esaltati, se se lo meritano. Tuttavia ho spesso la sensazione che i film nuovi esaltati siano spesso quelli che più che proporre qualcosa di nuovo si limitano ad affinare una formula vecchia ma vincente: i Fast and fuorious e The raid sono ottimi film d’azione, ma potrebbero secondo me anche essere di 20 anni fa, come concezione. Quindi, ne deriva che la maggior parte dei film di cui qui si parla bene sono: o vecchi o nuovi ma fatti con scrupolosa reverenza verso un glorioso passato. IMHO
Sucker Punch è un film coraggioso e criptico: credo che in pochi lo abbiano capito veramente, perchè ha molti sotto testi e molte chiavi di lettura. Per chi è interessato: http://www.barkingherald.com/index.php/2011/04/07/my-explanation-and-analysis-of-sucker-punch/ (per dire, viene messo in evidenza come il personaggio apparentemente principale, Baby Doll, in realtà non esiste se ci si ragiona su… e l’unico personaggio veramente reale sarebbe Sweet Pea). è un film che va visto più di una volta per cogliere tutto.
@Nanni: scusa eh, ma l’hai scritta tu la rece dell’ultimo batman! E lì hai scritto che è un film che si salva solo per le scene d’azione finali, mentre tutto quello che viene prima (i dialoghi ecc) era palloso. L’hai detto tu, non io. Dalla rece non sembra che consideri le scene d’azione un tallone d’Achille: ma tutto il contrario.
“Sucker Punch” è come “Thriteen”: con le palle vuote, è un film di merda!
Le elucubrazioni da nerd sulla trama sono inutili e noiose- un po’ come lo erano per “Donnie Darko”.
Mmh imdb riporta 75 minuti ma girano solo versioni da 62, sapete illuminarmi?
Avendo formato il mio immaginario negli anni Ottanta, con un’attenta selezione di film di pizze in faccia e fantascienza, ritrovo in Manborg il mondo che mi immaginavo di vivere da adulto, fatto di luci colorate, sbruffonerie, notti eterne, pettinature brutte portate con arroganza, vicoli bui e asfalto umido, …potrei andare avanti per ore… e mi si stringe il cuore.
Scusate, ma dov’è possibile trovare i sottotitoli per questo film?
Sottotitoli? Dove stiamo andando non abbiamo bisogno di sottotitoli!
Io ne ho bisogno eccome non parlo la lingua della terra di Albione.
Sottotitoli? Eccoli: copia e incolla in un file .srt:
“IO..SONO..MANBORG”
Io del revival non ne conosco niente, gli anni ottanta sci-fi b-movie non li conosco e non conosco metà dei paroloni usati nei commenti. L’unica cosa che so è che sto film è una bomba e se sono riusciti a dare 300000000 di dollari (scritto in cifre fa più effetto) a quello scemo di Kosinski per 2 film mediocri e pezzenti potrebbero darne pure un paio a Kostanski per fare un po’ il cazzo che vuole.
@oronzo
t’insegno un gimmick di noi internauti se proprio stai messo male
ti trovi i sottotitoli in un’altra lingua
li copi su google traduttore
traduci
li copi tradotti su una file txt
lo cambi in srt
voilà
fanno 5 euri grazie
Scusate eh io sono cresciuto negli anni ’80, adoro gli anni ’80 ma con Manborg ho dormito duro. Per carità, massimo rispetto per gli Astron-6 che ci credono e con due lire fanno un film…però la cosa nasce e finisce qui.
Non aiuta il fatto che il protagonista sia un imbecille insopportabile (non riesco a capire come possa essere sembrata una buona idea prendere un ricciolino faccia di cazzo Napoleon Dynamite), non aiuta il fatto che i gregari suscitino solo disinteresse profondo e non aiuta che non ci sia una cosa una nel film che strappi un sorriso.
A conti fatti sembra più un tributo ai primi anni ’90 di Mortal Kombat & co, quando si iniziava a digitalizzare a cazzo pure i peli del culo dei cani.
Ci hanno provato. Si è capito cosa volevano fare. Ma non c’è dentro niente di bello. O di divertente.