Dipende tutto da quanto vi compra l’idea di una bambola assassina.
Sesto episodio, eppure la saga di Chucky continua a galleggiare sulla labile linea che separa culto vero da vorrei ma non posso. Non per mancanza di qualità: primo e quarto film in particolare sono imprescindibili, ciascuno a modo suo, ossia come horror puro il primo e come commedia nera e sanguinolenta il secondo. Né per assenza di carisma dell’antagonista, voglio dire:
No, dipende tutto da quanto siate disposti a farvi spaventare da quello che è di fatto un oggetto di uso quotidiano e che punta tutto sull’orrore suscitato dagli occhi vitrei, dai capelli artificialmente perfetti e dalle fattezze quasi-umane di qualsiasi bambola sia mai stata creata. Quel che voglio dire è: non stiamo parlando di fantasmi (= paura della morte e della vita dopo la morte) né di vampiri (= paura del fascino letale della seduzione?) né di lupi mannari (= paura dei peli?) o mummie (= paura della carta igienica?) o scheletri o creature che vengono dal buio, non stiamo cioè parlando di terrori primordiali che vanno a titillare le corde più ferine della nostra sensibilità di animali civilizzati.
La paura delle bambole è un orrore acquisito e parzialmente razionale, legato in qualche modo all’uncanny valley e a una certa opera di convincimento compiuta da più o meno tutto il cinema e la letteratura dell’orrore da quando esistono una letteratura e un cinema dell’orrore. Ergo: se le bambole non vi provocano un moto di repulsione non sarete mai fan di Chucky, e credo sia per questo che il pupazzo assassino non ha mai raggiunto lo stesso status di– per dire – Mike Myers, o Jason, o Freddy.
Nel caso di Curse of Chucky, poi, aggiungete pure: dipende da quanto vi compra l’idea di un horror gotico a base di case infestate in cui al fantasma spaventerello si sostituisce la bambola assassina. Se siete ancora con me, SIGLA! e poi partiamo.
httpv://www.youtube.com/watch?v=sgfklKnOg4w
Fa piacere vedere che Don Mancini, un uomo che ha dedicato 25 anni della sua vita professionale esclusivamente alla saga di Chucky, non ha perso smalto né voglia di fare – che anzi abbia ritrovato un entusiasmo che mancava da La sposa di Chucky e ci abbia aggiunto una bella dose di esperienza dietro la macchina da presa dopo il mediocre esordio con Il figlio di Chucky. Lasciando perdere tutti i legami con il resto della saga – ne parlo più sotto, in un bel paragrafo intitolato SPOILER ON THE ROCKS WITH NO ICE –, Curse of Chucky è Mancini che ci dice «OK raga ho capito dove avevo sbagliato con il film prima, ho guardato abbastanza horror recenti da capire come fare un film interessante e non stantìo, sono comunque un vecchio mestierante con trent’anni di esperienza e quindi lasciatemi fare le cosine che mi vengono bene». Asciuga tutto, cancella la commedia (che rimane solo negli one liner post-omicidio della bambola con la voce di Brad Dourif), tira fuori il meglio possibile da una lavorazione frettolosa e a budget ridotto. Ne viene fuori un film dalla struttura neanche vecchia quanto piuttosto archetipica, tipo: Chucky arriva in una casa e ammazza tutti, fine, con quei due/tre dettagli decisivi per dare al film una sua personalità e una bella botta di vita.
DETTAGLIO UNO: BENVENUTI A CASA WAN
Non sono del tutto sicuro di dove collocarmi nella diatriba James Wan sì/James Wan no, mi limito a constatare che il suo modo di fare horror in questi anni ha riportato in auge il concetto di casa (corridoio) come luogo angosciante e parte integrante dell’atmosfera di un film del terrore. Le magioni gotiche, poi, fanno paura punto, e fanno parte del DNA del genere da circa sempre. Mancini lo sa e scrive Curse of Chucky come fosse un vecchio film con Vincent Price, inserendo la sua bambola assassina in un contesto inquietante già di per sé.
Il Wannismo, poi, si riflette anche nelle scelte estetiche di Curse of Chucky, dalla fotografia iper-estetizzata e patinatissima (non finta o posticcia, solo molto elegante) all’uso di luci, ombre e chiaroscuri, giù giù fino ai trucchetti più vecchi del libro – ombre dietro la tenda della doccia, rumori fuori scena. Due piani (più una soffitta) di terrore, in cui Chucky è solo un ulteriore orpello: chi si stupisce a vedere un bambolotto gettato per terra in una stanza da letto, o sepolto dai cuscini del divano? È lo scarto tra la normalità delle situazioni e l’atmosfera off a funzionare da motore dell’inquietudine.
DETTAGLIO DUE: GUARDA COME DONDOLO
Si sarà anche formato alla scuola degli anni Ottanta, ma quanto si diverte Mancini a giocare a fare il moderno e/o lo splendido. Soggettive raimiane, dolly a salire che inquadrano tavole apparecchiate, silhouette espressive, luci, ombre e sangue, tutto l’armamentario dell’horror bello da vedere. Il sospetto che molti di questi virtuosismi siano inseriti solo per aumentare artificialmente lo screentime è cancellato dal risultato finale: si veda [mini-spoiler sul primo omicidio di Chucky] una fenomenale sequenza che si svolge tra cucina e sala da pranzo che è pornografia culinaria pura mista a tensione insostenibile. Un pezzo di bravura. Capita che ogni tanto anche al Mancini scappi la mano, vedi lo spiegone/flashback in b/n con dettaglio di girasoli gialli come unica macchia di colore, roba che sarebbe sembrata brutta in Sin City. Ce ne frega qualcosa di uno scivolone? Poco o nulla, perché più che il bel movimento di macchina è l’applicazione dello stesso al contesto della magione gotica a contare. Sapete quando ci sono quelli che dicono «la [casa/villa/scuola/manicomio] è il vero protagonista di [film]»? Ecco, quello, ed è merito di come Mancini la racconta, questa casa.
PUNTO TRE: WHEELS OF FIRE, BURN THE NIGHT
Botta di genio di Mancini: la protagonista è paraplegica e abita da sola in un’enorme casa a due piani, certo attrezzata per venire incontro alla sua disabilità (ascensori, scale mobili, rampe) ma pur sempre enorme casa a due piani. Per un film che punta su un bambolotto killer per generare orrore è una soluzione semplice, elegante ed efficace per amplificare l’effetto di scene altrimenti un po’ buffe come “oddio il pupazzo mi insegue”. Nica – Fiona Dourif, deliziosa rossina figlia di Brad con scarso se non nessun talento per la recitazione – è un personaggio ben costruito, forte e indipendente, ed è anche coraggiosa la scelta di mettere il film nelle mani di una protagonista con una disabilità grave, costringendo tutto ciò che ci sta intorno ad abbassare (o quantomeno a spostare di lato) le aspettative riguardo ad azione e scene di tensione. Quello che altrove è quotidianità, come “salire le scale” o “andare in cucina”, diventa per Nica una microavventura, nella quale la ragazza si butta con grande impegno e scarsi risultati – almeno all’inizio, perché la Dourif parte malissimo quando si tratta di comportarsi da persona normale ma dimostra invece competenza da scream queen man mano che il ritmo sale.
Il resto del cast sta lì intorno a lei e dalla sua ridotta mobilità dipende in pieno, narrativamente parlando. Nella casa dove Chucky fa una strage – non è spoiler, vero? – albergano, in seguito a un evento che non vi rivelerò, la sorella di Nica con marito e figlia, oltre alla tata maiala, personaggio apparentemente inutile ma che si guadagna cinque minuti di applausi da spellarsi le mani per una cosa che succede circa all’inizio e che non vi rivelerò manco questa. Sorella vorrebbe mandare Nica in una casa di riposo, Marito vorrebbe scoparsi la tata, Tata fa 400$a settimana in quanto tata e quindi muta e non rompere il cazzo, Bambina si innamora di Chucky e di fatto dà il la alla mattanza. Le dinamiche interne potete immaginarle, per il resto (chi muore prima, come) c’è il film che vi aspetta.
DETTAGLIO QUATTRO: ZIO MA CHUCKY?
Sì tranqui, Chucky alla fine c’è eh, che qui si sta a parlare d’altro ma ovviamente è lui il centro di tutto. È abbastanza spompo con le battutacce taglienti, non con la violenza, e poi è un glorioso pupazzo in animatronics con la CGI ridotta al minimo, il che costringe Mancini a giocare con inquadrature e soluzioni laterali per rendere al meglio la sua furia omicida. Ci mette non poco a scaldarsi ed entrare in azione: la costante ricerca dell’atmosfera si trascina troppo nel corso del primo atto, si tratta solo di fidarsi e godersi un po’ di architettura d’interni in attesa del primo sangue. L’impressione è che Curse of Chucky sarebbe potuto durare un’ora e dieci invece che un’ora e mezza, che Mancini avrebbe anche potuto tagliare un paio di omaggi talmente smaccati da spezzare la tensione (quando si cita The Omen ho cominciato a ridere, additare lo schermo e urlare: «QUANTO SEI POCO SOTTILE NEL TUO CITAZIONISMO, DON MANCINI!») e che il triplo finto finale con tanto di scena post credits sia un’aggiunta posticcia per giustificare non solo il film, ma anche i cinque capitoli precedenti con una backstory – comunque sorprendentemente sensata e lontana dal territorio retcon.
E visto che siamo in tema, per gli appassionati della mitologia di Chucky
(lo so che ci siete)
ecco a voi
SPOILER ON THE ROCKS WITH NO ICE
In pratica: Nica e sua madre e tutta la sua famiglia erano amici di famiglia di Charles Lee Ray, il maniaco serial killer la cui anima alberga in Chucky. La sequenza di eventi narrata nel succitato flashback va così: CLR conosce la mamma di Nica e se ne innamora, ammazza il marito, rapisce lei e la lega a un tavolo regalandole girasoli e dichiarandole il suo amore, arriva la polizia, CLR s’incazza e pugnala l’incinta madre di Nica rendendo la bambina paraplegica a vita, la polizia ammazza CLR il quale morendo trasferisce la sua anima nella bambola di Chucky, hilarity ensues insieme ai cinque film precedenti.
POI
Si scopre che anche Tiffany, La sposa di Chucky, è ancora viva ed è tornata ad avere le fattezze di Jennifer Tilly (la custodia di), ed è lei a spedire Chucky in giro per il mondo, nelle case di tutte le famiglie che gli hanno creato problemi in passato.
POI
Torna in un cameo post-credits anche Alex Vincent, protagonista bambino dei primi due capitoli e qui adulto responsabile che vive con un fucile in casa in attesa del ritorno di Chucky.
POI
Continuiamo a non capire come mai, dopo sei film, il rituale che dovrebbe trasferire l’anima di Charles Lee Ray dalla bambola a un altro corpo umano persiste nel fallire.
POI
Basta, fine spoiler.
Quindi: è un capolavoro? No. È un film che si regge in buona parte su stereotipi, cliché, mestieranza? Sì. C’è anche del talento e delle grandi idee dietro? Sì. C’è violenza e morti creative? Sì.Vale la pena vedere Curse of Chucky anche se ci si è disaffezionati alla serie dopo la sua virata in territorio comedy? Sì.
La figlia di Brad Dourif è un’attrice?
Non sa/non risponde.
DVD-quote suggerite:
«Sorprendente, divertente e bamboloso».
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)«Contiene una delle migliori decapitazioni dell’anno!».
(anonimo)
Quella cosa dell’Uncanny Valley e’ davvero interessante. Chucky fa paura ai bambini, il fatto che parli lo rende meno spaventoso. Parla uno che ha fatto incubi grazie al trailer di Terminator…avevo 7 anni come scusante!
è un film fatto con 2 soldi a tratti maldestro ma fatto con tanto amore per questo bambolotto psicopatico…cosa che mancava totalmente ai rifacimenti delle altre icone horror.
effettivamente i minuti finali hanno mandato in confusione pure me…il film si pone tra il 3 e il 4? oppure parte dal 3 e riscrive tutto ciò avvenuto dopo? o altro…
SPOILER-SPOILER-SPOILER
effettivamente il rituale continua a non andare…anche con la bimba scampata al massacro…a meno che la nonna che si risveglia in cantina manda tutto a monte per l’ennesima volta…
@Past: [SPOILER] teoricamente si colloca qualche anno dopo il quinto. Evidentemente Tiffany è più brava di Chucky a compiere il rituale di resurrezione.
Posso sbagliarmi perchè sono passati circa vent’anni dalla visione, ma ai tempi avevo trovato molto più spaventoso Dolls.
Personalmente ho trovato fortissimo anche il marketing su YouTube. Mi ha strappato non poche risate.
Non ho mai visto un film di Chucky. Spiacente, ma faccio parte di quelle persone a cui le bambole non fanno paura e, come dice giustamente Stanlio: in questi casi non c’è nulla da fare.
Il punto è solo che – Stanlio Capirà – DOVEVO scrivere:
WHEELS OF FIRE
BURN THE NIGHT
RIDE ACROSS THE SKY
WHEELS OF FIRE
BURNING BRIGHT
WE LIVE TO RIDE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
[sign of the hammer a profusione]
[qualche cinque alto]
Buona rece, ottima scelta delle immagini!
ci sono rece in cui mi limito a guardare le immagini.
e mi diverto lo stesso.
Ma la tata?!?
ARF!!
*si affianca a Tyler Nomak, cinque altissimo a quest’ultimo, sign of the hammer, birra, cantano insieme*
@Stanlio/tutti
Io mi sa che ho visto da ragazzino il 1 e il 2, poi degli altri non ho memoria.
Domanda: posso saltare gli altri e fiondarmi diretto su questo dato che la rece me lo ha venduto forte forte?
@Dembo vai tranquillo! Le cose che potrebbero sfuggirti stanno tutte nel finale, e nel caso una bella wikipediata post-visione risolve tutti i problemi.
Magari se hai voglia recuperati anche il 4 che è l’altro bello bello della saga insieme all’1.
@Stanlio
Grande! Allora recupero anche il 4, thanks!
Cazzo Brad Dourif! Non ho mai capito come mai la sua carriera non abbia mai decollato veramente, la stoffa da caratterista ce l’ha tutta, e anche un paio di titoli importanti nel curriculum. Lasciategli almeno la soddisfazione di aver assicurato un posto alla figlia!
Carino. Nulla più. Ma piacevole. Non ho apprezzato la cgi: anche se è poca è comunque troppa! Fosse per me l’avrei tolta del tutto in un film come questo…
@bruce
Propio in questi giorni è uscito che burton lo voleva come joker…prendete una foto del nodo del cucolo, avvicinatela ad un illustrazione di killing joke…bingola!
Ma chucky non fa paura…diverte…la sua goffaggine…il fatto che bestemmi come uno scaricatore di porto con le emorroidi in fiamme…tutto bellissimo!
Stanlio forse sono uno dei fan italiani numeri uno del bambolotto, guardando il film (ovviamente mi è piaciuto un sacco e nella mia personale classifica lo metterei al terzo posto dopo il primo e Bride of Chucky) ho visto vari riferimenti – De Palma su tutti, il duo Argento-Simonetti per alcune scelte registiche, fotografia e musica – ma mi sfugge il riferimento a The Omen. Sono curioso di sapere qual è, proprio non mi viene! Grazie