The Curse of Miike – Rebirth
Quarta puntata
Dove sei? Sei in una stanza. Sì. In una stanza. Sei in una stanza e sei per terra. Cemento sulla guancia destra. Ruvido. Sei in una stanza anche se sembra più un cubo di cemento grezzo. Ti alzi. Ti passi una mano sulla guancia. Fa male. Il labbro è gonfio. Te lo sei morso? Sembrerebbe. Sei in una stanza, non sai come ci sei finito. Di fianco a te una sedia in legno che ricorda un po’ quelle di casa dei nonni. Paglia intrecciata sul sedile. Una televisione incassata in un grande blocco di metallo arrugginito gracchia di rumore bianco. Non ci sono porte. Almeno non sembra. Come sei entrato? Non lo sai. La televisione continua a graffiare il silenzio. Non riesci a concentrarti. Noti dei segni su un muro. Ti avvicini. Unghie. Ce n’è una conficcata. Ci vanno due secondi prima di accorgerti che è tua. Guardi il tuo dito indice e lo vedi tumefatto e coperto di una patina amaranto di sangue raggrumato. Il dolore chiama dolore. E il dolore ti regala la coscienza. Un po’ come quando sei sbronzo e con gesto atletico, nel tentativo di sembrare sciolto e sederti sullo sgabello del bar, ti schiacci una palla riconquistando immediatamente la sobrietà. Eccoti. Una stanza. Cemento. Il labbro pulsa gonfio. Una televisione. Il rumore mi riempie il cervello di confusione. Non riesco a ragionare. Mi guardo in giro. La sedia, la televisione, un neon cianotico appeso al soffitto mi immerge in una surreale atmosfera clinica. Non ci sono cavi. Lo sguardo cade su un piccolo foglietto di carta vicino alla sedia. Lo afferro.
Leggo “@miike: buon divertimento”. La televisione si zittisce di colpo. Nero rotto solo dalla scritta AV2. Bianca. In alto a destra. Poi. Le immagini. E le parole. “@miike: buon divertimento”
Le immagini.
Quelle immagini.
Dove sei? Sei in una stanza. Sì. In una stanza…
The Curse of Miike – Rebirth
Fine quarta puntata
MA PRIMA DI INIZIARE
Una piccola lezione su come si crea e si gestisce la tensione a uso delle generazioni di registi futuri.
httpv://www.youtube.com/watch?v=rE53GfNBAjk
ORA POSSIAMO DAVVERO INIZIARE
Partirei subito con il metterci d’accordo sui metri di giudizio. Così una volta fatto, possiamo partire e non ci pensiamo più. A che livello è settata la vostra soglia di decenza per un film tv? Per dire: se per voi una cosa come Le Mille e Una Notte che è passata in RAI qualche tempo fa è un prodotto dignitoso allora possiamo anche chiuderla qui. Vedetevi Dracula: The Dark Prince che tanto troppo peggio non è. Io, dal canto mio, fino a un annetto fa ero convinto che un prodotto destinato al piccolo schermo dovesse godere di un livello di tolleranza superiore rispetto al corrispettivo da silver screen. Che gli si potessero far passare lisce alcune ingenuità produttive e non solo. Ma poi mi hanno fatto limonare Michael Douglas con Matt Damon e da allora mi si è ricalibrata la scala di valori. E sul mio lobo frontale, sinora votato al “Valà che vai bene”, si è impresso a fuoco il volto di Luca Zingaretti con la scritta “io qui non posso entrare”. Ciò nonostante non pretendo -non sia mai- da qualunque TV Movie una qualità da grande kolossal. Ma almeno una dignità di prodotto cinematografico (giacché di cinema si parla indipendentemente dal circuito distributivo) quella sì. Dracula: The Dark Prince quella dignità se l’è barattata con un pacchetto di Wako’s al gusto ketchup. Sapete quanto cattive sono le Wako’s al ketchup, vero? Ecco.
Iniziamo subito con il dire che Dracula: The Dark Prince non ha nulla a che vedere con Dark Prince: The True Story of Dracula, la serie televisiva degli anni 2000 che mi dicono dalla regia non essere poi neanche malissimo. E per capire che questo Drakula (che ora scriverò con la kappa sia per distinguerlo dagli altri prodotti simili, sia per contestualizzarlo attraverso il suo target di riferimento, gli emodimmerda) non possa minimamente essere avvicinato a una qualsivoglia ricostruzione storica del conte dei Carpazi, bastano meno di dieci minuti. Giusto il tempo di sorbirsi la solita solfa storica sulle crociate realizzata in stile trailer di Diablo III (per la cronaca: non ho mai niente che appena uscito sembrasse già vecchio come il trailer di Diablo III), sentire Dracula parlare in romeno e venir catapultati cent’anni dopo i fatti narrati scoprendo che in Transylvania si parla un inglese perfetto. E poi c’è una donna con due spade poste nelle fodere sulla schiena. Orbene: quando io vedo un qualunque personaggio in “divisa storica” indossare la doppia fodera da spada sulla schiena istantaneamente in me scatta la sospensione dell’incredulità. Nel sens che la mia incredulità viene chiamata dal preside dell’IPSIA (a cui l’ho iscritta dopo che era stata bocciata allo scientifico) e quello me la caccia via per un paio di giorni per questioni di condotta. Poi lei si traumatizza e finisce che poi devo mandarla dallo psicologo. Con quello che costa.
Ora: siamo d’accordo che a nessuno interessa una ricostruzione storica della vita di Vlad L’impalatore – The original One. Sì, va bene il fascinoso guerriero cristiano in grado di infilare un moro infedele su uno spiedo con tanta sapienza da tenerlo in vita per giorni, ma visto uno visti tutti. Anche perché al terzo moro la trama si fa vagamente prevedibile. Ammettiamolo a noi piace il Conte friccicariello tutto canini e occhi azzurri, servo della gleba planetaria a tal punto da rinnegare Dio e finire dannato per l’eternità. Di quell’altro, del rumeno con la passione per gli spiedini, ci importa poco. Ma a tutto c’è un limite. Davvero.
MOMENTO TRAMA
Leonardo Van Helsing ha trovato il modo di far fuori Dracula. Visto che il demone è, secondo sue ricerche, figlio di Abele, basterà dargli una spolverata con il bastone di Caino (chiamato the Lightbringer). Anche Dracula sa che Helsing sa. E sa pure che Helsing c’ha il bastone (NON È UNA METAFORA SESSUALE SMETTETELA DI RIDERE PERDIO) e quindi manda i suoi a cercare di recuperarlo. Non riuscendo a prendere il bastone (VEDI NOTAZIONE DI CUI SOPRA), riesce però a rapire una delle compagne di avventura di Van Helsing, tale Alina, che -t’oh il caso- si rivela ESATTAMENTE uguale alla moglie di Dracula uccise un secolo prima e di nome Elizabeth (dovete sapere che nel 400 in Romania andavano alla grande i nomi inglesi). Cortocircuito amoroso tra i due mentre Van Helsing scopre che il Lightbringer può essere usato solamente da un discendente di Caino che -t’oh il caso- è proprio il ladro gentiluomo che ha dato una limonatina ad Alina prima del suo rapimento- Epico scontro finale con redenzione del Conte manco fosse un boss di un kenshiro qualunque e shakesperata gratuita. Chiusura con tramonto alle spalle. Silenzio imbarazzato sull’otturatore che si chiude sui titoli di coda.
Va bene voler prendere un personaggio dal forte carisma e sfruttarne fascino e ambientazione per raccontare una storia a caso che preveda amore, tormenti e un po’ di avventura. Va bene impacchettare il tutto con gli stereotipi che abbiamo accumulato negli anni (Van Helsing con balestra automatica, vampiri lesbo, la moglie di Dracula che si reincarna e via così). Van bene i brillantini e le paillettes, Dracula che sembra paro paro la copia live action di The Witcher, la romance goth che fa felici gli amici dei vampiri che brillano e gna gna gna *che fighetta*.
Ma poi bòn. Battezzare a caso Van Helsing con il nome di Leonardo, far discendere Dracula da Abele e renderlo vulnerabile solo al bastone di Caino (quello originale) che si rivela in realtà poi una falce rotante fino a sparare cazzate (ormai credo per via di una sorta di delirio di onnipotenza) gratuite come affermare che il nome Alin deriva dal greco quando invece -ho controllato- è di origine araba, è segno che il cavallo ti ha strappato le briglie e tu anziché Dracula, ti stai trovando in mano un musical con Platinette. Al netto dell’imbarazzante computer grafica (sotto di una tacca pure all’Hercules degli anni 90), il film inanella errori grossi grossi e grassi grassi tipo ombre senza senso, coltelli che fanno male prima di affondare e cosacce simili evitabili anche solamente sfogliando il manuale base del regista in comodi fascicoli (prima uscita a 9 euro e 90 con un ralenty in omaggio).
A poco valgono pure l’interpretazione convintissima di Richard Ashton e quella forzatissima di John Voigh (che fa male vedere nel ruolo di Leonardo Van Helsing. Dio tutte le volte che lo scrivo non ci credo. Leonardo Van Helsing. Leonardo. Van. Helsing.). Non bastano le faccette delle versioni discount di James Franco e Scarlett Johansson. Il film è sbagliato. Troppo sbagliato. Probabilmente qualcosa è andato male e quel qualcosa è il credere che lo stracult sia un genere cinematografico ricreabile, in qualche modo, creato a tavolino. In realtà lo stracult è una cosa che accade senza che tu lo voglia. Come la dissenteria dopo le cozze mangiate in pizzeria..
Dracula: The Dark Prince è un film stupido che nella sua stupidità mette in dubbio l’intelligenza dello spettatore a cui si riferisce. Il conte dei Carpazi si merita qualcosa di più. Davvero.
DVD-Quote Suggerita
Era meglio se lo facevano con Platinette.
Bongiorno Miike, i400calci.com
Grazie alla tua recensione probabilmente tra qualche tempo lo guarderò. Adoro i dilm dalla trama improbabile e con sfondoni storici.
A proposito di sfondoni: ho appena depositato alla SIAE la sceneggiatura di un porno in cui le vampire possono essere sconfitte solo trafiggendole con il”bastone” di un discendente di Caino. Miike, sei citato come coautore.
Cazzo hai contro Montalbano?
Ma non avrebbe avuto molto piú senso se drak fosse stato figlio di Caino? Il primo assassino, costretto a fuggire dallo sguardo di dio, ecc ecc…
comunque per quanto possa essere brutto sto film non può essere peggio di quello di Argento..
Ma perché ti torturano ancora facendoti vedere tali merdate? Io spero che almeno fosse sotto l’ora e mezza…
Credevo che la piaga emo fosse stata debellata da almeno un lustro con grandi roghi in piazza e sbevazzate collettive. Me lo sono sognato?
@Rocco: sì, te lo sei sognato.
@Il Reverendo: secondo me è peggio di quello di Argento. Poi dimmi tu.
In effetti Diablo III ha un trailer che mi ha riportato immediatamente indietro di cosa? 20 anni? Pero’ siccome hanno mantenuto lo stesso stile di gioco del primo Diablo ammazza e raccogli tutto sommato mi va anche bene
gli emo di ieri sono gli hipster di oggi. sapevatelo.
ps io sapevo che Caino fosse il primo vampiro (vedi The Masquerade), cazzocentra Abele lo sanno solo gli autori di sto filme.
Vedendo film come questi, la voglia di piantare paletti di frassino nelle pallide fazze degli emo (sempre vivi e arroccati in una potente emolobby) è irrefrenabile.
È curioso come la tradizione dei vampiri si sia tramandata fino ai tempi nostri evolvendosi in maniera imprevedibile. Ad es., come spiegavo di là, la Bathory è risorta come Blade, ovvero un negro con il batacchio, che impala i suoi simili e fa il bagno nel loro sangue; Vlad Tepes l’impalatore invece risorge nei film di Lex the Impaler. Chi l’avrebbe mai detto ? I vampiri pallidi della Transilvania (rumeni sfigati) risorgono oggi come Negri superdotati e implatori. È un fatto innegabile, sotto gli occhi di tutti, il percorso del vampirismo nei secoli. Come è naturale la fusione delle due istanze, femminile e maschile, in un unico mito: Blade The Impaler.
Manca il frassino, è vero. Ma ancheno. Nuovi profilattici in misto resina e frassino stanno per essere immessi sul mercato. Il Vlad/Bathory moderno potrà così uccidere gli EmoVampiri prendendoli alle spalle. Avvallando peraltro un scusa per il consumo viagra (il siero di Blade infatti era blu, mi pare). Insomma pochi cazzi, Blade 4 – The Impaler è da vedere. Tempi duri per gli emo, mi sa.
#FreeCobra80
Miike, mi hai fatto pisciare dal ridere…. Ti/Vi amo ogni giorno di più. P.S. Io ho toccato Nanni Cobretti.
Me lo sento già Sapkwoski che sbraita da Lucca perché è tutta colpa del videogioco (per lui la colpa è sempre lì). Gli voglio bene lo stesso.
Ciobin, mi hai molto deluso: mi aspettavo un discorso su nappe impalatrici, e invece mi tiri fuori Blade. O c’era la nappa e me la sono persa abbagliata dall’immagine dei profilattici in misto resina e frassino?
P.S.: del film non me ne frega una bega, tutto quello che ha atmosfere carpatiche ormai mi annoia al solo pensiero. Miike il tuo karma ti farà reincarnare in un semidio con CGI anni novanta.
Però qui c’è uno notizia che ha del clamoroso che sta passando inosservata:
Sbranf.toccato. a Nanni.
Dicci di più! Dicci dicci!!!
ma sopratutto…. che spezzone di pelle hai tocc(palp)ato???
agli eventuali fan di John Voight: in “Ray Donovan” sfoggia la sua interpretazione migliore da decenni, recuperatelo.
Non credo di essere autorizzato a rivelare particolari sul nostro incontro, vi dico solo che quando mi è stato chiaro che avevo di fronte LUI, mi sono prostrato in ginocchio in mezzo a una folla di gente urlando “sommo, sommo, non sono degno!” Chiedere al Sommo per conferma… E sì, la gente mi guardava strano…
LUI quindi e non LEI… confermi?
No, non confermo. Lui in italiano può avere accezione di genere neutro, oltre che maschile. Il Sommo non ha genere, anzi li ingloba tutti in sé. Maschile, femminile, neutro, chuck Norris.
OK! M’è bastato leggere “demone figlio di Abele” ed il “bastone di Caino”…
Vaccate così nn le leggevo dai tempi di The Legacy, vaccata tv suprema…Mi ritiro a sgranare il mio rosario maledetto.
Che poi, anche copiare le fortezze di Warhammer non è una grande idea.