Succede che vai al Frightfest e vedi un film brutto e dimenticabile, al punto che decidi di non recensirlo nemmeno, a parte due righine riassuntive.
Succede però che il film piace a tanta altra gente e – cosa completamente inedita – l’anno seguente viene riportato al Frightfest a grande richiesta per una proiezione speciale.
Succede quindi che si trovano finanziamenti per un sequel, e che quel sequel diventa addirittura il film di apertura di questa edizione 2013 del Frightfest.
Sto parlando di The Dead dei fratelli Howard e Jonathan Ford: non si scappa, a qualcuno evidentemente piace. E siccome ho letto in giro che quasi sicuramente ci scapperà anche il terzo, tanto vale che ve li racconto e voi mi dite cosa ne pensate. Ok? Vado? Vado.
I fratelli Ford, inglesi, nascono come pubblicitari con una passione per l’horror (al cinema) e il gusto per l’avventura (vera). È quest’ultimo a prevalere nelle loro scelte in campo filmico: l’idea per il loro esordio in coppia alla regia consiste infatti in un film di zombi ambientato in Burkina Faso.
Per chi si fosse sintonizzato sul mondo soltanto oggi, il Burkina Faso è un’ex-colonia francese indipendente dal 1960 il cui nome attuale significa “Terra degli uomini integri”, ma soprattutto è una scaracciata di terra secca inculata nel mezzo di nulla nell’Africa occidentale in cui esistono solo due cose: persone losche e, appunto, il nulla. Non è il Sud Africa, con città civili di dimensioni decorose e abbastanza benessere da ospitare i Mondiali di calcio. Non è il Madagascar, con i panorami turistici e tutti gli animali dello zoo che ti salutano felici. È il buco del culo del mondo: sporco, povero e pericoloso. E fa bruttissimo.
I Ford, raccontano, hanno rischiato la vita più volte durante le riprese, e si vede: si vede perché l’unica idea del film è l’ambientazione in Burkina Faso. Per il resto, è abbastanza comprensibile che vi fossero altre priorità. Ecco quindi che l’attore protagonista, sulla cui totale assenza di carisma si regge tutto il film, è sì un cagnaccio semi-impresentabile ma forse anche l’unico pazzo disperato capace di seguire i Ford in un’avventura talmente fuori di testa (o forse è un prigioniero politico e The Dead è una specie di Argo – ipotesi da sviluppare). Ecco che la trama è più o meno inesistente e si limita a seguire i tentativi di fuga di un tizio che cerca di mettersi al sicuro dagli zombi, e che le situazioni sono tutte uguali: viaggia/ferma/incontra zombi/elimina zombi/riposa/chiacchera/riparti. I pignoli possono gradire l’iconografia classica dello zombi lento, la convenzione romeriana dell’iniziare a contagio già diffuso, la totale serietà e una quantità accettabile di sangue, ma è l’assoluta prevedibilità senza un guizzo che sia uno e l’infilata implacabile di situazioni e dialoghi da soap opera a decapitare il tutto.
Scava scava, il motivo per guardarsi il film è uno solo, ed è appunto il Burkina Faso. La sua forte, arida e desolata bruttura naturale è effettivamente inedita, e mette un senso di disagio che nessun scenografo saprebbe ricostruire con altrettanta efficacia. Lo stesso vale per gli zombi, comparse locali con trucco minimal. Il film in sè non ha assolutamente nulla da offrire e si trascina con un ritmo un po’ stentato, ma i suoi paesaggi valgono un assaggio anche solo per capire l’importanza della scenografia nella costruzione dell’atmosfera. Aldilà di questo però, il suo successo – seppur di nicchia – mi rimane francamente inspiegabile.
Davanti alla possibilità di un sequel, i Ford capiscono di avere per le mani una gimmick vincente, e puntano di nuovo tutto su quella. Ormai abbiamo visto zombi in tutte le salse: metaforici, non metaforici, scemi, mica scemi, lenti, veloci, muti, chiaccheroni, paurosi, buffi, isolati, integrati, innamorati, arrapati… Qual è uno dei pochi aspetti rimasti in cui esistono ancora possibilità inesplorate? La location. The Dead 2 è ambientato in India. Fine delle premesse. I fratelli Ford preparano armi e bagagli, ingaggiano tre attori a caso e via. Durante il volo, presi da insonnia, scrivono la sceneggiatura. Poi il Valium inizia a fare effetto.
Arriviamo subito al dunque: l’India è interessante, ma non fa brutto quanto il Burkina Faso. C’è povertà e baracche, ma non c’è lo stesso odore di morte. I Ford schivano di nuovo gli scorci turistici e cercano location medie e desolate, ma sarà perché stavolta non hanno voluto allontanarsi troppo dal Travelodge e/o in generale avevano meno voglia di rischiare di morire, ma manca la vera bruttura, il disagio, quel senso di pericolo aggiuntivo che dava al primo film uno straccio di senso di esistere. È la differenza tra Silent Hill e Jesolo.
La trama soffre di stilizzazioni ancora più mostruose: abbiamo la coppia mista punjabi-yankee in cui lui è l’eroe USA coraggioso e integerrimo che attraversa la città per salvare la sua bella, e lei è l’indianina chiusa in casa dal padre ottuso e campanilista che non gradisce il fidanzamento interrazziale (e per essere la bella è anche piuttosto bruttina, considerando anche la cagnacceria andante mi sa che i provini stavano a zero). Ma crepi l’avarizia! Per non sbagliare, i Ford ci infilano pure un bambino che ha smarrito i genitori.
Il tutto si trascina senza sbalzi: zombi lenti, minimali, serissimi, sanguinosi – tantissimi zombi ad essere onesti, se i Ford hanno chiesto $5 a ogni comparsa ci hanno facilmente rifatto su i soldi del budget – e ossequioso classicismo come nei vostri migliori film amatoriali dell’84. E la stessa invariabile sequenza ripetuta per tutti i cicli infilabili in 90 minuti: viaggia/ferma/incontra zombi/elimina zombi/riposa/chiacchera/riparti più una manciata di svolte narrative risapute e la pretesa di coinvolgere con “il dramma”. Abbiamo sempre difeso i film brutti ma volenterosi contro quelli professionali ma pigri, ma qui abbiamo il raro terzo caso: il tipo di film chiaramente volenteroso, ma talmente inetto, insipido e privo di creatività da gettare nello sconforto più totale. Eppure, qualcuno apprezza e paga per averne di più.
The Dead 2: India sta ancora facendo (con estrema flemma) il giro dei festival, ma se qualcuno di voi ha visto almeno l’originale e ha apprezzato sarei curioso di capire se per caso mi è sfuggito qualcosa.
Dvd-quote:
“Zombi fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi ahi…”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
The Dead >> IMDb | Trailer
The Dead 2: India >> IMDb | Trailer
P.S.: magari qualcuno di voi è stato in gita scolastica in Burkina Faso e ha saltato tutto il resto del pezzo per correre immediatamente nei commenti a ribattere insultandomi, e nel caso sarebbe un peccato perché volevo utilizzare questo Post Scriptum appunto per invitarvi a smentire eventualmente ciò che ho scritto e farvi vergognare dei vostri istinti aggressivi con la mia umiltà disarmante
@nanni
Io ho visto The Dead, e mi ritrovo in quello che hai scritto. La visione è resa disturbante dal fatto che l’Africa è l’archetipo (o lo stereotipo ?) dei morti viventi per fame/carestia/malattie etc, e quindi vedere che dei poverelli Africani siano zombie per davvero fa un certo effetto, ma il film è mortalmente noioso.
Aspetto di vedere “Vampiri in Togo” …
The dead e’ stata talmente una brutta esperienza che lo avevo completamente rimosso.
Mi ricordo che lo guardai perche’ pensavo di trovarci giraffe, rinoceronti e tutta la fauna africana in modalita’ zombie, magari e invece un cazzo.
Con i discorsi sulle ambientazioni mi stava venendo voglia di vederli, ma mi sa che passo…
Io in Burkina non ci sono stata, ma alcuni miei ex colleghi di lavoro si.
Il Burkina Faso, confermo, fa bruttissimo. Pure senza gli zombie.
Mi par di capire che forse era meglio se anche i fratelli di cui sopra non ce li mettevano, che bastava la scenografia (in fondo è così per tanti altri film ben più famosi e osannati). Ma il primo me lo guarderò: alla fine è per la scienza.
Le dieci righe di storia recente del Burkina Faso su wikipedia praticamente sono la trama di un film calcistico.
Sul “successo” del film, un po’ lo capisco: leggendo la recensione, pur molto negativa, confesso che un po’ di curiosità mi era venuta. A farmela passare poi è bastato il trailer con quell’aria alla “Luigi Cozzi 1982”.
L’eventuale fascino del profilmico che supera l’interesse del filmico (avrà senso ciò che ho appena scritto?) credo sarà la nuova frontiera del masochismo cinefilo.
l’idea di zombie-movie ambientati in questi paesi “difficili” è tanto semplice quanto geniale…poi però devi saperli anche fare sti film…per me,2 occasioni perse male, spero che qualcuno di maggior talento ed esperienza ci riprovi in futuro…
A qusto punto io voglio “Werewolf – Killers of the Sahara” !!!
Il Burkina incuriosisce ma non credo possa coinvolgere molto. Tolti gli altri difetti che dice la rece, alla fine lo zombie rende cmq se in contesti occidentali.
Se devo dire la mia, rilancio con location Indonesia e gruppo di stuntmen che muoiono sul set. Poi si rialzano come zombie e in quanto impulso irrefrenabile, ripetono lo stesso stunt all’infinito
Idea neanche tanto originale quella della location africana + zombi: Resident Evil 5 (il gioco) c’era arrivato prima.
@ed woodpecker: credo che la parte interessante dell’idea, piuttosto che nell’immaginare e ricreare tutto in digitale dal proprio divano, stia nel mostrare il vero Burkina Faso tirando fuori le palle di andare davvero a girare la’…
@nanni: non c’è dubbio che abbiano avuto le palle. Pero’ adesso apriamo una colletta per spedire a Romero una Play con RE5 e abbonamento perpetuo al National Geographic via cavo.