Iniziamo con un doveroso contributo audiovisivo.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=NUtIjV3O58A
Bei tempi quelli, eh? L’epoca in cui un discorso di Stallone poteva fare la differenza e cambiare le sorti del mondo. Di strada se ne è fatta, da quando un pugile italo-americano decretò la fine della Guerra Fredda: oggi anche i russi possono permettersi di fare i blockbuster pesi perché c’hanno una cosa che fa la differenza: le Maestranze (AH! Le Maestranze).
Per mezzo secolo almeno, quando un americano veniva ingaggiato a fare un lavoro dall’altra parte della Cortina di Ferro, poteva voler dire solo che: a) era stato rapito dalla sua placida villetta dell’Alacazzobama, sbattuto su un aereo con destinazione Minsk e rinchiuso in un ufficio, muto e sgobba merda capitalista; b) aveva rinnegato la Bandiera, sputato sul mausoleo di Lincoln e abbracciato quello di Stalin. Ma oggi che USA e Russia sono in ottimi rapporti, l’industria cinematografica russa può permettersi di chiamare le Maestranze americane per imparare il mestiere da loro, senza doverle strappare ai loro cari e al mutuo o senza che le stesse siano poi messe sulla lista nera della CIA. Basta un biglietto d’aereo per Mosca in prima classe e passa la paura.
Questo lo dico non a caso: il produttore di Stalingrad 3D, Alexander Rodnyansky (una specie di Berlusconi russo ma con più buon gusto e senza la passione per le puttane minorenni), me l’ha detto di persona. Giuro. Alcuni anni fa, ero stato inviato dal caporedattore del foglio di notizie per cui lavoravo all’epoca in uno sperduto altipiano degli Urali, un luogo dimenticato dal tempo in cui si diceva sopravvivessero ancora i mammut e le tigri dai denti a sciabola. Rodnyansky vi si era ritirato per una delle sue ben documentate “pause di riflessione”. Lo trovai mentre arrostiva un eohippus. Fu lui stesso a raccontarmi di come aveva resuscitato da solo il cinema russo dopo il tracollo dell’Unione Sovietica, importando le Maestranze di Hollywood: “Ho fatto un paio di telefonate e il giorno dopo eravamo già davanti a una tavola imbandita a caviale e puttane maggiorenni champagne, io e le Maestranze. Sono stato io, capisci?! IO!!”. Allora lo presi per pazzo, ma poi dovetti ricredermi.
Vabbè è andata più o meno così, adesso non rompete il cazzo coi dettagli. In sintesi, i russi hanno fatto quello che qui in Italia bisognerebbe fare riguardo ogni questione politica/sociale/economica/edilizia che ci affligge quotidianamente: chiedere aiuto a chi ne sa di più. Peccato che il risultato sia un mostro.
Ora vi spiego la mia teoria. Funziona più o meno così: “Il cinema americano lo sanno fare solo gli americani”. Già finito, dite? Ok, se proprio insistete, vedo di argomentare. Avete presente quando si parla di “americanata” e lo si fa con quel tono misto tra il paternalistico e lo schifato di chi ha visto l’opera omnia di Garrel e dunque sa cos’è il “vero cinema”? “Ha-ha carine le esplosioni, cosa vuoi so’ ragazzi”, pat pat sulla spalla e avanti col prossimo dramma in bianco e nero a beccare i jump cut come se si giocasse a “Zitch Dog”. Ecco, quell’atteggiamento io lo premierei con una bella torta di merda in faccia.
Perché americanata non è per forza sinonimo di “enorme cazzata piena di effetti speciali” e poi “enorme cazzata piena di effetti speciali” non è per forza sinonimo di “merda”. Ma, ribadisco, quei film li sanno fare solo gli americani. Quando ci prova un non-americano, di solito sbaglia a dosare qualche ingrediente. È la stessa cosa che succede a tutti quelli che tentano di rifare la Coca-Cola sperando di imbroccare la ricetta assaggiandola: nessuno ci è mai riuscito né ci riuscirà mai. Stalingrad 3D è proprio questo: una bottiglia di Ben Cola che ti bevi pure, se c’hai sete, ma mentre lo fai rimpiangi il gusto dell’originale (e adesso sborsa i soldi, Coca-Cola! La mia parte dell’accordo l’ho rispettata). C’è tutto quello che si trova in un film americano: c’è il PRODUCTION VALUE, che se non sapete cos’è ve lo spiega il mio amico Cicciuz qui sotto.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=rQa0_YhmPp0
Ci sono effetti speciali all’avanguardia, sia pratici che digitali, con panorami ultra-dettagliati della città di Stalingrado devastata dai bombardamenti. Ci sono le Maestranze (AH! Le Maestranze), che hanno costruito dei set della stramadonna, roba da dimenticare la mascella in sala dopo che vi è caduta e rotolata al buio e dove cazzo sta, magari la si potesse far squillare come i cellulari. Ci sono pure – pensa te! – le scene col cannone-che-spara-e-il-proiettile-avanza-al-ralenti-lasciando-la-scia-alla-Matrix. Mi immagino Rodnyansky e il regista – Fedor Bondarchuk, figlio del ben poco calcistico Sergey – mentre guardano la scena in sala montaggio e si scambiano un cinque altissimo urlando “Rocky Balboa stavolta puppi!”. C’è ovviamente qualche caduta di tono, tipo un aereo che si schianta fatto tutto in CGI evidentissima, ma insomma, alla fine è costato 30 milioni di dollari, che gli vuoi dire.
Fin qua tutto bene, no? Il problema è che, alternato alle scene di guerra, c’è IL DRAMMA. Nello specifico, le vicende parallele di un gruppo di soldati, assediati dai nazisti (per un motivo che non ricordo e sono sicuro non contava un cazzo) dentro un palazzo diroccato in cui abita ancora una ragazza che non vuole andarsene (avete notato che non ho messo i nomi degli attori tra parentesi? È perché non se li incula nessuno), e di un ufficiale nazista (Thomas Kretschmann, stavolta l’ho messo perché è Dracula!) che si innamora di una russa, ricambiato. E so anch’io che pure nei film americani c’è IL DRAMMA, ma a Hollywood ormai la sanno dosare l’enfasi. I russi invece hanno un’idea di “dosare le sfumature” pari a questo.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=4yyRLjvEphI
E così ci ritroviamo scene super-enfatiche ogni due per tre: ad esempio, ogni dialogo è IL DIALOGO, la frase più pregnante mai pronunciata nella storia della civiltà umana, un misto di poesia ed epica in grado di scoparsi le donne meglio di Fonzie. E ogni volta che uno/a apre bocca, o che due si scambiano sguardi complici/drammatici, zacchete, parte in sottofondo la colonna sonora di Angelo Badalamenti (WTF Angelo?!?) a sottolineare quanto quella scena sia LA SCENA, e se non ci arrivate vuol dire che non capite un cazzo de IL CINEMA e non avete I SENTIMENTI.
A incorniciare il tutto un prologo e un epilogo che seguono il figlio della protagonista (che non è la gnugna di cui sopra, ma un’altra) mentre porta aiuti in Giappone, durante il terremoto del 2011. Scene che ridefiniscono la parola “superfluo” e che non sono altro se non un tentativo oltremodo maldestro e molesto di voler aggiungere altra enfasi moltiplicando IL DRAMMA e chiudendo con LA MORALE. Volete sapere la mia di morale? Rocky vince sempre.
P.S.: vorrei usare questo spazio per citare la scena più cretinamente figa di Stalingrad 3D, ovvero i soldati in fiamme che continuano ad avanzare valorosamente nelle trincee tedesche. Una delle cose più smaccatamente patriottiche viste dai tempi di John Wayne che falciava musi gialli, capace di rivaleggiare con i bovini in fiamme di Takashi Miike.
P.P.S.: Il 3D chiedete? Nammerda.
DVD-quote:
“Di Coca-Cola ce n’è una sola”
George Rohmer, i400Calci.com
“È che c’avevo da pagare le rate della Ferrari”
Angelo Badalamenti, Ancheiricchipiangono.com
Un po’ di botti sovietici fanno sempre piacere, e dal trailer non sembra malaccio. In merito a IL DRAMMA fa proprio parte dei gusti dell’est, quindi è imprescindibile per quelle parti, specie per le donne che ambiscono a guardarsi i film con i loro uomini.
Mi basta vedere i gusti di mia moglie che è moldava, ed anche delle mie figlie ormai maggiorenni che guardano quasi solo film in russo, ed in special modo quelli che vanno per la maggiore come i сериалы russi di ogni genere mega-intrisi di DRAMMA.
Il 3D poi secondo me c’è stato messo solo per esportarlo meglio all’ovest.
Ma dalla Siberia alla Mongolia impazziranno per questo film. Le americanate se le sbattono al confronto.
Condivido il fastidio per l’uso frequentissimo del termine “americanata” per etichettare un cinema che, come dici bene, nessun’altro in realtà è capace di fare. Quando sento “ma si un’americanata cosa vuoi” pronunciata con sopracciglia alte, sorrisino stampato, l’occhio semichiuso e la mano che rotea quando magari 4 minuti prima eri incollato alla poltroncina con l’occhio sbarrato. Provo prurito.
Quindi se ho capito bene da oggi “una russata” indicherà, semplificando, film con esplosioni uniti a momenti soap. C’è del potenziale.
Manca la colonna sonora. Provvedo.
http://www.youtube.com/watch?v=U06jlgpMtQs
Babbè ma se lo vedo a casa e mando avanti veloce sul dramma? Poi ne vale al pena? (che poi il dramma alla russa mi infastidisce meno di quello alla francese, devo dire…)
@Poisoned: beh, visivamente è pazzesco, però non saprei se consigliarlo. Le parti drammatiche sono veramente preponderanti e se non ti vanno, meglio riguardare Salvate il soldato Ryan.
@Giorgio: guarda, il film in effetti è il più grande incasso russo di tutti i tempi dopo Avatar e I Pirati 4. Quindi sì, lì funziona. Il mio problema non sta tanto in questo, perché in fondo sono un grande fan di John Woo, uno che ci metteva tantissimo melodramma nei polizieschi. E’ che mi pare che Stalingrad non riesca a creare un modello di blockbuster russo, piuttosto copia gli americani nella messa in scena, aggiungendo un po’ di melodramma a caso. In generale, mi danno molto fastidio, poi, quei film che non solo ce lo mettono il dramma, ma devono sottolinearlo come se lo spettatore non capisse, usando tanta colonna sonora ingombrante.
“battute” su berrusconi più scontate di un panettone ad agosto
Yanina Studilina penso meriti una nomination per il Jimmy Bobo…
Non ho visto il suddetto film ma è possibile che leggendo la rece mi sia venuto in mente The Flowers Of War?
E Amerikanski Photoshopposky sembra una locandina di Inglorious Basterds.
@Masamune: si fa quel che si può.
@Random: mah, mi pare si tratti di due cose abbastanza diverse, premesso che non ho visto The Flowers of War. Là, se non erro, il dramma è al centro di tutto. Qua c’è il dramma ma anche la volontà di fare un film roboante.
Bella rece George mi ha piegato. Per quanto riguarda il film, potrei anche dargli una chance purché la durata rimanga sotto i 120.
Ma i soldati in fiamme poi si sfrociano contro i nemici creando altri soldati in fiamme o si sgretolano a metà corsa? George dacci quest’info vitale
Ottima rece.
Avrei giusto un paio di film di guerra russi lì da vedere da mesi… ma il timore di dover affrontare IL DRAMMA mi fa sempre rimandare l’impresa.
Nota a margine…
@”Una delle cose più smaccatamente patriottiche viste dai tempi di John Wayne che falciava musi gialli”
L’ho visto proprio recentemente “Berretti verdi”. E’ un film indubbiamente rozzo e reazionario, che si proponeva di giustificare e benedire l’intervento americano in Vietnam, ma al netto di quello è tutt’altro che un film enfatico o super-eroista. Le scene di battaglia sono piuttosto dure, spiccie, “sporche” e la visione della guerra è più dalle parti di “Quella sporca dozzina” che non di un film di propaganda dove i buoni fanno tutti gli eroi.
Si sfrociano, ma la sfrociata è tagliata corta per lasciare spazio al DRAMMA.
@Dévid Sfinter
esatto! Soap & Bomb, lo vedo proprio come genere a se.
@George Rohmer
i russi in effetti in generale SONO ingombranti.
@tommaso
quando mi faccio convincere da mia moglie a guardarne uno… abbandono spesso l’impresa per sfinimento o abiocco improvviso. E’ che è proprio roba per loro…
per quanto riguarda IL DRAMMA e IL DIALOGO:
è che i russi, come i cinesi, c’hanno sta cosa della letterarietà dei dialoghi che ogni frase sempre uscire fuori da un libro dell’ottocento. Chi è bravo riesce a tirarne fuori qualcosa di notevole (Paper Soldier) ma il 90% delle volte si rivela una rottura di maroni notevole o na roba patetica.
@EDA: sei sicuro che non dipenda piuttosto da sottotitoli iper-semplificati per questioni di differenze culturali e tempo di lettura a schermo?
“avete notato che non ho messo i nomi degli attori tra parentesi? È perché non se li incula nessuno”
mi sento di dissentire, almeno sulla yanina
Si Nanni sono piuttosto sicuro, almeno per il cinese. Non credo sia un caso che avvenga spesso in film da questi due paesi (generalizzo ovviamente) e in fondo c’e’ anche una lunga tradizione culturale dietro entrambi che potrebbe sostenere la mia tesi. Non ho capito pero il tuo appunto: per semplificare i dialoghi i sub sarebbero piu letterari? E perche’?
@eda: il mio appunto, in generale, e’ che essendo i sottotitoli molto limitati per natura (prova a vedere sottotitoli italiani per un film italiano) e in piu’ essendo il cinese una lingua completamente diversa dalla nostra, e in piu’ chissa’ se il traduttore e’ stato messo in condizioni professionali adeguate, giudicare il tono dei dialoghi di un film sottotitolato mi pare quantomeno azzardato
E’ un discorso interessante e sono d’accordo che non bisogna generalizzare. Ho visto film orientali dove chiaramente i sottotitoli erano fatti in qualche modo. Qui però si intuisce che il tono dei dialoghi è proprio quello, vuoi per il linguaggio del corpo, vuoi per una messa in scena che è retorica in sé: la musichetta al momento giusto, lo scambio di sguardi montato in un certo modo. Tutto tende a essere “pregno” di significato in ogni dettaglio, compresi set talmente complessi da stancare gli occhi. E’ un film pomposo e lo sarebbe anche se fosse doppiato, secondo me.
– Avete presente quando si parla di “americanata” e lo si fa con quel tono misto tra il paternalistico e lo schifato di chi ha visto l’opera omnia di Garrel e dunque sa cos’è il “vero cinema”? “Ha-ha carine le esplosioni, cosa vuoi so’ ragazzi”, pat pat sulla spalla e avanti col prossimo dramma in bianco e nero a beccare i jump cut come se si giocasse a “Zitch Dog”. Ecco, quell’atteggiamento io lo premierei con una bella torta di merda in faccia. –
Vieni qua amico mio: abbracciamoci fortissimo
insomma tale padre tale figlio? perchè se siamo ai livello di Waterloo (due ore estenuanti riscattate dai 50 secondi dell’avanzata della Vecchia Guardia) mi armo di fast forward e me lo guardo
Lo sto vedendo adesso, che dire…è di una bruttezza rara. Con quei colori lì poi pare un film b/n ricolorato e tutti quei ralenty hanno già rotto il cazzo al min 20.
I russi incendiati che escono dal fuoco che pare na scena del signore degli anelli e incendiano i tedeschi in trincea mi ha fatto ridere però.
Ma in pratica é 300 in salsa russa con le armi da fuoco? E’ appena uscito il bluray e vorrei prenderlo. E a violenza come stiamo messi?
“Ma in pratica é 300 in salsa russa con le armi da fuoco?”
Naah, è un polpettone sentimentale con qualche scena di guerra.
“E a violenza come stiamo messi?”
Molto contenuta, da PG-13 per dire.
Morale della favola: non spenderci soldi.
Tutto bello e tutto giusto – aldilà del film che non ho visto e che non ho nemmeno la forza di vedere – e infatti mi viene da aggiungere che l’eccezione rappresentata da Timur Bekmambetov, l’unico russo capace di apprendere e servire pari pari la ricetta americana, se lo sono preso e portato via in tempo zero. Usando, per altro, la stessa diabolica strategia di quelle multinazionali che assumono gli hacker che hanno fottuto i lori sistemi di sicurezza, ossia sventolando dollaroni e green card.
Azz cosí mi uccidete! Io speravo in un film di propaganda figo e soprattutto “grosso” :-(
Un film irrealizzabile senza lo slow motion.
La prima parte in realtà l’ha diretta Putin in persona. A un certo punto si è allontanato per preparare la guerra in Crimea e per un un po’ ho smesso di ridere a crepapelle. Poi Putin è tornato in regia.
Se riesce a fare questo con una telecamera mi da i brividi pensare cosa potrebbe fare con un arsenale nucleare.
Spero domani di non trovarmi al bar il caffè corretto con il polonio.
Putin ti vogio tanto bene !!!!
hello everyone thanks for approve