Mi chiamo Dolores Point Five e scrivevo qui sopra quando non ci leggeva nessuno. Poi ho smesso. Un po’ perché scrivo altre cose con un nome finto, un po’ perché, anche volendo, oggi vedo davvero pochi film “giusti” per i400Calci. Va tutto bene, insomma.
Poi a Dicembre sono andata al Rocky Day. Ho guardato in faccia alcuni di voi lettori e mi è dispiaciuto non scrivere più per voi. Voi che avete entusiasmo per la vita, voi che avete tutti cantato Eye of the Tiger come l’ho cantata io, voi che trattavate me in maniera normale.
Sono quindi felice di darvi il benvenuto a D come Disadattati, uno spazio occasionale che I 400 Calci dedicheranno al Documentario. STATE CALMI. Qui si parlerà di tre tipi di documentari, eccoli:
1. documentari che raccontano la storia più o meno segreta di vari film del genere 400 Calci e le vite delle persone che li hanno girati;
2. documentari che raccontano le vite degli appassionati di film del genere 400 Calci e le cose matte che loro fanno in nome dell’amore;
3. documentari che raccontano casi di cronaca terrificanti: suicidi di massa, omicidi mai risolti, criminali seriali che prendono in giro la polizia, missionari rapiti da ex fidanzate bionde. The works.
Iniziamo con un esempio allegro e paraculissimo delle categorie 1 e 2.
Punto di partenza: Negli anni ’80 la videocassetta si impose come il supporto principe per noleggiare o acquistare film: l’industria diede lavoro a migliaia di persone, dai produttori che fiutarono l’affare in tempo (come Charles Band) agli illustratori che dovevano creare locandine d’impatto per cose spesso non ancora girate, due generazioni di americani scoprirono la gioia di potersi portare a casa (in teoria) qualsiasi film quando gli pareva a loro, parecchi action / horror poco costosi trovarono una buona distribuzione, e con essa un pubblico molto più ampio di quello che avrebbero trovato nelle sale disposte a proiettarli, questo mentre acquistava sempre nuove sfumature la formula «cine-nerd megamaniaco ossessionato da tutto».
Punto d’arrivo: metà del documentario Rewind This! racconta il glorioso passato del VHS, l’altra metà racconta quello che resta del VHS oggi. E quindi: archivisti con le mani nei capelli perché nessuno pensa a restaurare i nastri magnetici, organizzatori di rassegne fighette che dicono «la serie B che ci piace A NOI esiste solo su cassetta, senza le cassette sarebbe persa per sempre!», infaticabili uomini e donne che battono i mercatini delle pulci in cerca di roba da aggiungere ai loro scaffali già traboccanti di roba, critici che rievocano i bei tempi del tape trading. Sì, ho fatto un riassunto molto di parte. A documentario di parte, riassunto di parte. (Vedi sotto.)
Tecnica e stile scelti per raccontare questa storia: collage di interviste a gente che parla (la pratica è chiamata talking heads), scenette di vita quotidiana degli intervistati e molto materiale di repertorio. Questo, per inciso, è lo stile preferito dai documentari mainstream prodotti nel mondo qui e ora. A me rompe un po’ le palle, ma per i prodotti nostalgico/giocosi può funzionare, nel senso: può comunque essere piacevole, ed è la conferma del volersi rivolgere al tipo di pubblico che alla parola «documentario» di solito scappa urlando NOOO NOOO. A meno che non ci sia di mezzo un ciccione buontempone.
Pubblico ideale: nostalgici degli anni ’80, collezionisti che vogliono sentirsi rassicurati nelle loro certezze, persone che se abitassero in Texas andrebbero alle serate dell’Alamo Drafthouse e se abitassero a Londra andrebbero alle rassegne del Prince Charles.
Punto di vista e tono medio: novanta minuti sdraiati su un solo punto di vista («ah, il VHS, annate d’oro…») e su un benevolo darsi di gomito tra il regista e i soggetti in campo: il massimo è il waxing poetic degli intervistati che ricordano quando da piccoli affittavano un film, poi l’immagine diventava tutta consumata, e loro sapevano che subito dopo c’erano le tette perché mille persone avevano riavvolto il nastro in quel punto.
Tra i personaggi portati in scena, qualcuno si impone per carisma o minutaggio dedicato a lui/lei? A un certo punto incontriamo un signore di età molto più matura degli altri – chiamiamolo il Nonno del South Carolina. Il Nonno è un pensionato che, considerando «squallido» comprare e vendere VHS nei mercatini, ha trasformato un grosso pezzo di casa sua in un bazaar permanente. (Immaginatevi 10-15.000 cassette ammucchiate tra il granaio e il seminterrato.) I suoi clienti sono persone della zona, che sono rimaste affezionate al vecchio formato o vogliono spendere poco, ma ci sono anche gli appassionati che sperano di mettere le mani su una chicca. Ad esempio, c’è un 20/30enne (un programmatore dell’Alamo Drafthouse, mi pare) che fa notare come il nonno sembra buono ma tira sempre sul prezzo. Al che il nonno ribatte con «vedete, quest’uomo è giovane, e per stare chiuso qui dentro in mezzo a cataste di polvere s’è fatto mille chilometri in macchina».
Tra i personaggi portati in scena, chi è quello/a meno consapevole di essere un fenomeno da baraccone? Io punto sul tizio che afferma convinto “VHS is coming back!” perché House of the Devil è uscito anche in VHS. (Come a dire “il vinile è IL FUTURO, gente!” perché esiste la colonna sonora di Miami Connection.) Menzione onoraria a Frank Henenlotter, che prima si vanta (giustamente) di come i suoi Basket Case uno e due si fossero più che ripagati grazie al successo in home video, poi scatta con i pipponi sul coraggioso cinema indipendente. Lì ho avuto un flashback violentissimo di quando x anni fa provai a guardare il suo (allora) ultimo film sull’onda dell’ «evviva la vecchia guardia che gira i film con tre lire», e andai via a metà bestemmiando. Ero al cinema, tra l’altro.
Quante volte durante la visione ho gridato allo schermo «Gesù, siete dei disadattati» ? Due. Poche, tutto sommato.
Prima volta: quando arriva l’annuncio che negli Stati Uniti non si produrranno più VHS per la grande distribuzione, un manipolo di fans decide che per commemorare la fine di questa epoca bisogna fare una cosa clamorosa, ma proprio di quelle memorabili. Un Gesto. E come commemorano loro la fine dell’epoca? Facendosi tatuare una videocassetta su un pezzo di corpo.
Segue parata di tatuaggi di videocassette nere su corpi di nerd americani certificati bianchi al 100%.
Ha senso, da parte mia, tirare fuori il dettaglio razziale? Molto. Quasi tutti gli intervistati sono bianchi, nel senso ariani. I realizzatori non hanno amici neri/ispanici/asiatici e se ne sono resi conto solo mentre stavano girando? Oppure, più sottilmente, è il loro modo di dirci che certi passatempi sono cose da bianchi e basta?
Seconda volta: uno dei nerd tatuati ci mostra la sua collezione, che gli occupa tutta la soffitta di casa, e che lui ha chiamato “la soffitta degli orrori”, ed è organizzata per generi, sotto-generi, attrici, temi, eccetera. Tutto diviso in modo ossessivo, precisissimo. E la regia indugia su uno scaffale con l’etichetta “pre-sellout Wes Craven“.
Lì prima gli ho dato del disadattato, poi ho pensato che se io avessi sviluppato la mania del VHS forse oggi avrei lo stesso identico scaffale in casa.
Guardare questo documentario è meglio o peggio che leggersi 10 articoli di giornale sullo stesso argomento? E’ come leggersi 10 articoli condensati in un’ora e mezza ben scandita, con le musichine divertenti in sottofondo. Al di là del fastidio che ho provato per il trionfalismo a cazzo di certi passaggi, ho imparato qualcosa. E il trionfalismo a cazzo l’avrei trovato in 5 articoli su 10, per cui.
Vale la pena recuperarlo? E’ il classico docu “simpatico” che ci si guarda la sera su Netflix (oppure ai festival, quando tutto il resto sono film sulla MORTE). Se non vi interessa l’argomento a priori, non sarà questo il prodotto che vi ci farà appassionare, altrimenti riderete, piangerete, vi esalterete, rivivrete i tempi in cui qualsiasi videoteca vendeva copie ex noleggio dei film di Charlie Sheen a 7.000 lire.
Il dettaglio che piacerà un sacco a Nanni Cobretti: tra i duecento produttori accreditati c’è Panos Cosmatos, figlio del defunto George Pan Cosmatos, erede spirituale del dominio paterno e regista in proprio di un film che non voglio vedere nemmeno col binocolo.
DVD-quote suggerita:
«Il Blockbuster più vicino a casa di mia madre è diventato una parafarmacia.»
(Dolores Point Five, i400calci.com)
mi pare di capire che il tono sia comunque abbastanza “eh ma una volta qui era tutta campagna”… magari è anche interessante, ma come si recupera? non credo uscirà mai in Italia…
bella idea recensire documentari, so che non è la prima volta che lo fate.
mi interesserebbe la vostra opinione su The Act Of Killing, che pare essere già una pietra miliare dei doc e tratta argomenti decisamente fancalcisti
Grande rubrica! Mi ricordo ancora quando alla videoteca vicino a casa mia (ora pizzeria d’asporto) io e i miei amici delle medie un pomeriggio noleggiammo L’armata delle tenebre attirati da quella mitica locandina con un uomo con una motosega al posto del braccio pensando di vedere un horror bello tosto. Invece abbiam scoperto un CAPOLAVORO. Erano tutti happy days…
ancora prima di leggere pezzo e commenti:
<3 Dolly
Bentornata madre di famiglia!
Io a casa ho ancora un lettore DVD con lettore di VHS.
I’m with you Dolores!
Brava, mi piaci. Mi piacciono i documentari, per qualche ragione mi piacciono anche quelli su roba di cui mi frega ben poco, basta che non siano su animali o luoghi geografici io mi guardo di tutto (ho passato le vacanze a guardare documentari sulla crisi economica, alcuni in greco con sottotitoli in inglese). Il VHS mi piaceva, ci volevo bene, ne avevo un sacco, poi è arrivato il DVD e li ho buttati tutti via o regalati in giro, che ci vuoi fare? Sono uno che non si attacca al supporto…
Ora farai lo stesso con i DVD tra un po? XD
Nuova rubrica molto figa.
La pratica del talking heads (quante cose si imparano) è la peste bubbonica del documentario moderno. Soprattutto per gli americani che pretendono di trovare l’afflato storico in qualsiasi stronzata.
Io ho ancora il vecchio lettore con il VHS e pure la tv analogica, ma più perché sono un morto di fame che per vezzo vintage.
Dopo anni che stavano lì solo a prendere la polvere di vecchie cassette ne ho buttate via forse un centinaio giusto la scorsa estate, tenendo solo una decina di pezzi da museo come ricordo, anche se ormai saranno smagnetizzate.
Certo si può avere nostaglia di tutto, ma onestamente sono contento che quei colori ingrigiti e tutti quei widescreen siano ormai un ricordo.
“La pratica del talking heads (quante cose si imparano) è la peste bubbonica del documentario moderno. Soprattutto per gli americani che pretendono di trovare l’afflato storico in qualsiasi stronzata.”
Sulla prima non sono molto d’ accordo. Sulla seconda invece si! XD
Anche il blockbuster più vicino a casa di mia madre è diventato una parafarmacia.
Bentornata Dolores!
‘Certo si può avere nostaglia di tutto, ma onestamente sono contento che quei colori ingrigiti e tutti quei widescreen siano ormai un ricordo.’
Sante parole Tommaso, io almeno tre o quattro volte al mese mi devo sorbire gli sproloqui di gente tipo questa che era tutto meglio prima ahhh con il digitale si è persa la magggia del cinema w la pellicola, minchia che odio.
Comunque adesso che ci penso pure il Blockbuster vicino casa mia è diventato una parafarmacia…
Ci stava un post su Alexandra Daddario nuda in True Detective……
molto beceramente
per chi l’ha vista di persona, dolores è bbona?
Per la rubrica cos’è diventato vorrei segnalare che il Blockbuster vicino a casa mia è diventato una gelateria Natura Sì, più particolare della pizzeria o della parafarmacia, no?
Team Parafarmacia (Alba).
Bella rubrica, mo’ me la segno.
Morale, la prossima volta che incontri un hipster nostalgico dei vecchi formati gli puoi dire che il VHS è stato preso a pizze in fazza dall’omeopatia.
E comunque: Dolores, da sempre migliore inventrice di rubriche dei 400.
Personalmente, quelli che fanno campagna contro il digitale mi fanno ridere quando poi li trovo anche a schierarsi a favore dell’ambiente e del riciclaggio.
L’unico mio pensiero ricorrente negli ultimi tre giorni è stato “adesso mi metto a fare ricerche incrociate su google finché non scopro che fine ha fatto Dolores; è impossibile che sia sparita, sicuramente scrive ancora da qualche parte, tanto anche se ha cambiato nome riconoscerò le imprecazioni contro Wes Craven”. Grazie di avermi risparmiato la fatica. E bentornata.
Grande Dolores, ho ancora nostalgia di Fascinema, una delle rubriche più belle di sempre. I VHS li ho sempre usati per registrare dalla TV, conservo giusto i guerre stellari con annessa pubblicità Bauli anni 90, dimenticati in due secondi dopo l’avvento dei DVD.
Il Blockbuster vicino a casa mia è diventato un gommista/elettrauto. Storia vera.
Confermo che anche l’ex Blockbuster del quartiere San Biagio di Monza è diventato una parafarmacia.
Ragazzi, ricordate che parafarmacie e negozi di sigarette elettroniche sono il MALE. Continuate a credere in tabacco e droghe vere per favore…
Bentornata Dolores,
ci sei mancata!
il blockbuster delle mie parti è diventata un ristorante/sala slot…l’altra videoteca concorrente che è resistita fino al 2013, è ancora un locale vuoto…
bella rece e bella rubrica, approvo, anche se sui documentari la penso più o meno al contrario di bellazio.
comunque io non rimpiango tanto le vhs quanto il blockbuster in sè. era figo andare in quel mega negozio e scegliere tra le centinaia di film. se si fossero adattati e avessero accettato di noleggiare i film a prezzi contenuti (anzichè quello sproposito di 3 euro e 90 più 1,50 per ogni mezza giornata di ritardo) forse non sarebbero stati costretti a chiudere. anzi, oggi ai tempi del bluray e della super alta definizione non sarebbe niente male poter affittare un film, vederselo sul mega televisore dell’amico e poi restituirlo che magari faceva pure schifo. evabbuò.
dei tre blockbuster che frequentavo io, due sono diventati parafarmacie (di cui una ha già chiuso) e il terzo una parafarmacia/supermercato aperto 24h, che io sono pure contento perchè mi accorgo sempre di aver finito il latte per la colazione appena prima di andare a dormire, quindi mi salva il culo spesso.
Io vorrei un bel documentario sui nostalgici del video 2000, comunque. Esistono? Esisteranno sicuramente.
@Reverendo
Concordo sui Blockbuster, avevo pure la tessera gold ma non potevo usarla perché avevo accumulato cifre astronomiche per la mancata riconsegna di Bad Boys 2, che ho ancora a casa da qualche parte… Ovviamente non ho mai pagato quel ritardo, e poi a un certo punto era diventato veramente stupido noleggiare visto che se lo compravi spendevi poco di più ed era tuo per sempre.
Le VHS che bella invenzione del passato.
Anche io le usavo per registrare i film che davano in tv. Infatti Lo Squalo e Top Gun ce li ho ancora così…:)
Grande Dolores, bentornata! Anche a me manca troppo fascinema!
Grazie per i vostri commenti; GIURO che le prossime puntate terranno fede agli impegni presi qui sopra (“i tre tipi di documentario-Calci” eccetera). Insomma, non abuserò dello spazio che mi offre Nanni per andare fuori tema, recensire film sulla polvere etc.
In patria, “Rewind This!” è stato scelto dai festival specializzati in cinema “simpatico” (la prima proiezione l’ha avuta al South by Southwest 2013), ma è passato anche all’ultimo FrightFest (il capo l’aveva visto lì); per i curiosi, lo si trova facilmente in t o r r e n t , s t r e a m i n g , e lo si può vedere su Amazon (se siete nella regione giusta o avete la carta di credito adatta).
per tutto il resto: http://buy.rewindthismovie.com/
In linea di massima, consiglio di fare un piccolo controllo su Hulu, lì alcuni film piccoli, indipendenti o non recentissimi si trovano in streaming gratuito e legale.
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A proposito di Blockbuster e parafarmacie, è possibile che mia mamma abiti nello stesso quartiere di tutti voi, a questo punto. (Io non andavo lì da anni perché l’ultima volta avevo riportato un paio di DVD con un ritardo inspiegabile – tipo due, forse tre settimane – e i ritardi li pagavi con il noleggio successivo. Chiedo scusa all’intera azienda.)
Uh, aggiungo: probabilmente non ne parleremo qui, ma pochi giorni fa ho visto “The decline of the western civilization part II: The Metal Years” e dato che non è mai uscito in DVD (credo per questioni legate ai diritti) l’unico modo di reperirlo NEL 2014 è tramite vecchie copie VHS riversate in dvd-bootleg, streaming creati a partire dalla vecchia cassetta, e così via.
Ecco, lì ho pensato “avevano ragione quelli di Rewind This!, esistono davvero film che tuttora circolano solo grazie ai vecchi video”. Però le barre nere del pan & scan mi hanno fatto morire un pochino dentro.
LA SO. Cioè credo. Avevo letto sul giornale, uno vero (si mi capita di leggerli), che la maggior parte dei locali vuoti di Blockbuster sono stato acquistati dalla catena ‘Essere Benessere’ che sono quelle Parafarmacie (e qui ci siamo) che alle volte hanno anche un reparto mini-supermercato (e qui ci siamo ancora), che alcune città, tipo Milano, stanno pure aperte 24hsu24h. Lo so perché al ex Blockbuster vicino San Vittore a Milano sono andato prendermi dei 4 salti in padella alle 4 di notte dopo una serata che la fame incombeva troppo.
Detto questo viva il ritorno di Dolores sui calci, che ho avuto il piacere di conoscere al Rocky Day (che bello il Rocky Day). Tipico documentario che se lo becco su sky me lo guardo incuriosito. Non so se a tal punto da andarmelo a cercare però.
Comunque fanculo il supporto. Ho ancora qualche VHS a casa solo perché da ragazzino dovevo risparmiare un casino per potermele comprare allora a buttarle via mi piglia male perché sono un nostagico. Tutta la roba registrata dalla tv invece l’ho buttata via senza manco pensarci troppo che tanto le cose che mi interessavano davvero o sono stare rimpiazzate dai DVD o, quelle più vecchie e di reperibilità scarsa, sono state scaricate nei modi più illegali possibili. Gli anni 80 li lodo più per i prodotti che per i formati/supporti.
Però se sei fan un tatuaggino della VHS non è mica brutto (ok questa potevo risparmiarmela).
Comunque tatuarsi la videocassetta non mi sembra una cosa tanto aberrante.
Simboleggia tutti i bei ricordi legati ai film visti su questo supporto in gioventù: al contrario della maggior parte degli altri tatuaggi, non è una cosa di cui ti pentirai, legata a mode passeggere o a convinzioni che potresti abbandonare, e potrai sempre mostrarlo senza vergogna agli sbarbi.
Non che personalmente io me ne farei tatuare una, ma di sicuro è meno dozzinale e più ricca di significato personale la videocassetta di quelle cagate tribali o zen o con gli ideogrammi giapponesi che pensi significhino il tuo nome invece poi magari il tatuatore è un troll e la traduzione vera è “calcestruzzo”.
Io appartengo al team “infaticabili uomini che battono i mercatini delle pulci in cerca di roba da aggiungere ai loro scaffali già traboccanti di roba”, divisione “poveracci che non possono permettersi tutti i dvd che vorrebbero”. Non mi lamento, ogni visita al mercatino è come aprire un uovo di pasqua: non so cosa troverò ma so che sarà pacchia e tornerò a casa con 10 euro in meno e 10 film in più, spesso altrimenti irreperibili
Se appartenete al Team Mercatino, qui vi sentirete piuttosto a casa, almeno credo; se non appartenete al Team, o se, come me, sparsi lungo il corpo avete tatuaggi ridicoli che non comprendono VHS, questo è comunque un prodotto impaginato in maniera decorosa. Potevamo cascare molto peggio. :O
Nessuno è arrivato a svelare il vero scopo del VHS ovvero registrare 3 ore di pubblicità erotiche di Italia 7 e Il Macellaio su Rete 4. Ah… L’adolescenza…
@vespertime
Perché il “mio” Blockbuster” (Via Montefiorino, Bologna, per la cronaca) è ora una gelateria Natura Sì che fa anche il gelato per i cani?
Io pure all’università a Perugia il blockbuster l’ho sfondato a furia di noleggi sia di film che di videogiochi. Ah che bei tempi, in effetti manca non poco…non so cosa sia diventato adesso.
Nella mia citta’ arrivo’ prima “VideoBIF” e poi, anni dopo, a letteralmente 200m di distanza sullo stesso viale, il Blockbuster.
Oggi il Blockbuster ha chiuso ma VideoBIF c’e’ ancora.
WIN.
Vi lascio un presentino, anzi due. Ecco:
http://www.youtube.com/watch?v=EmgJgjey5OU
e
http://www.youtube.com/watch?v=xOSWSI5iLR8
Dolores il secondo video lo mandano pure ora, appena rimasterizzato, che son tempi di crisi.
Il primo invece… madonnaquantiricordi.
Alla faccia, cmq, il cinema mica è morto.
Cioè.
Si, ma no nel senso che intendevano loro!
Manca giusto quello che rimpiange il fruscio e il suono piatto delle musicassette…
Comunque al posto di Blockbuster a Pescara c’è una sala Slot.
@BellaZio: ho detto (e letto) quasi tutti i locali, mica tutti tutti, anche perché sarebbero veramente troppi
L’ansia che mette ancora oggi quella pubblicità delle cassette pirata? Che poi mica le compravo, le duplicavo io direttamente dal noleggio (pagavo e mi sentivo in diritto) che mio padre aveva una di quelle videocamere a VHS enormi con cui da ragazzino ci facevo pure dei cortometraggi paura che non ha mai visto nessuno.
Vespertime, a questo punto mi devi passare una copia di quei cortometraggi alla prossima 400 TV live.
(Oppure no, chi ti obbliga. Però sarebbe molto buffo.)
Gran pezzo, gran rubrica e gran ritorno, ma Dolores non mi tocchi Frank Henenlotter, non!
Detto questo, a perte teste parlati e “si stava meglio quando si stava peggio” c’è qualcosa di significativo in questo documentario? Qualcosa per cui valga la pena vederlo, qualcosa di mai sentito o di mai visto, insomma.
@vespertime
Io niente cortometraggi, solo rifacimenti di roba vista in tv. Mi ricordo di aver immortalato con i miei amichetti il combattimento finale Rocky-Drago, i Blues Brothers e qualche finta pubblicità della Coca Cola… Temo che mio padre la conservi ancora da qualche parte quella roba…
Il blockbuster di Padova, se non sbaglio, è diventato una loschissima sala scommesse.
Bentornata! Bellissima rubrica (come sempre!).
LOL anche il blockbuster vicino casa mia era diventato una parafarmacia e a questo punto credo proprio sia come dice vespertime, dato che la catena è la stessa. la cosa divertente è che poi anche la parafarmacia ha chiuso (e anzi è durata davvero poco)
anyway, pollice su per la rubrica e un bentornato a dolores
@Matteo Lenzi : il mio consiglio è guardarselo in una serata dove si vuole fare un po’ di LOL tranquillo; i lati raccontati meglio (o che personalmente ho trovato più succosi) sono quelli dedicati all’evoluzione tecnica del supporto (sia nel senso del nastro magnetico sia nel senso dell’apparecchio video-registratore) e alla competizione tra Betamax e VHS, in cui non vinse “quello che faceva vedere meglio l’immagine” ma quello che presentava altri vantaggi.
A me ha fatto molto sorridere l’intervista breve all’attrice di “Visitor Q” che dice di aver cominciato a recitare perché da ragazzina si affittava tutti i film con Jennifer Connelly. (Ecco, di momenti trivia/sorriso così ce ne sono tanti.)
mio cuggggino mi ha detto che il vhs ha vinto sul betamax perché scelto dall’industria del porno.
mi è sempre sembrata una minchiata plausibile
ne parlano qui sopra?
Potrei sbagliarmi, ma secondo me ne parlano nel modo migliore dato il contesto (= di docu sul porno ne esistono già ottocento): dicono “sì, a un certo punto il porno diventò un genere da home video”, fanno due esempi, intervistano Bill Margold, passano avanti.
@Rainer
Dolores mi ha messo curiosità e l’ho guardato ieri sera. Mi pare che dicano che ha vinto perché le VHS hanno iniziato a produrre cassette di durata più lunga e quella fu la svolta chiave su cui puntò la JVC anche se Betamax aveva qualità migliore: la gente preferiva avere più spazio per registrare. Però parlano parecchio di come il VHS sia stata una manna dal cielo per il porno visto che la gente così si poteva fare le pugnette a casa senza dover andare al cinema col rischio di farsi sgamare. In realtà il regista porno resta per tutto il film chiamato in causa, ma è un aspetto del film, non sicuramente predominante. Il dato è che produzioni horror di serie B e porno avevano grandi opportunità legate al VHS, quindi il documentario si concentra parecchio su quello ed è pure giusto, oltre che all’interessante aspetto della qualità dell’artwork delle copertine delle cassette che faceva la differenza invece della sciatteria delle cover dei dvd o bluray di oggi.
Già! Certo, serviva anche per acchiappare lo spettatore che non aveva quasi nessun punto di riferimento e veniva colpito, riguardo film meno conosciuti o sconosciuti, dalla bella copertina che a volte poteva anche centrarci poco e niente con il film in se! XD
@Dolores: In effetti è un po’ che non mi passo una serata facendo un poco di lol tranquillo. Credo sia giunto il momento. Grazie Dolores, lollerò.
@BellaZio: questa memoria riduttiva da parte mia è (credo) un effetto collaterale dell’aver visto/letto troppi docu/reportage sul lato industriale del cinema pornografico del Novecento, dove Bill Margold viene intervistato sempre, SEMPRE. Infatti io oggi non batterei ciglio se lo trovassi come ospite a Controcampo, a Forum, a Italian Bake-Off, alle mostre dei cani di Bressanone, alla parafarmacia qui dietro.
Però è vero che in DVD certi film non sono mai usciti. E parlo anche di classici che hanno fatto la storia del cinema eh! O al massimo se occupano dittarelle con DVD dalla qualità piuttosto discutibile e senza manco i sottotitoli! O classici che hanno edizioni stravecchie come “All’ inseguimento della pietra verde” e seguito! Mah!
Senza poi scordarci di quello che hanno combinato con certi classici Disney tra strambe colorazioni, strofe rifatte per inutilissimo politically correct e parole mozzate! Mah! Bravi quelli che ciò che era da convertire l’ hanno convertito!
Qua a Teramo Blockbuster arrivò solo negli ultimi anni della catena. Ora se non erro c’ è o c’ era un supermercato.
Citazione di Netflix nell’ articolo! Il mondo era già cambiato! XD
“(anzichè quello sproposito di 3 euro e 90 più 1,50 per ogni mezza giornata di ritardo)”
Mappete!
“dei tre blockbuster che frequentavo io”
Tre!?! Addirittura!?! XD
” per la mancata riconsegna di Bad Boys 2, che ho ancora a casa da qualche parte…”
Sarà vero? XD
“Gli anni 80 li lodo più per i prodotti che per i formati/supporti.”
Però senza quelli oggi non avresti DVD e BR! XD
“non so cosa troverò ma so che sarà pacchia e tornerò a casa con 10 euro in meno e 10 film in più, spesso altrimenti irreperibili”
Beato dove vai tu! Qua certi l’ hanno messi oyre tipo a 10-15 € a VHS circa! XD Pure su ebay… un film preso qualche anno fa a pochissimo quando sono riandato a vedere se ci ristava era dai 30 in su °_O !
“Comunque al posto di Blockbuster a Pescara c’è una sala Slot.”
Sic!
Ricordo che mi sono chiesto come mai non ci fosse più! Solo tempo dopo ho scoperto che l’ azienda era fallita!
“L’ansia che mette ancora oggi quella pubblicità delle cassette pirata? Che poi mica le compravo, le duplicavo io direttamente dal noleggio (pagavo e mi sentivo in diritto) che mio padre aveva una di quelle videocamere a VHS enormi con cui da ragazzino ci facevo pure dei cortometraggi”
Ah, ah! Sembra che l’ abbia scritto io! XD Ad un certo punto però qualcosa successe perché alcune non si registravano bene.
“Dopo anni che stavano lì solo a prendere la polvere di vecchie cassette ne ho buttate via forse un centinaio giusto la scorsa estate”
Anch’ io! Poi il mio ITT-Nokia dopo oltre 26 anni sembra aver proprio ceduto!
L’ amstrad dopo alcuni anni s’ è rotto mentre quello di mia zia ancora va! Ne comprammo un altro nel 2001, ma dopo 3 anni ha fatto “puff”! Letteralmente! °_O
A proposito di pubblicità anti-pirateria, qualche anno fa ho scoperto che su quelle americane c’ era il messaggio targato F.B.I.! °_O Immagino anche nei DVD e BR.
“dimenticati in due secondi dopo l’avvento dei DVD.”
Non è tutto oro quel che luccica. Certi sono anche peggio di alcune legocart degli anni 90! XD Poi il famigerato effetto effetto ghosting… chiaro che non dipende dal formato in se, ma cosa ci combinano. Detto che la frase mi pare leggermente sacentina. Magari mi sbaglio .