Si avvicina S.Valentino! Tradizione vuole che qui a i400Calci.com ci dimentichiamo puntualmente di Halloween ma cazzo, cascasse il mondo S.Valentino non l’abbiamo mai saltato e anzi, abbiamo sempre fatto il nostro bel specialone di tre giorni. Che vi devo dire. Comunque: abbiamo notato che agli ultimi Sylvester avete preferito votare i Manzi piuttosto che le Gnocche per cui – lungi dal voler insinuare qualcosa, mi raccomando – abbiamo pensato potesse farvi piacere un approfondimento su alcuni classici della “bromance”. Godetevelo.
Appaloosa è un film del genere western. A meglio guardare, Appaloosa è un bellissimo film del genere western. Secondo l’amico Darth Von Trier, Appaloosa è «un grande western-western», mentre secondo l’amico Jackie Lang è «l’ultimo western degno di questo nome». Persino il penultimo dei grandi western ha dichiarato di recente che «sì, non sono io l’ultimo, c’è qualcuno dopo di me», con lo stesso tono deluso di quando il terzultimo dei Mohicani scoprì che dopo di lui ce n’erano altri due.
Tutto quanto detto sopra è molto vero e poco contestabile, ma incompleto: Appaloosa è, prima di tutto, un bellissimo film romantico, molto moderno nonostante l’ambientazione (threesome! Bisessualità! Scambi di coppia! Promiscuità! Maschi che si abbracciano virilmente!) e perfetto per una serata a base di candele profumate, dischi cool jazz, divani in pelle e pompe con il rifrullo. È la storia d’amore tra Virgil Cole (Ed Harris), Everett Hitch (Viggo Mortensen) e una paciarottina campagnola random (Renée Zellweger), sullo sfondo di una vicenda fatta di omicidi di tutori dell’ordine e rapine al treno; una storia la cui morale si può riassumere nel sempiterno bros before hoes, che ha insegnato al mondo che si può essere cowboy omosessuali anche nel deserto del New Mexico. Tra gerontofilia, orgette bagnate e corsi di architettura coloniale, arriva il momento della SIGLA!
httpv://www.youtube.com/watch?v=ghxn38bX7w0
No ma comunque, scherzi a parte: Appaloosa è un grandissimo film, figlio della passione per il genere di un grande vecchio come Ed Harris e del suo disinteresse ad aggiornare, riscrivere, rivisitare o rimodellare il genere stesso. Al netto di un minimo, necessario svecchiamento di alcuni dettagli (carrellate lunghe ma non estenuanti su paesaggi, silenzi protratti ma mai parossistici, montaggio lento e rilassato ma tutt’altro che statico), Appaloosa fa tutto come ce lo si aspetterebbe da un western pre-Sergio Leone:
• c’è un villaggio desolato nel deserto, Appaloosa appunto, ricostruito con attenzione maniacale anche ai dettagli più minuti – le insegne dei negozi, l’arredamento degli interni – e con tale cura e amore da sfiorare l’iperrealismo e la fumettosità. È tutto al posto giusto, ad Appaloosa, persino lo sporco, il fango e la polvere: se me lo chiedete, ma so che non lo farete, vi rispondo che è proprio questo il vero grande difetto del film, il suo essere uno spaccato di classico western così affettuoso da risultare a tratti stucchevole, o artefatto. Pazienza, è poca roba.
• c’è i buoni che non sono poi del tutto buoni: Cole e Hitch sono due sceriffi a nolo, che si spostano di città in città in cerca di problemi (altrui), si fanno eleggere sceriffi-quasi-dittatori e somministrano la loro personale forma di giustizia, un mix di sguardi truci, mano fredda e pugni sul grugno agli ubriachi.
• c’è i cattivi che invece sono indiscutibilmente del tutto cattivi, e pure un po’ stronzi: Randall Bragg (Jeremy Irons), che già dal nome se la mena tantissimo, ha una tenuta fuori città nella quale fa circa il cazzo che vuole, tra cui uccidere con la morte il vecchio sceriffo di Appaloosa. Quella che sembra una scena inserita per farci vedere quanto è stronzo Bragg si rivela in realtà il motore di tutti gli eventi: Cole&Hitch vogliono portare Randall al gabbio per omicidio, con tutto ciò che ne consegue. E poi arriva quel momento lì in cui
• in cui c’è la cessa del West che irrompe sulla scena. Mrs. Allison French, nome da pornostar e aspetto da una che sì OK glielo daresti ma giusto se sei uno sceriffo del West che contatti con le donne ne ha tre all’anno se va bene, è una suonatrice di pianoforte giunta ad Appaloosa con una valigia piena di speranze e una fame insaziabile di fave del deserto. Più ancora di Bragg, è lei l’elemento caotico della vicenda. SPOILER: entro la fine del film, dentro di lei saranno più o meno passati un po’ tutti, buoni, cattivi e pure terze parti ignare. La dinamica che ne consegue è il fulcro della
BROMANCE DI APPALOOSA
che è poi il motivo per cui siamo qui.
Il punto è che la relazione tra Cole e Hitch è diciamo così complicata. I due lavorano insieme da 12 anni, e si conoscono al punto che uno (Hitch) completa le frasi dell’altro (Cole) quando l’altro (Cole) si dimentica le parole difficili. Eppure alla domanda «ma Cole è sposato?» Hitch risponde «non ne ho la minima idea».
Il mistero, amici, è il mistero che tiene vivi i tizzoni di una relazione.
Il non detto, l’accennato, il sussurrato: come due bravi compagni di avventure nel Selvaggio West, Hitch e Cole comunicano a sguardi, tocchi di dita sul cappello, sbattere di sopracciglia. Si vede che i due si amano: dove in un western classico i due sarebbero stati eroi cupi e meditabondi, sempre incazzati con loro stessi e con il mondo, qui ridono, scherzano e fanno battute, ovviamente sempre nel segno dell’understatement da caballero solitario che prevede che la “risata sguaiata” venga derubricata a “ghigno a mezza bocca”, e il resto a seguire a cascata.
C’è solo un momento in cui questo idillio, che li rende peraltro invulnerabili e fichissimi indipendentemente dal nemico che si trovano di fronte, viene interrotto; l’arrivo di Bridget Jones scuote infatti gli ormoni omodiretti dei due, e in particolare Ed Harris, in quanto adulto della coppia e quindi più maturo, più annoiato e più propenso a tentare nuove strade perché vede di fronte a sé avvicinarsi a grandi passi il tramonto della sua carriera, decide che l’amore nel sedere non gli basta più, e compie il gesto che toglierebbe speranza al più tenace degli amanti: va a vivere con lei.
Il bello è che Viggo, al di là della delusione di facciata e del dolore che lo consuma dentro come un cancro, la prende tutto sommato bene. Anzi! Arriva addirittura a respingere le avances di quella zozza di Bridget, dicendole «non posso stare con te, perché tu stai con lui, e anch’io sto con lui. Stiamo tutti e due con lui. Quindi non possiamo stare insieme» dove «stare» è chiaro sinonimo di «pucciare» considerando che lei gli si era avvicinata con intenti spermatici e non romantici.
Amici, parliamoci chiaramente: sembra che io stia scherzando, oppure esagerando, o rileggendo forzosamente gli eventi di un film altrimenti asessuato come fossero un triangolo di amorazzi e passioni roventi sotto il sole del New Mexico. Ma giuro che non è così, e mentre riguardavo Appaloosa mi chiedevo:
• Ed Harris se ne sarà accorto? L’avrà fatto apposta? Gli sono sfuggiti i sottotesti perché è un adorabile, innocente vecchietto? E di conseguenza
• nessun altro se n’è accorto? Qualcuno che ha alzato la mano e ha detto timidamente «amici, qui si dovrebbe parlare di sparatorie e fughe al tramonto e invece siamo qui a far vedere Viggo Mortensen con la faccia triste che guarda Ed Harris e quella vaccona bionda che si allontanano su un calesse E LEI C’HA PURE UN OMBRELLINO DI PIZZO»? Da cui poi uno si chiede
• ho forse visto western tutta la vita senza rendermi conto dell’omoerotismo che ne domina il sostrato? Cavalcare per mesi tra cactus e coyote con solo un altro culo peloso a tenerti compagnia è l’anticamera per un amore ottocentescamente proibito, tipo quelli che fumano la marijuana e senza accorgersene sono già lì con l’eroina nel braccio? È per questo che l’unica volta che Cole non ride a una battuta di Hitch è quando Hitch ironizza sul fatto che Cole stia tornando a casa da Allison per «cavalcarla a spron battuto»?
• in quale mondo se io amo lei e lei mi dice «il tuo amico ci ha provato con me!» mentre l’amico dice «no, cazzata» io credo a lui e non a lei, considerando che queste scelte si fanno con il balollo e non con la testa? Esatto.
Il dettaglio più sconcertante, comunque, è un altro: non solo Appaloosa racconta prima di tutto il rapporto tra due vecchi amici e compagni di avventure, speziandolo con delicati accenni di tenerezza ma senza mai scadere nel volgare, tanto che per trovarci davvero un sottotesto omosessuale bisogna essere degli scemi che scrivono migliaia di battute sul nulla al solo scopo di far ridere quei lettori che apprezzano questo genere di umorismo, non solo tutto questo, ma le dinamiche tra Cole, Hitch, Mrs. French e persino Bragg e i fratelli Shelton (due pistoleri ingaggiati da Bragg per… ma non voglio spoilerare), le dinamiche tra tutti quanti, dicevo, e mi sto perdendo nelle subordinate, sono belle, credibili, complesse e interessanti – anche ma non solo perché stravolgono in parte le convenzioni, o forse perché suonano più moderne di quanto avrebbero il diritto di essere.
Perché se è vero che i due rappresentano la classica coppia allievo-maestro («Sei il più bravo del mondo con la pistola, a parte me ovviamente») che agisce in simbiosi e sembra divertirsi un sacco a fare quel che fa, e se lo sprezzo del pericolo e la volontà di salvare gli innocenti sono la loro motivazione primaria, è anche vero che il consueto percorso di maturazione dei due è ribaltato. Essendo il western un genere di frontiera, che racconta la vita in territori desolati e letali, è classico vedere il Vecchio Saggio della Coppia abbandonare le sue spoglie mortali prima della fine del film, per lasciare al Giovane Rampante la strada spianata per una brillante carriera di omicidi, o in alternativa per un gradevole e passeramunito ritiro a vita privata.
Qui, invece, quello che si conquista la donna e si ritira dalle scene è il vecchio, lo scorreggione, quello che non sa esprimere quel che ha dentro («I sentimenti uccidono») e che dalla vita ha già avuto tanto, forse tutto; il giovane, invece, che vive in costante adorazione del suo mentore, si innamora delle puttane così non si deve legare, quello che vede, nel ritiro di Cole, il simbolo di un pezzo di mondo che se ne va per sempre (à-la-Grinta, forse, solo con più matrimoni e vita coniugale), è colui che di fatto si lascia morire per far spazio all’altro. Non lo fa letteralmente, chiaro: è un cowboy solitario, e deve andarsene cavalcando verso il tramonto, ma il suo ultimo gesto* non si può leggere che così: uccido colui che si è frapposto tra te e lei, uccidendo in questo modo anche me stesso e il nostro rapporto, perché ora che hai trovato la donna tra noi non sarà più come allora.
Ancora più divertente, forse, è il dialogo che i due hanno prima del momento topico del film, il Duello In Piazza, peraltro scena di rara bellezza ed efficacia – quando Cole ci impiega cinque minuti buoni ad allacciarsi il foulard perché sa di avere di fronte quello che è probabilmente l’ultimo duello della sua vita, be’, a me sudavano le mani. Il dialogo, dicevo, è fenomenale: dopo aver speso un’ora e mezza di film a non riuscire a comunicare i propri sentimenti, Hitch e Cole discutono abbondantemente di quel momento già citato in cui Bridget Jones ha supplicato Viggo Mortensen di speronarla fortissimo. «È che lei vive nella paura, e ha bisogno di un maschio» la giustifica Cole. «Non è proprio così: ha bisogno del maschio dominante, di quello che sta in cima alla gerarchia, solo così si sente sicura, e quindi il vostro amore sarà sempre in pericolo» ribatte Hitch: prendi due maschi silenziosi, mettili di fronte a problemi di donne e li riscoprirai psicologi. Il dialogo, peraltro, è ciò che carica di significato il finale del film e lo trasforma nel già citato sacrificio personale di Hitch in nome dell’amore.
FINE DELLA PARTE SULLA BROMANCE
quindi potete tornare a leggere, uomini dal petto villoso cui si riempie la faccia di macchie rosse quando sentono parlare d’amore. Eppure sono cazzi vostri perché Appaloosa è, di fatto, un film d’amore, sotto tanti punti di vista: amore per il genere, amore per gli attori – e per se stesso: Harris si ritaglia praticamente una parte da supereroe, e regala a Mortensen, Irons e Henriksen ruoli impossibili da sbagliare per gente con quella faccia –, amore per i dialoghi e per la costruzione dei rapporti umani, qui rifiniti con una cura maniacale per rendere ogni frase interessante, ogni scambio di battute un elemento in più per tratteggiare la personalità dei due. E OK che “raffinato” in certi circoli è sinonimo di “manfruito” e quindi Appaloosa può sembrare un sequel apocrifo di Brokeback Mountain. Ma io preferisco pensare che si tratti – davvero, per una volta – di un film sui due protagonisti prima che sulla storia di Bragg, dello sceriffo ucciso e della rapina al treno. Un character piece che credibilmente tratteggia un’amicizia tra due uomini, scarnificata e disossata dall’ambientazione western e per questo ancora più efficace e anche, ma non in quel senso lì, diversa. Nel senso che a fine film io mica ho capito cosa facesse di mestiere Bragg, ma in quanto maschio con altri amici maschi l’amicizia tra Hitch e Cole me la sono goduta davvero.
Oppure davvero se lo buttavano e io fin qui ho blaterato di nulla.
DVD quote suggerita:
«Amori e passioni sotto il cielo di piombo del New Mexico»
Stanlio Kubrick, cowboychecipiacelafava.com
*che metto in bianco per chi non avesse visto ancora il film: sparare a Bragg, ormai scagionato e diventato vero e proprio signore di Appaloosa, davanti a tutta la città, prima di andarsene e lasciare così a Cole una città pulita, dove potersi davvero rifare una vita insieme ad Allie.
tutto stupendo. E non perchè ho letto tutta la rece pensando, invece che a Cole e Hitch, a Cohle e Hart di True Detective. (…l’avete visto? l’avete visto?)
“Pertica succhiacazzi” mi fa sempre ridere. Però Renée non credo sia pertica come Uma. O sì? Vabbé chi se ne frega, questo è un film sui ghei.
E’ che in fondo, al netto di piombo, sangue, mostriciattoli, calci rotanti e mortizzombi, siete dei romanticoni!
Toccherà vederlo tanto il 14 non ci ho di meglio da fare. :D
Quando lo vidi, 6 anni fa, questo film mi piacque davvero molto: della vicenda un sè, pur scritta molto bene, alla fin fine, non interessa a nessuno. La vera maestria di Harris, sta nel aver tratteggiato l’amicizia fra due uomini, messa in discussione da una donna, in maniera credibile, senza scadere in facili tentazioni. Ci vogliono due palle così e una bravura non da poco per riuscirci. L’unica cosa che davvero stona, è che questa amicizia venga messa in discussione da quel cesso della Zeelwegger, ma vabbè non si può avere tutto. Ingiustamente snobbato, almeno qui in italia, è davvero un gran bel film.
@Stanlio: ma il grinta dei cohen? Non è abbastanza bello o non è un western?
È bello ed è western, ma è anche un remake, questo no. Ma son dettagli eh! Cioè non prendere troppo alla lettera quell’«ultimo».
Su Renée Zellweger mi sono fatto dei pensieri e secondo me l’hanno scelta cessa perché siamo comunque nel vecchio West, e una cosa così in un paesino sperduto nel deserto credo fosse l’equivalente di «una fica spaziale tipo Margot Robbie». È questione di standard, ecco.
@Stanlio: io invece credo che sia stata imposta in produzione. Tipo che c’è qualcuno, lì ad Hollywood, che ogni tanto si sveglia nel cuore della notte, dopo aver mangiato la peperonata, ed esclama convinto una cosa tipo: “Dobbiamo trovare qualcosa da far fare qualcosa alla Zeelwegger e alle sue faccine, così ci accaparriamo le orfane di Bridget Jones.”
In alternativa la Zeelwegger la dà a chiunque, ma credo sia una fra le più remote possibilità che mi vengono in mente.
Rece magnifica.
Lo vidi anni fa e ne ho un ottimo ricordo, in particolare il duello in piazza, scena tesissima. Ora i dettagli non li ricordo e potrei sbagliare, più che bromance ci avevo visto l’amicizia, quella vera e vissuta ed il suo più grande nemico, la figa.
L’immensità di questa recensione, no, c’è troppo amore qui, vado a piangere tutte le mie lacrime.
Appaloosa lo vidi tempo fa in circostanze oscure, nel senso che forse era tardi o stavo facendo qualcos’altro, e francamente non ricordo di averlo interpretato in questa maniera. Magari ero troppo distratto. Però credo valga la pena rivederlo, anche perchè rimpiangeremo il giorno in cui non avremo più un attore come Ed Harris
Ritorna la rubrica più incomprensibile dell’universo. Onore a Stanlio che l’ha resa interessante beccando un film interessante, del quale potevamo comunque fare a meno. Ci sono cose buone, per carità, i due pistoleri. Ma la ninfomane cessa che vuol fare le orge rotolandosi nella polvere del west con i cavernicoli del West, è di una demenza inqualificabile. Quando si capisce che il gauchismo dei due gunners ruota tutto attorno a quella vescica di grasso che è la Zellweger, ho sentito un vivace fremito intestinale farsi strada con impeto.
Cercando di reprimere il fremito stringendo le natiche, mi sono spinto oltre nella visione, ma ho dovuto constatare che il film era incentrato proprio su quello, e non ho potuto contenermi oltre il momento della mezza orgia con i due bovari dietro una collinetta di sabbia. A quel punto avevo già inondando il cinema di merda.
Ora, che questo sia l’ultimo grande westerns, beh, dai cazzo. Meglio Non è un Paese per vecchi, che almeno è cazzuto il giusto.
Spiace per ed Harris, più che latro, che finisce per fare la parte del coglione.
Cordialmente, Ciobin Cocister Rh+
CEO at Cocister Drilling Instruments LTD
«ma Cole è sposato?»
«non ne ho la minima idea»
La definizione stessa di “amicizia virile” in un solo botta e risposta.
Spassosissima e intrigante recensione di un grandissimo film.
Non credo che la Zellweger sia stata imposta da nessuno, ma è anche vero che nel film è maltrattissima e ridicolizzata da Harris (in quanto regista), che la ritrae spesso in pose umilianti e costumi ridicoli. Nel senso che è volutamente un personaggio imbarazzante e incongruo.
Per la questione bromance vi siete persi un indizione enorme, però: la splendida ballatona “You’ll Never Leave My Heart” composta e cantata da Ed Harris per la colonna sonora del film. In primo luogo perché è una canzone di addio e sappiamo chi abbandona chi nel film. In secondo luogo perché i versi mantengono una totale ambiguità su quel “you” con cui dialoga il cantante.
Di Appaloosa mi ricordo bene il Duellone finale (notevolissimo) e di quella cessa della Zellweger che mi ha rovinato un po’ il film. A pensarci bene l’avrei preferito tutto homersessuale.
Io ricordo che l’avevo approcciato sperando in una roba tosta e brutale come Quel treno per Yuma e – forse per questo – ne ero uscito piuttosto deluso. Anche se in realtà non ricordo quasi nulla del film, a parte appunto l’incazzatura perché non c’era tutta l’azione e la violenza che mi aspettavo (la definizione di western pre-Leone credo sia perfetta). Comunque la rece è fenomenale e mi ha fatto proprio venir voglia di rivederlo. Quel treno per Yuma, dico.
raga ma davvero il penultimo western è quel treno x yuma?? e pensare che ero rimasto fermo a gli spietati XD
Quel treno per Yuma 2007 è carino, ma alla fine è il remake di un film dieci volte migliore. Per me è un buon esempio di come nel cinema d’oggi si sia persa la capacità di fare film adulti con personaggi adulti e virili.
Per dire, nel film degli anni 50 Glenn Ford è un cattivo figo punto e basta. Di lui non si sa nulla, solo che è appunto un cattivo molto più figo del buono. Alla fine arriva a simpatizzare con il suo carceriere e a tradire la sua stessa banda solo perché il tipo gli è diventato simpatico e gli gira il culo di farlo, senza tante menate. E’ uno della famiglia dei Napoleon Wilson di Distretto 13, insomma.
Nel comunque buon film di Mangold invece è tutto uno psicologizzare, sociologizzare, sermoneggiare per spiegare e giustificare i personaggi e tutte le loro scelte. Del personaggio di Crowe, che naturalmente non è cattivo fino in fondo (pur essendo più sangunirario del personaggio di Ford), ci dobbiamo sorbire la semi-bromance col personaggio di Ben Foster e ci devono svelare il trauma infantile della mamma che l’ha abbandonato da bambino e a lui ancora vengono i lucciconi a raccontarlo. Mah.
… immagina invece quanto è stato contento Drum, quando ha scoperto di essere l’ultimo mandingo.
Appaloosa lo ricordo solo per le gag sull’analfabetismo del protagonista e la moglie zoccola, che all’epoca mi fecero ghignare parecchio.
Bel filmone e pezzone. Ed Harris è magistrale nel dosare con sapienza tutti gli elementi stando sempre sul filo, senza mai cadere e farci percepire una verosimilissima amicizia nel west, talmente virile che “noi del futuro” percepiamo come bromancesca ma che è tutt’altro. Stupendo il personagio di Viggo per il quale non esistendo nemmeno embrionalmente i concetti di omo e etero annulla se stesso per amicizia vincendo di fatto la gara di virilità con Ed. Nessuna gaytudine insomma.
un post con Bridget Jones unico personaggio femminile? maledetti voi che avete votato ai sylvester solo pizelli!
sei un fottuto genio!
hai scritto un pezzo memorabile.
grazie di tutto
@ TOMMASO Ammazza che colpo di scena,era per me talmente ovvio che l’ultimo grande western fosse Gli Spietati che manco sono andato al link,comunque si,quel treno per yuma non era male ma devo assolutamente vedere l’originale,son curioso.
Ma quindi manco Django di Tarantino può entrare in cumpa perché è un remake?
Comunque, a me il film piacque immensamente quando lo vidi al cinema e dopo essermi perso i doppi sensi omo in Ken Shiro e in Top Gun, li avevo evitati pure qui.
Però mi pare che il film sia tratto da un romanzo che è il primo di una trilogia. Sulla carta stampata le cose sono più o meno esplicite?
Ma Django non è un western. E non è grande.
Quel treno per yuma è si caruccio ma meh, (molto) meglio questo. Se poi parliamo di western recenti di amicizia virile-simili-bromance, a me era piaciuto molto Open Range (altro film sottovalutato)
Va beh Stanlio sei un eroe, stamattina mi hai fatto andare di traverso la colazione di cereali e proteine. Appaloosa l’ho visto tempo fa e mi ricordo che aspettavo imperterrito che succedesse qualcosa ma invece nisba…la rece mi ha incuriosito e credo gli darò unaltra chance. Quel treno per yuma bombetta, open range non mi ricordo è quello con kostner?
@Benve Sì, di e con Kostner, con Duvall e Gambon
Non so, non mi convince questa ipotesi del contesto omosessuale. Forse amo troppo il genere western, lo vedo troppo come genere virile, per prendere anche solo in considerazione questa possibilità.
Per me questo è uno dei film più virili degli ultimi anni, ed è così che continuerò a vederlo.
PS: voto Open Range come terz’ultimo GRANDE western
Non prendetele troppo letteralmente queste accuse di omosessualita’, il gusto dello speciale e’ stato semplicemente selezionare tre film che se la giocano sul confine, e divertirsi a vedere fin dove riuscivano a spingersi con l’intensita’ dei sentimenti senza tirare in ballo pulsioni fisiche.