Andiamoci a bomba. Tra il 1974 e il 1987 il cinema horror statunitense ha subito una notevole rivoluzione. Tra le due date, che segnano rispettivamente l’uscita di Non Aprite quella Porta e Hellraiser, il cinema americano ha creato una serie di nuove riuscitissime icone per cui, ancora adesso, i regaz là in california si danno ancora gran pacche sulle spalle. In poco più di un decennio l’horror ha cancellato con una sorta di grande diluvio tutto il retaggio orrorifico ottocentesco travolgendo l’intero bestiario della Universal. I dieci anni che hanno visto la nascita di Michael Myers, Freddy Krueger, Leatherface e via discorrendo sono stati per il cinema un po’ come gli anni 80 per la musica che sono iniziati con i Maiden a Top Of The Pops e sono finiti, sempre nella stessa trasmissione, con i Nirvana. Roba forte eh?
httpv://www.youtube.com/watch?v=esH0yTfXfz4
Questo per dire, stringendo stringendo, che la creazione di icone è materiale che richiede attenzione, accuratezza, idee chiare e buoni propositi. La domanda è retorica ma ve la faccio comunque: secondo voi puoi farlo solamente per il LOAL? No, non puoi. Se lo fai è praticamente certo che incapperai in un fallimento così grosso che sarebbe in grado, per paragone, di rivalutare gli ultimi 6 anni della carriera di Aldo, Giovanni & Giacomo.
httpv://www.youtube.com/watch?v=ouTVcGxx-j8
Ma se sei la Full Moon allora no. Non va così. Va peggio.
La Full Moon è la casa di produzione di Ooga Booga. E con questo penso di aver detto già abbastanza sul fatto che stiamo parlando di un ensemble di persone che, quando stavano distribuendo l’umorismo, erano a far la fila per il fritto di paranza. Per poi scoprire che la paranza è pesce. E loro odiano il pesce. Le produzioni Full Moon, infatti, si contraddistinguono per essere dotate dell’umorismo proprio della categoria umana dei comici improvvisati. Stiamo parlando di quella specie che vive nella ferma convinzione che basti inserire alcune parole chiave in un contesto protonarrativo inventato su due piedi per far scattare la risata. Solitamente attivi durante le feste famigliari, galvanizzati dalla presenza di minori tra il loro inconsapevole e incolpevole pubblico, i comici improvvisati seguono costantemente un canovaccio che inizia con un monastero e si finisce a parlare di sperma animale. Tra costoro, annoveriamo poi una sottospecie ancor più -se possibile- esiziale: coloro che, mascherandosi dietro al termine “satira”, si trasformano in un enciclopedia del razzismo e dell’intolleranza tout court con battute che tirano in ballo SEMPRE e poi SEMPRE Dolce&Gabbana, la sodomia, gli ebrei e la dimensione del pene dei neri.
Orbene:
C’è una differenza sostanziale tra George Carlin e te, miserabile stronzo del “chi vince alla corsa tra un nazista e…”. Durante uno spettacolo di Carlin, o di un qualunque stand up che fa satira vera, si ride di una minoranza, ma alla fine dello spettacolo la si conosce un po’ di più. E la conoscenza è la via per abbattere emarginazione e intolleranza. Quello che invece fa il miserabile stronzo è perpetrare indefessamente luoghi comuni, spargendo ignoranza come la proverbiale merda nel ventilatore.
La Full Moon ha comprato quello a 4 velocità, doppia pala rotante, con oscillazione epicicloidale e ad avancarica.
Bene, ciò premesso possiamo parlare di Gingerdead Man vs Evil Bong.
Anzi, no. È indispensabile iniziare dalle doverose introduzioni.
Evil Bong e The Gingerdead Man sono due mostri targati Full Moon nati dalla mente di Charles Band, l’impenitente papà di Ooga Booga. Stiamo parlando, nell’ordine, di un bong assassino (di genere femminile) che ti ammazza risucchiandoti al suo interno (claim della locandina: Chi fuma chi?) e di un Omino di marzapane con istinti da serial killer. Esattamente come si compete a ogni creatura in stile anni ’80 (anche se nati decisamente dopo il millenium bug) Evil Bong e The Gingerdead Man sono protagonisti, ciascuno, di una serie di film. Per la precisione: tre. Volete saperne di più? Guardateveli (il primo Evil Bong lo trovate integralmente qui sotto)
httpv://www.youtube.com/watch?v=fUh3ohQzg6s
Ok, ho capito. Lo so, lo so che non ne avete il coraggio. Per tale ragione passerò rapidamente a farvi dei sunti:
Evil Bong
Larnell, Alistair, Bachman son tre coinquilini dediti a farsi le bombe tutti i giorni tutto il giorno. Un giorno un fattorino sconosciuto di nome Rabbit gli consegna un bong enorme proveniente da New Orleans. I tre lo provano, il Bong trasforma i loro sogni lisergici in incubi, sconfiggono il Bong. Saluti e baci. Nel secondo film c’è di mezzo il karatè. No, non la sacra arte marziale del pugno duro detto karate. Proprio il KARATÈ (con l’accento sulla è) così come lo potrebbe intuire un Pippo Franco qualunque. Il terzo film sinceramente non ho avuto il cuore di guardarlo
The Gingerdead Man
Un serial killer (Gary Busey), fa fuori una famiglia di pasticceri risparmiando solamente madre e figlia. Il serial killer viene preso e condannato alla sedia elettrica, muore, lo cremano, le ceneri finiscono per motivi di stregoneria in un impasto di marzapane. L’impasto finisce nelle mani dell’inconsapevole figlia che ha iniziato a lavorare in una pasticceria. L’impasto per caso finisce innaffiato di sangue di uomo. L’impasto finisce, per caso, cotto da una scarica elettrica che gli fa prendere vita. L’impasto, ora trasformato in un omino di marzapane con tendenze omicide, per un motivo che non mi è chiaro, ha ragione di credere che se ammazza le ultime due pasticcere superstiti tornerà a essere uomo. Questo è tutto ciò che sono riuscito a ottenere dalle mie fonti d’ispirazione poiché il sommo Nanni ha sentenziato “Ho letto da qualche parte che The Gingerdead Man è un film quasi decente, concentrati su Evil Bong”. E tanti saluti.
Altre cose da sapere:
Evil Bong e The Gingerdead Man non condividono solamente il regista e creatore Charles Band ma anche parte del cast: la protagonista di The Gingerdead Man, Robin Sydney, è infatti co-protagonista di Evil Bong (nei panni, ovviamente, un altro personaggio).
Bene. Ora che abbiamo fatto questa lunga intro possiamo occuparci di Gingerdead Man vs Evil Bong.
Ma prima parliamo del fan service.
È rinomato infatti che qualunque film sia marchiato dall’infausta abbreviazione di versus nel titolo, alla fin fine, si rivolge a un preciso target: i fan di questo, o di quell’altro. Per tale ragione quello che questi pretestuosissimi film si sono sempre promossi di fare è stato prendere dei fan veri (perché solamente un fan vero può decidere di investire tempo e/o denaro nella visione di un titolo che urla la parola CAZZATA a partite dal titolo) e dargli quello che alla fin fine vogliono: sentirsi parte di un qualcosa, nonché sentirsi compresi in una loro passione per molti incomprensibile. Come a dire che solo NOI che abbiamo visto tutto e più volte siamo gli eletti. La citazione, il rimando, diventa quindi la giustificazione stessa dell’opera: il film è la linea manicheista che divide il vero fan dall’osservatore occasionale. Questo è ciò che trasforma un prodotto cinematografico solitamente mediocre in un aggregatore di solitudini. Sappiate peraltro che più il prodotto è EVIDENTEMENTE SCARSO più le solitudini sono cupe e profonde.
Nel caso di Gingerdead Man vs Evil Bong il fan service è spudorato e rivolto non solo ai cultori della serie ma bensì a tutti i fan dell’opera di Charles Band. Per fare un semplice esempio: passiamo 10 minuti di film (su novanta in totale) a scorprire la genesi di uno dei bambolotti che compare in Ooga Booga -il che colloca questo film cronologicamente prima degli eventi di Ooga Booga e questa spiegazione molto prossima all’universo degli sticazzi. Sapete: son più o meno pronto a scommettere che su questo pianeta, di persone che abbiano visto tutte le saghe e al contempo Ooga Booga e NONOSTANTE TUTTO abbiano deciso di vedere anche Gingerdead Man vs Evil Bong, ci sia solamente Georges Band. Che è probabilmente anche il destinatario del fan service di questa pellicola. E questo richiama il discorso fatto prima sulle solitudini profonde e inquietanti. (Con questo che una domanda ce la facciamo: sotto quale numero di seguaci si può ancora parlare di fan service e non di cena delle medie?).
Oh adesso che abbiamo finito di spiegare tutto quanto, possiamo parlare di Gingerdead Man vs Evil Bong? Certo. Se non fosse che non c’è più nulla da dire.
Su 77 minuti di pellicola, 50 sono di introduzione e di riassunto delle puntate precedenti, 7 di fan service e 10 di tette. Per dire: i due mostri si incontrano nella pelliccola al minuto 62, quando, cioè, avanzano ancor 15 minuti prima dei titoli di coda. Il primo e unico omicidio arriva circa 8 minuti prima. Le tette no. Le tette ci sono ancora prima dei titoli di testa. Si può parlare di film? Difficile a dirlo. Siamo purtroppo un gradino sotto alle puntate natalizie delle serie anni 80-90, quelle di riassunto pretestuoso che si vedeva che gli sceneggiatori, costretti a sputare fuori una puntata al dì, non vedevano l’ora di staccare un attimo e scrivere “dissolvenza in entrata sullo spezzone X della serie Y” e sfangare comunque la giornata.
Gingerdead Man vs Evil Bong è insomma un non-film dalla dubbia utilità. Ed è un peccato: nonostante la presenza di un finto nano (parliamo di un attore MOLTO BASSO dalla voce -spero- distorta digitalmente e alzata di un’ottava) e dell’onesto lavoro dei protagonisti coinvolti tra cui spicca un grandioso Sonny Carl Davis, Gingerdead Man vs Evil Bong non vi farà venire voglia di andare a recuperare i precedenti capitoli di entrambe le serie, non vi farà venire voglia di vedere eventualmente altri successivi capitoli o di recuperare l’outsider Ooga Booga. Peccato.
DVD-Quote Suggerita
Un collettore di solitudini molto intense, profonde e irrisolvibili
Bongiorno Miike, i400calci.com
Ho cercato fino alla fine di non dirvi che della pellicola esiste anche una versione alternativa chiamata ganja version. Ma confido nella vostra capacità di giudizio.
Commento semi OT che si riferisce all’introduzione della recensione: forse è il caso che dedichiate una “Memoria del pesce rosso” al primo Hellraiser… giusto per chiarire una volta per tutte quanto sia BRUTTO e RIDICOLO quel film…
l’ho rivisto qualche anno fa e non ce l’ho freschissimo. Ma non ne ho per nulla un brutto ricordo.
Quindi è un film che ti fa rivalutare Freddy vs Jason!?
Era uno dei film della mia infanzia, uno dei CULT della mia infanzia, ma ho avuto la brutta pensata di rivederlo un mese fa… la prima mezzora è girata come una pessima soap opera sudamericana, con dialoghi, attori e “regia” imbarazzanti… e i famosi cenobiti… oddio… non sono riuscito a trattennere le risate quando li ho visti… Certo, gli va dato atto di aver portato nuova linfa all’horror, di aver portato il DOLORE al cinema (un antesignano del torture porn?) e di avre creato un personaggio iconico come Pinhead (citato splendidamente anche da sorrentino nel Divo), ma il film in sé è abominevole. Dopo tutto, Barker non era un regista…
Io Hellraiser l’ho rivisto qualche mese fa. Mi ha fatto lo stesso effetto dell’Esorcista. Grosse risate sul versante tecnico/effetti/regia (che non vale per l’Esorcista che invece ne ha una buona), ma bellissimo per il resto, un ricordo favoloso. Certo fa ridere, ma ricordo anche la prima volta che lo vidi un martedì con Zio Tibia e non ho dormito tre giorni. Certo, avrò avuto boh… dodici anni, ma insomma…
INvece, sono ancora balba, qui. Ganjia. Version. Don’t.
gingerdead man l ho visto…ricordo solo il ghigno di gary busey. Ricordo molto meglio il gingerbread man di Schreck. Pero’ questo e’ da imputare alla mia memoria. Perche’ la sensazione che mi lascio’ non e’ di schifo, tipo chesso freddy got fingered
Ma…quindi…Batman vs Superman…
…
…
@Red: c’è sempre tempo per farmi cambiare idea. Però ad oggi non mi pare che esista qualcosa in grado di smentirmi
Io considero Hellraiser un capolavoro. Il primo ha tutte le sue carenze di dialoghi, attori, regia e tecnica ma i Cenobiti sono un grandissimo lavoro di artigianato cinematografico, visto che ventisette anni fa gli effetti digitali non erano paragonabili a quelli attuali. Sono stati disegnati a mano (ho il bozzetto originale della testa di Pinhead) e letteralmente costruiti addosso agli attori. Il risultato è spettacolare, sono bellissimi e inquietanti. Così come bella ed originale è la storia, con un concetto filosofico dell’Inferno che si avvicina a certe dottrine esoteriche. I Cenobiti ed il loro mondo, come Freddy Krueger, sono diventati delle icone.
Hai ragione su tutto, Barone (del resto hai ripetuto i pregi del film che io stesso avevo sottolineato). Però il film in sé è orripilante… una curiosità: quando lo hai rivisto l’ultima volta?
“son più o meno pronto a scommettere che su questo pianeta, di persone che abbiano visto tutte le saghe e al contempo Ooga Booga e NONOSTANTE TUTTO abbiano deciso di vedere anche Gingerdead Man vs Evil Bong, ci sia solamente Georges Band”
Mah io non ci metterei la mano sul fuoco, sono pronto a scommettere invece che in America sia pieno di fattoni che nelle loro serate-delirio si siano puppati tutti sti film e che all’uscita di questo ci si siano buttati a pesce al grido di “WOAH DUDE NAAW LIKE TOTALLY”
Io hellraiser l’ho rivisto poco prima di natale e a me sembra sempre un fulmine coi controcazzi
*filmone, non fulmine.
Le tette però sono di buona fattura!
concordo, i primi 2 hellraiser sono delle bombette ancora oggi…però un attimo, gli effetti vanno contestualizzati nell’anno in cui viene fatto il film e il budget a disposizione altrimenti non ha senso tutto ciò (il primo hellraiser costò 1 milione…U-N-O, roba che le produzione medio/grandi attuali spendono tale cifre in bacco,tabacco e venere durante le riprese.)
oltre al fatto che un effetto artigianale per quanto finto possa essere oggi ha un fascino che la CGI non avrà MAI.
@venerabilejorge L’ho riguardato neanche un mese fa. Il barbone inquietante sembra Alan Moore:-)
Il Divo l’ho visto ma ammetto di non aver colto il riferimento. In che punto è?
@Barone: posso rispondere io. All’inizio, prima dei titoli di testa, se mi ricordo bene c’è Andreotti che si fa fare l’agopuntura per il mal di testa
È vero! Non avevo collegato :D
Dubito approccerò mai questa cinematografia, però mi fa molto ridere il titolo del secondo capitolo Gingerdead Man 2: Passion of the Crust.