Nel 1991, all’ uscita al cinema de Le avventure di Rocketeer, non conoscevo il personaggio dei fumetti da cui era tratto. O meglio: non ci avevano ancora presentati ma praticamente sapevo tutto di lui. Parte della mia formazione culturale, quasi un addestramento, era infatti stata passare i pomeriggi a leggere i vecchi fumetti di mio padre: Magnus il cacciatore di Robot, Flash Gordon, Cino e Franco, L’Uomo Mascherato, Mandrake, Agente segreto X-9, Rip Kirby, Dan Dare e soprattutto Steve Canyon, per il quale mio vecchio aveva una passione. Rocketeer non lo avevo mai letto, dicevo, ma fondamentalmente avevo letto molto di quello per cui Rocketeer esisteva e cioè il fumetto d’avventura e bellico degli anni ’30, ’40 e ’50 sia inglese che statunitense. Come è noto, Rocketeer è un personaggio “nuovo”, creato da zero negli anni ottanta da Dave Stevens come summa e omaggio agli eroi fumettistici, cinematografici e radiofonici dell’età d’oro del pulp americano, ispirandosi soprattutto a Commando Cody per la sua caratterizzazione.
Essere figlio di gente nata negli anni trenta nella vita mi aveva fruttato perlopiù una discreta montagna di rogne in termini di severità nell’educazione, rotture di scatole a tavola ed esigenza sui voti a scuola, ma aveva avuto anche i suoi indubbi lati positivi. Sicuramente era positivo il fatto che grazie ad un accesso privilegiato sulla cultura di una generazione così lontana dalla mia, nato nei settanta, capissi cose più difficilmente accessibili ai miei coetanei e che ad esempio fin da ragazzino avessi una minima idea delle epoche passate attraverso il cinema e i fumetti propinatimi dai miei, e che di fronte ad un lavoro con una connotazione postmoderna come Rocketeer riuscissi ad intuire l’operazione che avevo davanti, a contestualizzarla e quindi a godermela. Probabilmente questo capire il gioco di Rocketeer è parte integrante del divertimento del personaggio e comprendo se qui in Italia decenni addietro il pubblico non entrò bene nell’ottica postmodernista richiesta.
Chiariamoci un attimo sul postmoderno per come lo intendo almeno io. Nelle note al suo Il nome della rosa (dai è una cosa veloce, non sbuffate) il nostro semiotico nazional-popolare di fiducia, Umbertone Eco, a proposito del postmoderno dice:
…Ma arriva il momento che l’avanguardia (il moderno) non può più andare oltre, perché ha ormai prodotto un metalinguaggio che parla dei suoi impossibili testi (l’arte concettuale). La risposta post-moderna al moderno consiste nel riconoscere che il passato, visto che non può essere distrutto, perché la sua distruzione porta al silenzio, deve essere rivisitato: con ironia, in modo consapevole.
Prendiamo con le pinze il sostantivo ironia, perché oggi è una parola scivolosa, e contestualizziamola più precisamente sempre con l’ Umbertone nostro, dal suo saggio Sulla letteratura, come quell’ ironia detta intertestuale ovvero l’infinito e divertito gioco di rimandi e livelli di lettura che può avere un’opera per un lettore che approccia un contenuto senza esserne direttamente coinvolto culturalmente, moralmente o temporalmente.
Nel nostro caso quindi fruire di supereroi per ragazzi degli anni quaranta senza essere né dei ragazzini né negli anni quaranta, con tutta la consapevolezza e smaliziatezza del caso. Quindi il postmoderno è una cosa che ciclicamente la cultura affronta per poter fruire nel contemporaneo in maniera intelligente del passato, usandolo divertitamente e strumentalmente per parlare ai contemporanei di qualcosa “con lui” e non necessariamente “di lui”, è un gioco che funziona bene però se le parti conoscono tutte e due gli elementi in gioco.
Il fumetto Rocketeer fece – tra i primi nel settore- esattamente questa operazione colta e complessa, a partire dallo stile grafico fino alle situazioni e ai personaggi. Il film provava a fare altrettanto, riuscendoci un po’ meno del fumetto ma facendolo comunque dignitosamente.
Dave Stevens, il creatore del fumetto, del resto fu un genio della sua generazione oltre che un disegnatore di grandissima classe e praticamente anticipò da solo l’ossessione americana a venire per il pulp e l’immaginario popolare dei trenta-cinquanta, pure di alcuni lustri rispetto al movimento lowbrow. Altrettanta operazione, seppur diversamente, la faranno qualche anno dopo Mike Allred con il suo Madman e Daniel Clowes con Lloyd Llewelin.
Sia il fumetto che il film di Rocketeer citano e si rifanno però a cose che la nostra cultura popolare italiana ha masticato in parte se non per niente, il gioco post-modernista quindi se teniamo conto delle coordinate sintetizzate sopra riuscì solo in parte o per niente. Il risultato fu che il fumetto qui divenne un cult di nicchia mentre il film fece direttamente un sonoro tonfo al botteghino. Andò leggermente meglio sul suolo patrio, ma anche lì fu un mezzo fiasco, e lo fu ingiustamente credo. Ad oggi imputo la cosa più che ad una scarsa qualità del film, ad un pubblico statunitense non ancora pronto ad interessarsi ad un cinecomic su di un eroe dei fumetti non iconico come Batman, sul successo del cui film burtoniano venne sbloccato appunto Le avventure di Rocketeer, e che fosse addirttura un personaggio finto-antico che voleva giocare un gioco per il quale non erano ancora pronti. A me piacque e lo vidi di gusto ma poi, vi giuro che non so perché, non lo ho più rivisto.
Oggi, invece.
Captain America: The Winter Soldier – come saprete se non vivete sotto terra – è in uscita a brevissimo, film anche esso incentrato su di un eroe bellico degli anni trenta – come pure saprete se non vivete in un’altra dimensione- ed è ovviamente il sequel di Captain America: The First Avenger , film con il quale il nostro Le avventure Rocketeer ha più di qualcosa in comune.
Innanzitutto il regista – Joe Johnston – è lo stesso, poi è molto simile l’approccio al racconto di un’epoca, quella a cavallo tra gli anni trenta e quaranta e del secondo conflitto mondiale, attraverso un eroismo puro e svergognatamente sopra le righe, con un’elegia del più sfrenato sense of wonder che caratterizzava i personaggi del tempo. In ultimo, ambedue sono film usciti, per circostanze differenti e inaspettate, per la Disney. Dovendo rivedere Winter Soldier ho logicamente ripassato First Avenger e facendolo mi sono ricordato di Le avventure di Rocketeer e già che ci stavo me lo sono riguardato.
Nel film un giovane e scavezzacollo pilota di aerei e acrobata volante (pensiamo ad un Hal Jordan più antico) entra per caso in possesso di un prototipo di jetpack a razzo che permette ad una persona di volare una volta indossato, prototipo sviluppato per l’industria bellica dello zio Sam niente meno che da Howard Huges in persona per creare truppe volanti da inviare a combattere contro i nazisti in Europa. Ma quel prototipo lo vogliono in molti, soprattutto i tedeschi che vogliono metterci le mani per usarlo contro gli Stati Uniti.
La trama è tanto semplice e -volutamente- stereotipata quanto un canovaccio ideale per far succedere di tutto e fare sfoggio di tutto l’armamentario di quella cultura popolare di cui sopra. Quindi la bella fidanzatina del protagonista, una Jennifer Connely ancora bonetta, ricalca un po’ una giovane Liz Taylor (nel fumetto era una più provocante e discinta Bettie Page), il gigantesco killer Lothar (come nel fumetto) ha le fattezze dell’attore acromegalico Rondo Hatton, uno dei grandi villain della serie-B del cinema degli anni trenta.
E ci sono set di film di cappa & spada, gangster contro federali, architetture streamline esagerate, aerei in fiamme, fanciulle in pericolo, spie naziste, pistolettate, scazzottate, storie di guerra, buoni che sono buoni e cattivi che sono cattivi. Pew Pew Pew, Sock, Sdang. Ci sono addirittura infilati a tradimento dei cartoni animati di propaganda in stile Fleischer Brothers. Toh!
httpv://www.youtube.com/watch?v=pMQwT9z0Jyc
A guardare bene questa incursione meta-culturale di un media pop-in-un-media pop richiama poi lo spirito e l’operazione che fa Johnston con l’avanspettacolo per le truppe in Captain America: The First Avenger ed è un altro punto di congiunzione tra i due film.
Rivisto oggi a mente completamente fredda Le Avventure di Rocketeer è un film che ha le sue pecche principalmente in un terzo atto un po’ deludente con i primi due che però sono assolutamente brillanti e divertenti, e anche in questo si riaggancia a First Avenger . Molte scene d’azione e con effetti speciali sono invecchiate benissimo (ma qualcuna malissimo, invece) e manda sicuramente a casa il ridicolo coevo Dick Tracy di Warren Beatty e vince ai punti con il di poco successivo L’Uomo Ombra con Alec Baldwin.
Alla fine Le avventure di Rocketeer è un po’ un Indiana Jones dei super-eroi, è un buon film d’azione e d’avventura per ragazzi (di ogni età), con un’ intelligenza di fondo sopra la media che gioca con l’innocenza perduta di tanti ambiti della narrativa popolare.
E come il fumetto da cui è tratto, pur rimanendone ampiamente al di sotto, è meritevole di un ripasso ogni tanto.
DVD-Quote suggerita:
“È un uccello?! È un aereo?! No!… È postmoderno!”
Darth Von Tier, i400calci.com
Mi sono sempre chiesto come facesse a non bruciarsi il culo col jetpack, in ogni caso, gran bel pezzo, corro a rivedermelo e magari recupero anche la versione per ms-dos…
Eh si, gli anni in cui i cinecomics non se li inculava nessuno…mi vengono in mente oltre a questo :the shadow, phantom,il recente Sky captain…e qualcosa mi sfugge di sicuro…
questo film l’ho visto sempre spezzettato, vedrò di recuperarmelo per intero! grande.
C’avevo un flash che fosse interpretato da Bruce Campbell (che infatti sarebbe stato perfetto per il ruolo)….ma lo diedero al cugino!!!!!
adoravo il gioco per il 386. Un’estate passata a giocare a questo ed a Indiana Jones e il fato di atlantide (che è bene ricordare che è il vero quarto film di Indy)
Ottima recensione, che mi risveglia il ricordo di quella prima dimentica ondata di cinecomics, quando per risparmiare sui copyright andavano a riesumare personaggi antichissimi. Più simpatica di quella attuale, almeno.
I miei sono degli anni 40, ma lo stesso pure io sono cresciuto sapendo cosa fosse la cultura popolare degli anni 20 – 30. E pure io mi ricordo che ero tra i pochissimi miei contanei a sapar contestualizzare un certo tipo di immaginario.
Rockeeter ad essere sincero me lo ricordo un po’ futile e privo di una vera ragione di esistere, con un protagonista senza fascino. Troppo commedia per essere preso sul serio, ma non abbastanza per essere davvero divertente. Proverò a rivederlo se capita.
Il Dick Tracy di Beatty invece non me lo ricordo malaccio. L’errore grave è aver laciato Beatty con sua vera faccia, quando il flm doveva essere freak contro freak, non divo hollywoodiano contro freak. Comunque visivamente mozzafiato e – vivaddio – almeno pieno di morti ammazzati (pur senza raggiungere il glaciale sadismo del fumetto).
Il migliore di quel genere è stato ovviamente Darkman di Raimi, forse non a caso l’unico non tratto da un personaggio preesitente.
Il peggiore e più deludente: L’uomo Ombra con Alec Baldwin, con la traformazione di un personaggio dall’enorme fascino e potenziale in uno sfigato Batman dei poverissimi.
ho il tuo stesso background, nato negli anni settanta, padre degli anni 30 fumettaro e Uraniaro (bruttissimo neologismo), che non ringraziero’ mai abbastanza. Io a Rocketeer allora preferivo proprio l’Uomo Ombra, piu’ carismatico, che ho rivisto recentemente e ho trovato invecchiato un po’ maluccio. Mi riprometto di rivedere anche Rocketeer.
rocketeer é un mio pupillo.. il film regge ancora benissimo, gli effetti fisici e di sovrapposizione funzionano molto meglio di certa CGI già logora 2 anni dopo. l’ho rivisto più e più volte senza mai stancarmi.. ho sempre adorato quando parte il filmato di propaganda a cartoni.. spettacolare..
Che pezzone, complimentoni!
Io lo vidi più di una volta da bimbo – quindi del tutto interpretazione-postmoderna-free – forse addirittura me lo passai su VHS e ne ho un bel ricordo, come di un film parecchio divertente.
In effetti la scena citata da First Avenger è l’unico pezzo che abbia trovato decente nel film. L’Uomo Ombra lo ricordo come inguardabile. Dick Tracy (anche qui vado a memoria) non era malaccio, dai, praticamente un tentativo ante-green screen di costruire un film su un’idea visiva (colori primari ultra-saturi etc) :D
Comunque il poster di Rocketeer stile Cassandre me lo pinno.
Pensavo che il fumetto (purtroppamente mai letto) fosse davvero degli anni ’40… Grazie Darth, si impara sempre qualcosa leggendo i tuoi pezzi
Il film l’ho rivisto un paio di mesi fa e sono pienamente d’accordo,non un capolavoro, ovvio, ma come flop è inspiegabile per me.
Poi quando in un film si prende Alan Arkin a fare da spalla comica si vince abbastanza facile.
Ora urge recupero anche de L’uomo ombra.
PS: mentre lo vedevo non capivo la scelta dello scagnozzo con la faccia “mascherona” in stile Dick Tracy… devo delle scuse a Rondo Hatton…
Ah no, aspetta, quella E’ una maschera… ok, mi sento un po’ meno in colpa…
Di rocketeer ci pensavo proprio settimana scorsa che la Salda Press ha tirato fuori la ristampa del fumetto (corro a recuperarlo)… Il film l’ho visto da ragazzino mi era piaciuto ma poi me lo sono completamente dimenticato; corro a recuperarmi anche quello.
Bella per Darth che mi controlla con le microspie: proprio domenica scorsa ho preso l’albo con le due storie di Rocketeer a Cartoomics, ho letto solo la prima e mi è piaciuta tantissimo, mi sono procurato il film e l’ho nella vaschetta “da vedere”.
E proprio in mezzo a tutto questo, bam! Anche la rece (positiva!) sui Calci. <3
Io lo vidi da bambino ma ignorandone tutto il sottotesto, lo accantonai con un meh. Da adulto vidi Sky Captain che mi fece discretamente cacare, però forse questo dovrei recuperarlo
Al solito articolo molto interessante, ma darth ,indiana jones come viene inquadrato in quest’onda postmoderna?
@ John Matri
La creazione del personaggio di Indiana Jones è per gran parte sovrapponibile a Rocketeer il fumetto (sono coetanei oltretutto).
Prendono da cose diverse (in Rocketeer i fumetti e gli eroi radiofonici per bambini, in Indiana Jones i racconti d’avventura per ragazzi) ma lo scopo è sempre creare ex-novo qualcosa che parli con gli strumenti del passato un linguaggio nuovo. Ironia (a volte satira) inclusa, che in Indy poi è evidentissima.
Anche io lo vidi da bambino al suo passaggio televisivo. Ricordo che lo registrai in vhs, cosa che a quel tempo facevo con qualsiasi cosa sembrasse a priori vagamente interessante, e lo rividi ben più di una volta affascinato dall’ambientazione. Anche se non lo rivedo da anni da ragazzino mi prese benissimo. Quanti pomeriggi a disegnarlo e ad inventarmi jetpack alternativi.
Rocketeer è un filmone, ha tempi giusti, personaggi brillanti e una Jennifer Connelly che all’epoca era da sturbo. Senza dimenticare la bellissima colonna sonora…
ricordo solo la pubblicità su Topolino ma non riuscii mai a vederlo
esatto @Overdoze la colonna sonora insieme alla connelly erano da sturbo..
Film divertentissimo, si riguarda che è un piacere…adesso esigo un Ricercati anche su Darkman, quello sì capolavoro assoluto (e chi dice il contrario è una spia nazista)
@Darth, grazie, ma mi sono spiegato malissimo io.
Sapevo che Indiana Jones nasceva con lo stesso spirito, mi chiedevo se fosse la prima operazione di questo tipo(anche se pure star wars aveva rimandi ai serial di flash gordon) ,oltre che la più riuscita.
@ John Matri
No, su due piedi nel cinema mi vengono in mente alcune cose del primo Mel Brooks ad esempio. Che sono un’operazione di linguaggi un bel po’ più complessa della parodia.
Come personaggio cinematografico che diventa seriale, esattamente come i personaggi dei romanzi seriali che cita tra l’altro, Indiana Jones è però il primo (credo) ed è un caso lampante di come un’operazione ben fatta di rielaborazione postmoderna possa creare un nuovo filone di narrativa a sé.
Per chi è ragazzino oggi Indiana Jones è “l’avventura negli anni ’30”, anche se il personaggio ne è “solamente” una summa, decostruzione e rielaborazione.
Ha sostituito l’originale, in sostanza.
Stesse letture e stesso pantheon (sempre vivo per quanto mi riguarda). Indispensabile rece Darth: nel mio antro di DVD e fumetti pre-anni ’60, non mi rendevo contro che un sacco di gente non ne ha mai nemmeno sentito parlare.
@Darth (ma anche a chiunque possa interessare),domanda da fanboy di quel periodo: ma quindi secondo voi operazioni fumettistiche come League of Extraordinary Gentlemen e Planetary,consolidano ancora di più quell’immaginario (sostituzione alla Indy) o sono un ulteriore passo avanti?
Mamma che filmone,devo assolutamente rivederlo. Son curioso di vedere il terzo atto che perde sui primi due,boh,nei miei ricordi è un capolavorone tutto tutto,speriamo bene.
Se amate il personaggio e i fumetti vi do un consiglio spassionato.. andate a guardare l’artist edition della idw.di rocketeer.. la cosa più bella che la nona arte abbia mai generato…purtroppo esaurita prima ancora di arrivare nei negozi…
gran pezzo come sempre pero` ti prego Darth, le supercazzole umbertoechiane risparmiamocele, almeno sui 400… Non ricordo onestamente nulla di questo film, che vidi all’universita`, quindi molto probabilmente sotto l’effetto di qualche sigaretta birichina. Pero` mi ricordo quella vaccata di Dick Tracy…
Io lo andai a vedere perchè c’avevo il moccio al naso e pensavo fosse la trasposizione di un gioco Cinemaware dell’Amiga molto famoso all’epoca e poi perchè avevo il pregiudizio che gli unici film con gli effetti speciali decenti erano quelli curati dall’Industrial Light & Magic di Lucas.Ne usci soddisfatto per la spettacolarità ma con l’amaro in bocca per i toni annacquati che erano quelli di una commedia avventurosa e fantastica all’acqua di rose. E per vederlo avevo pure rinunciato alla replica di Darkman che davano in un cinema a fianco!
Grazie Darth.
Giuro che stavo con te fino alla fine. Però Dick Tracy di Warren Beatty secondo me è un’altra categoria! Comunque che bello quest’articolo.
Grande Darth… Ho sempre voluto uno di quegli zaini!!!
L’ ho scoperto sul Mereghetti. L’ ho visto qualche anno fa su SKY e l’ ho trovato godibile e coinvolgente. A me “L’ uomo ombra” del 94 da piccolo piaceva, ma è da un bel po che non lo rivedo. A me “Dick Tracy” è piaciuto. Dovrei rivedere anche questo però.
Anch’ io ricordavo che i fumetti fossero degli anni 30 e 40!
“Darkman” l’ ho rivisto dopo una visione da piccolo. Oh, mamma! Veramente cupo e pessimista!
Dovete fare una retrospettiva sul mitico “Flash Gordon” dell’ 80! ^^