L’altro giorno, in un momento di rara felicità, sono andato da solo in un multisala praticamente fuori Milano a vedere Need for Speed. Dopo aver letto la recensione del boss mi ero giustamente gasato per cui mi son preso un pomeriggio libero e me lo sono andato a vedere. Il bar del multisala è chiuso senza speranza (niente caramelline, cazzo), c’è solo una ragazza alla cassa di quelle che hanno scritto in volto “non sai quanto io disprezzi il mio lavoro, la mia vita e pure la tua, che hai 36 anni, la barba bianca e vai di pomeriggio da solo a vedere un film con le macchinine brum brum”, e quello che dovrebbe stare all’ingresso sta raddrizzando tutti i poster che riempiono l’ingresso del multisala. Faccio il mio biglietto, ma la sala è ancora chiusa, per cui mi aggiro come un maniaco da shopping mall al piano. Dopo un po’ parte la nuova canzone di Biagio Antonacci, Ti Penso Raramente. Non potendo strapparmi i padiglioni auricolari, o perforarmi il timpano con un ferro rovente, ascolto attentamente il testo. Biagio canta: “Io ti penso raramente/te lo dico veramente/è bastato star dentro in un altro cappotto/per capire che in fondo avrei rotto, avrei rotto”. Capisco che Biagio Antonacci è un maestro, un poeta. Mi rendo conto che tutto quello che ho pensato fino a quel momento della mia vita, tutte le mie certezze, sono semplici illusioni. Il mondo mi appare per la prima volta nella sua forma reale. Vedo il matrix, vedo i numerini verdi che colano dalle fottute pareti e mi sento onnisciente. Utilizzo questa mia consapevolezza per smaterializzarmi e ricomporre le mie molecole nel posto centrale della sala cinematografica dove è prevista la proiezione di Need for Speed, prima che l’omino dell’UCI cinema dia il segnale. Sono da solo in un luogo dove non dovrei essere e vedo finalmente dietro il velo di Maya. Cosa cazzo fanno nelle sale di un multisala quando ancora la gente non è entrata? Niente. Non ci fanno un cazzo. Dopo un po’ che sono lì dentro da solo a constatare che proprio nulla, non succede niente, si spengono le luci e vengo inondato da una ventina di minuti tra pubblicità e trailer cinematografici. Grazie alla nuova saggezza che scorre dentro la mia testa e al mio cuore,vedo tutto con occhi differenti. Solo ora capisco l’importanza di creme per il viso, ristorantini cubani appena fuori città, palestre dove si organizzano corsi di zumba, negozi di occhiali da sole grossi… Tutto è bello, tutto è vivo, tutto è utile. Poi c’è un teaser di un film horror. Si intitola Oculus. Ve lo faccio vedere.
httpv://www.youtube.com/watch?v=woxIZuGztIE
Mi sembra di essere tornato fanciullo. Mi sembra di sentire nell’aria chiusa della sala una piccola brezza estiva, di quelle che accompagnavano i miei lunghi pomeriggi di tanti anni fa, quando non facevo veramente null’altro se non andare a chiudermi nel multisala dietro casa mia a Bologna, quello in fondo a via Michelino, a vedere tutto quello che passava. Tutto. Il teaser di Oculus è come una piccola madeleine che risveglia in me sensazioni che ormai pensavo perdute per sempre. Scampoli di brutti film che vogliono essere belli, ma che invece poi li vai a vedere e sono veramente brutti e ti chiedi: “Perché lo faccio, disperato ragazzo mio? Perché ancora non ho imparato? Perché non sono in piazza a giocare con il diablo e a limonare quella ragazza di Prato che una volta mi ha guardato a fine lezione? Perché non mi faccio i dread e mi convinco del fatto che i Folkabbestia cambieranno il mondo?”. Ma poi capisco. I vecchi ricordi svaniscono come neve al sole e, grazie alla mia nuova e appena raggiunta maturità, capisco. Ora mi è tutto chiaro: il cinema, l’amore per il cinema, è tutto qui. Nella speranza frustrata di un trailer brutto visto da solo in un multisala di periferia. Ringrazio mentalmente Biagio Antonacci, la tipa che gli ha prestato il cappotto, e mi convinco che Oculus sarà bellissimo.
E non avevo torto: Oculus si classifica già da ora come uno degli horror da battere per questa stagione cinematografica. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Eppure è così. Vi racconto la storia del film. Mike Flanagan è un ragazzo americano di 35 anni. Nel 2000 comincia a lavorare nel magico mondo del cinema. Monta, scrive, fotografa e dirige. Gli piace l’horror e comincia a fare i suoi piccoli corti. Entra nel giro e, ancora giovine, comincia a fare qualche esperienza su set leggermente più grandi dei suoi. Nel cassetto ha una sceneggiatura a cui tiene molto; l’ha scritta con l’amico Jeff Seidman e si intitola Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan. Nel 2006 riesce a trarne un cortometraggio omonimo e le cose cambiano. Partecipa e vince un bel po’ di festival, il suo nome – come giovine autore horror da tenere sott’occhio – comincia a girare. Successivamente lavora per cinque anni per la televisione: dirige qualche episodio di qualche serie e si fa notare come regista affidabile. Nel 2011 gli viene affidato un vero e proprio lungometraggio, Absentia, e Mike fa il suo: il film, a quanto pare, non è tra le cose più belle mai girate nella Storia del Cinema, ma si porta a casa il risultato. Non ci posso mettere la mano sul fuoco perché non l’ho visto, ma evidentemente dev’essere così. Anche perché dopo Absentia gli viene chiesto di trasformare il suo vecchio corto in un lungo.
Il cortometraggio in questione è così strutturato: c’è un regaz in una stanza bianca con tre videocamere, un telefono cellulare, un fisso e una serie di allarmi. Gli viene recapitato un vecchio specchio che tiene sulla parete, coperto da un lenzuolo. Il regaz in questione comincia a spiegare alle videocamere la storia di questo specchio. A quanto pare, chiunque abbia posseduto questo oggetto nella Storia ha fatto una brutta fine: gente morta male ovunque nel mondo e in ogni epoca. Uno specchio maledetto, capace con la sua influenza di far impazzire le persone e portarle a uccidersi nei modi più strani e orribili mai descritti. Scopriamo che il regaz è legato a questo specchio perché qualche anno prima è finito nello studio di suo padre che, ovviamente, è morto male. Il regaz ha ritrovato dopo tempo questo dannato specchio e oggi lo sfida, per fare i conti con il passato, per chiudere definitivamente con la morte del genitore, per vendicarsi. Un cortometraggio piuttosto strano, giocato tutto sul non visto, sulla mancanza totale di azione e di luoghi comuni del genere. Certo, c’è qualche momento di puro e vero bubu7te, ma è il resto che fa la storia. La follia di un uomo causata da un oggetto che non fa niente di niente, se non starsene lì, appeso alla parete.
Mike Flanagan e l’amico Jeff Seidman hanno chiesto aiuto a tale Jeff Howard e hanno trasformato il loro vecchio lavoro in qualcosa di diverso. Si sono sbattuti, hanno arricchito la storia, l’hanno allargata. Hanno corso qualche rischio ma alla fine hanno vinto la scommessa. Questa volta i protagonisti sono due orfani, sorella e fratello. La prima lavora per un museo e ha messo le mani sul famoso specchio. Il secondo è appena uscito da un ospedale psichiatrico. Si ritroveranno nella loro vecchia casa, dove la sorella ha organizzato la resa dei conti. E via che si riparte: specchio coperto alla parete, telecamere, allarmi, telefono. L’idea è sempre quella di un horror basato sul nulla, sulla lotta tra due persone e un oggetto inanimato che riesce a farti fare di tutto solo esistendo. Ma c’è molto di più: la storia procede su due piani cronologici differenti: c’è il presente – con i due fratelli alle prese con lo specchio – e il passato – dove si racconta come i due abbiano perso i genitori a causa dello specchio. Più si va avanti con la storia, più i due piani sfumano uno dentro l’altro creando una sorta di tempo non definito dove tutto è in continuo mutamento. Il passato influenza il presente, ma al tempo stesso si creano dei paradossi cronologici intelligenti e molto divertenti. Il risultato è un mondo in cui tutte le regole saltano e dove l’unico appiglio è l’immagine, evidentemente distorta, che si riflette nello specchio. Un equilibrio sottile, sul quale Flanagan si muove con estrema libertà e sapienza, riuscendo a bilanciare momenti canonici a momenti piuttosto coraggiosi. Un horror difficile da inquadrare, con una sceneggiatura a prova di bomba, due buone interpreti femminili (Katee Sackhoff e la giovane e rossissima Karen Gillan) e tante nuove idee. Benvenuto amico Mike Flanagan.
Dvd-quote:
“Non l’avrei detto ma è una bombetta!”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
No, davvero?
Forse domenica ho visto un altro Oculus. Il mo è una delle robe più brutte, noiose e inutili che io abbia mai visto.
E’ così insensato che ci fosse stato un portacenere al posto dello specchio, sarebbe stata la stessa identica cosa.
Ci fosse un po’ di tensione, invece si sbadiglia dall’inizio alla fine. Dura, circa, 80 minuti di troppo questo film, più o meno.
Da quanto tempo non ascolti Biagio Antonacci, McChreddy?
Davvero? Ma davvero davvero?!?! La pubblicità compare ovunque ma il trailer e la trama che ho letto sono di quelle cose che mi danno l’orticaria perché mi sanno di minestra vecchia…Davvero davvero davvero merita?!?!?
@Darren Aaroneckart: in verità ti dico, sì. Il trailer è molto brutto, ma il film è buono.
Secondo me Biagio Antonacci è il Trolland della musica italiana: si è accorto che buttando frasi criptiche a caso si porta a casa la pagnotta passando da intellettuale… dato che lui è maestro…
Ok, sono OT ma non lo sopporto proprio
@Jack BeastMaster: ma non è che sia proprio criptica la frase “mi è bastato stare dentro a un altro cappotto”, eh?
cioè, lui ti vuol far capire che gli è bastato buttarlo a un’altra, per capire che di quella prima non ce ne fregava più nulla!
poveta!
personalmente non mi sembra il film per il quale dare soldi ai multisala, torrenti e muli poco o per nulla guasti ci sono?…anche se in questo periodo, ma un pò per tutto l’anno tranne quando è uscito il film di zalone, non se la passano bene…e tra un pò ci stanno pure i mondiali+estate, poveri loro…povera italia…
Ma soprattutto….niente caramelline???? Dovevi andare via protestando!
@Casanova.
Più o meno da quando ho sviluppato dei gusti musicali. Per fortuna sviluppatisi prima della comparsa sulla scena di Biagio.
Piuttosto, tu da quand’è che non vedi un horror decente, visto che ti emozioni per questa paccottiglia?
No, perché l’astinenza gioca brutti scherzi.
@McChreddy: intuisco che il tuo sense of humor è un filo arruggnito, amico mio.
Cioè, Karen Gillan è stata una delle migliori companion del Dottore e non ne fai nemmeno cenno?
@Past: ma fidati, ciccio. Scaricati il corto che si trova con tanto di deleted scenes e poi recati al cinematografo.
@Oscar Wilder: pubblica confessione. Mai visto il Doc. GIURO che mi sto organizzando per, GIURO! ma ancora sono a secco.
@Casanova
Possibile che non abbia capito le sottili metafore e le battute del tuo post (ho dormito 2 ore e sono rimbambito) o quelle rivolte a me… rimane comunque un film di merda :P
@casanova
Onore massimo a te, citare Masini e i Fokabbestia in una recensione già folgorante di suo è il tocco del genio.
Sei il mio vate.
Ma a spaventarelli come stiamo messi? Di recente ho visto L’evocazione e Sinister, e più volte ho dovuto accendere la luce per controllare sotto il letto.
@Ciak Norris: bassi rispetto ai due citati. Di Bubu7te ce ne sono giusto un paio.
dico solo che sul facebook mi dà come articoli correlati a questa rece tre pezzi rispettivamente su Luca Carboni, alessandra amoroso e i duetti pausini_antonacci.
uno passa una vita a crearsi un beckground hc e bastano poche parole chiave perchè l’internet ti derida.
maledetti
@Casanova, che brutto periodo quello del multisala da giovane all’università a chiedersi perchè perdere tempo al cinema dietro certi film e a porsi le domande esistenziali su Folkabbestia e soluzioni alternative alla cagata che stavo guardando….ci sono passato anche io…
ma a invece faccette demoniache e camminate finto esorcista a parte quella che si vede nella rece come siamo messi? Perchè dopo L’evocazione ci è voluto un po per dimenticarmi la fazza della strega
Karen Gillan + Katee Sackhoff: i sogni bagnati dei nerdoni che si nutrono a pane, Dottore e BSG. Mio subito.
A occhio pare un saccheggio dalle sceneggiature di Dylan Dog.
Si presentava come un episodio di Doctor Who (tipo “Amy Pond vs The Mirror) ma se davvero merita un pensierino ce lo fo. Anche perchè nei multisala vuoti come il mio cuore nella tormenta dei sentimenti interrotti (un mio simpatico omaggio al maestro Biagio) di horror che mi siano davvero piaciuti è da tempo che non li vedo.
di absentia mi ricordo che è uno di quei film in cui in un paio di scene ti senti autorizzato a usare il termine di paure ancestrali e terrore irrazionale
Ottimo.
Un horror intelligente è quel che ci vuole ogni tanto.
Prenotato.
A me è piaciuto molto. È inquietante al punto giusto e la tensione non è costruita sui bubusettete, ma monta piano piano. È ben strutturato e la scelta di raccontare così il passato è vincente. Forse due protagonisti adulti più carismatici (la Gillan ha un bel faccino, ma non mi ha convinto del tutto) avrebbero valorizzato meglio l’idea. E comunque, la regazzina mi è piaciuta di più della Gillan.
Completamente d’accordo con la recensione, anche su quegli incredibili anni di cinema e punk rock a Bolow. Essendo rimasto colpevolmente fermo alla terza del Dottore il trailer di Oculus mi aveva fatto venire voglia di sedermi su dei cocci di bottiglia ma dato che in me alberga ancora lo spirito di quei gloriosi anni fatti di quattro, cinque film al giorno al cinema ci sono andato e si è rivelato una bella bombettina. Non è per nulla la solita roba anzi, per tutta la prima parte non riuscivo a capire dove stesse andando a parare e quando comincia la resa dei conti la tensione sale bella alta e non sfocia, meno male, in spaventerelli gratuiti del cazzo. Ci sono un sacco di idee interessanti e un gran bel potenziale futuro, l’ultima parte è gestita in maniera intelligentissima e montata coi controcazzi. Per quanto mi riguarda a Sinister e The Conjuring caga in testa tutti i giorni della settimana e due volte la domenica, che ancora tra l’altro non ho capito come il chitarrista degli Slipnokt che fa bu alla camera possa avervi fatto paura e nemmeno quella manfrina degli amici di gesù che fanno gli esorcismi.
Mi avete fatto salire la scimmia, e mi sono cercato il corto del 2006.
Che dire…
Un uomo, una stanza, uno specchio. Un corto di mezz’ora, pochi dollari spesi che valgono molto di più di dozzine di film cosiddetti “blockbuster”. L’esempio lampante per dimostrare che se si vuole fare un ottimo thriller e si ha il talento, non serve null’altro.
la cosa grave è l’aver memorizzato le parole di biagio.
ok, e` il momento di uscire il mirabolante aneddoto dams+biagione
uno dei punti piu` alti della mia carriera cinematografica e` senza dubbio aver partecipato al videoclip di “mi fai stare bene” del biagione nazionale. Una giornata memorabile passata sui colli bolognesi, tra ballerine in topless, coreografi frocissimi, dei suonatori di bonghi venuti a scorticare i coglioni alle cicale, e Biagio che mi fa “ma tu non sei di qui vero?”. No Biagio, non sono di Bologna. Nessun bolognese sarebbe stato cosi` fesso da lavorare gratis per te per tipo 10 ore.
Pero` la coreografia me la ricordo ancora perfetta, cazzo.
E sciabada`!
@lars
puoi sempre sparaflesciarti con il coso dei MIB
wow…anch’io ho un paio di featuring in video di artisti nazionali
@blueberry
scherzi, sono l’anima di tutte le feste con quel ballo li`
@Casanova Wong Kar Wai
:) Comunque dimenticavo i passaggi non considerabili neanche italiano tipo:
quello che adesso so
di poter fare solo con te
quello che ora posso dare
solo e soltanto solo a te
E non ditemi che le ripetizioni sono un qualche tipo di figura retorica perchè non è così… quelle le usava Elio: cosi’ ha scoperto che tu, solo tu,sempre tu, anche tu, nient’altro che tu, proprio tu sei il vitello dai piedi di balsa
Se c’è Karen Gillan non può essere brutto a prescindere.
L’ho visto solo perché l’ingresso me lo pagano tutte le settimane quei simpatici cinesi del gestore telefonico. Il trailer non mi diceva nulla e il film è stato peggio ancora, capisco il fascino della storia di chi ce la fa tramite un cortometraggio, ma onestamente non ha contribuito nemmeno un po’ a migliorare un genere che è già saturo di per sé. Però almeno è sempre meglio di Need for Speed va
ma chi è che scrive queste cose inutili?
e poi chi scrive che si vide il film in streaming non è vero….
Visto. Gran bombetta davvero. La definizione di “disturbante” applicata a un film horror ormai dovrebbe essere punita col taglio del mignolo (come quella di “visionario”) ma questa volta non c’è da fare ammenda. Disturbante proprio. Io ci vedo un padre nobile (il racconto di Lovecraft “La casa stregata”) e lo sviluppo di uno che ha capito alla perfezione che l’horror vero si gioca stando sempre sul filo tra reale e soprannaturale, quello che ci sta nel mondo e quello che ci sta nella tua capoccia, pigiando sulle allucinazioni quando serve ma senza mai svaccare. E, soprattutto, senza nessuna americanata consolatoria. Ci starebbero anche due o tre tesine sullo specchio del film come metafora del cinema ma quelle le scriveranno al dams. Biglietto prenotato per il prossimo film del regista, in ogni caso.
@Leonardo di Capri
ho colto anch’io il tuo riferimento al Dylan Dog “Riflessi di morte”, però quella storia seppur divertente aveva un’idea di base molto più sempliciotta e per nulla psicologica.
Boh, a me è sembrato moscio. Va bene l’atmosfera, ma poi niente de che, e il finale è telefonatissimo. E oltretutto *spoiler* ma cosa mi frega che mi fai vedere come si è svolta tutta la parte dell’infanzia traumatica se poi non c’è nessuna sorpresa? Qual’è il punto? Io mi aspettavo un ‘..e invece!’ */spoiler*. Boh.
@Tuma
ma proprio il fatto che SPOILER nel finale manchi il twist della domenica che c’è invece in tutti gli horror da due soldi che escono al mese è un punto a favore, anche perché in questi ultimi ce lo mettono solo per farsi perdonare la messa in scena poverissima degli 85 minuti precedenti – laddove al contrario in Oculus la costruzione delle scene e il montaggio sono davvero raffinati. Poi ripeto il focus del film non è sul colpetto di scena da giallino d’accatto ma nel dubbio se i demoni sono reali o solo nella testa dei personaggi, e in questo filone se la gioca alla grande.
@Darkskywriter
Ma io quello intendevo per ‘sorpresa’. Mi spiego: *sempre spoiler* mi aspettavo che ci suggerissero qualcosa del tipo ‘in realtà il ragazzetto è tutto matto e i demoni non esistono’, e invece alla fine il film non mi pare lasci dubbi sull’effettiva realtà della maledizione dello specchio. Se l’elemento centrale del film è mettere il dubbio su questo fatto, a me non l’ha messo per niente. Poi vabbè, è un’opinione mia chiaramente, e se tu mi sai indicare una sola scena dalla metà del film in poi che suggerisca che i demoni non siano reali ben venga!
@Tuma
se ci fai caso SPOILER né nel delitto del passato né in quello del presente i poliziotti trovano prove di eventi soprannaturali o altro (es. l’intervento di estranei a caso, altro twist della domenica per fortuna evitato) e infatti rinchiudono/arrestano il fratello; inoltre le allucinazioni sono individuali e potrebbero essere un prodotto dei loro traumi infantili, vediamo semplicemente quello che vedono o credono di vedere loro. E’ vero che ci sono fenomeni fisici tipo le piante che appassiscono o la temperatura che si abbassa, però poi al momento del delitto le telecamere nel film non registrano nulla di strano, quindi anche lì il dubbio che sia una falsa percezione rimane.
dopo aver visto questo film, tutti i trafiletti di cronaca nera o i servizi di studio aperto su “tragedia familiare: uccide mogli e figli e poi si suicida” vi faranno chiedere “chissa che specchio aveva in casa?”
flanagan è un grande, se l’è scritto, diretto e montato
la rece di absentia sui 400c è uno dei, fortunatamente pochi, casi in cui non c’avete preso
buona tensione da metà in poi.
Storia orrenda raccontata però molto bene.
Finale criminale.
alla fin della fiera mi vien da dire che è un film più che evitabile per chi l’horror non lo vive come una droga. per tutti gli altri è una robetta che in assenza di meglio si lascia guardare. Però non esageriamo.
Questo Oculus mi è sembrata una cavolata totale. Niente tensione, niente di niete, le poche scene ben fatte sanno di già visto… Boooo…
Visto ieri sera in casa da solo. Abito in una magione del ‘700 in Georgia (Us). Fuori c’era il temporale. Ululavano i lupi. C’era una mantide gigante. Insomma devo ammettere che la tensione è riuscito a crearla. Nella parte finale SPOILER tutti quei morti con gli occhi a specchio…insomma potevano anche risparmiarli. Ma pur senza esagerare è uno dei migliori horror tradizionali visti finora.
mi son fidato e convinto a guardarlo e no… non è per nulla una bombetta. Anzi è proprio banale e moscio. Qui si son fatte le pulci a roba di molto superiore come Sinister o Insidious, boh… non vi capisco a volte.
Una merda colossale, ma perché nn gli davano 2 mazzate da lontano a sto specchio, dall’inizio così evitavano l’influenza…