A voi LE BASI, la rubrica in cui stabiliamo e blocchiamo le fondamenta del Cinema da Combattimento in modo da essere tutti in pari. In questo primo, imprescindibile round fisso settimanale percorriamo la filmografia di una delle colonne portanti del nostro credo, il glorioso John Milius, attraverso le opere più importanti della sua carriera, sia come regista sia come sceneggiatore. Buona lezione.
Durante un lungo ed estenuante conflitto bellico un soldato decide di disertare quando si presenta l’occasione e, rifugiatosi in un luogo lontano (ma non troppo) dal conflitto, diventa il re di una tribù primitiva che lo idolatra come un dio. Quando alcuni soldati entrano in contatto con quel mondo vengono fatti prigionieri e sedotti dal fascino di quest’uomo trattato come una divinità da parte di un popolo pronto a tutto in suo nome, anche a gesti efferati.
Vi ricorda qualcuno? Un indizio:
Decenni dopo aver scritto Apocalypse Now! basandosi su Cuore di tenebra, il buon John si lascia affascinare da un altro re di paradiso esotico, autoesiliatosi durante la guerra in un luogo dove la paura dell’autorità confina con il suo fascino. Questa volta utilizza L’Adieu au roi di Pierre Schoendoerffer ma poco importa, com’è palese il punto di tutta la questione è di tornare sulle orme di quel Kurtz con questo Learoyd e ricalcare quel luogo esplorandone maggiormente le implicazioni e conseguenze.
Addio al re è quella parte di Apocalypse Now! se non ci fossero stati gli allucinogeni, se Kurtz si fosse ritirato nel suo regno prima di essere massacrato dentro dal conflitto fino a desiderare la morte e se Willard non avesse ricevuto il preciso ordine di far cessare le sue azioni con ogni mezzo o comunque non avesse avuto l’ottusa determinazione di portare avanti la sua missione nonostante tutto.
Decenni dopo insomma Milius afferma che forse tra l’occidentale diventato dio primordiale e quello che lo visita può esistere un rapporto, stima e scambio reciproci, e lo fa dichiarandolo subito con il bellissimo incipit che già mi viene da piangere dopo 5 minuti, quello in cui la voce fuoricampo del protagonista rievoca la storia vissuta in flashback e lo fa sottolineando che erano gli anni della seconda guerra mondiale, la sua guerra, la sua giovinezza. Il film si presenta immediatamente come un lungo ricordo, filtrato dalle memorie che ingigantiscono e migliorano tutto.
Questa volta il Kurtz/Learoyd è libero dai vincoli morali e può essere un vero mito, “era davvero il re del Borneo” come si dice sempre nell’incipit (la scrittura di Milius è fantastica perché dà l’illusione che ogni parola pesi, e quando scrive “re”, anche se l’attore non la sottolinea con la voce, questa parola sembra il centro di tutta la frase).
Come sempre sono due le figure principali del film che si contrappongono e si uniscono in un rapporto di amicizia virile che quindi non teme d’essere conflittuale (il momento in cui uno dei due minaccia di sparare ad un bambino solo per provocare l’altro è bellissimo e lo è con sole due frasi: “Perché mai avresti sparato ad un bambino?!?!?” – “Perché mai me lo avresti permesso?!”) e al tempo stesso ammirato e degno di stima (“Grazie per avermi salvato” – “No. Ti ho trovato casualmente”).
Perché quell’isola è in realtà il paradiso di Milius stesso, un luogo che funziona secondo le regole della letteratura classica, in cui i conflitti scoppiano per amore di due giovani come in Romeo e Giulietta, in cui si diventa re uccidendo un prode e malvagio guerriero in un duello che dura ore come in una storia di Edgar Rice Borroughs, in cui vivono personaggi, come già detto, da Conrad, o si trovano rimedi (lo si dirà più avanti) come in una commedia di Aristofane se non come in una scena di Lawrence d’Arabia (a voler essere maniacali ad un certo punto salta in aria un ponte uguale a quello sul fiume Kwai) e si respira l’aria della letteratura di Kipling, già a suo modo postcolonialista. Tutto quanto in Addio al re si svolge come avviene nella letteratura classica, come se quei personaggi vivessero nel mondo dei libri e non nel nostro, e questo solo 3 anni prima che Tarantino entrasse in scena a fare la medesima cosa con il cinema su una scala più grossa.
Ora non staremo qui a nasconderci che il film ha una sonora battuta d’arresto nella seconda parte. Milius si è lamentato a lungo di come la produzione abbia rimontato molte parti e come capita a tutti attribuisce a quello il fallimento del film. Noi non sapremo mai cosa determina il calo della lunga parte centrale, se una programmatica lungaggine o se davvero come dice Milius è il recut (che a conti fatti, per quanto se ne sa, ha interessato la parte in cui le donne della tribù, istigate da Learoyd, fanno lo sciopero del sesso come nella Lisistrata di Aristofane).
Ad amare Milius però ci si può commuovere per come anche in quella parte meno riuscita e con meno ritmo ci sia un insopprimibile volontà di contraddizione. Learoyd si presenta come un pacifista che ripudia il conflitto ma è pronto ad armare i suoi uomini e insegnargli tutto della guerra, è pronto a far venire le armi automatiche (“Ci serviranno fucili per difendere la nostra libertà. E poi granate per non farci portare via i fucili!”) e poi a sparare a mille giapponesi ma appena subisce perdite dichiara: “Non alzerò più la mano contro un altro uomo”. E te credo chi c’è rimasto ancora in piedi sull’isola?!?
Non è mai chiaro insomma dove stia il parere dell’autore se con lui o contro di lui, se sia affascinato dall’isolamento o se lo tema, se pensi che si possa evitare il conflitto (Learoyd mette pace tra tutte le tribù) o se questo sia parte inevitabile della natura umana. Il re del film è un miscuglio fantastico e incoerente di tante spinte umane, volubile a tratti e solidissimo in altri, secco come era previsto che fosse Kurtz (fu Brando a presentarsi ciccione contro ogni promessa) e con quegli occhi spiritati con i quali afferma di essere stato un comunista, solo che quando gli rispondono (e giustamente) “Come può un comunista diventare re?” lui lieto in viso come un bimbo risponde con un imponderabile: “Solo ad un comunista sarebbe potuto venire in mente!”.
Nick Nolte ci ha creduto tantissimo, si vede da come muove il suo corpo, ogni movimento lo fa in maniera strana, non come una persona che la sera prende l’auto e va a dormire in albergo ma come un vero ibrido con chi è nato nella natura e non conosce altri sedili se non la terra. Lo si vede da come riempia di sfumature le espressioni (non ci sono due sorrisi uguali, due bronci simili). Per questo poi, quando le nubi della parte centrale si diradano scoprono un finale chiaro e limipido, di esemplare maestria ed economia di dialoghi, in cui ci si guarda negli occhi ma soprattutto ci si saluta da lontano. Tutto il racconto insomma pare avere il passo della letteratura primi novecento (non siamo lontani del resto da L’uomo che volle farsi re), pieno di quei luoghi comuni tra i quali il saluto di lontano tra uomini che in realtà si vogliono un bene incredibile è il più grande ed evidente (poi lo riprenderà benissimo Mel Gibson nel finale di L’uomo senza volto e anche lì sono lagrime). Ma per arrivare a caricare di tale forza un montaggio alternato di due persone che da lontano si salutano ci vuole un lavoro maniacale di non detto, di frasi che in realtà significano altro, di espressioni comprensibili solo a chi ha vissuto tutta l’avventura narrata (“Life, Learoyd!”) e di sguardi pieni di vitalità anche se sono d’addio.
Dvd-quote suggerita:
“Il finale di Apocalypse Now se non fosse andata com’è andata”
Jackie Lang, i400calci.com
E questo, nei nostri piani originali, era tutto per la prima serie di Le Basi, dedicata a John Milius. Il grande John ha scritto e diretto un’altra manciata di film, e inizialmente pensavamo di non trascinare la faccenda troppo per le lunghe e finirla qui. Ma il calore con cui avete accolto i nostri articoli è stato superiore alle attese per cui insomma, se fate scattare adeguatamente l’applausometro noi ci prenderemmo una piccola pausa ma poi torneremmo per trattare a modo gli ultimi titoli rimasti. Che dite?
DAJE CON IL RESTO!
applausometro?
CLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAP
ho fatto del mio meglio
bel pezzo di Jackie per un film che, mea culpa, non ho visto
NE VOGLIAMO ANCORA
Applausometro over 9000!
Da settimane aspetto il mercoledì solo per la recensione di Milius.
Continuare con Milius va benone- anche se fremo per sapere chi sarà il prossimo.
Io tifo per Carpenter.
MOAR
Io, francamente, tralascerei il resto dei film di Milius oppure ne farei un articolo uno che raggruppi un po’ il resto della produzione.
Se dobbiamo votare sulla prossima rubrica Le Basi, invece, io voto per Cimino
il mercoledì mattina deve restare speziale…quindi sotto con chi vi pare…ovviamente non tutti meritano il numero di apputamenti dedicati a milus…ovviamente appoggio carpenter, ma anche cronenberg,craven, raimi, landis…ahi voglia…
bel pezzo! e applausi!
il prossimo, anche io tifo per Carpenter
Grazie per gli articoli, ora però vogliamo il resto! :)
Per chiudere su Milius ci vuole assolutamente un pezzo sulla bellissima serie ROMA. A meno che non vogliate in alcun modo rompere l’argine della TV, dato che ci vorrebbe un sito gemello per affrontarne tutte le tematiche.
Per LE BASI, non so chi potrebbe essere il prossimo, sicuramente Walter Hill, o magari Carpenter che ha fatto di tutto, anche bei film dove si mena (tipo distretto 13 e i due con jena plissken). Ma si potrebbe pure osare qualcosa di originale, mollando gli autori e concentrandosi sugli argomenti, tipo ” le basi del buddy movie” e giù con i film migliori (ovviamente quelli di Donner su tutti) per proseguire con “le basi: wuxiapian e chambara”. Insomma, rimanere agganciati alle tematiche dei sito, evitando di esagerare con l’horror e altre robe già ampiamente sviscerate su migliaia di altri siti.
https://www.youtube.com/watch?v=xDr7fi1gFco
Continuate con Milius e poi non interrompetevi con le basi, eruditeci
CONTINUATE PER DIO!!
e poi spero in walter hill e takeshi kitano.
Addio al re l’ho visto una volta da bambino e lo ricordo come un Film così bello da commuovere. È vero che tante parti ricordano la letteratura del primo ‘900, infatti a più riprese sembra di assistere alla messa in scena di una delle storie più epiche di corto maltese.
la fine del film ricorda un altro grande capolavoro, del cinema italiano però: “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” a sua volta ispirato a “Topolino e il Pippotarzan”.
ahhhhh il cinema, una storia di infiniti rimandi.
Per quanto riguarda LE BASI, innanzitutto un inchino ossequioso a John Milius CLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAP
per i prossimi mercoledì, io voto per Carpenter
Mai visto. Messo in calendario, venuta voglia di saperne pure di più e cercato la trama. Non me ne voglia il buon Jackie ma mi viene da dire che mi ha preso molto di più la faccenda dei giapponesi piuttosto che la tematica ricorrente dei due o uomo/natura. Cioè, il film insiste su il re e l’inglese e relega Mitamura semplicemente a incomodo oppure diventa davvero scontro epico dei due con questo personaggio qui? Già la nomea di Colonnello a capo della Colonna Fantasma è potente, se poi trovo pure questo:
“L’agonia dei giapponesi era triste come una grande nave… gente che si trascinava nelle tenebre, nel fango, mangiando erbacce, mangiandosi tra di loro. Per me, per noi, quello fu il periodo più felice della nostra vita. Che Dio ci perdoni”
mi viene da commuovermi pensando a come scrive Milius e fomentarmi pensando allo scontro.
Questo perchè m’ha fatto strano leggere di battuta d’arresto nella 2° parte ma anche che dovrebbe essere quella delle operazioni vs giappo (a meno che non siano confinate sul finale) e cnhe non vedere menzionato, appunto, il colonello
plauso ovvio per la rubrica, per lo stato di grazia degli autori e per averla presentata subito dopo i sylvester. Io però la riproporrei un bel po’ più avanti per far sì che rimanga un evento solenne, come è stato questo, e non un’abitudine anche se piacevolissima
Mitamura è molto defilato, i giapponesi sono a lungo percepiti come una massa indistinta fatta di soldati tutti uguali, solo nella parte terminale con un bel colpo di teatro Mitamura entra in scena bene. Ma sono poche scene
peccato, maledizione
Il mercoledì è diventato un grande giorno perché ci sono LeBasi. Complimenti davvero: questi articoli sono preziosi:siete sempre di più il sito di cinema più cazzuto dell’internets.
Io sposo la proposta di Munky (addio al Re Milius con le sue ultime produzioni) e poi pagherei con storie dell’Asia Misteriosa per leggervi su Carpenter.
@IlReverendo: riusciranno mai a fare un film da Corto?Io non credo.
Grande rubrica, bravissimi siete i meglio.
Questo di Milius mi manca ma l’ho già recuperato e in questi giorni me lo sparo sicuro.
Daje con altre basi!!!
Va beh, che siate i più meglio è ormai risaputo e tutta la rubrica Le Basi ne è la prova lampante.
Detto questo io sono completista nell’animo e se interrompeste la monografia di Milius qui mi sentirei un po’ zoppo :)
Ad ogni modo più Le Basi per tutti!
Per me il prossimo sarà Sam Peckinpah.
Però ragazzi, andate fino in fondo con Milius. <3
anche questo lo vidi nel ‘900 al DAMS… purtroppo in tutta onesta` ricordo solo che mi feci due palle inenarrabili, ma penso che a questo punto lo rivedro` con piacere, grazie a voi.
Voto anche io per un articolo che commenti tutte le successive “opere minori” della produzione Miliusiana.
E applausi a tinchite` (come dicono qui a Londra), sempre!
VI PREGO ANCORA SI!!!!
Mi accodo alla richiesta di un articolone finale con le opere “minori”.
Nel frattempo, applausi a palate per tutti i redattori.
Questo lo salto perchè il film manca,ma standing ovation per tutti gli articoli.
Io voterei per l’articolone, però so che il John considera la miniserie rough riders una delle sue cose migliori e forse merita di più-
Ma si dai,l’ideale è uno o due articoli per completare il tutto. E poi sarebbe fantastico un le basi 2 – la vendetta con Walter Hill protagonista o forse San Peckinpah.
Se vi giuroi che mi sto spellando le mani da una mezz’ora a causa degli applausi, mi portate a compimento la recensione di Milius con la produzione più recente?
Cordialità
Attila
Valanghe di applausi. Le basi è la rubrica più cazzuta dei 400, ne voglio ancora tantissimo ma forse con Milius il finale è perfetto così come l’avete pensato.
Io sono perché finiate Milius e anche in tutta tranquillità.
“L’ultimo attacco” e “Rough Ryders” non mi sembrano affatto trascurabili.
“Motorcycle gang” non so, mai visto, anche se la serie di film tv di cui faceva parte, Rebel Higheway, era dannatamente calcistica (mai visto “Roadracers”? Il miglior film di Robert Rodriguez!), ma se avete fatto “Evel Knievel” potete fare anche quello, credo.
E poi altre basi!
Anch’io voto per tematiche più libere, non per forza legate ad un unico autore.
Raffiche di mitra e molotov a fiumi della finestre per festeggiare questo specialone, davvero.
Tra l’altro l’ultimo film di Milius da regista che manca prima dei lavori per la tv, “L’ultimo attacco”, non l’avevo mai sentito nominare. Addirittura ho letto su wiki che da noi è stato presentato solo dieci anni dopo al festival di Torino. Eppure il cast è di tutto rispetto e anche il soggetto sembra molto interessante, chissà perché è passato così in sordina. Vado di recuperone.
Milius aveva pensato il protagonista molto piú bastardo e meno “cavaliere senza macchia”. Nel libro JOHN MILIUS del torinofilmfestival é ben spiegato. La produzione tagliò parecchie scene e altre le rimontò in maniera scellerata. Resta un gran film, e per completezza consiglio di leggere anche il bellissimo romanzo da cui é tratto, x farsi un’idea completa di come la complessa psicologia del protagonista era stata pensata. Bellissima la citazione di malraux a inizio film “la patria di un uomo é là dove si addensano le nubi piú vaste”
Di solito “ascolto” attentamente senza intervenire, ma stavolta non posso starmene in silenzio: NE VOGLIO ANCORA!!!
Sono convinto che ne film “minori” ci siano spunti altrettanto interessanti.
Grazie per aver gettato le mie basi!
@Il Reverendo
Mi hai fatto pensare che John Milius, alla luce di tutto il suo curriculum
che ignoravo per la maggior parte (anche perchè spesso non fu accreditato nei titoli), sarebbe il regista perfetto per un film da Corto Maltese.
Che peccato che non ci abbiano mai pensato, anche se forse l’occasione non è del tutto perduta; dopotutto l’uomo è ancora vivo…
Ma toglimi una curiosità, il tuo nickname è un omaggio al “vilain” di Una ballata del mare salato, che tra l’altro ha quasi le stesse ambientazioni di Addio al re, solo spostate una guerra più tardi ?
@redazioni Questi articoli mi hanno esaltato tantissimo. Mi accodo a chi vi suggerisce di fare due articoli sul resto della produzione di Milius, uno sui film “minori” e uno su Rough Riders, prendendo una pausa (anche perchè RR è una miniserie in più puntate, immagino ci voglia un pò per recensirla) poichè come Imperator sono completista nell’animo.
Per le future Basi, mi piace molto l’idea di H.Mikakazzi di scriverle per argomenti.
Pensavo che questa settimana ci fosse la recensione di “Ricercati….Ufficialmente morti” di Hill visto che era sceneggiato dal buon John,ma và bene lo stesso.
Io direi di prendersi un pò di tempo,magari passando in rassegna un altro autore di quelli giusti (Hill,Peckinpah,Carpenter tra i papabili) e poi chiudere i conti con Milius,magari recensendo il suo documentario come episodio finale.
@John Blacksad
grande! le ambientazioni sono quelle di una ballata del mare salato, e la storia a me fa pensare a corte sconta detta arcana, con questi personaggi epici che combattono guerre dimenticate, caricano a testa bassa con la sciabola sguainata..
il mio nick in realtà è un omaggio a preacher perchè all’epoca ero in una sorta di garth ennis frenzy. oggi forse metterei qualcosa di diverso, ma ormai..
@Il Reverendo
Capisco, però non dovresti pentirti della tua passione d’epoca per Garth Ennis:
sta ancora facendo delle belle cose come la serie ad episodi sulla seconda guerra mondiale “Battlefields”, fumetto dai toni vagamente miliusiani che non esiterei a definire calcista.
Ti posso garantire però che, per strana coincidenza, c’è il Reverendo anche
nella Ballata di Pratt
C’è un’ulteriore chicca, nel film. Poco prima di pronunciare la fatidica frase “da questo giorno, da questo momento in poi, non alzerò più la mia mano contro un altro uomo”, il Re chiede che giorno sia, e di che anno.
La risposta dell’ufficiale inglese è emblematica: il 6 agosto 1945, e sono le 8 del mattino.
E’ il giorno e l’ora (+ o -) in cui gli americani lanciarono la prima atomica su Hiroshima.
Vado ad iscrivermi al Dams solo per scriverci su una tesina.
L’ ho visto qualche anno fa su LA7! L’ ambientazione, la caratterizzazione di Nick Nolte e di Nigel Havers… dovrei rivederlo però!
Non sapevo delle traversie produttive!
““Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?””
Già! Vero!
“a sua volta ispirato a “Topolino e il Pippotarzan”.
Non sapevo che fosse anche la scena di TEIP! Quindi Scola e co. leggevano Topolino!?! XD Mitico una volta di più il compianto Romano Scarpa!
ahhhhh il cinema, una storia di infiniti rimandi.”
Un po troppi forse! XD
Ah, mi è piaciuto! XD Anche se un pochino sotto “Un mercoledì da leoni” e “Il vento e il leone”.
“Addirittura ho letto su wiki che da noi è stato presentato solo dieci anni dopo al festival di Torino.”
Ma veramente!?! °_O Ah però nel caso!
Volevo solo segnalare che finalmente ho colmato questa lacuna.
Segna nel patentino da calcista.