Sapete che c’è? Che nel 2014 non è più credibile manco essere tormentati, tanto il consumismo ha compenetrato ogni singola fessura delle nostre vite. Sessant’anni fa avevamo questo.
Oggi abbiamo questo.
GUANTINI. Un incubo. Sigla!
httpvh://youtu.be/ymL6_e6hDgk
Ora, contestualizziamo: Dark House è un horror di Victor Salva, regista dei vari Jeepers Creepers (di cui, ci crediate o no, è previsto un terzo capitolo), film che dieci anni fa sono passati come una leggera brezza nel mondo dell’horror, sollevando qualche gonna, facendo tintinnare qualche acchiappasogni ma infine sparendo nel nulla come si meritavano. Adesso Salva, dopo aver diretto un paio di film che con l’horror non c’entrano, è tornato al genere con questo Dark House. Manco a farlo apposta, dopo aver appena recensito un film con due titoli, me ne tocca un altro: anche qui, se andate sulla pagina Imdb del film scoprite che si chiama Haunted, mentre se guardate il film all’inizio c’è scritto Dark House. E anche in questo caso sono due titoli uno più brutto, insipido e anonimo dell’altro: complimenti!
Tagliando corto, Dark House/Haunted racconta di Nick Di Santo, un tizio emo-dark-punkrock-hipster tormentato da un dono abbastanza scomodo: toccando la gente riesce a vedere la loro morte, ma solo se è particolarmente violenta. Cioè se non vede la vostra morte, state tranquilli: vuol dire che morirete da vecchi sorseggiando bourbon mentre accarezzate il fucile sul porch, seduti sulla vostra sedia a dondolo preferita. Nick ha anche una madre paza che vive in un manicomio da anni, ma è lo stesso tutta piena di botox in fazza e blatera di “cose nei muri” che le dicono cosa fare e di una non meglio specificata profezia sul padre di Nick, che potrebbe o potrebbe non essere Satana in persona. La vediamo anche parlare a una grata, e quest’ultima le risponde con la voce di Darth Vader. Mamma viene quindi colpita dal morbo della morte – sotto forma di fiammata esplosiva dalla suddetta grata – e lascia a Nick in eredità una casa. Lui vede la foto della tenuta e capisce che è la stessa che aveva disegnato sin da piccolo e parte per trovarla insieme alla sua morosa incinta e al coinquilino-slash-migliore amico-slash-gay love interest ispanico. Seguono cazzi.
Vi ricorda niente? Al di là della storia della casa ereditata, a cui arrivo dopo, le coordinate principali sono rubatissime da due romanzi di Stephen King, e neanche due tanto sconosciuti eh? Da una parte La zona morta (lui che tocca laggente e ne prevede lammorte), dall’altra It. Appena ho visto gente parlare a grate la cosa mi ha insospettito, ma ammetto che non sarebbe un indizio conclusivo. La conferma è arrivata comunque più tardi, quando vediamo la suddetta madre morta comparire nella suddetta grata, rivolgersi al protagonista e dire cose come “Tuo padre è qui sotto con noi, siamo tutti intrappolati qui”.
Ecco, appunto. La casa maledetta ereditata dalla famiglia e “le cose” che strisciano nei muri derivano invece palesemente da un racconto di Lovecraft, I ratti nei muri. Perciò ricapitolando: i modelli di Victor Salva sono il più grande scrittore horror di tutti i tempi e il più grande scrittore horror vivente, con una strizzata d’occhio a Il seme della follia che è una summa dei due. Tutte cose che potenzialmente ci piacciono, no? E con delle premesse del genere, non ci dovremmo sbagliare più di tanto, giusto?
Il guaio – cioè la cosa che ti fa venire voglia di rintracciare Salva, battergli una mano sulla spalla e dirgli affettuosamente “La prossima volta, vedi di volare basso” – è che tutta la potenziale atmosfera è sputtanata da una serie di svolte di sceneggiatura involontariamente comiche, da dialoghi pedestri e una recitazione il più delle volte sciatta. Avete presente quei film in cui ogni due secondi ti ritrovi a gridare ai personaggi “Ma che cazzo stai facendo? Esci di lì/non aprire quella porta/non accarezzare quel cobra alieno!”, mentre li guardate basiti rifare in continuazione gli stessi stupidi errori? Ecco, Dark House è peggio ancora, nel senso che è uno di quei film in cui ogni scelta stupida ti viene poi giustificata da un twist che dovrebbe rimettere tutto in prospettiva, e invece suona solo come una scusa puerile e sortisce l’effetto di farti scaricare una ruota di bestemmie contro chiunque abbia preso parte alla produzione, responsabile del caffè incluso.
Dark House è una vendemmia di maccosa grossi come ratti di fogna: a partire dalla premessa che costringe il gruppo a rinchiudersi nella casa maledetta che suona più o meno “Con una donna incinta non riusciremmo mai a raggiungere l’auto al di là del bosco prima che faccia buio”, quando cinque minuti prima ci era stato mostrato che l’auto non era poi così distante dalla casa E INFATTI QUANDO LE COSE VANNO A PUTTANE CI ARRIVANO ECCOME ALL’AUTO CON LA DONNA INCINTA, E DI CORSA. Oppure potremmo citare dialoghi come il seguente: Nick si rivolge al migliore amico, che ha appena limonato in auto con una tipa. “Dimmi perché hai questo odore”. “Odore di che?”. “Di sesso”. Immaginatevi gli sguardi da triglia di due attori profondamente limitati, aggiungeteci un po’ di disagio per le implicazioni gay et voilà: scena awkward dell’anno. Potremmo farne tanti di esempi simili, ma tutto impallidisce di fronte a quello che definiremo IL PROBLEMA.
Il problema si struttura in questo modo: tu, protagonista del film, sei una persona tormentata da orride visioni e da un passato tragico, e indossi le camice a quadri aperte e il berretto di lana in piena estate per rendere esplicito il tuo disagio al mondo. Per evitare il contatto umano (e per nascondere delle brutte cicatrici auto-inflitte alle mani) decidi, saggiamente, di indossare dei guanti. PECCATO CHE SIANO GUANTI SENZA DITA. Perché, come diceva sempre il mio sarto, se devi tenere a bada un potere dai risvolti macabri e disturbanti, perché non farlo con stile?
Peccato, perché non mancano spunti positivi del film. Tipo il fatto che la prima grossa scena horror consiste in un inseguimento nei boschi tra i nostri e un esercito di Robert Trujillo armati d’ascia, tutto rigorosamente girato in pieno giorno. Una scelta coraggiosa, che non si vede tanto spesso negli horror mainstream, dove di solito si gioca sul sicuro e si ambienta tutto di notte, in modo che anche il più cretino dei registi riesca a evocare un minimo di atmosfera di default.
Il tutto alla fine prende la strada più banale possibile, tra profezie sull’Anticristo e uno scontro finale tra forze del Bene e del Male scontato e prevedibile, in cui tra l’altro giuro che qualcuno pronuncia le parole “Gargoyle di Dio”. I, Frankenstein ha fatto già danni.
DVD-quote:
“Quei cazzo di guantini…”
George Rohmer, i400Calci.com
‘Sti gran cazzi di chi è first!
Gargoyle di Dio? Bah! Peter jackson aveva fatto di meglio con i suoi ninja di dio!
Disagio…camice a quadri e guantini…ma il protagonista è Bender di Breakfast club ?
Rettifico il mio commento precedente: i DOPPIATORI di Braindead avevano fatto di meglio…
commento youtube:
“Don’t support this film or its director.
The director in question, Victor Salva, is a total piece of shit. In 1990 he was convicted & sentenced for forcing a 12 yr old actor to give & receive oral sex on set of his first film”
WTF
Già dal titolo del pezzo sono quasi caduto dalla sedia
Grandissimo George, riassume perfettamente!
E’ questione di coerenza, se metti i guantini non puoi evitare il berrettino. Propongo di fondare il “Gruppo spranga”: come obbiettivo la gente che da aprile a ottobre mette il berretto.
@Gino: fa ridere che oggi Bryan Singer ha ricevuto accuse simili (ma con un diciassettenne per lo meno).
Un altro film a cui mi fa pensare è: Don’t Be Afraid of the Dark. Anche se li la minaccia era il piccolo popolo di Macken. C’era la grata, le voci che ne uscivano e finisce con Katie Holmes che ci viene risucchiata dentro e diventa una delle voci.
Ma jeeperss creepers 3 e’ tipo il film più rimandato di sempre…lo faranno mai…?
<>
No vabbè in chiusura mi citi i Metallica così all’improvviso… sei il più meglio redattore ever.
Domenica 17 aprile, ore 20.15, Teatro Nuovo di Udine.
Oops, in preda all’orgasmo ho sbagliato sia giorno (il 27, non il 17), sia post.
insomma a film horror siamo scarsini finora…