Sigla!
1993. Faccio la terza media e, grazie a un consiglio scolastico lungimirante, seguo un corso di informatica. Il professor Flynn Boxleitner ci insegna a programmare con il Logo (a oggi una delle esperienze più divertenti del mio rapporto con i PC) e ci introduce all’uso dei primi sistemi operativi con le finestre. Ma, come era solito spiegarci il profe, era nella stanza accanto che stavano “le macchine”. Così le chiamava, il tono della voce tremante e lo sguardo misto tra la fierezza e la paura di chi ha visto il futuro. “Le macchine”. Spoiler alert: erano i 386 e i 486.
2014. Mentre mi sto gustando un tè guardandomi in santa pace la quinta puntata di Fargo, con un malaugurato movimento della mano rovescio la tazza su metà tastiera del mio iMac. Per fortuna le tastiere del Mac sono indistruttibili (e grazie a ‘sto cazzo, costano anche discrete cifre), ma purtroppo c’ho tutti i tasti incollati che fanno cricche cracche, perciò non allarmatevi se ogni tanto vedrete quualche erroadsèo ad lòaòdlkiniillattitura.
In mezzo ci sono giusto quei vent’anni in cui la tecchinologgia ha fatto passi da gigante, signora mia: i computer che per il prof. Boxleitner erano l’avanguardia nel campo dell’intelligenza artificiale, oggi sono considerati pezzi da museo con cui voi lettori più giovani vi prendete gioco di un povero vecchio come me che ancora si ricorda il primo computer portatile dello zio con lo schermo in bianco e nero e Windows 3.1. Sì sì, ridete ridete. Bastardi. Comunque, dicevamo, i passi da gigante della tecnologia: ormai non passano sei mesi senza che esca una nuova generazione di smartphones, tablets, twitters e quant’altro. Se non fai attenzione – TAC! – il tuo PC nuovo di zecca, da te soprannominato fieramente “la Belva” al momento dell’acquisto per via delle sue prestazioni senza precedenti, è già storia. Se ti distrai un attimo – TAC! – il tuo telefonino è buono appena per giocare a Candy Crush, ma non l’ultima versione ché neanche la puoi installare. Se ti giri per un secondo dall’altra parte – TAC! – qualche furbacchione ti inventa l’intelligenza artificiale.
The Machine è un film che ha vinto già un botto di premi in giro per festival e che parla proprio di questo: c’è uno scienziato che lavora in una struttura super-segreta dove si fabbricano macchine da guerra umanoidi. Siamo in un futuro non tanto distante in cui c’è una nuova guerra fredda, stavolta tra USA/Europa e Cina. Il mondo è sull’orlo della guerra e il governo sta tentando di sviluppare il prototipo di un androide invincibile, indistinguibile dagli esseri umani ma superforte e dalla pelle indistruttibile. Nel frattempo, lo scienziato protagonista, Vincent (Toby Stephens), ha anche creato degli impianti cibernetici in grado di rimettere in sesto il cervello dei soldati gravemente feriti, nella speranza di trovare anche una cura alla malattia degenerativa di sua figlia piccola. Quando la sua assistente Ava (Caity Lotz di Arrow) viene uccisa in un attentato, lui ne utilizza le sembianze per creare il primo androide del tutto umano.
Dove vuole andare a parare il regista, un tizio dal nome improbabile di Caradog W. James? Nonostante la locandina gridi “Terminator”, la sua scimmia è più platealmente Blade Runner. Si parte subito con un test di Turing per stabilire il livello di empatia delle macchine, e già qui è impossibile scrollarsi di dosso il ricordo del capolavoro del fratello scemo di Tony. Se non bastasse, nella colonna sonora ci sono i synthoni anni ’80. È ufficiale che il Carocane abbia voluto dire la sua sull’argomento androidi/A.I., riallacciandosi direttamente a Blade Runner come se il suo film avesse la benché minima speranza di competere nello stesso campionato. Ovvio che invece sia costretto a puppare clamorosamente.
Perché Snoop Caradog è convinto che per fare il film di fantascienza peso e “importante”, basti mettere in scena una galleria di archetipi – il genio asservito al potere ma in fondo idealista, il capo stronzo che vuole i risultati, l’androide che lotta per venire a capo della sua umanità – e farli chiacchierare del più e del meno per due ore. Non si fa altro che parlare in The Machine: ma neanche di temi interessanti eh, quei trip mentali che ti fanno comunque rimanere incollato allo schermo anche se ci si mena poco grazie alla sola forza delle implicazioni filosofiche in ballo. Quelli tipo di Blade Runner, ad esempio. Al contrario, tutti seguono schemi prestabiliti, reazioni modellate sul manuale della fantascienza pesa 101. Fino all’implausibilità: alla terza volta che Vincent grida all’androide di non uccidere mai nessuno, ti viene anche il sospetto che non si renda bene conto di lavorare in un FOTTUTO LABORATORIO DOVE SI BREVETTANO ARMI. È tutto un tira-molla del genere: i personaggi girano intorno sempre agli stessi concetti e non c’è una vera progressione drammatica. Manca un crescendo di tensione e anche di urgenza nelle motivazioni dei personaggi, tanto che anche il finalone, dove finalmente si intravede un po’ di azione, manca completamente di impatto.
Qual è la misura del fallimento di un regista? È una domanda a cui è difficile rispondere, ma limitatamente a The Machine direi che sta nel paradigma Blade Runner/Transcendence: quando parti con l’idea di fare Blade Runner e ti esce invece la versione Asylum di Transcendence, è indice che hai fallito.
Perché giuro che, anche se Transcendence è uscito solo il mese scorso, è il primo film che viene in mente guardando The Machine. La tecnologia con cui Vincent uploada le menti umane trasformandole in intelligenza artificiale è la stessa. Alla fine (lieve spoiler) la usa anche sulla figlia morente, e poco dopo la vediamo parlare con il padre in formato faccetta alla Depp dallo schermo del tablet. È probabile che si tratti di una coincidenza, visto che The Machine ha debuttato ai festival un anno prima dell’uscita di Transcendence (che però era in lavorazione da tempo). Eppure non posso fare a meno di guardare questi due film e pensare: trent’anni fa Blade Runner e Terminator. Oggi: lammerda.
DVD-quote:
“Tra Blade Rrunefps+aslkaiODs kjdoiLa sè’q0wqmmerda”
George Rohmer, i400Calci.com
Ottima recensione, su un solo punto non concordo:
“Fino all’implausibilità: alla terza volta che Vincent grida all’androide di non uccidere mai nessuno, ti viene anche il sospetto che non si renda bene conto di lavorare in un FOTTUTO LABORATORIO DOVE SI BREVETTANO ARMI.”
Ecco, direi che qui il film rasenta quasi il documentarismo: chi lavora in un FOTTUTO LABORATORIO DOVE SI BREVETTANO ARMI in media non ha una minchia di idea di quello che DAVVERO sta facendo.
Ah, la tragedia del banale.
(concordo comunque che il film è abbastanza nammerda)
C’è qualcosa che non mi torna nella tua ricostruzione storica: noi facevamo le prime esperienze con Logo in seconda media. Era il 1986. Forza Panino!
Sì è anche vero, però fa un po’ ridere che Vincent insista così tanto su quello. Un conto è non essere interessato a quello che eventualmente faranno con la tua invenzione – tragedia storica responsabile di tutto, armi atomiche comprese – un conto è che, se lavori in una base segreta durante una guerra fredda che presto diventerà terza guerra mondiale, cerchi di insegnare alla tua arma indistruttibile a non uccidere.
@Steve: ma infatti eravamo indietro con quello, però nella stanza accanto c’erano i 486!
“trent’anni fa Blade Runner e Terminator. Oggi: lammerda.”
Un Oggi che dura da vent’anni per quanto riguarda la fantascienza cinematografica. (Sì, lo so, ci sono stati anche bei film fantascienzi in questi vent’anni, persino recentemente, il punto è che si tratta di eccezioni ad una regola che prevede quasi solo filmmdimmerda.)
Giusto per…la Lotz mi fa sangue, tanto, persino in sta versione cyborg/frigida ma neanche io so spiegarmi bene perchè (cioè esistono patate ben più patate a sto mondo, eppure…)
Cinque altissimo per Fargo!
A proposito di Terminator Donne… qualcuno di voi se lo ricorda “Priorità Assoluta”?? (Eve of Destruction)
Un vero peccato. Non ho ancora visto né questo né Trascendence, ma il trailer di The Machine mi aveva abbastanza convinta, o meglio, mi aveva dato qualche speranza. Curioso che la fantascienza androide si stia accartocciando su se stessa proprio adesso che si dovrebbe trattarla con maggior cognizione di causa…
Il logo ce l’han fatto usare anche alle medie del 95! La tartaruga. Quanti ricordi.
Fra i tanti: risolsi il compito subito nell’ora successiva di lezione. La settimana dopo consegno il compito e la prof me lo boccia. Io le dico che sbaglia, ho fatto bene, lei dice di no e mi mostra il suo risultato sul suo libro di testo. Le dico “facciamo una prova al computer” risultato? Il compito aveva due soluzioni possibili perché anche la mia andava bene. E naturalmente quelli che ci insegnavano, privati del libro di testo non ne sapevano nulla. Ah, i professionisti che insegnano nelle nostre scuole…
Insomma, aneddoti decisamente più interessanti che di ‘sto the machine a quanto pare :D
comunque, parlando di Arrow, ma un articoletto/quellocheè su questo:
http://www.youtube.com/watch?v=Yj0l7iGKh8g
no ?
a me sembra una figata (ma sono di parte magari)
https://www.youtube.com/watch?v=9qEsTCTuajE
come da titolo della recensione
sto film mi ricorda uno di quei ventordici cloni di Terminator che andavano tanto di moda su italia 1 a cavallo tra gli 80 e i 90… i tizi avevano i capelli platinati come questa qui e se non sbaglio molto piu` prosaicamente rapinavano una banca e la situazione veniva risolta da un quarterback di football col carisma del cane di un quarterback di football
P.S.: Io ricordo ancora quando gridavo al miracolo dopo aver aggiornato MS-DOS dal 5.0 al 5.1 sul mio 386DX. Archeologia
Almeno un Premio Jimmy Bobo di consolazione lo volete dare, al povero Caradog, oppure è proprio il caso di lasciarlo a bocca asciutta? Forse sì, non si merita neanche quello.
@Rohmer io l’avrei accostato di più (almeno nell’incipit guerra fredda androide uccisore) ad un altro racconto di P.K.Dick, ossia Modello Due a.k.a. Screamers – Urla dallo spazio.
Però il fato che pipponeggino abbondantemente lo riporta a Blade Runner.
@Magdalena: precisamente, è un’assurdità ed era quello che intendevo nella chiusura, ma forse mi sono espresso male.
@Woody: sicuramente è candidabile!
@ Ace: mi cospargo il capo di cenere e ammetto di non aver mai letto il racconto né mai visto Screamers. Eh lo so. E Philip Dick mi piace pure un botto.
@George, dovresti rimediare con entrambi. Se ti piace P.K. Dick non puoi farne a meno.
Parentesi Trascendence: carino il finale, è un plot twist all’inverso. Carino pure lo spunto da cui parte. Per il resto siamo sempre dalle parti di Limitless.
Screamers è forse il film che più di tutti gli altri si avvicina alla filosofia e alle atmosfere di Dick (peccato il finale: nel racconto è di gran lunga migliore e cinico, peccato abbiano di fatto rovinato il film non mantenendolo uguale).
Da leggere sicuramente il racconto, da vedere sicuramente il film… poi c’è anche una tizia parecchio bona.
;-)
Ah, ovviamente non si tratta di un capolavoro… con qualche ingenuità, è cmq. un buon prodotto a mio avviso.
salve, sto leggendo un pò di recensioni e mi sta passando la voglia di guardare i film di cui trattano ^_^
Mi suggerireste qualche film di fantascienza che valga la pena vedere magari fatto negli ultimi 10 anni?
@maxpower guida galattica per autostoppisti, blade runner, l’impostore, The running man, alien, terminator, looper, guardiani del destino, essi vivono, starship trooper, ritorno al futuro, Godzilla, pacific rim, déjà vu, source code, inception e altre vagonate di film
Maxpower continuo: akira, tetsuo, il terzo capitolo di dead or alive, evangelion la trilogia, edge of tomorrow che esce domani, oblivion, Chronicle, pitch black, riddick 2 e 3, predator, 1997 fuga da new York, il pianeta delle scimmie, 1998 fuga da los Angeles, dr stranamore, dredd, matrix (solo il primo), watchmen, x-men di questa settimana, transformer, trascendence, robocop
Il film non sarà un granchè, ma “temi interessanti eh, quei trip mentali che ti fanno comunque rimanere incollato allo schermo anche se ci si mena poco grazie alla sola forza delle implicazioni filosofiche in ballo” non ce l’ha manco Blade Runner, che pure è un capolavoro, per carità. A meno che uno non considera Roy Batty che parla di bastioni di Orione come ‘na roba seria, eh.
Sto film invece, di per se mediocre, c’ha una caratteristica importante che sembrate sottovalutare: è, insieme a Wargames, l’unico film hard sci-fi di informatica che sia mai stato fatto. Ed era pure ora