“Diavologia”, o del ritorno di quella volta che dopo Lords of Salem abbiamo sentito il dovere di fornirvi modelli di demònio più attendibili o quantomeno più interessanti; per dilettarvi, educarvi o semplicemente ricordarvi che affittare appartamenti d’epoca a New York è sempre un’idea del cazzo.
Quasi un anno fa il sempre tracimante Jean-Claude Van Gogh scrisse la puntata definitiva di Diavologia, la rubrica più amata dai pentacoli; dedicata a Rosemary’s Baby, si riassumeva in una frase che da sola spiegava la grandezza dell’opera di Polanski e fungeva da manifesto per quella sfuggente categoria cinematografica nota come «gli horror anni Settanta, quelli che sono belli anche se non succede un cazzo». La frase era «il diavolo peggiore è quello che non si vede», e potesse Satanasso fare polpette della mia anima se non si applica alla perfezione anche a Sentinel del sempre jimmybobesco Michael Winner.
Film minore se visto all’interno del Grande Disegno, nonostante un cast senza senso che comprende Ava Gardner, John Carradine, Eli Wallach, Christopher Walken, Beverly D’Angelo, Tom Berenger, Jeff Goldblum e persino Richard Dreyfuss, e capirete che a questo facevo prima a rimandarvi alla pagina IMDb del cast, Sentinel è figlio di Rosemary’s Baby tanto quanto di The Omen e, più in generale, di un certo clima culturale e artistico che prevedeva che il modo migliore di fare paura, almeno fuori dal canone più di nicchia di coloro che ci davano dentro con il gore, fosse girare un film il più possibile normale e quotidiano e insinuare, piuttosto che sbandierare, che c’è qualcosa che non va. Sicuramente c’entriamo noi, sicuramente c’entra di nuovo Polanski, e l’approccio verrà poi perfezionato, confezionato e impacchettato per il pubblico più ampio possibile tra i corridoi dell’Overlook Hotel, resta che anche uscendo dai soliti recinti e dai soliti nomi si trova facilmente qualcosa che valga la pena vedere, sempre che non vi dispiaccia assistere a uno spettacolo quasi triviale nella costante attesa che qualcosa si manifesti e la tensione esploda.
Sentinel funziona esattamente così, con parsimonia di Satanasso e un disagio strisciante che permea tutti i suoi novanta minuti. Incidentalmente, tra tutti i film che abbiamo trattato in questa serafica rubrica è quello che ricorda più da vicino Lords of Salem – e lo sorpassa a destra con una naturalezza imbarazzante. SIGLA, quindi!
httpv://www.youtube.com/watch?v=HqcOVzx4CqY
Comincia tutto come cominciano tutti quegli horror degli anni Settanta: c’è una modella, Alison – Cristina Raines, non mi chiedete di provare a descrivervi quanto è bella, non conosco abbastanza parole – che si trasferisce in un appartamento della vecchia Brooklyn – dettaglio che mi ha sempre fatto pensare che un popolo senza storia come quello americano, che ormai da quasi due secoli la propria storia prova a reinventarsela a botte di Grandi Romanzi Americani in senso stretto o in senso lato, abbia costruito un’intera epica parallela di case infestate e manifestazioni demoniache in quartieri risalenti (diamine!) all’Ottocento perché un popolo non è tale se non ha anche leggende e folklore da affiancare alle cronache ufficiali.
Interessa che Winner sia in realtà inglese? Nel momento in cui il film è tratto da un Piccolo Romanzo Americano, no. Ma comunque, l’appartamento della vecchia Brooklyn, dalle cui finestre ben due secoli di storia ci guardano. Due secoli e un prete: Alison ci impiega tre minuti in croce (AH! AH! COME GESÙ!) a incontrare prima la padrona di casa dal sorrisetto saputo e silente, poi il suddetto prete, recluso nella soffitta come una creatura lovecraftiana, a fissare il nulla con i suoi occhi ciechi.
L’altra possibilità, per la bella Alison, è mollare tutto e andare a vivere con l’ex marito di Susan Sarandon (grazie al lettore Aldo che mi ha segnalato la minchiata e me l’ha fatta correggere) e i suoi baffi.

Sopra: qui ci doveva stare una foto dei baffi di Chris Sarandon, ma ho pensato di sostituirla con Cristina Raines.
Rispetto al canone fissato, ancora una volta, da quel film là, Sentinel ha il grande pregio di lasciar perdere le derive familiari classiche con conseguente rottura della pace domestica causa Satana: Alison non vuole sposare il cattivo di La storia fantastica, né vuole con lui vivere, né sogna di avere figli. Vuole indipendenza e tranquillità e solitudine, il che essendo lei donna deve necessariamente fare il paio con nevrosi varie e una certa tendenza nel corso del film a rammollirsi e affidarsi ai possenti mustacchi del fidanzato; ma l’assenza di un nucleo familiare definito che faccia da cuore della vicenda è rinfrescante, originale e ci consente peraltro di spiare Alison in sottoveste svariate volte.
Chiaro che ora del minuto 75 (SPOILER?) i due amanti si saranno ricongiunti e uniti sotto un’unica bandiera – quella dell’eliminazione di Satana, o quantomeno del «cosa cazzo sta succedendo» –, con l’uomo a fare da principe azzurro e la donna a vagare scalza per casa saltando tra una visione psichedelica e l’altra; non fosse così Sentinel sarebbe probabilmente adorato dalle femministe di tutto il mondo, alle quali comunque potrebbero bastare la forza di volontà e la capacità di dipendere solo da se stessa di Alison per farne un’icona. Come scriveva JCVG, «la sua crescente ed esponziale paranoia raggiunge i limiti che la separano dalla follia che la circonda e solo una brusca sterzata di sceneggiatura riporta con intelligenza il personaggio su livelli umani prevenendone il crollo definitivo, ed è questa la scelta migliore che NON POLANSKI MA WINNER potesse fare: aggiungere un po’ di follia e fragilità ad una protagonista descritta nel libro come robusta e tutta d’un pezzo ma senza farla mai finire in territori idiosincratici».
Ma questa è politica posticcia. Il vero motivo per cui Sentinel si fa non solo guardare ma anche ricordare è un altro.
No! Non la gnocca. L’architettura. Davvero: Winner ambienta il film quasi interamente tra gli appartamenti del condominio infestato (poi ci arriviamo), si diverte a mostrarceli in tutto il loro splendore, abitati da un circo itinerante di freak e personaggi inquietanti, poi li svuota, sposta il mobilio, riarreda una stanza per farla assomigliare a quella mostrata nella scena prima e che stava tre piani sopra. Rispetto al dogma kubrickiano del MOSTRARE CORRIDOI! CORRIDOI PAURA!, Sentinel è ancora più intimo, ignora l’angoscia degli spazi di passaggio (e quindi vuoti, inutili, senza personalità, facilmente riempibili dall’arrivo di Satana) per dedicarsi all’orrore d’appartamento. Sono sicuro che da qualche parte nella frase precedente avrei potuto scrivere “non-luoghi” e nessuno avrebbe avuto niente da ridire.
«Sì ma… e? Eh? EH?!». Tranquilli, se lo chiede anche Alison per tre quarti di film. Il punto è che Sentinel è strutturato come un classico horror in cui la tensione cresce subdolamente fino al climax finale, dove “subdolamente” è un eufemismo per “letargicamente”.
Prima Alison incontra il suo vicino del piano di sopra, Charles Chazen, un uomo che gira con un gatto in braccio e un uccello sulla spalla, e se non volete SPOILER saltate pure al paragrafo dopo, perché (contestabile, interpretabile, quel che volete) Chazen È il Satana di Sentinel, lo sfuggente principe delle tenebre le cui gesta andiamo ricercando ormai da secoli in questa nostra rubrica che affonda le sue radici in alcuni trattatelli medievali sulla fornicazione con bestie da soma. È un Satana che sembra uscito da Il maestro e Margherita più che da Legend, educato, cordiale, gioviale, perfettamente in bilico tra cortesia estrema e inquietudine, uno di quei personaggi che stanno un paio di passi a destra della realtà e la cui cattiveria è sfuggente e indefinibile.
Poi Alison incontra la galleria degli orrori che popola il condominio: due lesbiche disgustose una delle quali appena la vede comincia a masturbarsi, una vecchia pazza, una coppia che sembra uscita da uno spin-off deprimente di Fantozzi. L’unico che non riesce a incontrare è il prete, e Winner fa di tutto per far passare l’idea forte che quel tizio immobile dietro una tenda sia malvagio, che la Chiesa abbia un ruolo nelle visioni di Alison, che forse, per una volta, Satana non è il vero cattivo.
Perché giusto!, c’è il fatto non secondario che Alison, che già una volta ha tentato il suicidio, da quando vive nell’appartamento vede le cose. Vede suo padre cadavere che si scopa una cicciona e una laida, poi sviene, poi si rivede mentre prova a suicidarsi, poi sviene di nuovo, e insomma il punto è che fino alla fine le visioni della mia amata danzano delicatamente sul filo sottile che separa la vera psichedelia da uno svarione. E Sentinel cresce, senza che lo spettatore se ne accorga, perché se una ha provato a togliersi la vita cosa c’è di strano se ogni tanto rivive quel momento, persa in un sogno a occhi aperti che di satanico ha poco?
Eccetto che, fate due conti: prete + virginea modella + tentato suicidio = la Chiesa dovrà entrare a gamba tesa prima o poi, no? O forse c’entra la polizia? Perché a parte scoprire che il palazzo dove vive Alison è di proprietà dei fratacchioni, Sentinel sembra, per un’ora buona, un film che non va in nessuna direzione (e qui ancora SPOILER): i vicini di casa di Alison non esistono ma sono solo fantasmi di serial killer morti (!), ma d’altra parte le informazioni sul prete del piano di sopra sono secretate in un archivio secretissimo della Chiesa stessa, e Baffi è indagato per il potenziale omicidio della sua precedente moglie, che forse ci sia di mezzo lui in questa vicenda, che odia Alison perché non vuole sposarlo e quindi si vuole di lei vendicare?
La risposta a tutti questi quesiti, come sempre d’altra parte, risiede in Satana, il Satana di Sentinel, quello che non sai neanche che è Satana e che fa offerte difficili da rifiutare, e arrivati a questo benedetto climax, unica sequenza del film della quale non voglio dire nulla per non rovinarne la gloria lovecraftiana, ci siamo dimenticati di Alison per abbracciare una storia dalla portata molto più ampia, che fa esplodere e sublimare il film transustanziandolo da semplice “horror con la fichetta perseguitata dal dimonio” ad “apocalisse”.
E così, dopo l’inevitabile spiegone finale (sorprendentemente sintetico, lineare e sensato), dopo un finale spettacolare ma buonista, dopo un controfinale presunto shock ma telefonato tre scene prima, dopo i titoli di coda, rimane una domanda: l’abbiamo davvero visto, questo Satana? È successo davvero qualcosa, in questo film? I peli dritti che ho sulle braccia dovrebbero essere risposta sufficiente.
DVD-quote suggerita:
«Satana: non si vede ma c’è!»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Bravo Stanlio, stasera lo recupererò….La tipa ricorda anche Olivia Munn di faccia ma un pò più magretta. Una figa cmq.
Cazzo il finale di questo film. Una delle robe più disturbanti dai tempi di Freaks.
venduto.
Mi hai incuriosito abbestia. Bella recensione, bravo Stanlio come al solito!
Una volta al torrente cercavo Sentinel con Michael Douglas, ho pescato questo…mai errore più gradito!
Le foto messe ingannano. Cercando con Google è chiaro che la Raines è si una modella, ma da catalogo della Pozzi-Ginori…
Grazie infinite, ragazzi. Uno dei miei film preferiti, che peraltro, per chi fosse interessato alla prima visione, sta girando in heavy rotation su Horror Channel di Sky.
Chiedo scusa, ma è da tempo che volevo dirlo: esprimo un sentitissimo ringraziamento a Quantum Tarantino, che in data 30/01/2014 mi ha segnalato semplicemente la più bella serie di sempre con protagonista “White trash”: Banshee.
Gran belle rece.
Praticamente bulgakov incontra saramago in un bar e scrivono la sceneggiatura, in un contesto tipo tom waits e iggy pop in coffee and sigarettes.
La tipa effettivamente ricorda molto olio a munn
Ocio che Chirs Sarandon è il MARITO (anzi l’ex) di Susan… e non il fratello! Lei poi, anche da divorziata, ha conservato il cognome… prima di risposarsi con il regista de “il ragazzo del pony express”….
se si fa il contest del finale + disturbante io voto Il profumo della signora in nero
cmq questo citadel tocca recuperarlo
@Aldo: grazie caro, corressi.
Mai visto. Tocca rimediare subito. Mi butto sul torrente.
da rivedere!!!!!! bella rece!
Ah, lei è la cowgirl figa di Nashville.
Gran rece di un film che non ho mai preso colpevolmente in considerazione.
Winner era un signor regista, almeno in quegli anni.
Devo togliermi il vizio di guardare i film all’una di notte. Mi avete fatto venire una gran voglia di vederlo questo sentinel, ma potrei infelicemente farmela sotto.
Proverò. Bella rece.
P.S. Smettetela di tirar Lovecraft in ballo. Tira troppo, mi sento obbligato a guardare così.