Qualche anno fa, quando ho visto Dead Snow per la prima volta, forse ero un cagacazzo peggiore di quello che sono adesso. Ricordo di aver pensato che fosse troppo anche per me, che occhei l’essere raffazzonati, il low-budget e la voglia di imitare La Casa e il primo Peter Jackson nel suo essere povero ma efficace, ma a tutto c’è un limite, anche e soprattutto alla mia capacità di sopportare horror amatoriali. Quando poi, ancora da lettore affezionato, lessi su queste pagine un’opinione che più o meno incontrava la mia impressione che ci fosse più gore gratuito che vere e proprie idee mi misi l’anima in pace pronto ad affrontare anni di battaglie con chi poi sarebbe arrivato lì dicendomi “Ti piace l’horror? Ma allora hai visto Dead Snow! Che figata!”. La risposta “eh, mh, no” non è mai stata accettata, e delle amicizie sono state messe in gioco.
Io e la Norvegia, però, abbiamo sempre avuto cose da dirci. La mia prima recensione, ad esempio, parlava di ninja norvegesi applicati a un contesto socio-politico che qualsiasi persona non norvegese non avrebbe mai capito del tutto, ma ne parlai con entusiasmo. Dopo tre anni ancora me lo ricordo, quel momento, quando la Norvegia mi trasformò nel redattore che sono adesso, ed era quindi destino che alla fine io e Tommy Wirkola saremmo diventati amici, prima con quel capolavoro di Hansel & Gretel e poi, per conferma, con Dead Snow: Red vs. Dead, un sequel che, per fortuna, non ha nulla da spartire con il suo predecessore tranne l’ossessione con Sam Raimi e un po’ del tono generale.
Così come La Casa 2, il film comincia con un riassuntone del film precedente e l’aggiunta di qualche scena per dare del senso al tutto. Si riparte col nostro protagonista che si motosegò via il braccio, ora ricoverato in ospedale e, in un incredibile twist di eventi, con un nuovo braccio cucito addosso: quello di Herzog, il capo dei nazzombi, che lo perse, se non sbaglio, già nel finale del primo (o forse no). Così come ne La Casa 2, insomma, il nostro protagonista ha una mano indemoniata che per un po’ fa decisamente il cazzo che gli pare, poi i due scendono a compromessi e iniziano a fare cose pazzesche tipo creare un’armata di zombi. In un piacevole twist di eventi, questa storia di zombi non è la solita storia di zombi in cui questi arrivano, mordono e morta lì; questa è una storia di zombi un po’ magica in cui Herzog è uno zombi intelligente e consapevole che ha il potere di resuscitare i morti e piegarli al suo servizio. Forse la cosa era abbozzata nel primo film ma, così come ne La Casa 2, qui le bozze hanno passato la revisione finale. Herzog ha, tra le altre cose, anche un personalissimo dottore zombi che, all’uso, gli aggiusta i soldati feriti con pezzi di fortuna. Se non si fosse capito, è il mio zombi preferito.
Chi conosce bene il cinema di Tommy Wirkola, quindi almeno da quella belinata di Kill Buljo, sarà felice di sapere che qui il suo caratteristico miscuglio di commedia, satira, irriveranza e cuore è portato ai massimi livelli di libertà e fotteseghismo: ogni intenzione di fare un horror anche solo per sbaglio pauroso è stata abbandonata e ogni singola parte e trama parallela è dedicata a un tipo preciso di genere e approccio. Gli zombi si occupano della commedia più grafica, fatta di sangue, organi interni e svariati liquidi corporei, nonché esplosioni, magia, morte e miracoli, ma anche amore, lacrime e saggezza. Gli americani, tra cui spicca il sempre imperdibile Martin Starr, sono forse la parte più debole del tutto, ma funzionano per l’autoironia, il fancazzismo e lo spaesamento di una persona non norvegese di fronte a un film norvegese nonostante questo sia di un genere tutto sommato sdoganato in qualsiasi paese. Il dipartimento di polizia, infine, si occupa della satira e della commedia più slapstick, quella delle porte in faccia e delle cazzate, ma soprattutto quella della presa per il culo più sfacciata. È la parte più norvegese del film, quella dedicata ai norvegesi che odiano l’incompetenza della polizia locale, i cui sottotesti e strizzate d’occhio saranno capiti solo da loro, i norvegesi, ma non temete: fanno ridere comunque. Il nostro protagonista con la mano del nazzombi unisce il tutto, portando con sé dell’emozione, del cuore, una storia d’amore e degli abusi sugli zombi. Così come La Casa 2, insomma, l’approccio si è spostato dall’horror alla commedia più splatter, tirando fuori un tono irresistibile e memorabile nonché uno dei finali migliori dell’anno sulle note di Total Eclipse Of The Heart (vedi spoiler a fine articolo).
Ora, lasciando perdere il paragone con La Casa 2, comodo e divertente ma chiaramente su tutto un altro livello per quanto riguarda la storia del cinema a tutto il resto, e parlando seriamente: Dead Snow 2 è un film girato per essere il più stupido e irreverente possibile ma con una serietà tecnica invidiabile che dovrebbe essere l’esempio fondamentale per chiunque voglia cimentarsi nella commedia splatter, soprattutto quelli che vedono il fare cinema come una scusa per copiare male i loro miti.
Tommy Wirkola in una mancia d’anni ha fatto dei progressi incredibili, superando qualsiasi potenziale mostrato nei suoi film più poveri, e ha qui confermato in maniera definitiva come non gliene freghi un cazzo di tutto il resto. Tommy Wirkola fa il cinema che pare a lui, e non è nemmeno il suo pregio migliore.
DVD-quote:
“Sicuramente la miglior Commedia Horror 2 dai tempi de La Casa 2”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
SPOILER:
Ho visto Død Snø 2 un paio di giorni fa e debbo dire che mi trovate solo parzialmente d’accordo.
Se il primo, per quanto molto raffazzonato e frenato dal budget esiguo, suonava fresco e appassionato, nel secondo Wirkola pare essersi lasciato prendere la mando dall’entusiasmo suscitato in precedenza.
Død Snø 1 aveva chicche splatter da appassionati e continui riferimenti in grado di far annuire soddisfatti gli appassionati del genere. La testa aperta in due con un primo piano del cervello che schizza intero sul pavimento, il tizio ciccione che indossa solo t-shirts filmiche, l’ovvio riferimento a Campbell nell’armata delle tenebre, ecc. Manteneva inoltre ironia da commedia e survival horror in una giusta proporzione e non si dilungava troppo in dialoghi di spiegazione di quanto sta succedendo (che, se in un film ve n’è bisogno, servono solo se non si è in grado di renderle per intero e in modo chiaro visivamente).
Il secondo è più piacione e nel contempo meno curato e a mio parere mooolto fancazzista.
Zombie parlanti? Medici-zombie? Poteri pseudo magici?
Non capisco se cerca di riformulare gli standard del genere zombie o continua solo a giocare e nel contempo a strizzare l’occhio allo spettatore chiedendo di passar sopra a questi sovvertimenti.
Pregevole(?) la scelta di inserire Gunther (www.youtube.com/watch?v=z13qnzUQwuI) nella colonna sonora per strizzare l’occhio agli internet fan in cerca di cose strane che in parte hanno dettato il successo del capitolo precedente…
Nel complesso mi sono divertito ma parecchie cose, da amante del genere, mi han fatto storcere il naso.
Scusate, ma a me il primo era piaciuto. Non un capolavoro, ma un film onesto con un buon ritmo e trovate intelligenti. Poi, è vero che il citazionismo ha rotto le balle, ma Wirkola non mi è parso abusarne. Questo penso lo vedrò presto.
Mi metto in fila dietro a Rocco Alano (no pun intended): anche a me il primo era piaciuto un sacco.
Non vedo l’ora di gustarmi il secondo, la trama promette bene e so che la mia sete di trash verrà placata abbondantemente.
Il primo aveva atmosfera, riusciva a mettere tensione e lo splatter era ben dosato in modo da far sorridere e rabbrividire. I personaggi erano approfonditi il giusto e la storia, nella sua semplicità ed onestà, riusciva a tirare fuori scene di una certa potenza visiva.
In questo seguito ho visto una bassa, bassissima commedia basata su stereotipi e fluidi corporali. Il vomito non fa ridere, gli americani che parlano solo di Star Wars nemmeno. Inoltre lo splatter si riduce ai minimi termini.
Insomma, abbiamo gag infantili (tutte quelle dei poliziotti, tutte quelle dello zombie riportato in vita a nastro, tutte quelle degli americani… insomma, tutte.), abbiamo una trama esigua e piena di buchi (come fa il protagonista a portare a valle un esercito di russi in tempo? Per raggiungere il posto non hanno guidato per ore?), abbiamo un finale così becero che me lo sarei aspettato da un cinepanettone in salsa horror.
La scena della battaglia finale del primo film era epica, quella del seguito è semplicemente una scazzottate tra una cinquantina di comparse in un campetto, e non è girata neanche bene.
il primo mi aveva intrattenuto il giusto, questo prima o poi me lo sparo…
Concordo, in pieno, ho pubblicato qualche giorno fa una rece speculare. Memorabile il risveglio dell’Armata Rossa zombie ed i tentativi di massaggio cardiaco al bimbo, con effetti disastrosi. Oltre a Raimi e Jackson, io ci vedo anche Mel Brooks.
La missilata sulle donne con passeggino e lo zombie amico usato per smollare la macchina impantanata mi hanno fatto ridere
A me non è piaciuto granché invece. L’ho trovato troppo prono davanti alla cultura nerd, autoreferenziale quando esplicitamente dice che mai era successo che gli zombi agissero così.
Forse mi aspettavo qualcosa di più incisivo, mentre in fin dei conti non mi è sembrato più di una mezza cazzata.
So già che mi darete del grammar nazi, però un errore così marchiano da voi non me l’aspettavo…
pronto ad affrontare anni di battaglie con chi poi sarebbe arrivato lì e mi avrebbe detto “Ti piace l’horror? Ma allora hai visto Dead Snow! Che figata!”
Visto che di solito le recensioni sono scritte in un italiano assolutamente impeccabile (cosa che giustamente avete più volte rivendicato), questo stona proprio…
Scusate, ero convinto di averlo già corretto in bozza.
Questo ancora non l’ho visto, ma del primo ho un ottimo ricordo, mi metto pure io in fila dietro Rocco…
concordo a metà. Tutta la prima parte è davvero misurata, le gag in ospedale mi hanno veramente piegato e tutto è filato liscissimo fino all’arrivo della zombie squad in terra norvegese. Poi il film mi pare svacchi abbandonandosi totalmente al trash pure con botte e risse da stadio che fanno perdere molto al film. Ovviamente anche dentro alla seconda parte/marasma ci sono un sacco di piccole gag guduriose (con quel finale poi) quindi il risultato lo porta a casa tranquillamente ma se avesse saputo controllarsi un minimo di più per tutto il tempo sarebbe potuta essere tranquillamente una delle migliori horror/commedy di sempre.
Sono anni che ho lì il primo a prendere la polvere, forse è venuto il momento di guardarlo e attaccarci anche questo!
Appena visto. Io appoggio il team che considera il primo uno slasherino del canovaccio capanna sperduta senza infamia e senza lode come se ne vedono molti, di cui infatti anche col riassuntone iniziale non ricordavo nulla.
Qua invece idee fresche ce ne sono a bizzeffe oltre ad amore autentico per la vecchia scuola. Poi è anche vero che se nei momenti migliori siamo ai livelli del miglior Peter Jackson horror o del Ritorno dei morti viventi di Dan O’Bannon, qua e là c’è qualche incertezza e strizzata d’occhio di troppo (vedi i nerds).
Però dai, nel complesso ci si diverte un bel po’. Fosse stato prodotto in Italia a quest’ora saremmo tutti qui – pure giustamente – a gridare al miracolo. Anche perché ormai un horror decente è più facile che venga girato all’Isola di Pasqua che da noi.