“1 minute of romance. 100 minutes of non-stop carnage”. Ve la ricordate la frase con cui The Raid è piombato nella storia del cinema scuotendola dalle fondamenta, lasciando noi regaz con la voglia matta di imparare il Silat e scaraventare gente su balaustre, e molti produttori hollywoodiani a rannicchiarsi nel vano doccia sotto l’acqua gelida con lo sguardo perso nel vuoto?
“1 minute of romance. 100 minutes of non-stop carnage”. Una dichiarazione d’intenti di una potenza espressiva senza precedenti, sicuramente non concepita da Gareth Evans ma dal reparto marketing, eppure sintesi perfetta di quello che un capolavoro come The Raid prometteva di fare, e che ha fatto in tutti i sensi. Una promessa talmente cazzuta e concettualmente insuperabile, che nel sequel lo stesso Evans ha fatto un passo indietro, in un certo senso, e ha capito che doveva aggiungerci una trama più complicata, aderire ad altre strutture del cinema d’azione (quelle dello sbirro sotto copertura, solo contro tutti) e aumentare il minutaggio. Replicare quel geniale “lampo in una bottiglia” era cosa impossibile. Lui lo ha capito. Tutti gli altri no.
E per “tutti gli altri” mi riferisco agli americani, che sono duri di orecchie in questo reparto. “Ehi quel film dalla chimica rarissima e irripetibile ha fatto un successone, che ne dite di rifarlo?”. Un ossimoro talmente grosso che mi costringe a usare la parola “ossimoro”, a me che sì e no nella mia vita ho letto il cartello condominiale che mi informava della chiusura del gas. Ogni volta che vedo i produttori americani tentare operazioni simili mi viene da chiedere “Ma che hanno in testa?”. Non capisco mai se siano incredibilmente scaltri o terribilmente stoopidi. Propendo per la seconda ipotesi. Sigla!
httpvh://youtu.be/6VpwTujzBRs
Arriviamo a Extraction, film direct to video. Ma che dico direct to video, direct to web. Perché Imdb mi informa che questo è stato “Il primo film prodotto da uno studio fatto specificamente per Internet”. Scatta corposo il LOL quando, nella riga sotto, si legge: “Premiato ai 18mi Annual Webby Awards per la miglior sceneggiatura di un film o video online”. Ma se non ne avevano mai fatti prima di film “specificamente” per la rete, scusate, come faceva a esistere la categoria “Online Film” e soprattutto contro chi gareggiava Extraction?
Comunque. Gli americani ci hanno già provato a sfruttare l’idea di The Raid in quel remake praticamente istantaneo che era Dredd. Che poi non si è mai capito se lo sceneggiatore Alex Garland e il regista Pete Travis avessero fatto in tempo a vedere The Raid, ma tant’è: le somiglianze sono talmente clamorose che non posso credere fosse un caso. Tipo la scena in cui il boss prende l’interfono e invita gli inquilini del palazzo a eliminare gli ospiti indesiderati. Lo fa Ray Sahetapy e lo fa Lena Headey. Lo fa anche Vinnie Jones in una scena di Extraction, ma mi sto precipitando troppo. Torniamo al film.
Extraction sposta l’ambientazione da un condominio a un carcere di massima sicurezza ceceno, dove un team di Black Ops americani deve infiltrarsi per catturare un famoso terrorista prima che venga giustiziato e si porti informazioni vitali nella tomba. Nel team c’è Mercy Callo (Jon Foo, chiaramente scelto perché ricadeva nel formato “Iko Uwais”), una recluta con la fama di essere indisciplinata e che potrebbe avere un interesse personale nel far fuori il terrorista, colpevole di aver organizzato un attentato su un volo di linea costato la vita ai suoi genitori. La squadra è supervisionata da Danny Glover, nei panni di Generico Ufficiale con Trauma alle Spalle, e da Mikey dei Goonies. Oh, dimenticavo di dire che nel gruppo potrebbe nascondersi una talpa del nemico.
Tony Giglio, regista, sceneggiatore e autore di Centravanti a quattro zampe (true story), deve aver speso una fortuna in telefonate. Sicuramente ha esaurito il credito del suo iPhone a forza di chiamare a uno a uno gli amici in rubrica per rivelare in anticipo tutte le svolte della sceneggiatura. SPOILER, per quel che vale. Ehi c’è un traditore tra le fila dei buoni, chi sarà mai? Il negro saggio con figlio morto suicida o lo yuppie facciadimerda? CHI? Ehi, il terrorista è famoso perché è solito ingaggiare dei doppi per sfuggire alla cattura. VUOI MAI CHE USI QUESTA TECNICA ANCHE STAVOLTA? FINE SPOILER. Giglio è come un bambino a cui hanno regalato un set da illusionista, che si prodiga in una serie di numeri di magia convinto di essere bravissimo, mentre in realtà i genitori stanno simulando stupore pur avendo visto tutti i trucchi da un chilometro di distanza.
Vogliamo parlare dell’azione? Vogliamo parlare delle arti marziali? Parliamone. In The Raid, ma pure in Dredd via, si avvertiva la sensazione che un intero esercito di disperati fosse alle calcagna dei protagonisti e che ad ogni angolo avrebbe potuto nascondersi una nuova insidia. La sensazione di claustrofobia era amplificata dall’orgia di corpi accalcati in una lotta caotica e sgraziata o lanciati alla rinfusa verso spigoli contundenti. Qui Mercy avanza in una PRIGIONE DI MASSIMA SICUREZZA SOTTERRANEA e incontra qualche guardia ogni tanto, mena due calci e pugni e buonanotte. Anche quando Vinnie “fottuto” Jones, nei panni perfetti del direttore sadico, decide di aprire le celle e fa il canonico discorso “Chi li prende lo lascio andare”, la popolazione carceraria è tragicamente sotto le aspettative, e tutto si risolve in un duello – anche qui, la Telecom si è ingrassata – tra Mercy e il capo dei detenuti. Scena che per altro solleva una domanda non da poco: ma se Vinnie Jones aveva detto “Chi li cattura avrà la grazia”, non sarebbe stato più sensato (e più divertente) vedere i detenuti competere tra loro per la ricompensa, magari anche menandosi e favorendo così i protagonisti? Cosa sperate, che Vinnie vi lasci andare tutti se consegnerete i marrani insieme? Ma l’avete visto in faccia?
La regia non è nemmeno pessima e le coreografie sono rese anche in maniera chiara, ma la fotografia digitale è di un tale piattume che fa venire voglia di cavarsi gli occhi, così come i set tra i più scarni e generici visti in una produzione home video e sangue e ferite realizzati SEMPRE al computer. Non aiuta che un paio di bei momenti – su tutti, Mercy Callo (oddio, ogni volta che lo nomino mi viene in mente questo) che lancia una granata con di sottofondo l’Inno alla Gioia – si infrangano miseramente sullo scoglio del coito interrotto. Finale compreso.
Altri pensieri sparsi: il bromance forzatissimo tra Mercy e il terrorista col gilet (che nonostante si chiami Rudolph Martin con l’accento sulla “i” ha un sospetto accento meregano), i prigionieri del carcere ceceno che parlano in inglese tra loro, il direttore libanese-ceceno che parla con spiccato accento british (e ok che ha la madre inglese, però dai…). Avrete capito che l’attenzione per i dettagli non è cosa.
Ora, io mi rendo conto che di fronte a un prodotto come questo, con risorse limitate e un target diverso da quello cinematografico, sia necessario abbassare le pretese. Non ha senso aspettarsi un film al livello del modello già citato – e nel caso di The Raid, non ha senso neanche quando parliamo di un film da cinema. Però almeno è lecito pretendere di non rompersi i coglioni a morte. Purtroppo Tony Giglio non aveva ricevuto il memo a riguardo.
Il finale aperto mi ha fatto molto ridere. Sta’ a vedere che nel sequel Mercy si infiltrerà nei ranghi di Al Qaeda per porre fine al terrorismo internazionale.
DVD-quote:
“Pensavo fosse un film sulla tombola”
George Rohmer, i400Calci.com
PS: in premio una fornitura annuale di Guns & Ammo a chi coglie la citazione di Snatch. Dai che non è difficile.
OT
scusate scusate davvero ma in occasione della “ristrutturazione” della trilogia del dollaro…. non avete nulla in programma?
che tristezza che mi mettono queste “operazioni”, perchè alla fine non è altro che questo, sarà stato scritto in un paio di giorni e le riprese saranno durate 2 settimane, al grido di “dai che lo facciamo anche noi!”. Poveretti.
io invece ho apprezzato molto il rimando a Mio Cugino Vincenzo
Film così mi fanno venire il malessere.
Tre cose che mi hanno fatto ribaltare dal ridere:
– l’uso a strafottere di musica classica di dominio pubblico, durante la quale ti immagini Tony Giglio che strizza l’occhio e dice “ve’ come sono furbo che contemporaneamente risparmio soldi e aggiungo un po’ di feeling epico a cazzo”
– lo script che prevede circa diciotto momenti in cui qualcuno si chiede perché minchia il protagonista si chiama “Mercy Callo”, che evidentemente era un argomento che stava a cuore al nostro sceneggiatore
– la peggior fotografia tipo di SEMPRE
Queste cose fanno tremare…e quando (se) uscirà il remake di The Raid? Bestemmie
La cosa più imperdonabile è il discorso legato al budget. Di là con lenticchie e fagioli ma con tante idee geniali hanno tirato fuori un capolavoro. Con questo, con più o meno lo stesso piatto di ceci, LA cagata
@steven: guarda, non e’ sicuramente per difendere Extraction, ci mancherebbe, ma questi discorsi c’entrano solo fino a un certo punto. The Raid e’ un film che Gareth Evans si e’ progettato e girato per lo piu’ tra amici con tutta la calma che gli serviva, ma quando fai un prodotto di questo genere il tempo diventa quasi piu’ prezioso del denaro e spesso hai meno quello che contanti.
@nanni mah nn so se fosse colpa del tempo risicato, ma già quando gli sfanculano l’irruzione con 2 fari di merda puntati e conseguente azione casuale a me è salita una tristezza assurda. Secondo me anche se gli davi altri 3 anni per finire con tutta calma e vedere un paio di suoi parenti morire di fame, questo qua tirava fuori la stessa identica cagata se non peggio. E’ girato di merda, recitato peggio, coreografato da un mongoloide, lungo, incasinato…se ripenso alle pochissime scene che ricordo mi viene il malessere. Che poi il protagonista era quel tizio lì di tekken, cosa gli è successo sembra fantozzi quando va a dar gli esami a scuola e si tinge i capelli di nero per sembrare giovane
@schiaffi: ma si’, questa e’ la serie B piu’ classica. I tempi per ‘sta roba son sempre quelli. Gli autori mostrano schizzi di vitalita’ mal distribuiti nella faccenda del nome del protagonista e nell’uso a cazzo della musica classica, ma per il resto sono i piu’ ovvi luoghi comuni e il contare sulle spalle degli attori piu’ noti, Vinnie Jones su tutti. Con un ipotetico maggior tempo a disposizione avremmo avuto forse qualche coreografia migliore (Jon Foo ha dimostrato altrove di essere bravino) e magari qualche smarmellamento in meno in fotografia, poco altro. Era piu’ un discorso generale che riguarda tutte le volte che pubblicizzano un film perché “e’ costato pochisssimo signora mia”, quando poi scopri che e’ stato fatto da amici nel tempo libero con nessuno che correva loro dietro, e cosi’ son capaci un po’ tutti.
George Rohmer, con gli Iron Maiden di Somewhere in Time mi avevi già comprato, ma alla scena di Jerry Callo è partito l’applauso.
@nanni
“e cosi’ son capaci un po’ tutti” a parte quelli di The Battery
Quindi Glover non ha ancora finito di pagarsi il mutuo?
Nanni mi ha ricordato di una cosa che non ho messo nella rece, la storia del nome di Mercy Callo preso per il culo ogni due per tre. Quanto deve essersi sentito sagace il signor Giglio?
E comunque la differenza tra questo e The Raid sta nel fatto che l’altro è diretto da un genio. Punto. Con pochi soldi il genio ti tira fuori il capolavoro, il bravo mestierante un film superiore alle aspettative, il poveraccio la cagata colossale.
@Q: discone, filmone.
@Nanni: comprendo il punto. Però a) non sono sicurissimo che The Raid sia poi stato un film dalla lunga gestazione
b) la discriminante maggiore per me rimangono sempre le idee che uno ha. Mi sa che in questo film, a prescindere dal numero di ciak realizzati, mezzi e attori presenti, a idee stiamo a zero
@steven: e invece e’ stato superiore alla media. Tre mesi per una sola location, se non ricordo male. E’ il motivo principale per cui al Gareth non sono ancora fioccate delle grandi offerte da Hollywood.
La b) e’ ovvia, come dicevo non stavo certo cercando di difendendere Extraction, ma paragonare la situazione produttiva di due film guardando solo il lato monetario mi pare in generale largamente incompleto.
Facevo un discorso simile anni fa qui:
http://www.i400calci.com/2010/02/paranormal-wait-for-it-entity-si-e-la-asylum/
A dire il vero si è sempre detto e pensato che The Raid fosse la copia (indonesiana e con robe incredibili) di Dredd per una serie di circostanze e non viceversa. Ma Evans è arrivato prima e ha fatto qualcosa di straordinario quindi nulla da dire. O forse no, dato che tutti sono arrivati dietro a un certo Die Hard.
@nanni: ero convinto del contrario. In effetti ora che mi ci fai pensare, se è vero che il final fight del 2 ha richiesto decine di giorni, il nostro potrebbe avere questa pregio/difetto
c’è un altro Extraction, con bruce willis e gina carano.
porcata pure quella?