Partiamo a bomba perché le cose da dire sono tante, lo spazio è poco e il capoufficio (il vostro) potrebbe spuntare da un momento all’altro da quella dannata porta. Per capire la trilogia di Cube dobbiamo andare alle origini e analizzare la scintilla che ha dato vita, nella mente del suo genitore (quel Vincenzo Natali che abbiamo già avuto modo di apprezzare in Splice) alla prima delle tre pellicole. Dunque: Cube nasce sostanzialmente dall’ambizione di Natali di realizzare un film. Non QUEL film. Un film, uno a caso.
È il 1997, e il canadese Vincenzo (gravato dal peso di portare un cognome così senza avere nemmeno un minimo di baffi a giustificarlo) vuole girare un film per rimorchiare le tipe. Vincenzo però è un ragazzo pragmatico e sa che se anche gli dice culo avrà i soldi si e no per pagare gli attori. Le soluzioni sono due: o trasformarsi in uno studente del DAMS e girare un uno di quei film con una lunga voce fuori campo, un tipo triste seduto ad un bar, alcuni cazzi di uomini illuminati a intermittenza e qualcuno che urla a un certo punto “Jamais!”; oppure fare un film in cui sfruttare una sola location e, con qualche escamotaggio, trasformarla di volta in volta in qualcosa di diverso. Insomma: moltiplicarla. “Oppure potremmo filmare Ryan Reynolds in una bara per un’ora e mezza…” dice Gianni, venendo coperto di sputi e insulti giacché nessuno sa ancora chi è Ryan Reynolds. Ecco, così nasce Cube. 90 minuti di tentativi di sopravvivenza -e comprensione- di un gruppo di persone che, senza alcun motivo, si ritrovano in una struttura composta da stanze tutte uguali tra loro (nella realtà sempre la stessa illuminata di luci diverse). In alcune stanze ci sono delle trappole letali. In altre no. Il resto è bodycount e interazione tra i personaggi in cerca di una via di fuga. Un film realizzato per far un film in cui le cose accadono perché “nei film solitamente le cose accadono”.
È una cosa cattiva? Gesù marimba, no! La totale assenza di un benché minimo desiderio di dare una forma a quello che vediamo a schermo, che non sia solamente e prettamente giustificativa dell’azione contingente, è in assoluto l’elemento di forza di Cube che, ancora oggi, è un esempio brillante di claustrofobia applicata su celluloide. La sensazione di totale smarrimento, che deriva dal fatto che non esiste un motivo per cui i protagonisti vengono catapultati in un gioco al massacro (e non esiste davvero, nemmeno nella mente del regista/sceneggiatore), rende Cube un’opera terribilmente angosciante. D’altro canto dare i nomi alle cose, trovare dei motivi o delle ragioni per cui accade un evento drammatico è un modo per esorcizzare l’evento drammatico stesso. Il concetto di “imperscrutabilità del volere divino” nasce proprio da questo: dall’esigenza di dare risposte laddove esse non ci sono. Cube è un esempio di rarissimo e purissimo nichilismo. Il Cubo di Natali è il problema e la soluzione stessa: al di fuori di esso non esiste altro giacché il Dio-regista non si è curato di crearlo. Sì ma il film com’è? A parte che se non l’avete mai visto, è male, Cube è un bell’esempio di come con due spicci e una buona visione d’insieme -oltre che a un minimo di budget (circa 300mila dollari al netto degli effetti speciali che sono stati fatti gratis)- si può realizzare un buon film. Anche se hai a disposizione solamente il garage. Le inquadrature sono riuscite, la fotografia fa tutto quello che deve fare e le intuizioni per i vari traccobetti non dispiacciono. Il gore è settato fisso sul 7, con un inizio molto caldo e al fulmicotone che ancora adesso che ci penso dico “Oggesù la faccia sciolta”. E infatti il film incassa abbastanza bene, rientra delle spese e porta un altro duecentino nelle tasche dei produttori che decidono che vale la pena pensare a un seguito. Prima di passare però al secondo capitolo, c’è bisogno di fare un piccolo inciso. In Cube compaiono un soggetto mentalmente disabile e dei numeri (che lentamente vengono decifrati per quello che sono realmente dopo alcune interpretazioni sbagliate che aiutano a far morire la gente). Numeri, cubo, disabile: segnato? Ok. Andiamo avanti.
Sono gli anni 2000, il Millennium Bug è stato sconfitto senza che tutti i computer del mondo collassassero facendoci ripiombare nel medioevo e l’umanità vive un momento di autostima sconsiderata. Nulla sembra impossibile, tutto è a portata di mano. Basta crederci. E infatti da lì a due anni escono cose come American Psycho 2, Avenging Angelo, Paura.com e Snow Dogs – 8 cani sottozero. Film le cui premesse già sulla carta parlavano di fallimento colossale ma che in quell’epoca di delirio superomista hanno ugualmente trovato la luce. Ah sì, nel 2002 esce anche Cube 2: Hypercube. Lo dirige Natali? Ma va. Vincenzo che, dopo l’effimero ma concreto successo di Cube, ha risolto il suo problema legato all’accoppiamento, pensa che il gioco non valga più la candela. Come lui stesso dice, girare in un cubo è una sbatta micidiale. E dice anche un’altra cosa: come abbiamo scritto sopra, l’idea alla base di Cube non esiste. Ed è già difficile tirare fuori un film da un mondo inesistente, figurarsi due. Non è stupido Vincenzo, non è italiano laqualunque che fa l’idraulico e va in giro a spaccar mattoni in salopette. Vincenzo è un regista mediamente intelligente come lo sono più o meno tutti i registi a questo mondo. E infatti Cube 2 lo gira un direttore della fotografia. Ora, io non so se Andrzej Sekuła (che fino a quel punto era stato “solo” direttore alla fotografia di Le Iene, Pulp Fiction e Four Rooms di Tarantino) sia stato la prima scelta della produzione, ma ho la nettissima sensazione che nessun regista con un minimo di esperienza alle spalle se la sia sentita di tentare il suicidio di dare un seguito a un film privo di contesto quale Cube è. Natali lo dice chiaro “Cube era un osso senza molta carne intorno. Ci poteva mangiare giusto uno e quell’uno sono stato io”. Giù il cappello di fronte all’onestà. A scrivere Hypercube viene poi chiamato un altro disperato: Sean Hood, scrittore alla sua prima esperienza che in curriculum, ancora oggi, può vantare tra le sue maggiori produzioni, oltre a Cube 2, solo Halloween Resurrection e il Conan di Nispel. Complimenti alla mamma. Immagino che per il dinamico duo Sekuła-Hood il problema si sia posto bello chiaro sin dall’inizio. Per aggirarlo fanno la peggiore mossa possibile, si concentrano sull’elemento scientifico. Ora potete prendere in mano il promemoria di prima. Cosa è Hypercube? È un film sui numeri che si avventura nel territorio spinosissimo della matematica pura (si parla di un ipercubo e di un tesseratto cioè di un “ipercubo svolto”), della fisica quantistica e ci butta dentro anche qui un disabile (la studiosa di matematica tutta matta con problemi di Alzheimer). “Ma sì, facciamo come quello là, Darienarski che vedi che viene bene”
“Ma chi? Dostoevskij?”
“Ah boh, io li confondo tutti ‘sti cinesi”.
Ma prima di procedere nel mondo della quarta dimensione è indispensabile fare un piccolo ripasso delle basi della geometria a due e tre dimensioni con un filmato particolarmente formativo che consiglio a tutti (dura un’ora e mezza, mettetevi comodi)
FLATLAND:
httpv://www.youtube.com/watch?v=Mfglluny8Z0
Ci siete? Benissimo. Spiegazione dell’ipercubo, del tesseratto e della quarta dimensione for Dummies (provided by mr. Bongiorno Miike con la supervisione del dr. Nadir Murru PhD in Teoria dei numeri e ricercatore in matematica dell’Università degli Studi di Torino – Palazzo Campana).
Cosa è un cubo? Un cubo è sostanzialmente il risultato di un’unione di quadrati (6 per l’esattezza) che, vissuti sempre sulle due dimensioni, di colpo decidono di farsi un giretto “fuori dai confini del conosciuto”, scoprono la terza dimensione e si trasformano, per l’appunto, in una figura tridimensionale. Nella figura sopra potete vedere i quadrati che formano un cubo prima che si uniscano nella terza dimensione, ovvero lo “sviluppo” di un cubo nel piano.
Ora. Immaginatevi di essere dentro a una stanza che è un cubo perfetto e siete coricati proni sul pavimento. Così proni da essere “spalmati”. Quello che provate, quello che potete apprezzare, è una superficie a due dimensioni. Allungando braccia e gambe potete al massimo arrivare a toccare i lati del quadrato del pavimento. Dal vostro punto di vista, tutto quello che potete pensare è di essere in un quadrato L’unico modo che avete per provare l’ebbrezza del 3D è quello di alzarvi in piedi. Di spostarvi lungo una dimensione “differente” da lunghezza e larghezza. Siete in piedi? Bene. Ora vedete la vostra stanza e ne potete apprezzare le tre dimensioni.
Cosa è un ipercubo? Qui ci va la fantasia. Un ipercubo è una figura “quadridimensionale” unione di 8 cubi. Lo “sviluppo” di un ipercubo nello spazio 3D è la figura a croce che vedete qui sopra (tesseratto). Come fanno i cubi a incastrarsi l’uno con l’altro? Semplice: si sviluppano su un’altra dimensione, così come i quadrati a partire dal piano si assemblano l’un con l’altro nella terza dimensione per formare un cubo. Immaginate di nuovo il nostro in un ipercubo. Così come quando il nostro amico era “spalmato“ sulle due dimensioni e pensava di vivere in un quadrato prima di alzarsi nella terza dimensione, adesso il nostro amico essendo un normale uomo “spalmato” sulle tre dimensioni penserà di vivere in un cubo. Come faccio a vivere, a godere della quarta dimensione? Eh, SAPERLO. Dovrei alzarmi in direzione della quarta dimensione, ma noi avendo esperienza solo delle tre dimensioni (lunghezza, larghezza, altezza) abbiamo un “pochino” di difficoltà nell’immaginarla. Fate attenzione a non cadere in un facile errore, l’ipercubo è una figura geometrica e stiamo quindi parlando di dimensioni “spaziali”, considerare il tempo come quarta dimensione è tutta un’altra storia. Volendo proprio esagerare con la fantasia si può immaginare che stare in un ipercubo può voler dire essere in una stanza in cui ci si può lanciare contro un muro e venir catapultati in un punto indefinito del tesseratto di partenza, oppure guardare il soffitto e vedere il pavimento. Possono capitarci cose del tutto inaspettate per noi esseri abituati alle tre dimensioni e molte certezze possono venire meno. Di cosa però siamo certi. Ed è che la frase finale di Hypercube “l’ipercubo è una struttura finora soltanto teorizzata dalla Fisica Quantistica” secondo l’intera comunità scientifica e perfettamente riassunte nelle parole del dr. Nadir Murru è una boiata di dimensioni colossali (“L’ipercubo e la fisica quantistica non ci azzeccano un cazzo”, cit.).
Cannata la premessa scientifica, tutto va di conseguenza. Il film, nel tentativo di titillare la parte più intellettuale degli spettatori (o più semplicemente di non far capire un cazzo a nessuno con una serie di auto-dribbling atti a far esclamare “Però! Quanto impegno!”) finisce per dimenticare completamente lo spirito originario e l’elemento che funzionava davvero in Cube ovvero: stanze – trappole – morti fantasiose. In Cube 2 non c’è sangue, non c’è morte, non c’è fantasia ma solo una vagonata di ciarlatanerie condite con i peggiori effetti speciali che io abbia mai visto in vita mia. Una roba che davvero grida vendetta davanti a Dio e che ricorda, per difetto, alcune produzioni videoludiche di metà anni 90 (Phantasmagoria II su tutte).
Certo, la fotografia è curata (e ci mancherebbe altro) ma la trama è inconsistente, i personaggi agiscono spinti da imperscrutabili moti interiori (un investigatore privato che prima salva i compagni e poi diventa un serial killer in odore di cannibalismo, ma che davèro?) e nel complesso non c’è nulla che abbia il benché minimo senso. La noia impera per tutta la durata del film, i momenti di ironia involontaria si sprecano e il MACCOSOMETRO segna un risultato a 3 cifre. Il finale, che cerca di dare una spiegazione sopperendo a quanto lasciato nel non detto da Natali è inutile e, nell’economia dell’intera serie, probabilmente dannoso. Hypercube, insomma, è un disastro devastante. Il che ci porta a Cube Zero, terza manifestazione del cubazzo.
Ma prima un attimo di pausa.
httpv://www.youtube.com/watch?v=0SaVaY5foP4
Eccoci infine a Cube Zero, ultimo film della trilogia. Come ci insegna Ringu, lo zero è il numero giusto per il terzo capitolo che, ta-dan, è buona cosa che sia un prequel. Alla direzione Ernie Barbarash che, al momento in cui prende in mano il progetto è un esordiente totale. Vi ricordate quando parlavo del delirio superomista di prima e citavo American Psycho 2? Ecco Barbarash ne è il produttore esecutivo. Li vedete i pezzi del puzzle che si stanno ricomponendo? Comunque, torniamo a noi. Cosa è Cube Zero?
Cube Zero è il tentativo, nemmanco troppo maldestro, di ritornare a sfruttare in maniera sensata l’intuizione primigenia di Natali. Che non sono i numeri. No. Non sono le stanze cubiche. No. Non è l’angoscia della cattività ma…? ma…? ma…? Le t…? Le tr…? Le tra…? Esatto! Le trappole! Quello che rendeva Cube un film di buon intrattenimento, al netto del bla bla bla sviluppo bla bla bla nichilismo bla bla bla era il fatto che uno entrava in una stanza e tu eri lì che non sapevi cosa gli sarebbe accaduto. E Cube Zero fa esattamente quella roba lì, torna a far morire male la gente dentro a stanze dove larghezza, altezza e profondità hanno la stessa misura. Ci andava tanto? In questo senso i primi 15 minuti di Cube Zero sono un manifesto pulitissimo di ritorno alle origini. Un bel gore vecchia scuola prostetico e doloroso alla vista che è una meraviglia a vedersi. Tornano le cavie, scompaiono la velleità scientifiche e i numeri diventano, come al solito, semplici indicatori. Ricompare -e non poteva mancare- il geniaccio matematico a cui è assegnato il compito, ma qui non sveliamo oltre, di fare il twist che chiude il cerchio dei tre film.
Alla trama principale di gente che muore nelle stanze si accompagna una trama parallela “al di fuori del cubo” che, riprendendo paro paro le atmosfere grottesche di Brazil di Gilliam e quelle che poi sarà più o meno la base di Cabin in the Woods cerca di portare avanti, nonostante non ne si senta il bisogno, il discorso legato alle origini e al significato di ‘sto benedetto Cubo. Esigenza, questa, che -e vale la pena ricordarlo- non è avvertita da nessuno, a partire dal suo creatore. Il film come è? Bah. La durata è esigua e il film si vede senza accarezzare il tasto del fast forward. Di problemi ne ha, per carità, primo fra tutti il fatto che le morti messe in scena sono sostanzialmente delle sottili variazioni sul tema “Morire nel Cubo di Natali” il che può essere visto da un lato come un tentativo di aderenza all’opera originale, dall’altro come il fatto che Barbarash (più bianco non si può) abbia la fantasia di una piastrella in finto cotto. Non ci sono grandi intuizioni, il twistone -come detto- finale è abbastanza telefonato ma nel complesso fa meno danni del secondo e si vede senza troppa fatica.
Trilogy Quote Suggerita
Se si fermavano al primo era buona uguale.
Bongiorno Miike
La frase ” Non ci sono regole scritte, siamo nel campo della teoria” non potevo proprio passartela. Ci sono regole scritte proprio perché siamo nel campo della teoria.
Dr. Nadir Murru
Io non ho problemi con le spiegazioni scientifiche balzane: quando arriva il momento della spiegazione una signorina in costume da bagno passa all interno della mia testa con un cartello con scritto SPIEGONE MATEMATICO e poi parte la musica di superquark accompagnata da immagini di sottofondo di montagne e cascate. La signorina di prima mi riporta al film alla conclusione della spiegazione. Alla faccia del dr murru.
Detto questo il primo cubo l’ho visto più volte non so nemmeno perché, non è che mi piacesse poi tanto. Gli altri due non mi sono mai preso la briga di. Vista la DVD quote mi sa che neanche adesso. Begli effetti gore però
Ma il signor Barbarash lo conosciamo bene, ha tirato fuori quelle pochezze di Assassination Games e 6 Bullets e mi ha un po’ sorpreso con Falcon Rising, da voi recensito poco tempo fa e visto da me proprio ieri, anche se i meriti vanno più che altro a MJ White e comprimari ed alle coreografie.
Visto solo il primo Cube. Più o meno Saw prima di Saw, senza (quel poco di) trama.
aggiungo:
MegaSalviShow!
il terzo l’ho gradito e lo vidi ben 2 volte. E il twist finale se non ti viene detto “c’è il twist finale” non è così scontato.
Ok, ma il gatto dentro l’ipercubo è vivo o morto?
Per il resto sono abbastanza in linea con la rece: il primo cubo mi aveva sbomballato, il secondo l’ho rimosso e quindi penso mi abbia fatto cagare, il terzo piaciucchiato abbastanza.
Comunque avercene di film con locazioni minimal e tracobetti mortali: tipo quello di ieri, Maze Runner (che non guarderò mai), se invece della bimbominchiata che è fosse un film semplice semplice paro a The Cube su dei cristi in un labirinto che muoiono male nelle trappole nel tentativo di uscire lo vedrei al volo. Mettici anche che nel labirinto fa caldissimo e quindi le ragazze devono stare in biancheria, hai già la bombetta servita.
“Cube” l’ho visto solo una volta all’epoca e per me è un filmone angoscione.
Dei sequel non mi è mai fregato niente e mi sa che l’unica cosa interessante che hanno prodotto è questa recensione.
L’ho sicuramente già scritto commentando qualche altro suo film, ma per me Natali è un genietto (e “Splice” tutto sommato il meno interessante dei suoi 5 film). Recuperate il surreale “Nothing”.
Io avevo rimosso completamente questa cosa profondamente imbarazzante, ma tipo che ho visto solo IL SECONDO. Una robaccia che te la spiego. In tema di dimensioni, mi sento di consigliare al Mondo Tutto il libercolo Flatlandia di Edwin Abbott, dà davvero grandi soddisfazioni filosofico-matematiche.
@Djenco: come vedi ho provveduto a pubblicare il cartone animato integrale di Flatland
io ho visto cube e hypercube e il primo mi era piaciuto e il secondo no. questo zero non sapevo nemmeno che esistesse. in compenso, ho letto Flatlandia divertendomi un sacco e soprattutto risparmiandomi la visione del contributo audio-visivo durante la lettura della recensione – tra l’altro, ottima – .
un solo appunto è rivolto alla impossibilità di non poter visionare il secondo contributo. ci voleva proprio un amaro.
Uh The Cube. Checcarino. Ricordo di averlo visto tipo in una delle ultime serie di notte horror su Italia uno. Non ho conoscenza degli altri due se non per averli visti nel cestone della coop ogni tanto, ma ricordo che quando ho visto il finale di The Descent, fino a pochi istanti prima della rivelazione finale ho pensato “maddaiiiii come il Cubo!!! Nun te dicono gnente!”
@AnnaMagnanima: abbiamo provveduto a rendere fruibile il secondo contenuto audiovisivo.
Il primo Cubo lo vidi in compagnia di un collega del dr. Murru (complimenti per l’ottimo curriculum) che ci costrinse a rivedere a loop le parti in cui si parlava di matematica per poter risolvere anche lui la cosa…
ne ho un buon ricordo, gli altri non li ho mai visti e vista la perfetta recensione del buon Miike, non mi sono perso nulla.
Intanto grazie per la rece che mi sono goduto alla grande (ma che avrei intitolato “tracobetti per Marta nei cubi”)….volevo solo condividere un pezzo di vita vissuta ai fancalcisti….Cube 2 è tutt’ora il film visto al cinema con il minor numero di persone presenti nella mia top list: eravamo in 4 in una sala da 180 posti il giorno di San Valentino…ah che ricordi…
@Struffolino ti batto: io ero DA SOLA in sala a vedere antichrist di Lars von Trier e ti lascio immaginare…
Mi ricordo che io e mio cugggino, da bimbi ed alla visione del primo cubo, ci siamo talmente scimmiati che siamo andati avanti per un bel pò di tempo ad immaginarci come si muovesse dentro la struttura di contenimento, con tesi del tipo “Funziona come un cubo di rubik” e “Funziona con la sostituzione continua dei cubi” e con altri angoscianti domande “Se il cubo in cui ti trovi è nel punto più basso della struttura che contiene il tutto, se apri la porta che hai di fronte non puoi scappare dallo stesso?” e così via. E’ un film che doveva restare così com’era, niente sequel o prequel: un opera disturbante, inquietante e con molta bassa macelleria senza spiegazioni come il Miike ci ha illustrato (e se fossi nell’asylum, io rifarei il Lapirinto dei regazzini con tante tante tante trappole ammazzabimbiminkia ad ogni incrocio e/o vicolo cieco imboccato dagli stessi!)
Il primo cubo al cinema mi aveva esaltato non poco a partire dal gonzo che muore per primo con la faccia sciolta (che poi era quello che sembrava saperla lunghissima).
La potente aura di stronzaggine dei sequel invece mi ha sempre dissuaso da ogni approccio.
Il primo e’ un piccolo cult anche se troppo gomblotto/mistero/piovegovernoladro…il secondo era semplicemente lo sbaglio…Il terzo lo ricordo vagamente…
Il primo CUBE rimane uno dei miei film preferiti, mentre il secondo è molto dimenticabile e mainstream. Il terzo ritorna un pò sulla linea del primo, quindi per me non è male.
Comunque anche il regista è da tenere d’occhio.
Del primo, che mi ha intrattenuto piacevolmente in una serata di diversi anni fa, ricordo con piacere anche il sovvertimento dei ruoli assegnati ai vari personaggi man mano che la situazione si fa più tesa (il poliziotto che da autonominatosi leader diventa il figlio di puttana, l’apatico che poi prende in mano la situazione, il re delle evasioni che ci casca come un pirla…). Un po’ come quegli esperimenti sadici degli anni ’60 in cui mettevano degli studenti in contesti sociali che facevano emergere i lati peggiori tra di loro…
Bah l’handicappato del primo mi stava anche + sul cazzo dell’autistico demmerda di death race
@AnnaMagnanima….bhè chapeau
Quantomeno the cube ha la rara peculiarità di non annoiare nelle seconde visioni.
Praticamente un plebiscito la stroncature del 2 che in effetti fa cacà.
Il primo è un filmone visti i mezzi a disposizione. Il secondo non me lo ricordo più e non mi interessa nemmeno ricordarmelo. Anzi a dir la verità ho smesso di leggere la recensione dopo che avete finito di parlare del primo.
Mi ricordo che all’epoca il trailer mi faceva uscire di testa e aspettavo il passaggio in tv con la FOTTA totale.
Film molto bello.
Il 2 e il 3 tendo a confonderli e mischiarli insieme, dovrei riguardarmeli…magari inizio dal 3 e magari lascio stare il 2 che mi sembra di aver capito essere nammerda
Cube Zero mi è piaciuto forse ancora di più del validissimo primo. Anche perché riprende le sue atmosfere cupe e violente con qualche interessante trovata e spiega molte cose in più (e dal twist finale si capisce il perché di alcuni avvenimenti del primo), a differenza di quella cagata del secondo film che si perde tra i numeri e in una pochezza devastante.
The Cube filmone, e il Tesseract, per me, ancor prima di Thor e degli Avengers, ricorderà sempre quel capolavoro di “Maelstrom!”, il numero 63 di Dylan Dog
Il primo lo apprezzai! Era il tempo dei videonoleggi con le VHS! Bei tempi!
Tra l’altro mi piace pensare che Gianni, proponendo un film con Ryan Reynolds in una bara, venga insultato e sputato anche oggi… eppure…
Mi ricordo che il terzo, in seconda serata e con spirito mesto, mi garbò parecchiotto.
Del primo ho il DVD e da qualche parte la cassetta -> film solido e invecchiato benerrimo.
Vidi il primo taaaaaanti anni fa, i personaggi non mi dicevano molto e soprattutto il fatto che alla fine sopravvivesse proprio quel determinato personaggio…comunque a partire dall’idea di base, alle morti brutte, alla realizzazione ecc.ecc. nel complesso mi piacque…dimenticato per molto tempo ho saputo solo di recente che c’erano dei seguiti ma un pò per pigrizia un pò per sfiducia non li ho mai visti…a quanto pare ho fatto bene
non fosse per il fottio di roba in arretrato che c’ho ancora da vedere ce la darei n’altra botta al primo
il secondo fa si cagare, ma ricordo che sul momento il finalissimo mi era piaciuto e pensai che in un film decente avrebbe fatto la sua figura
SPOILER:
(intendo il fatto che la soldatessa era cosciente che era una missione suicida anche in caso di successo per via del livello di supersegretezza gombloddistah)
Dovete sapere che ho un amico che uso a sua insaputa come misuratore di film di merda. Vi spiego: questo mio amico praticamente sta ai 400calci come la kriptonite sta a superman o la secchezza vaginale sta a cicciolina: per dirne una, va pazzo per robe tipo “The fountain” di Aronofsky o “to the wonder” di Malick, eccetera. Quindi in sostanza, quando lui mi dice “NO CIOE` CAPOLAVORO” allora prendo mentalmente nota che quello che ha visto e` una solenne risciacquata di merda di cane. Ovviamente lui non lo sa, perche` in tutta risposta io gli faccio si` con la testa e poi “ah davvero? wow, figata, lo vedro` sicuramente!”. Grazie a questo stratagemma, riesco a risparmiare un casino di tempo evitando accuratamente di vedere tutti i film che gli sono piaciuti. Uno di questi e` stato, ovviamente, hypercube, che secondo lui era molto meglio del primo cube, (che io avevo gia visto al cinema e mi piacque pure un bel po’, mentre a lui molto meno) e che naturalmente mi sono sempre ostinatamente rifiutato di vedere. Ora penso che gli chiedero` di vedere cube zero e farmi sapere se gli piace, cosi` almeno capisco se vale la pena oppure no
@annamagnanima e struffolino:
io ero solo al cinema a vedere FEAR con Mark Wahlberg
Roma, cinema sopra la zona di via gregorio V non ricordo, 10/03/2002 derby roma lazio 5-1, secondo spettacolo de “la compagnia dell’anello”. SOLISSIMO. Il bibitaro poco prima dell’inizio del film mi chiese se poteva non entrare nell’intervallo, io acconsentii e mi regalò una coca cola.
EDIT:via gregorio VII
Li ho visti tutti e 3 ma ricordo solo il primo.
Il primo che muore è un ladro di appartamenti e mi pare che il suo nome d’arte fosse scricciolo. Or something like that.
Poi c’era il negro poliziotto. La cougar medico. La collegiala studiosa. Handy mani di imbecille che però sapeva fare dei calcoli che solo Rainman quando cascavano gli stuzzicadenti. Il ragazzo in para che aveva progettato parte dello scudo esterno e…basta mi pare. Muoiono tutti tranne l’handy. Vincenzone Natali idolo.
Ma cubo zero è quello dove ci sono i due tipi fuori dal cubo che si prendono male? O no?
Cube l’ho visto ai tempi in un cinema DESERTO con l’aria condizionata altissima. Però mi era piaciuto. I sequel no.
Comunque alla fine del primo c’ero rimasto male che non si vedeva uno sbucare, che so, da un deserto guardando il sole sudato ma vittorioso. Mi aspettavo che un seguito riprendesse da li, da uno che esce dal cubo e fa un macello per andare a fare il culo ai ricconi che guardano morire male la gente tipo grande fratello.
esulo dall’argomento dell’articolo per dare una virile stretta di mano per lo spot dell’amaro qualunque.
Io ho visto solo il primo ed ho ignorato il seguito. Non sapevo esistesse un terzo film ma da come lo avete descritto nell’articolo sembrerebbe “almeno” interessante. Posso vivere ricordando con piacere soltanto il primo o vale la pena ricercarsi il terzo e ignorare il secondo?
Del primo c’era anche la questione dei numeri primi che non erano numeri primi visto che alcuni finivano con un numero pari e non erano il numero 2… non so se la ricordo solo io, visto che avete smobilitato degli scienziati per scrivere questo pezzo.
Ah. . . . che mi ricordate. . . . .il primo visto in tv per caso.. .mi incollo’ in un attimo, ma la carrambata fu che incolló anche my wife che notoriamente questo genere lo scansa come l’ebola. Filmone. Del 2 gia’ sapevo che era uma merdata colossale quindi croce e del terzo mi ero completamente scordato di avergli promesso una possibilta’ fino ad oggi. . . . vado subito di pagaia sul torrente!
@Doppiaggi Italioti: secondo me se ti vedi SOLO il primo è meglio. Ti rimane in testa come piccolo cult. Gli altri tendono ad esplorare (male) l’universo che ci sta intorno e rovinano parecchio.
@vespertime accetto il suggerimento con gioia
Ma in teoria nel curriculum di Sean Hood dovrebbe essere annoverato pure il prossimo Rambo…
Il primo fu una piacevole sorpresa.
Il secondo l’ho rimosso dalla mente come molti.
Il terzo ricordo lo vidi insieme ad un amico, in lingua originale con dei sottotoli incomprensibili, tipo in finnico..
Ciak: se non vedo non credo.
aspetto da tutti un’opinione ponderata sullo Zero.
il primo lo vidi per la pria volta anni e anni fa, non so se traite videoteca o televisione. Mi intrippo’ parecchio e mi resto impresso che quando dicono sciolto nell’acido mi viene in ente la scena.
FILMONE.
Ricordo il 2 trovato in videoteca, che manco sapevo era uscito. Ricordo solo che tutte le stanze erano bianche, delle trappole non ricordo niente. Ricordo solo che ce’ra tipo un onda d’urto che passava ttravaerso le stanze, due cadaveri che volavano abracciati e che sparano alla tizia. Ricordo che non ci capi’ un cazzo e che non i interessava nemmeno capire perche mi fece cagare.
ll 3 credo lo scaricai e non ricordo nulla, so che i piaque. Ricordo la fine e solo li capii che si trattava di prequel.
Quando vidi Splice e traite IMDB scoprii che era il regista del Cubo1 un sorriso mi si stampo in faccia.
vaffanculo stronzi ladri,zingari,mafiosi,assassini,è,voi,siete,gli,amici,di,bossetti,quello,che, ammazzato,roberta,ragusa.
Ma queste sono le tag del film?
Io cmq ho un bel ricordo del primo. Noleggiato da pischelli con un paio di amici, poi ce lo siamo sparati a casa di uno di questi che i suoi non c’erano. Immancabile tranci di pizza dal negozio di Sergio sotto casa.
Bel ricordo, bel periodo. Ora in quel condominio non ci vive più nessun mio amico, la pizzeria a chiuso e io credo di essere finito effettivamente nella quarta dimensione.
ho perso una H per strada. sono proprio un canepazzocanepazzocazzo
Non sapevo ci fosse Bossetti dietro l’omicidio di Roberta Ragusa. E io che davo la colpa a Michele Misseri!
Flavia, fammi indovinare: la barra spaziatrice è andata a farsi fottere?
Ho aggiunto io uno spazio cosi’ il commento si legge tutto, che noi non ci pentiamo di nulla!!!
L’idea era buona. L’errore è stato lasciare il finale aperto del primo per ricamarci su dopo, ma gli anni di distanza e il palleggiare delle regie e produzioni e coproduzioni hanno disperso la paternità di quei sani principi ed è uscito un guazzabuglio.