Mo Brothers, io vi chiamo amici.
Come altro dovrei chiamarvi? Siete due della cumpa. E mica due di quelli che se ne stanno in disparte, no, voi siete nella cumpa che conta. Uno di voi è nientemeno che Timo Tjahjanto, che è un amico e salutiamo. Ciao, Timo! Tu da solo hai diretto uno dei corti più velenosi di The ABCs of Death, e in compagnia di Gareth Evans hai tirato fuori quella bomba assoluta di Safe Haven in V/H/S 2. Mica cazzi, Timo! Batti cinque!
L’altro Mo Brother invece si chiama Kimo Stamboel. Ciao, Kimo! Ammetto che tra i due tu sei un po’ quello brutto degli Wham!, ma intanto nel 2009 tu e Timo avete girato quell’horrorino povero ma pesissimo a nome Macabre che, ai tempi, il lungimirante Cobretti non esitò a definire “povero ma pesissimo”.
Insomma, dai, porca puttanaccia inferocita vipera ladra, se uno non si fida di questi due, che sono la definizione vivente di “ragazzotti di talento ai quali schiacceresti cinque alti a giornate sane e che ora, anche grazie all’amicizia con il Gareth, si sono ritrovati nel giro che conta al momento giusto”, se non ti fidi di questi, SE NON PUOI CHIAMARE AMICI DUE COSÌ, chi puoi chiamare amico? Di chi ti puoi fidare?
Qui sotto vi parlo di Killers, il film che tra qualche anno considererò né più né meno come un passo falso – già ampiamente perdonato – prima dell’esplosione definitiva di una carriera da incorniciare.
(Visto quanto ottimismo? I farmaci funzionano!)
Killers è un film diviso in due.
Come la locandina qui sopra si premura di sillabare “dicotomia” e “facce della medaglia” con un’ardita trovata grafica, così il film ci presenta due protagonisti, due ambientazioni, due storie separate che s’incontreranno solo alla fine.
Nell’angolo destro, con completo griffato, ciuffettone angsty e casa impersonale con cemento a vista, IL SERIAL KILLER GIAPPONESE. Egli È GIAPPONESE. Egli è giapponese e uccide per il gusto di farlo, da buon serial killer del quale siamo chiamati brevemente (molto brevemente) a subire il fascino, salvo poi respingerlo con disgusto, aiutati dal fatto che egli non ha un lato interessante/cool/ambiguo CHE SIA UNO.
Lo vedi da lontano e gridi «Mamma, guarda, il fascino del male!», e la mamma ti risponde «No, Luottino, non ci devi parlare col fascino del male».
«E perché no, mamma?».
«Perché ammazzare la gente non si fa».
«Ma nemmeno una persona posso ammazzare, mamma?».
«Magari una sì, MA UNA SOLA, VA BENE?».
«Ok…».
Per inciso, ho appena riassunto tutto il film, solo in maniera un po’ più matura di quanto non faccia la sceneggiatura dei Mo Brothers.
Nell’angolo sinistro, con camicia sudata e occhiale da frustrazione proletaria, L’INDONESIANO. Egli È INDONESIANO. Giornalistino vessato dal potere, divorziato dalla donna, umiliato di fronte alla figlia piccola che tanto ama, è con lui che dobbiamo identificarci. Lo capiamo dal fatto che i Brothers lo inseriscono in contesti di fantozziano degrado umano e lo inquadrano con la macchina da presa tremolante, perché: IL REALISMO PARTECIPE. Il travet di Jakarta è la maglia gialla della gara a tappe Tragedia-Redenzione-Tragedia, quello che a ogni traguardo piange, alza le braccia al cielo e bacia il santino della figlia che tiene appeso al collo. E sticazzi.
Quindi: Giappone di qua (l’inumano infallibile, tentatore), Indonesia di là (l’umano fallibile, tentabile). Come possono incontrarsi queste due quantomai diverse tipologie di solitudine moderna?
E indovina un po? Come mai s’incontreranno, cari Mo Brothers, mortacci vostri e di chi ve lo dice con la voce di Beppe Grillo?
Ma belìn, su INTERNET! La colonna portante di ogni alienazione vitaminica.
I due fanno conoscenza su una specie di YouTube dello snuff – un meet-cute com’è capitato a tutti. Il Giapponese fomenta, lo sventurato risponde.
Ora voi dovete sapere che in origine questo film doveva essere un altro film, nel senso che i Mo hanno abbandonato la primissima idea di partenza e ci hanno lavorato sopra, lasciandone giusto l’ossatura principale. Questo film abortito doveva intitolarsi Killer Clowns: la storia di due serial killer mascherati – uno giapponese, l’altro indonesiano – che GAREGGIANO PER DIVENTARE IL MIGLIOR SERIAL KILLER in rappresentanza dei loro Paesi. Le olimpiadi del gore, tipo. È o non è un’idea bellissima? È o non è un’idea degna dei Mo Brothers che conosciamo, i Mo Brothers che sono amiconi nostri, quelli che passano con noi serate formative à la Pezzali/Repetto dei tempi d’oro? Secondo me sì.
E allora com’è successo che da Killer Clowns siamo passati a Killers, a quella PALLA INDICIBILE e zeppa di stereotipi di seconda mano che è Killers? La risposta è solo una: le PRETESE. Pre-te-se. La punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per sputare, al terzo, contro l’intelligenza dello spettatore. Pre. Te. Se.
L’unico vero diavolo tentatore, in tutta la baracca, è quello che si è posato sulla spalla dei Mo Brothers facendo loro credere che lo spunto di Killer Clowns si potesse sviluppare con sensibilità – scusate la parola – autoriale. «Ma vi siete visti allo specchio? Siete asiatici, cazzo. Due cose sanno fare, gli asiatici, due: mangiare riso e cacare dolenti riflessioni sulla violenza che spingano all’immedesimazione disturbante salvo poi tirar via il tappeto da sotto i piedi». Poi, colpo di grazia, ha mostrato loro un film di Kim Jee-woon. E loro – loro sì, sventurati – hanno risposto. Leccando, lustrando, e andandoci grassi di frasi fatte e drammi familiari a pioggia. Come Kim Jee-woon nei suoi momenti peggiori (influenza stilistica secondo me evidente nella metà giapponese) ma con un decimo del talento visivo, e ancora più vuoto e pomposo. In altre parole: addio. Il più bel trucco del diavolo sta nel convincere i Mo Brothers eccetera eccetera.
Senti, non è che faccio lo spiritoso tanto per. Il fatto è che Killers non solo vive di macchiette e spunti mai approfonditi spacciati per profondità, “pugni nello stomaco” e “disturbanti viaggi nei meandri di una mente malata”, non solo dà a tutta questa paccottiglia di seconda mano uno spazio SPROPOSITATO, ma oltretutto moltiplica il problema per DUE.
Escluso il quarto d’ora finale, Killers è DUE film, DUE stili, DUE protagonisti e soprattutto DUE insopportabili storie di assassini alle prese coi cazzi loro. Per DUE ore. A un certo punto mi sembrava di vedere quei film italiani a episodi degli anni ottanta; Killers è veramente Il tifoso, l’arbitro e il calciatore coi serial killer tormentati al posto di Carmen Russo. E che tormenti! Il giapponese c’ha le turbe per la sorella morta anni prima (sì, i flashback seppiati) e incontra una tipa triste triste con il fratello autistico autistico che non potete dire di no. L’indonesiano c’ha il divorzio, le vessazioni, la figlia, il dilemma morale. Il rapporto diretto tra i due si limita a qualche videochat recitata in un inglese totalmente ridicolo, in cui si ripete ciò che stava già scritto a caratteri cubitali su ogni fotogramma: «I AM LIKE YOU!». «YOU ARE LIKE ME!». «WE ARE TWO FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA!». «UCCIDERE È BENE!». «NO, UCCIDERE È MALE!». «TI HO CONVINTO». «NON MI HAI CONVINTO». «FORSE UN PO’ MI HAI CONVINTO». «LA MIA SPICCATA SENSIBILITÀ SI CONTRAPPONE AL TUO GRETTO MATERIALISMO MASCHILISTA», e via martoriando la pronuncia inglese.
Insomma, i Mo passano le ore a concentrarsi su tutte le pieghe sbagliate della fazenda – e dico “sbagliate” non perché a noi piaccia solo la violenza, ma perché loro quel taglio lì, alla storia che raccontano, non lo sanno dare neanche da lontano, e in ogni caso arrivano con un ventennio di ritardo. E il peggio è che in questa cornice pretenziosa le scene di violenza (in cui riemerge ciò che davvero interessa ai Mo, in cui riemerge Killer Clowns) risultano fastidiosamente gratuite, quasi che i registi non avessero capito l’obiettivo della loro stessa riflessione – un momento condannano, il momento dopo si compiacciono; un momento si fanno portatori di un qualche senso morale, il momento dopo svaccano nel revanscismo trucissimo di una scena che sembra scritta dal vostro contatto Facebook che posta continui aggiornamenti sul caso Yara a suon di «DATELO A NOI QUESTO MOSTRO!!». Killers è un film che invece di disturbare infastidisce, e se ancora non mi credete quando parlo di “nobilitare la merda coi mezzucci”, sappiate che c’è tutto un interminabile finalone tragicone sull’Aria sulla quarta corda, e né io né Bach sappiamo veramente più che altro aggiungere.
Alla fine, il bello degli amici è che gli perdoni un sacco di cose. Fai una cazzata? Ne parliamo, ci chiariamo, il weekend dopo è come se non fosse successo niente.
Il prossimo film di Timo Tjahjanto si intitolerà The night comes for us, con Gareth Evans alla co-sceneggiatura e Julie Estelle (aka Hammer Girl), Joe Taslim e il nostro adorato Yayan “Mad Dog” Ruyan a menare colpi. E se non puoi chiamare amici questi ragazzi qua, chi puoi chiamare amici?
Oh: ditemi scemo, ma sono già lì coi popcorn. Killers è acqua passata.
Io mi fido ancora. Voi vi fidate?
httpv://www.youtube.com/watch?v=YoBuv7HR-Fw
DVD-quote suggerita:
«Andrà meglio la prossima volta»
Luotto Preminger, i400calci.com
Boh, non lo so se mi fido ancora. Mi sembra che qui si stia perdendo l’energia dell’inizio per scambiarla con una dose smodata di ambizioni che però non sono sostenute, nemmeno in parte, da una sceneggiatura consapevole e in fin dei conti (mi spiace dirlo), da una regia conscia dei suoi limiti.
La casa labirinto del giapponese, le vessazioni famigliari dell’indonesiano, il trauma della sorella del giapponese, tutta robaccia che urla in faccia allo spettatore le sue intenzioni senza però mai dire qualcosa che lo turbi realmente.
Per non parlare di quella specie di YouTube snuff dove il giappo dice qualcosa l’indonesiano fa no no no no con la testa ma poi la violenza lo ipnotizza e quindi si fa un paio di giri sulla giostra del massacro pure lui.
Che poi in realtà è proprio l’ipocrisia su come viene trattata la violenza e la sua fascinazione, la sua pornografia ad avermi fatto cascare le braccia più di ogni altra cosa.
Speriamo che non perdano la bussola perché erano una bella voce fuori dal coro questi indonesiani, ora invece mi sembra che stiano percorrendo la pericolosissima strada delle ambizioni sfrenate senza avere una reale idea di come veicolarle sullo schermo.
Spero di essere smentito dai fatti, eh.
Ho visto il film senza sapere chi fossero i Mo, e mi aspettavo comunque tutt’altro… Mi é sembrato un family drama con inserti splatter a caso, e non mi ha disturbato mezza volta. Che poi, lo splatter, SPOOOOILER, é tutto quello che si vede ne trailer giappo. Ma tutto tutto, non una mezza scena in piú..
me lo vedo? o non me lo vedo?
me lo vedrò oggi? o non me lo vedrò oggi?
…mumble…mumble…
luotto, tu alimenti i miei dubbi.
Non l’ho trovato così terribile.
SPOILERINI MISTI:
Anche se pieno di cose a caso tipo la chatroulette della mortezza, il teaser-regalo al bambino autistico, Bach superquark e l’inutile sorrata tenuta cadeivar, rispetto a Macabre è un bel passo avanti.
Mi ha dato l’idea che i mo bros abbiano cercato di inserire della poesia nel loro lavoro ma prossima volta possono anche lasciarla a casa.
@anna
nessun dubbio, lassa stà, è una palla al cazzo lunga e sbrodolante, anche il commento di Pillole ha ben girato il coltello nella piaga di ‘sto cauterio di film.
Mi fa morire pensare a Grillo che grida “è la rete, la rete che ha fatto incontrare questi 2 qui porca puttana!”
Peccato davvero, era bello pensare che del gruppo di amici non fosse solo Evans quello con il talento. Certo può essere presto per giudicare, ma temo che questi siano di quei registi capaci di girare “solo” cortometraggi, e non riescano a reggere le ambizioni e la portata di un lungo.
Peccato, ci speravo molto in questo film. detto questo, complimenti a Luotto per la citazione da Nabokov.
Mi spiace, forse il,film doveva recensirlo qualcun’altro, è evidente che non hai le basi per capirlo.
Come i bambini che voglio solo vedere “bum”e non i “tizi che parlano”.
Tutto bello, tutto giusto, aggiungo solo che Luotto è un ganzo, Rin Takanashi è Fregna e vabè ch’è gratis ma sta musica classica nei film truci avrebbe rotto i coglioni.
Aridatece Sonny Samba!
@Ggg che ci puoi fare ? Non è un sito adatto a tutti, mi spiace molto per te, non sai che ti perdi…
Luotto per me sei un po’ troppo severo.
D’accordo sulla sceneggiatura rozza e schematica, pollice verso per certe preoccupanti derive alla Refn, però bollarlo come Sbaglio totale no dai.
Nel complesso non mi ha annoiato perché ogni 10-15 minuti c’è una scena di atrocità e nefandezze assortite (un po’ come in The Raid 2 ogni 10-15 minuti c’è una scena di botte, dev’essere un timing loro); alcune meglio riuscite di altre, però rispetto al cinema annacquato di oggi una certa soddisfazione la danno. Ok pure la critica di pillole sulla pornografia della violenza derivante da incertezze di script, ma d’altro canto l’aria di crudeltà che si respira mi ha catturato, ricordandomi un po’ Maniac col buon Frodo.
Come anche ho trovato disturbante l’interpretazione del giovinotto giapponese, che compensa il suo personaggio monolitico. Inoltre verso la fine ci sono alcuni tocchi ironici (la scena coi poliziotti, quella col taxista) che, se li avessero dosati meglio lungo tutto il film, l’avrebbero reso più convintamente riuscito come parodia del drama nipponico delle sfighe.
Insomma per me un 6 pienissimo, anzi pure un dal 6 al 7. Se risolvono i problemi con la scrittura, i ragazzi alla prossima spaccano tutto sicuro.
Visto qualche settimana fa, e condivido pienamente la recensione: alte aspettative e grandissima delusione. Film noioso e a tratti ridicolo.
Piccolo OT: per chi non lo sapesse, nella locandina c’è la tavola IV del test di Rorschach (il test delle macchie) praticamente per intero.
Luotto troppo severo? Io dico pure fin troppo buono con sta monnezza. Sta violenza tanto chiaccherata manco c’è e sta fissa di evans e soci di infilare jappo a caso ovunque sta allo stesso livello di markettata di transformers4
Prima di tutto i soliti complimenti a Luotto che come lui nessuno mai. Per il resto mi trovo d’accordo a metà. Condivido un po’ Darkskywriter. Il film è una storia mediocre con picchi pregevoli che fanno vedere che i regaz ci sanno fare e, li si, che mi fido per il prossimo. Nulla di memorabile ovviamente ma in due ore (e qualche minutino) di film non mi sono mai annoiato, sarà che tra un dialogo inutile e l’altro le atrocità intrattengono e alla fine porta a casa il minimo sindacale. Poi ovviamente il film è totalmente ALTRO rispetto a quello che mi aspettavo dal trailer e non mantiene le aspettative ma detto questo non lo butterei del tutto via. Dimenticabile, non memorabile piacevole quanto basta.
Vista la gente coinvolta nel prossimo però se non è una bomba l’odiato da me Vaffanculo Grillino se lo beccano.
Certo che bisogna essere proprio degli sprovveduti -o semplicemente dei frequentatori occasionali di questo sito- per imputare a Luotto una mancanza di basi nel recensire questo film…
Peccato che il film sia un mezzo passo falso, macabre era una discreta bombetta e questo aveva tutte le carte per proseguire su quella strada.
Cmq con il plot originale dei 2 killer che si sfidano a chi è il migliore poteva venire fuori davvero una roba assurda ed esaltante…
Quando vidi il trailer, devo dire che ci avevo abbastanza preso, dal mio commento al trailer di febbraio:
ooops sorry, ho fatto casino con l’HTML, riposto:
Quando vidi il trailer, devo dire che ci avevo abbastanza preso, dal mio commento al trailer di febbraio:
“praticamente 2 simpatici penpals che si scambiano allegri video e messaggi a base di morti malissimo. Da un lato mi attira, dall’altro ho un po’ paura di una certa deriva arty (che aborro oltre ogni cosa) che a tratti sembra trasparire soprattutto dal primo trailer. Ma vista la fiducia che gli state dando magari mi sbaglio, del resto non ho mai visto un cazzo di questi registi”
Ormai tendo a diffidare sempre piu` del cinema d’oriente, smerdano delle buone idee (sulla carta) con una facilita` impressionante
@Luotto sono indeciso se il titolo della rece è una citazione degli Structures o di Hanna Montana. Illuminami.
io a questo una chance gliela voglio dare…capace che me lo sparo stasera.
ricordatemi di postare il mio giudizio domani tks
che strana cosa la vita; un’ anno fa eravamo qui tutti a gridare ‘aridatece Luotto!!!!!’ e adesso siamo arrivati alla macchina del fango
No dai, a parte quel troll di Ggg (che poi semmai è GGG e se cogli la citazione sei awesome come dice il meme di Bill Murray) nessuno mette in dubbio la bravura del Luotto.
Del resto – non c’è neanche bisogno di dirlo ma lo dico – qua le rece sono SEMPRE cazzute e non c’entra nulla se sei d’accordo o meno coi giudizi sul film. Ad esempio se altrove leggo una rece sciatta e/o pallosa dove si dice che il film è una figata (o una merda), non è che se sono d’accordo che sia una figata (o una merda) questo migliora la mia opinione sulla qualità della rece.
Viceversa, qua ogni tanto non condivido le valutazioni sul film, ma non mi capita mai di non trovare la rece divertente e ben argomentata. Che è un po’ la grande rivoluzione dei 400calci, fare della critica competente ma senza smosciarti le palle. Sembra banale ma poi altrove becchi sempre o la rece serissima e tutta impostata che ti abbiocchi al secondo paragrafo, o quella troppo cazzara e insensata senza uno straccio di argomento. L’equilibrio giusto c’è soltanto qua.
il film non l’ho ancora visto.
@David Kronenbourg: grazie del consiglio. per ora l’ho seguito ma sono sempre piùdecisa a vederlo visti i commenti discordi.
quoto in pieno Darkskywriter sottolineando ulteriormente il sacro-versetto-verità “fare della critica competente ma senza smosciarti le palle”