Per essere un Paese da sempre immerso fino ai gomiti nel cinema di genere, non si può dire che l’Italia abbia mai frequentato più di tanto la fantascienza: come si spiega questa macchia imbarazzante in un curriculum altrimenti perfetto fatto di poliziotti coi baffoni, delitti efferati e spiare Edwige Fenech dal buco della serratura?
Soldi, principalmente, perché pure con tutta la buona volontà e l’ottima tradizione di artigianato, la science fiction fatta bene (il che esclude quella fatta nella cucina di Ed Wood) richiede un’effettistica non esattamente affordable e per questo, oggi come allora, appannaggio quasi esclusivo dei porci capitalisti americani. E comunque ammettiamolo, noi italiani siamo sempre stati troppo occupati a guardarci l’ombelico per rivolgere lo sguardo alle stelle, troppo occupati a rimuginare sul passato per immaginare il futuro.
Chiunque mastichi l’argomento — o sia capace di cercare “cinema italiano di fantascienza” su Wikipedia — sa che per fare bella figura a una serata elegante con tutti i cineblogger che contano basta fare due nomi: Mario Bava e Antonio Margheriti. Del primo si ricordano le inevitabili contaminazioni horror, il genere che lo ha reso decisamente più famoso e leggermente meno povero, e un titolo in particolare, Terrore nello spazio (1965), il film che ha sostanzialmente offerto su un piatto d’argento a Ridley Scott la trama di Alien; il secondo ci sta troppo simpatico perché era fissato con le astronavi che si sfrociano contro pianeti (e viceversa), si firmava “Anthony Daisies” per darsi street cred ed è stato “interpretato” da Eli Roth in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.
In entrambi i casi si tratta, senza cattiveria, di autori di un cinema oggettivamente minore. E contando che in produzioni più ambiziose come, per esempio, La decima vittima di Elio Petri l’intento satirico scavalcava così platealmente la cornice fantascientifica da garantirgli l’appartenenza al genere del cinema politico, la prima vera pellicola italiana di fantascienza, pura e “di serie A”, è Nirvana del 1997, di Gabriele Salvatores.
Non è che non esista una saggistica, anche piuttosto vasta, attorno a Nirvana. Il fatto è che l’unica cosa che sembrava premere ai critici che se sono occupati era dimostrare che nonostante si fosse “sporcato” col cinema di genere, Salvatores continuava a essere un Autore.
Ho rivisto Nirvana di recente, e ci tenevo a tranquillizzarvi: nonostante ci abbia messo le mani un Autore, anche la fantascienza continua a essere una cosa divertente.
Blade Runner è dell’82, Neuromante di William Gibson dell’84 (si racconta che dopo 20 minuti di Blade Runner, Gibson uscì dal cinema incazzatissimo perché quella roba volevo scriverla lui): le istanze contenute nei due pilastri del genere cyberpunk hanno messo radici nell’immaginario collettivo per tutti gli anni 80, e nei 90 la comparsa di film come Johnny Mnemonic, Il tagliaerbe, Strange Days hanno convinto definitivamente il mondo che nel terzo millennio gli hacker sarebbero diventati i padroni di tutto e che internet fosse un reticolato nero e verde all’interno del quale avremmo surfato a bordo di tastiere e fatto sesso sicuro previo utilizzo di guanti e caschi per la realtà virtuale. Nirvana, che è del 1997, è figlio di tutto questo e, assieme, di un’attrazione morbosa nata in quegli stessi anni per le filosofie orientali, a causa di vari eventi atmosferici, il fallimento del capitalismo e Roberto Baggio.
Jimi (Christopher Lambert da giovane) vive nel grande “Agglomerato del Nord”, una megalopoli multietnica, inquinatissima e distopica che Salvatores ha ricavato dagli stabilimenti abbandonati dell’Afla Romeo dell’area Portello di Milano. Jimi fa il programmatore di videogiochi, che in ottemperanza delle regole del cyberpunk è circa il mestiere più rispettato e meglio pagato dell’universo, ma è depresso perché la morosa (Emmanuelle Seigner da giovane) l’ha lasciato e non si decide a finire il gioco, “Nirvana”, che dovrebbe consegnare per Natale.
Quando un virus infetta la versione beta di Nirvana, il suo protagonista (Diego Abatantuono da serio) acquista inspiegabilmente coscienza di sé, si prende malissimo e chiede a Jimi di ucciderlo/cancellarlo. Per fare ciò, Jimi mette assieme una banda di hacker composta da Sergio Rubini (con gli occhi bionici) e Stefania Rocca (coi capelli blu) per aiutarlo a penetrare nella blindatissima banca dati della Okasama Starr, la zaibatsu che ha prodotto Nirvana e ne conserva l’unica copia di backup.
Nominatene uno qualunque, i topoi del genere ci sono t-u-t-t-i: la megalopoli fascistoide e la periferia brulicante di emarginati, la “Matrice”, l’idea rozzissima e un po’ ingenua di come si sarebbe evouto internet, le riflessioni sulla vita dentro e fuori di esso, le intelligenze artificiali e gli innesti cybernetici, gli hacker trattati come rockstar, le multinazionali che se sono magnate tutto, Giappone ovunque, soldati armati ovunque, le droghe psichedeliche, il senso costante di paranoia e di mancanza di un futuro perché il futuro è già lì — e fa schifo.
Dal punto di vista della sceneggiatura Nirvana è a dir poco derivativo, può facilmente passare per un freddo compitino scritto col manifesto del cyberpunk a fianco, e i “prestiti” non si fermano alla trama: suggestioni visive prese di peso da Blade Runner riempiono, anche con una certa arroganza, quasi ogni inquadratura.
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Il colpo di genio, però, ciò che distingue Salvatores da un Antonio Margheriti e che ti ricorda, questo sì, che hai a che fare con un Autore, arriva a scoppio ritardato: pur con lo sguardo costantemente rivolto all’America e al suo cinema, Nirvana è un film profondamente, intrinsecamente italiano.
Attorno a Christopher Lambert, con la sua dizione e i suoi denti perfetti, elegante e posato in qualsiasi situazione, orbitano gli sgraziatissimi interpreti della commedia italiana coi loro tic, le loro battutacce, il loro accento e le facce da galera. “La commedia italiana è morta”, dichiara Salvatores nel 97, quindi per sopravvivere i suoi personaggi non potevano che migrare nella fantascienza. Se come doppio virtuale del protagonista, Salvatores sceglie un un Diego Abatantuono incredulo ed esasperato che affronta yakuza e cacciatori d’organi con una faccia di chi non ha la minima idea di cosa stia facendo, la spalla di Lambert per quasi tutto il film è un altrettanto improbabile Sergio Rubini con occhi bionici, che sproloquia sull’hacking e sbraita in barese contro le multinazionali.
Se dovessi organizzare un cineforum domani, non avrei dubbi: il selling point di Nirvana è vedere la crème de la crème del cabaret milanese anni 90 interagire con Connor MacLeod truccati da cattivi di Kenshiro: da Claudio Bisio (tassista e spacciatore) con la faccia tatuata a Paolo Rossi (recensore di droghe sintetiche) con una cresta rossa e nera, passando per Bebo Storti col terzo occhio e Silvio Orlando col turbante. Meravigliosi, dal primo all’ultimo.
Non sono un fan del cinema italiano, o dell’Italia in genere, ma ormai sono qua: va bene aspirare a mete più esotiche, ma cerchiamo di non farne un dramma. Non c’è niente di cui vergognarsi nell’essere nati nella periferia dell’impero e, francamente, non riesco a immaginare un setting più decadente della Lombardia per raccontare un mondo in rovina. Salvatores batte Margheriti perché non ha bisogno di firmarsi “Gabriel Savers” per fare la fantascienza.
Oh sì, con Nirvana Salvatores affronta una quantità di temi che gli sono cari e che ritornano ossessivamente in tutta la sua filmografia (la fuga, il viaggio, l’amicizia virile, dare da lavorare a Diego Abatantuono), reinterpreta con ingegno e sensibilità principi della filosofia orientale, riflette sul senso dell’esistenza e permette a tutti gli insicuri cronici di potersi dire che il film è bello perché nonostante il genere è anche profondo. Ma Nirvana è principalmente un atto di sfida verso il cinema italiano, che guarda al resto del mondo ma non rinnega la sua italianità. È un mostro mutante che si imbuca a un party elegante, si mangia tutte le tartine (il film è costato circa 17 miliardi di Sesterzi o “vecchie Lire”) e poi sale in piedi sul tavolo e canta Anarchia in Italìa.
La storia ci dice che pochi minuti dopo quel mutante è stato portato via dalla security e gli invitati hanno continuato a sorseggiare prosecco facendo finta che non fosse successo niente, ma, ehi, è il pensiero che conta. Prima di essere cyber, bisogna essere punk.
DVD-quote:
“Il miglior film di fantascienza italiano di sempre. E, tipo, l’unico.”
Quantum Tarantino, i400calci.com
Voglio recuperarlo. A 7 anni quando uscì non potevo vederlo in quanto troppo piccolo i trailer non mi acchiapparono più di tanto (e forse è meglio così, non ci avrei capito una mazza).
Grazie quantum!
La riflessione salvatores + cinema di genere + cinema italiano mi era flashata parzialmente ieri sera vedendo il trailer de “il ragazzo invisibile”… Anche se però nutro dei dubbi piuttosto rilevanti a questo giro.
Se uno guarda con attenzione il cast di bambini di “Io non ho paura” anche lì si scopre che sono sempre Gigio Alberti, Bebo Storti e tutti gli altri della Salvatores’ Crew, solo che in quel film li aveva travestiti da 12enni e qui da personaggi saiberpanc
bellissima analisi, complimenti a Quantum. Da reghezzino mi comprai il dvd; per quanto non grande amante di Abatantuono le scene all’interno del videogioco mi presero parecchio (anche se non succedeva niente di che).
Bel pezzo
se mi dici nirvana la prima cosa che penso è la scena di stefania Rocca che si toglie la maglietta e esce le tette mandata in loop
io all’epoca delle vhs ci ho provato 7 volte a vederlo ma mi addormentavo sempre. poi, ho abbandonato.
diciamolo pure che è una palla sto film. almeno fino a dove l’ho visto io.
Da jovine dopo aver visto Nirvana entrai in fissa per StefaniaRoccacoicapelliblu.
son passati 17 anni e non mi è ancora passata.
Lo vidi appena uscito in videocassetta e mi piacque. Però, crescendo l’avevo rimosso, convinto che non mi sarebbe piaciuto più (Salvatores è tutt’altro che una sicurezza!).
Però Quantum, una tiratina d’orecchio te la devo dare: a Mario Bava andrebbe dedicato un monumento, altro che una tesi di laurea!
Quoto:
la prima cosa che mi è venuta in mente di Nirvana è la Rocca – gnocca che si toglie la canotta!
@Rocco Alano il mario bava di fantascienza, OVVIAMENTE. il mario bava horror/giallo/thriller è tutto un altro paio di maniche
@annaMagnanima vorrei dirti che se resisti fino alla fine Stefania Rocca esce le tette, ma non so quanto possa interessarti
@Colin Farth ora che ci penso, per la tv confezionarono un trailerino ad hoc completamente forviante che cercava di far passare il film per una commedia, alternando di continuo scene “serie” ad abatantuono, completamente decontestualizzato, che faceva facce e commenti buffi… una specie di robin hood – un uomo in calzamaglia sci-fi
@quantum: questo può spiegare tante cose… Lo metto in lista recuperi in definitiva allora! Danke
No dai, l’elogio di Nirvana no.
Quando l’ho visto al cinema mi sono imbarazzato (ero giovane, ancora mi entusiasmavo o imbarazzavo per le cose fatte dai miei connazionali, poi ho smesso). E’ una puntata di Zelig con uno schermo gigante che manda immagini pseudo giappo come sfondo (nel 1997, coi cinesi che erano già ovunque). Anche il livello di noia, inutilità e debolezza è da puntata di Zelig. I riferimenti al buddismo sono imbarazzanti. I cameo pure, quasi tutti (salvo Bebo Storti, ma solo perchè mi fa più simpatia).
L’unico elemento di modernità autentico è un livello di maccosa che manco Lindelof (la lavagna e il cancellino, cazzo).
E’ un film che “guarda al resto del mondo senza rinnegare la sua italianità”, nel senso che imita male gli stereotipi del cinema di genere aggiungendo le battute in dialetto e una marea di dozzinalità. In pratica Emma Marrone, o per prendere qualcosa dell’epoca, i Ragazzi Italiani. Ora, capisco che si tenda ormai a recuperare qualsiasi puttanata. Ma citare Bava, Petri e Margheriti magari no. E’ come paragonare Fabio Volo a Pirandello.
Io conosco un signore che lavora come doppiatore soprattutto di videogiochi,che ha lavorato con Salvatores e mi ha detto che non sa dirigire devo chiedere sempre ai collaboratori…….
Posso contestare l’accusa di non fantascientificità a “la decima vittima” ? È sicuramente satirico ma è anche fantascienza sociologica.
bella rece!
un film (ma devo essere ben sveglio!) che riguardo sempre volentieri, soprattutto, come scrivete, per la crème del cabaret milanese truccata in quel modo.
e poi la rocca, certo!
comunque Rubini con i suoi occhi bionici nulla da togliere rispetto ad altri film fanta ammericcani più “grossi”
p.s.
restando in fantascienza: ma anche “2047-Signs of Death” con il buon vecchio Rutger Hauer (e altro gran cast) è un prodotto tutto italiano? l’ho recuperato da poco, ma ancora non l’ho visto.
Decima vittima è fantascienza 100% (tratto da Sheckley).
Nirvana ne ho un ricordo da ragazzino e mi hai incuriosito.
Terrored dallo Spazio Profondo gran film, veramente gran film anche se evidentemente (e per ammissione di Bava) girato con due soldi, due cose di cartone, due pietre (sempre le stesse che muoveva sul set) e le mute da sommozzatore.
@Quantum: Salvatores ci riprova quest’anno a sfidare il cinema italiano facendo uscire “il ragazzo invisibile”…occhio eh.
Di questo film ricordo due cose: Abatantuono che parla in camera con il programmatore e Sergio Rubini con gli occhi bionici che a un certo punto dice ad Higlander in bares’ “devi essere come l’acqua, che prende la forma delle cose e poi scivola via” (o qualcosa del genere).
Manco le pocce della rocca mi ricordo.
Nirvana mi mezzo piacque quando uscì, lo trovai mezzo noioso, mezzo ironico, mezzo italiano e mezzo internazionale, mezzo fatto bene e mezzo meh, mezza fantascienza e mezza commedia, MA l’unica cosa che mi ricordo per intero sono le TETTE di Stefania Rocca, che ringrazio per tanti momenti solitari dopo allora.
Per questo di Nirvana ancora conservo il dvd.
Mica perchè è fantascienza. Anche se mezzo lo è.
Oh, un regalo! Grazie Quantum!
Senza togliere che il film è fatto all’italiana, e me ne ero accorta già intorno ai 14 anni, devo dire che rimane per me un piacevolissimo passatempo.
E anche un tentativo di fare qualcosa di diverso almeno come contesto.
Quella proto milf di Luisa Corna dopo che ha fatto venire l’infartino a Bossi non s’è + vista in giro
A me da ragazzetto piaceva soprattutto perché l’avevo beccato proprio in un periodo che ero in botta col cyberpunk, romanzi di Gibson e Bruce Sterling a manetta e Blade Runner rivisto ogni due weekend, e nel filone ci stava perlomeno degnamente. Vero che “omaggia” un po’ troppo il film di Ridley Scott, ma pure Il Quinto Elemento di Besson (stesso anno tra l’altro) lo faceva con la stessa sfacciataggine. Erano quegli strange anni lì, e dopo la clamorosa ultima fiammata di Matrix del cyberpunk si sono tutti rotti il cazzo (o almeno io).
Di Nirvana ricordo anche che avevo comprato il videogame tratto dal film e mi era piaciuto quasi più del film, tipo l’unico videogame italiano punta e clicca bello che ho giocato insieme a Dylan Dog Horror Luna Park (o forse proprio gli unici).
Dolci ricordi. stefaniaroccacapellobluezinnedifuori tanta roba. momento preferito:
“stó meditando, cazzo!”
Quoto @Samuel paidinfuller e tutti quelli che lo hanno seguito: ricordo il film, nebulosamente, come discreto, ma l’unica immagine davvero nitida che ne ho è la suddetta scena con la Rocca capelli blu, tra l’altro riapprezzata moltissimo in una recente visione fortuita di Viol@ (film di cacca nel quale si dona mooooolto generosamente)
Spoiler vm18:
http://1.bp.blogspot.com/-wN_xGKfU4Fc/UzbjhMVvp-I/AAAAAAAAjnI/vzDICs16P_8/s1600/nirvana+9.jpg
Ma lo pseudonimo di Margheriti non era Anthony M. Dawson?
la Rocca ha sempre avuto due pere fantascientiFICHE…
In Viol@ la Rocca è da infarto, sottoscrivo. Nirvana l’avrò rivisto l’anno scorso per cercare di ricordare perchè l’avevo adorato da piccino.
Ancora non sono riuscito a ricordarlo, ma ho apprezzato il tentativo di Salvatores. Che poi, pare ci stia riprovando con un film su un ragazzo invisibile, o sbaglio?
Brutto o bello che sia ( a me all’epoca piacque) per me Salvatores va sempre elogiato perchè i questo film ha davvero osato.
Sto addirittura pensando di andarmi a vedere “il ragazzo invisibile” anche se penso che lo odierò…
Che gran bella recensione. davvero.
Il film è derivativo, goffo anche, ma cazzo è un’opera coraggiosa e affettuosa. Ce ne fossero almeno dieci, ma anche cinque all’anno di mezze cacate come Nirvana che si coprono di ridicolo affrontando il GENERE che negli altri paesi esiste, incassa e macina soldi e qui invece sembra non sia mai esistito (e di certo pare che non esisterà mai più).
Dio santo, persino Eaters mi è sembrato un gran film. Gli snobbatissimi indipendenti ipersplatter della Necrostorm sono gemme preziose in mezzo a fondi di bottiglia. E noi sappiamo solo alzare il sopracciglio, e poi magari ci lamentiamo su youtube di come ‘ormai solo cinepanettoni e tremetrisoprailcieli e paoliruffini’.
Io applaudo a Salvatores e a quella mezza sciordazza di cavallo che è Nirvana, e spero che un domani Sorrentino ci regali un bello zombie-movie o un sexploitation. Tanto l’Oscar ormai ce l’ha.
sinceramente uno dei migliori articoli che abbia letto in questo sito (e già il livello, anche se non serve che lo certifichi io, è molto alto).
all’epoca mi piacque molto, ma ricordo l’approcciarmici con stupido fare scettico e snob in quanto film italiano – avevo 15 anni, recuperavo film di sly prima che diventasse famoso agli occhi di uno che a quell’epoca aveva 15 anni.
peraltro non sapevo che quella in locandina fosse la corna (o eri ironico?).
ricordo anche una sera organizzata di proposito per farsi due risate e vedere il pianeta errante – sì che sapevamo come divertirci e piacere alla gente noi.
Ma poi come andò al botteghino?
La colonna sonora di Pagani (tra le altre cose, Ex- PFM di lusso) era grandiosa, e da grande amante del cyberpunk già da piccolo, quando lo vidi (e non sapevo ancora che “quella fantascienza lì” si chiamava cyberpunk) mi colpì tantissimo.
Anche solo perché m’aspettavo un film d’Abatantuono periodo Attila (Mediterraneo lo vidi un bel po’ più tardi, e per me Abatantuono era associato a film anni ’70 passati da rete 4 e al panettiere in Fantozzi) e quando realizzai che c’era pure MacLeod rimasi totalmente di stucco
film impegnativo da vedere e non certo ai livelli dei porci capitalisti di cui sopra, ma senzadubbio meritelevolissimo pezzo del cinema nostrano (sopratutto di quello post-anni ’70, ucciso dalla televisione), grande recensione
Rivisto adesso è abbastanza imbarazzante, con tutti-TUTTI gli stereotipi del genere elencati nella recensione l’unica cosa che manca è che ad un certo punto parta “Narayan” dei Prodigy, anche se in un paio di scene ci sono pure i NOFX…inoltre sì, è pallosetto e Abatantuono c’entra come Eddie Murphy c’entrerebbe in Blade Runner. Grande Salvatores comunque, e grandissimo “La decima vittima”
@Ciak Norris in Italia andò in pari (che è tutto fuorché scontato per un film italiano, di genere o meno) coi 17 miliardi che era costato. all’estero non sbancò logicamente i botteghini, ma qualche soldo deve averlo fatto. in ogni caso è stato il maggior successo commerciale di Salvatores
@hkmovieposters anche, ma più avanti. all’inizio era proprio anthony daisies, plain and simple
@BlackPorkismo di salvatores non sono in pochi a parlare maluccio, poi boh, senza info di prima mano io non me la sento di metterci becco. l’unica cosa che posso dire è che fece una figura da vero poverinos con happy family, il peggior film che abbia fatto e probabilmente il peggior film italiano uscito quell’anno: era una copia talmente sputata dei film di wes anderson da essere imbarazzante. confrontato sull’argomento disse prima che non aveva mai visto un film di wes anderson (seeeehhh) e poi diede la colpa ai suoi collaboratori. much much poverinos.
@bolo
se mi metti la gif hai vinto
Voglia di rivederlo, ma ne conservo un eccellente ricordo: un film di sci-fi niente affatto banale, con delle riflessioni sociali (telefonate) e umane (abbastanza originali). Ho sempre avuto il sospetto che Cronemberg gli abbia dato un’occhiata prima di girare eXistenZ (che rimane un film meglio riuscito)
Ottimo articolo, e grande (e illuminante) frase di chiusura, però l’immagine dei manifesti animati è saltata, o perlomeno io non la vedo…
Bel pezzo. Il film mi piacque abbastanza, in alcune cose chiaramente povero ma salvabile. Probabilmente ai tempi non ci capì un cazzo. A me con Salvatores capita spesso di notare scopiazzature palesi su più livelli che me lo fa un po’ scendere. Oltre a Nirvana ora mi viene in mente una sua commedia con De Luigi in cui ogni due per tre sentivo rimbombare nella stanza WES ANDERSOOON! Insomma, bravo ma idee poche.
Io capii…
@Quantum Tarantino probabilmente il doppiatore avrà fatto una particina in suo film quindi la info che mi dato e di prima mano.
Poi non so a me Salvatores mi da l’aria di essere insicuro.
Ovviamente è difettoso, ma Nirvana non solo di apprezza, è anche uno di quei film per cui bisogna fare il tifo cultural/sportivo.
Concordo al 100% con Aisai.
Confesso che l’elogio a Salvatores e a un film ottuso e arragonate come Nirvana non me lo aspettavo, come pure il plauso generale nei commenti.
Oh, prima o poi doveva succedere di trovarmi in totale disaccordo con i 400 calci ed ecco che è successo. Niente di grave. ;)
La recensione e` scritta molto bene per carita`, ma anche io devo appoggiare aisai al 100%. Nirvana (che vidi al cinema a suo tempo) e` una sbadilata sui coglioni senza ritegno: banale, sciatto, ricolmo di maccosa grandi come transatlantici e volgarissime scopiazzature stilistiche a partire da blade runner per finire con i film che andavano a quel tempo (ma che citazioni? Per piacere, dai, siamo seri), con 4 scenette di computer graphic appiccicate con la saliva. Elogio della tristezza. E il fatto che sia stato l’unico film italiano di cosiddetta “fantascienza” con un budget di una certa rilevanza non ne fa di certo un bel film. Io sinceramente non lo definirei nemmeno fantascienza: la trama, al netto dei sushi cafe`, gli occhi bionici e la realta` virtuale messe li per puro contorno di colore e` la solita puttanata semiesistenziale e vagamente metafisica che avrebbe potuto benissimo essere girata ai giorni nostri senza cambiare una sola virgola della sceneggiatura. La fantascienza, quella vera, e` ben altro.
Sad but true, la SF in italia non sappiamo farla. Ma ormai sono decenni che non sappiamo fare cinema, quasi piu` niente, giusto le pizzerie ci sono rimaste. Rassegnamoci.
Bel film di genere, visto una volta sola – che, devo aggiungere, trovai esilarante perché avevo già visto, senza minimamente sospettare nulla, Millennium con Selen che di Nirvana prende tutto, ambientazione, “trama”, ecc.
Fu una serata memorabile.
https://www.youtube.com/watch?v=_fXXjb0rqDs
intervista a salvadores sul film
Ah, grazie x l’amarcord! Ma manca tutto il contesto di nerditudineanninovanta che accompagnò la visione del PRIMO FILM DI FANTASCIENZA ITALIANO che noi fighi con l’Amiga che andava in guru-meditation x otto ore con un Budda rotante in 3D quando lanciavi il rendering della tua pecora virtuale che poi arriva boncompagni coi commenti animati a nonèlarai e finalmente puoi dire che lo guardi x la tecnica e non per le ninfette perché la gara era a chi aveva più libri delle edizioni nord e non c’era bisogno di pasticche per passare la notte se ti mettevi in tre a fare l’esegesi della trilogia di valis con la sincera convinzione che se ci fossi riuscito saresti passato ad uno stadio superiore di coscienza. Quei tempi la, per dare l’idea a chi non c’era.
Di Nirvana avevo addirittura il manifesto appeso nella cucina della casa apocalittica da matricola fuori sede: quando ho finito l’università l’ho usato x impacchettare i piatti del trasloco. Con tutto lammore, non regge lo sdoganamento. A parte le tette della rocca, sa va sans dire.
100% d’accordo con la rece; avrei aggiunto solo una nota polemica: con tutta la sua derivatività e qualche sciattura, resta uno dei film italiani più genuinamente interessanti degli ultimi 30 anni. Hai detto cotiche!
Boh, affittai la cassetta e mi passo’ liscio liscio senza un’emozione, un sussulto. Ricordo solo il fastidio del dialetto in un film di “fantascienza”. E la locandina.
Rega mi dispiace,ma n diciamo cazzate era un film privo di mordente(in partenza)!,anche se ai tempi ho sperato il contrario.
non sono d’accordo sul premiare qualcosa solo per lo sforzo o lo slancio,e n sono uno che tira merda sui prodotti,solo perchè sono italiani.
a me è sembrata più un’operazione tipo sono un regista con la fiducia dei produttori/distributori,chiamo la cumpa degli amici del cinema impegnato/comico,e giochiamo tutti a blade runner e simili.
@annaMagnanima
per riallacciami a post precedenti;n sono l’unico che ti istiga!
…ma stefania rocca faceva uscire le tette in ogni film n solo di quel periodo!
@Lars Von Teese
Ti quoto su tutto.
Stefania Rocca dopo aver uscito le tette in questo film di fantascienza all’italiana prese il vizio e decise di uscirne ancora e ancora ripetutamente nel successivo e “cyper-erotico” Viol@ (mi pare si scrivesse così). Quello si una vera boiata di dimensioni bibliche.
Sì, così derivativo e citazionismo così esibito che le immagini fregate a Blade Runner le coglieva anche chi Blade Runner non ‘ha mai visto ma c’ha ragione Quantu. E alla italianità da lui affrontata affiancherei il quesito sulla natura della realtà e il richiamo alla lanterninosofia de “Il fu Mattia Pascal” ché Matrix non ha inventato un cazzo e c’era prima Pirandello.
Ah, e naturalmente le zinne della Rocca. Ah, quanti ricordi….
Bonus: quando uscì al cinema mi comprai anche la OST per avere John Barleycorn must die”, nel ’97 l’internet non sapevo cosa fosse.
@doctor woo
si ma anche la supercazzola prematurata con lo scappellamento a destra e` tutto un gran dire eh. Vedi? Lo vedi che stuzzica? Come fosse antani, potrei anche dirti quacosa come vicesindaco, sbiliguda.
@Lars
Tarapìa tapiòco!
Posso fare una battutaccia, fine a sé stessa, nel segno di Dave e nel rispetto di Kurt? In questo àmbito, al di là di tutto, “Foo Fighters” battono “Nirvana”.
@Dèvid Sfinter
Il film di cui parli tu dovrebbe essere “Happy Family”, e in effetti ricorda davvero parecchio “I Tenenbaum”: il personaggio della figlia emo/punk non ha altro senso di esistere se non quello di essere una sorta di citazione umana al personaggio interpretato da Gwyneth Paltrow nel film di Anderson.
Nel film inoltre De Luigi sembra sempre rifare il se stesso della pubblicità del detersivo, ma penso sia una cosa voluta. Spero.
Oh, e pure lì c’è un bel paio di tette, quelle di Valeria Bilello, che ai tempi di MTV speravo spesso di poter vedere ignuda…
@John 4°Di Milius: scusa ma ho perso il filo…
in teoria, se ascolti l’intervista di Salvadores, l’idea di applicare la filosofia indiana ai videogame non è tanto campata in aria…cioè il personaggio di un videogame (ma anche il programmatore depresso), muore e torna a vivere, muore e torna a vivere, e a seconda delle sue azioni passate si determinano le sue azioni future (praticamente la reincarnazione), e l’unico modo per porre fine a questo ciclo infinito, è raggiungiere il Nirvana, un non luogo in cuii non si è niente, ma alla fine non si prova piu dolore (praticamente la morale del film).
Detto questo, l’ho visto a 13 anni, e rimasi deluso perchè speravo battesse di piu sul tema del’intelligenza artificiale. Questa parte invece viene liquidata in 10 minuti in maniera allucinante…..
programmatore:” perchè il videogame reagisce così?”
casa:”un virus gli ha dato coscienza”. E il programmatore fa spalluccie. Cioè non ti sorprende che un virus abbia creato per caso l’intelligenza artificiale cosciente????
@Woody: esatto! E anche la regia, i movimenti di macchina (il classico carrello) e la fotografia parevano spesso una scopiazzatura di Anderson. E le copiava anche benino eh…
@annaMagnanima
Errore mio ho confuso i post di Lucy di Poisoned Ivy!
Quant’è radical chic dare addosso a Nirvana 15 anni dopo… Specie in coda ad un articolo che ne ricorda il coraggio e, purtroppo, l’unicità.
Con Salvatores sono di parte, a me è piaciuto persino Happy Family, l’ennesimo chiodo sulla bara della commedia all’italiana: in sostanza dice che chiunque voglia scrivere un film del genere è uno sfigato segaiolo… Poi ti ricordi le interviste a Pieraccioni e non può che salirti l’astio.
@opellulo
Guarda, io lo schifo dal 1997, da quando sono uscito dal cinema rabbuiato, quindi al massimo sono radical chic da allora :-)
Non credo di avere un pregiudizio su Salvatores, che ha fatto molti bei film (io personalmente ho amato molto Turnè).
E non avrei neanche particolari problemi a premiare il coraggio di fare qualcosa di raro nel panorama italiano. Il fatto è che io non ce lo vedo, questo coraggio.
Quando è uscito Nirvana avevo 20 anni. Il revival di un certo tipo di fantascienza distopica era partito, credo, dalla director’s cut di Blade Runner del 1992, cui seguirono Strange Days e l’Esercito delle 12 Scimmie. Il quinto elemento è del 1997, come Nirvana.
Insomma, era un periodo in cui c’era il mercato per questo genere di film, Salvatores si era guadagnato lo status per riuscire a disporre di un budget dignitoso, e ha provato a prendere la scia. Secondo me non c’è riuscito. E mi fa rabbia, perchè quello che manca al film non è tanto la messa in scena (i soldi sono stati spesi piuttosto bene), quanto la sceneggiatura. E per quella non servono 17 miliardi. Nirvana è pieno di soluzioni dozzinali, e in un film di fantascienza basato più sull’ambientazione che sull’azione, non puoi proprio permettertelo. Ci vuole una cura del dettaglio minuziosa, che Salvatores semplicemente mostra di non avere. Come è già stato detto, quando un protagonista di video game acquisisce coscienza con un virus, apri un portone con dentro un mostro fantastico. Non puoi fare spallucce e andare avanti. O ancora, per ricordare la cosa che mi ha fatto più incazzare: a un certo punto Rubini deve pagare non ricordo più che cosa, e per pagare tirano fuori il “chip di credito”. Ossignore, il chip di credito. Ma perchè? Inventati qualcosa, cazzo, oppure lasciagli le carte di credito. Sciatteria.
Insomma, se dobbiamo dare la medaglia a Nirvana a questo punto perchè non dare anche una coppetta al da te citato Pieraccioni, che con Veronesi ha fatto quella epocale puttanata western con Bowie e Keitel (per fare un esempio di budget usati a cazzo)?
Nell’articolo personalmente non ho gradito i riferimenti a Bava, Petri e Margheriti. Autori che con budget insignificanti facevano grandi film, degni di quelli anglosassoni. Qui celebriamo un prodotto di sottomarca che non ha nulla, ma proprio nulla – se non forse qualche caratterista – della qualità dei suoi modelli.
@opellulo
Nirvana sarebbe coraggioso perche` copia in maniera spudorata (e anche male sinceramente) un tot di film mainstream a tematica cyberpunk? E` questo il coraggio per te? O il coraggio consiste in quel coglione che parla barese contro la multinazionale?
Sul fatto che sia unico: se intendi che e` l’unico film italiano di quel tipo (se questa per te e` SF mi sa che possiamo chiudere la discussione qui) siamo d’accordo. Sul fatto che questo sia un merito, NO
ora pero` mi devi spiegare perche` sarebbe “radical chic” schifare un cesso di film come Nirvana girato da uno degli ALFIERI del cinema radical chic in italia…
A proposito: Europa Report, film di FANTASCIENZA, budget: 10 milioni di $. A occhio, diciamo la meta` di Nirvana? The Cube, FANTASCIENZA, budget: 350000$. Potrei continuare.
Le idee ci vogliono, cazzo. Nirvana non ha un’idea che sia una sola. Arrendetevi.
@aisai: ” perchè non dare anche una coppetta al da te citato Pieraccioni, che con Veronesi ha fatto quella epocale puttanata western con Bowie e Keitel”
Maledetto , che cazzo m’hai ricordato.
Io per anni ho riassunto tutto in una parola: “provinciale”
no, dai. Almeno Salvatores non e´Veronesi. Cioe´gia´solo lßimmagine della dea Kali animata (che anche a me da bimbo faceva paurissima) ha un suo perche´, un suo effetto. Impressiona insomma. E vedere nei titoli di coda Pieraccioni venire prima di Keitel, ti fa capire che qualcosa non va. Salvatores copia…ma “copia bene”. Cioe´capisce a che servivano alcuni elementi di balde runner e li reutilizza. Non come veronesi, che fa un bignami dello spaghetti western senza averci capito nulla del western. Veronesi e´tipo un americano che vede un italiano condire gli spaghetti col pomodoro, e credendo di fare bene decide di utilizzare il ketchup. Copia ma copia male, perche´non ci ha capito nulla.
Ma il punto e´che li´il problema e´Veronesi….quel film li´e´il tipico film alla Veronesi, ma western. Questo e´il tipico film alla Salvatores, ma cyberpunk.
E io, come ho ribadito a furia di beccarmi i vaffa nei vari post su burton, apprezzo chi cerca di mantenere n proprio stile abbracciando generi diversi. in sostanza, il film puo essere un pacco per chi ama la fantascienza, ma diventa una conferma per chi segue salvatores.
Sottolineamo poi una cosa. Salvatores veniva dallóscar…questo e´il suo secondo film post oscar dopo “sud” (che forse era in preparazione da prima dell oscar, quindi consideriamo Nirvana il film post oscar di Salvatores”. Meglio Salvatores che fa Nirvana dopo lóscar che non Benigni che fa Pinocchio, La vita e´bella anche in Iraq, lettura di Dante, lettura delal costituzione, lettura della bibbia etc. etc.
Meglio Salvatores che fa Nirvana, che non Sorrentino che fa this must be the place e la grande bellezza (due film imho fatti apposta per piacere agli amereggani, dopo il successo a cannes).
probabilmente la necessita´di agganciarsi al cyberpunk, piuttosto che, dico per dire, alla space opera, e´dovuto a questioni commerciali (in pratica allépoca tirava il cyberpunk, e quindi e´piu facile vendere il cvberpunk).
Sulla mancanza di idee:
nel suo giocare coi topoi classici, elencati nella recensione e prensenti nel 80 per cento del cinema di fantascienza, cvyberpunk o meno, delle idee le usa. Il parallelismo tra filosofia indiana e informatica ad esempio. Piu la tua vita si digitalizza, piu diventa una non vita, come se la tua vera vita non fosse quella che stai vivendo ma fosse tenuta in standby. Il parallelismo tra reincarnazione e lßacquisizione della memoria di una defunta, da impiantare nel corpo della Rocca. Il parallelismo tra karma e videogame.
Vero, la sceneggiatura fa spalluccie sul tema dellíntelligenza artificiale, ma probabilmetne non gli interessava approfondire tale tema, e in cambio perö´mette un parallelismo triplo tra Solo, Jimi e la fidanzata…tutti depressi, tutti intrappolati in azioni ripetitive senza senso, tutte marionette, tutti in viaggio per raggiungiere qualcosa che non sanno.
Sono idee…..sfruttate male e spiegate peggio in una sceneggiatura colma di maccosa, ma ci sono. Probabilmente, uscisse oggi, con tutta sta moda di puntare il dito sulle multinazionali, sul far vedere come pochi eletti vivono in bunker dorati mentre il resto dell occidente si terzomondizza, sulla gente che passa la vita su facebook con gli avatar, sulla gente che va sempre piu in depressione e si suicida…ora che il cyberpunk non e´modaiolo….forse sarebbe rivalutato.
L´´uso di comici e´un azzardo, e infatti non e´riuscito. Ma leone nei suoi film, usava Brega e Giuffre´ non dimentichiamolo. Forse li´la cosa riusciva grazie al doppiaggio. O forse erano attori di altra razza. Fatto sta che dopo Mediterraneo, avere abatantuono aiutava ad alzare due lire coi produttori.
Il film allépoca, ripeto, non mi piacque. Potrei rivederlo…cé´una versione su youtube in inglese con sottotitoli spagnoli (cacchio abatantuono in inglese…..fa le faccette da “ma che succede qui” ma la voce e´tutta seriosa..). Pero´meglio che gli autori si prendano certi rischi, meglio che parlino di filosofia attraverso il genere, che non facendo i film due camere e cucina. Almeno provano che il flm di genere si puo fare, si puo fare in economia, si puo fare con intenti alti, si puo ottenere un buon incasso. Poi magar il film viene male….ma ci hanno provato.
ps. chiedo scusa per gli errori, sto usando una tastiera tedesca, e c´´ hanno le lettere diverse….
a me il film piacque. pensavo fosse un film sui nirvana inizialmente. e siccome all’epoca amavo kurt…
comunque non capisco perché un film di fantascienza deve spiegare tutto quel che mostra. non si possono assumere le cose come “assiomi”? c’è un virus che può donare un “io” ad un personaggio videoludico (e a me è sempre sembrato fighissimo il diegotispiego in quel ruolo. per è stato come se il tizio senza nome di quake si mostrasse e mi dicesse <>. come se il tizio di mdk mi dicesse <<>>. come se t(r)omb raider mi dicesse <>. etc) e non viene spiegato come e perchè e nessuno nel film ci si stupisce (a parte che se emanuelle seigner sta nella vasca non è che mi faccio le pippe su diegoNONtispiego) e allora? secondo questa logica i film dovrebbero durare 20ore allora. e inoltre nel 99% dei casi vi lamentate degli spiegoni e quando non ci sono volete spiegoni. mah
e paolo rossi è un grande divulgatore scientifico
@blueberry
la fantascienza fatta bene ti fa capire le cose senza spiegoni. spesso utilizza esempi e analogie, ma non gli spiegoni.
il punto non e´solo lo spiegone, ma che un programmatore (ok depresso) trova un´intelligenza artificaile coscente sul suo computer e fa spallucce. ok forse e´depresso e non gli interessa la scoperta scientifica o i soldi hce potrebbe farci o i modi con cui la multinazionale cattiva potrebbe usarla…..
ma….fa spallucce!
cmq ho notato un altro parallelismo interessante. Nel film, quando per la prima volta Jimi gioca al videogame, Abatantuono sente degli ordini provenire da non sa dove, e agisce di conseguenza. Un attimo prima abbiamo visto Jimi fare grossomodo lo stesso, con la sua casa intelligente. Lo stesso Solo, dopo, gli rinfacciera´che lui, pur essendo libero, passa le giornate a “prendere ordini da una casa”.
parallelismo.
@Lawrence
Ma sì io non dico che “nirvana” sia “IL Film” di fantascienza.
dico solo che ok ci sono delle cose molto campate in aria ma basta dire “oh fa spallucce si vede che in sto futuro è normale che dei virus regalino anime a personaggi videoludici e che, in quanto PG o NPG, ovviamente non possono nuocere a nessuno”
al massimo che so potranno leggerti le mail… ti pare?
comunque mi fa impazzire sta cosa
si fanno le strapulci a un film onestissimo come guardiani della galassia e poi si parla con un’indulgenza disgustosa di sta vaccata
no ma ci rendiamo conto?
basta, vado a ubriacarmi e a scatenare una rissa
@lars,
ma guarda..qui bene o male ne stanno parlando tutti abbastanza male (me compreso), almeno sulla qualita´della riuscita finale. Pero´, onestamente, e´un bel tentativo…..cioe´sulla carta poteva venire bene, e ocn uno o due correzioni qui e li´si portava a casa il film. Il confronto cno un film come i guardiani, costato un pacco di soldi, prodotto dallßindustria hollwodiana che, risottolieamolo, e´da il cinema in maniera industriale, non casereccia come noi italiani, in un periodo in cui i fumetti strafunzionano a botteghino, con un procione armato di mitra e´ingiusto.
e´come paragonare le paraolimpiadi con le olimpiadi.
https://www.youtube.com/watch?v=s8OKtBp5lKM
http://www.youtube.com/watch?v=FaBlw6v75Bs
Molto carino questo articolo. Nirvana è certamente un film di scarso successo e “per pochi” ma solo perché “per pochi” è il suo genere, il Cyberpunk “puro”. Perché Matrix e Blade Runner sono Cyberpunk ma solo per brevi tratti, per il resto seguono canoni stranoti e familiari. Se andate a leggere “La notte che bruciammo Chrome” ciò che trovate non sono figate epiche a tutto tondo e super-simboliche come Blade Runner, che anche mia nonna può guardare e apprezzare, sono cose invece come Johnny Mnemonico e come appunto Nirvana.
È il genere Cyberpunk “puro” che fa un po’ cagare ai più e per venderlo bene va amalgamato a cose note tipo il noir (vedi Blade Runner) o l’azione/arti marziali (vedi Matrix) altrimenti c’è solo da rompersi i coglioni come è accaduto con Nirvana appunto.
Come genere Cyberpunk “puro” Nirvana è uno dei pochi, anche a livello mondiale… ed è di serie A. Poi che il genere piaccia o meno è un altro paio di maniche.
Ulteriore nota: il film di per sé non sa di italiano se non per il fatto che riconosciamo benissimo gli interpreti di contorno. All’estero, dove non conoscono Aaaaat-la e i comici milanesi in generale, il film non viene etichettato come “italianetto” perché non sembra affatto “italiano”.
E’ e resterà un film di merda.
Jarni ha parlato.
Un film che ho sempre amato molto: al di la’ dei suoi difetti (Lambert e soprattutto Seigner veri cani, l’innesto “comico” non sempre riuscito, una fotografia eccessivamente fumettistica) ha almeno avuto il coraggio di avventurarsi in territori ignoti all’italico cinema (il cyberpunk puro, la metafisica nell’era del computer). A me l’idea di immaginare il futuro cyber del nostro paese – multietnico eppure ancora “pizza e madolino” – senza scimmiottare l’America ha divertito molto. E poi in questo film c’e’ un Sergio Rubini (da me mai amato) GRANDISSIMO, da premio Oscar, che si porta il film praticamente sulle spalle. Se qualcuno lo ha trovato irritante e’ proprio perche’ ha fatto alla grande il suo mestiere …
Nessuno, ma proprio nessuno, ha notato che Nirvana è del 1997 e Matrix del 1999?
Chi ha copiato cosa?
http://it.wikipedia.org/wiki/Matrix
http://it.wikipedia.org/wiki/Nirvana_%28film%29
Se volete cagare a ogni costo su uno dei più bei film di fantascienza in assoluto, almeno documentatevi prima.
“uno dei più bei film di fantascienza in assoluto”
mi stanno ridendo pure i peli delle ascelle
In Nirvana si rivede il Neuromante di Gibson e non Blade Runner, e’ un ottimo titolo e merita del plauso e non di essere deriso da chi evidentemente di cinema capisce molto poco, se non quasi nulla. Perniante di citazioni e tributi con gli attori cari a Salvatores calatisi in ruoli difficili, insoliti. Leggendo il Neuromante ho pensato tutto il tempo a Jimmy e a Silvia Rocca. La scena dei noodles derisa dall’autore dell’articolo e’ anch essa nel libro che ha profonde influenze orientali in una fusion di giappotecnologie tanto care ad ambientazioni cyberpunk.
leggere Neuromante e farsi venire in mente sta minchiata di film sta a mangiare una pizza pensando a quanto sono buoni gli spaghetti in scatola della heinz
Ho ripescato questa rece per caso, vorrei solo dire che, per essere su i 400 calci, ho letto nei commenti la parola “fantascienza” usata riferendosi a un genere, anziché a una ambientazione, circa 100 volte di troppo.
Qualcuno ha addirittura detto “questo non è altro che una film che della fantascienza prende solo l’ambientazione”. Ma va’? Come ogni altro film “di fantascienza”.
Mi piaque molto 24 anni fa, e mi e’ ripiaciuto molto rivedendolo adesso.
Condivido bene o male tutti i difetti citati dai commenti a cui a fatto schifo, ricordo che giudicai Lambert totalmente inespressivo, l’interpretazoine dei comici come unghie sulla lavagna, gli interni e gli “esterni” abbastanza ridicoli e poco credibili.
Sul fatto del virus che da’ la coscienza onestamente non me ne fregai piu di tanto.
Nonostante questo non riesce a non piacermi, e’ davvero un viaggio cyberpunk dove tutti cercano qualcosa.
ottima recensione!!
nirvana usciva nel 1997 , matrix 2 Anni dopo. molte le analogie e mentre matrix è superiore per effetti speciali e mescola meglio la storia nirvana lo batte su tutto il resto perché poi , diciamocelo , Italians do it better !!!