In quella Cina salterina altrimenti nota come wuxia, Tsui Hark è un regista con pochi rivali e ancor meno cazzi di stare a sentire le lamentele di voi cani occidentali sul fatto che il wuxia è brutto perché non vi piacciono le coreografie strampalate coi cavi. Prolifico, versatile, coraggioso e vagamente privo di vergogna, Hark è anche uno dei pochi registi in circolazione realmente interessati a esplorare le potenzialità del 3D oltre a “far pagare un biglietto 15 euro”: per questo non stupisce e non suscita neanche poi tanta indignazione il fatto di vedere il regista iconoclasta della new wave hongkongese nuovamente alle prese con una commercialata fracassona che nel 2010 veniva pacificamente promossa come la risposta asiatica allo Sherlock Holmes di Guy Ritchie.
Di Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma ve ne parlai proprio io quasi 3 anni fa, che è l’unico motivo per cui sono sicuro al 100% di averlo anche visto: simpatico, divertente, colorato e ipercinetico ma mi venisse un colpo se me ne ricordo una sola scena. Toccherà anche al suo prequel, Young Detetive Dee: Rise of the Sea Dragon, lo stesso beffardo destino di suscitare divertimento nell’immediato e totale oblio sulla lunga distanza? C’è un solo modo per scoprirlo: alla macchina del tempo!
Anno 2017: sono passati 3 anni da quando ho visto Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon, e sarà che abbiamo avuto tutti cose più importanti a cui pensare, tra lo scioglimento dei ghiacci del Polo e l’invasione della Terra da parte degli Atlantidei, o che il mio ADD si è aggravato da quando il governo Grillo-Namor ha bandito il Ritalin, ma sta di fatto che se non l’avessi recensito all’epoca per I 400 Calci (forse alcuni di voi non lo sanno, ma prima di diventare l’azienda leader nel campo dei viaggi nello spazio, era un blog di cinema), non sarei neanche tanto sicuro di averlo visto, quel film. Per carità: simpatico, divertente, colorato e ipercinetico ma mi venisse un colpo se me ne ricordo una sola scena.
Anno 2014.
Per farmi contento bastano 200 comparse, un green screen e un mostro marino che annienta la flotta imperiale cinese in un tripudio di soldati che volano, scafi che si sfracellano, onde che travolgono ogni cosa. E considerato che l’ultima volta che ho voluto vedere le onde grosse al cinema mi sono dovuto sorbire tutto Interstellar, a questo giro direi che ci abbiamo guadagnato. I primi 5 minuti di Young Dee sono la sequenza spettacolarmente più riuscita dell’intero film, un sontuosissimo prologo in cui Tsui Hark fa bella mostra del suo straordinario talento nel gestire 3D e scene di massa, e poco importa se, assieme alla sacrificatissima battaglia navale finale, questa sarà l’unica parte della pellicola in cui il “Sea Dragon” del titolo è effettivamente presente e rilevante ai fini della trama.
Trama che, in perfetta ottemperanza delle regole del wuxia, è un sovraccarico degli elementi più disparati, intricatissimo e praticamente impossibile da riassumere in un solo paragrafo senza sembrare un ubriaco che farnetica alla fermata dell’autobus all’una di notte, ma vi giuro che è tutto vero: il giovane magistrato Di Renjie arriva a Luoyang per indagare sul caso del mostro marino di cui sopra ma si ritrova prima in galera per un errore burocratico e poi a fare da guardia del corpo ad una bellissima cortigiana (il Jimmy Bobo del mio cuore Angela “Angelababy” Yeung) presa di mira da un gruppo di banditi e da un mostruoso uomo-lucertola, arruola un medico come sua spalla comica e un poliziotto molto più bello di lui come sua controfigura durante i combattimenti, incontra uno scienziato pazzo che si è trapiantato il braccio di una scimmia, scala una montagna, guida un esercito contro i ribelli e salva la Cina da un complotto volto a sterminare la famiglia imperiale attraverso un virus che si assume bevendo il tè.
Azione, commedia, romanza, arti marziali (ottime, per essere l’unico film cinese di botte non coreografato da Sammo Hung nel 2013), persino una punta, seppur grossolana, di satira (il riferimento per niente velato all’idiozia dell’apparato burocratico cinese; la scena in cui Di costringe l’intera famiglia imperiale, i nobili e i cortigiani a bere una tazza di piscio), giallo e fanta-scienza — in 133 minuti di apparente anarchia narrativa ce n’è davvero per tutti i gusti, anche perché, per la seconda regola del wuxia, se quello che stai facendo non sembra una costosissima soap opera, lo stai facendo nel modo sbagliato.
Di nuovo il 2017.
113 minuti di film, questo sì che me lo ricordo, un’attesa che sembrava non finire più, per vedere un drago che non è che me l’ero sognato io, porco cazzo, stava nel titolo, stava: Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon! Sea Dragon! E quando finalmente, per ben 12 secondi su due ore e un quarto, compariva?
NON ERA NEANCHE UN VERO DRAGO, era il cazzo di Kraken di Scontro tra titani!
Non so come potei tollerare, all’epoca, un’affronto simile, un uso improprio di draghi che neanche Game of Thrones (nota serie fantasy di alcuni anni fa, cancellata a seguito di una serie di rivolte scoppiate nel maggio del 2015 in varie città americane ed europee a seguito della morte del personaggio interpretato da Peter Dinklage).
2014.
L’aspetto forse più seccante, o meglio, l’unico difetto su cui è davvero difficile passare sopra pure con tutta la buona volontà e le aspettative a zero che-tanto-stiamo-vedendo-un-film-che-alla-fine-oh-zio-c’è-un-drago, è il fatto di trovarsi di fronte un prequel che è tale solo di nome.
Un “prequel” la cui ragion d’essere è la necessità di continuare a mungere un franchise anche senza l’attore (evidentemente non in vena di bis) che aveva dato il volto al protagonista nel primo film: non esistendo in tutta l’Asia un uomo affascinante quanto Andy Lau, se ne è cercato uno più giovane. L’onere e l’onore ricadono su tale Mark Chao, 30 anni, attore/modello/cantante mezzo canadese e mezzo taiwanese, il quale si rivela subito una scelta vincente perché combina con grande eleganza il non sapere le arti marziali di Andy Lau con il non saper recitare degli artisti marziali.
A prescindere dall’incapacità di Chao di dare spessore a uno che, dai, era giusto il protagonista, a livello di scrittura Di non viene toccato neanche di striscio: è lo stesso identico personaggio, solo con meno rughe, dello scorso film. Non intraprende un percorso evolutivo, non cresce, non impara nulla di nuovo, è l’unico, anzi, le cui azioni non hanno alcuna spinta evidente, alcuna motivazione. Arriva e risolve la situazione, ma è l’unico personaggio a cui non succede niente, e se da che mondo è mondo la ragion d’essere di un prequel è mostrarci come un personaggio che conosciamo è diventato il personaggio che conosciamo, l’inesistente caratterizzazione di Di rivela quanto poco fregasse agli sceneggiatori di collocare temporalmente il film rispetto al capitolo precedente.
Ancor prima di vederlo, mi stuzzicava l’idea di tracciare un parallelo tra questo film e due serie degli anni 90 (ragazzi, gli anni 90 stanno per tornare alla grande, e non c’è luogo dove possiamo nasconderci) con una storia produttiva molto simile, Young Hercules e Le avventure del giovane Indiana Jones, ma man mano che il film procedeva non potevo fare a meno di notare che lo sforzo fatto da entrambi i telefilm era di gran lunga maggiore a questo pasticciaccio di sceneggiatura così sciatto da disinteressarsi completamente del proprio protagonista.
2017.
Confermo quanto detto 3 anni fa, anzi, vi giuro, chissà perché nel frattempo mi ero convinto fosse un sequel. E comunque guardate che Young Hercules è una bomba, grazie alle vendite record dei blu-ray nel 2016 la Fox ha deciso di resuscitare la serie, sempre con Ryan Gosling protagonista, e al momento fa più ascolti di Lost e Dottor House messi assieme.
2014.
Ma è inutile spaccarsi la testa su certe cose, Young Dee non è che un giocattolone, un banco di prova con cui Tsui Hark si è sbizzarrito dal punto di vista tecnico sperimentando a manetta utilizzi non-canonici del 3D e della CGI: i momenti in cui la molteplicità dei piani viene usata per mettere in risalto i dettagli che catturano l’attenzione e mettono in moto il processo deduttivo di Di, o l’utilizzo dinamico di sottotitoli e scritte in sovrimpressione, o ancora quello di pop-up, ingrandimenti e dettagli ai raggi X durante i combattimenti per spiegare una determinata mossa o mostrare l’entità dei danni causati… Roba neanche così originale o rivoluzionaria ma che piscia in testa alla stragrande maggioranza dei film 3D in circolazione al momento perché il regista occidentale medio è ancora convinto che l’unica applicazione possibile di questa tecnologia sia tirare roba in faccia allo spettatore.
Il rovescio della medaglia, e il motivo per cui difficilmente Young Dee passerà alla storia, è che per chiudersi in laboratorio e fare l’inventore, Hark ha preso le distanze da qualunque cosa potesse assomigliare a un’idea di narrazione, perdendosi per strada ogni possibilità di cagare un film che avesse anche, tipo, dei contenuti: se il primo Detective Dee costituiva una risposta, e per certi versi persino più stimolante, al nuovo franchise di Sherlock Holmes, il suo prequel/sequel/quellochetipareTsui è arenato in area “Pirati dei Caraibi” — e neanche il primo inoffensivo, mediocre capitolo, proprio quelli inguardabili che sono venuti dopo.
DVD-quote:
“Bello da vedere, facilissimo da dimenticare”
Quantum Tarantino, i400calci.com
L’idea di un governo Grillo/Namor è talmente geniale e spaventosa allo stesso tempo che non sono riuscito andare avanti con la rece. Quantum, ESIGO una fan fiction ambientata in quel futuro distopico :D
Comprato!
ps. Ma il frame atlantideo da quale cartone proviene?
nb. E stasera Terminator Genesys.
Trattasi de “Il mistero della pietra azzurra” :-)
A me il primo non era piaciuto per nulla (infatti, come sottolineato da Quantum, era dimenticabilissimo- non fosse per il fastidioso retrogusto, comune alla quasi totalità dei Wuxia, di marchetta ideologica alla dittatura cinese). Sherlock Holmes mi aveva divertito molto di più, pur essendo un’evidente belinata.
“dettagli ai raggi X durante i combattimenti per “spiegare” una determinata mossa”
MORTAL KOMBAT!!!
dovevo dirlo,
l’ho detto.
stiate bene tutti.
@Ciak Norris: azzardo la risposta io. Il mistero della pietra azzurra (The Secret of Blue Water) uno degli anime che negli anni ’90 iniziarono a farmi capire a cosa servisse veramente quel cosino da cui usciva la pipì.
Sul film mi sa che passo alla grande, almeno per adesso. Anche perché non ho mica un televisore 3D con cui goderne gli unici aspetti rilevanti.
Il primo tutto sommato lo promuovo, era veramente un gran gran casino ma divertente.
In una uggiosa giornata di pioggia mi gusterò anche questo.
“…incontra uno scienziato pazzo che si è trapiantato il braccio di una scimmia…”
Ecco, queste sono quelle cazzatine che mi fanno apprezzare questi film, anche il primo aveva le sue e onestamente me lo sono goduto.
Il futuro distopico Grillo/Namor è un’uscita da premio oscar, sto ancora ridendo!
@pillole…
Mmmm… non credo.
mi sembra tratto da un cartone un pò più vintage…
eppure mi ricorda qualcosa.
@Ciak Norris e invece è proprio Il mistero della pietra azzurra e quello è Argo.
allora mi cospargo il capo di cenere!
Non ci avevo proprio beccato.
Quanti seghini in gioventù sulla giovane Nadia <3
Confermo “il mistero della pietra azzurra”, e condivido le prime intuizioni sul reale uso del cosino pisciatore: I <3 Nadia
p.s.
primo post qui, ciao mamma sono su i400calci!
Il primo non sono mai riuscito a vederlo per più di 10 minuti senza scappare. Ma va detto che in genere con i wuxia ho pochissima pazienza.
Invece tra i film che rientrano nella categoria “film cinesi che si rifanno impunemente allo Scherlock Holmes di Guy Ritchie” segnalo “The bullet vanishes”, nulla di trascendentale ma comunque gradevole.
@Ciak Norris riconfermo se mai servisse che è il mistero della pietra azzurra che mi fece uscire di testa con tutta quella roba massonica e simboli a caso che la casa di produzione spingerà poi fortissimo col successivo evangelion. Detto questo il primo film era carino, ricordo poche parti ma l’intreccio non annoiava e lui era abbastanza simpa. Qui prevedo piattume e vederlo in streaming non credo aiuterebbe. Peccato.
I danni visti ai raggi x c’erano già nel lontano 2001 con romeo must die ma venivano usati pure peggio dei fondi stanziati per rifare la tangenziale per l’expo
Non credo sia un difetto la non evoluzione del protagonista, è un prequel in quanto il primo film narrava il suo ultimo caso e data la conclusione, è un’indagine precedente in virtù di questo, non un vediamo come il piccolo Dee è diventato quello che è, il suo mentore o le vicissitudini che lo hanno plasmato.
@pilloledicinema @Munky: #TeamNadia tutta la vita, solo che io avevo già tipo 14 anni…
le ossa sfracasciate ai raggi X c’erano pure in Story of Ricky (1991). Cinese pure quello ma niente volteggi plastici e fregnacce coi cavi, solo un diluvio di gore e matte risate
@LiDongAn Il cartone di Hanno, se non ricordo male, è di tipo ’91-’92, all’epoca avevo sui 10 anni e Nadia era l’amore della mia vita. Poi crescendo, con le repliche, vennero anche i seghini
@tutti: mistero della pietra azzurra, 1990, hideaki anno e studio gainax
guardatelo tutto, che settimana prossima vi interrogo su quello e i primi due episodi di evangelion.
@tutti: gli ossi rotti di romeo must die me li ricordo pur’io (che filmaccissimo, ragazzi), ma infatti ho detto che non è niente di rivoluzionario, solo più originale rispetto alla media del 3d nel cinema americano dove viene usato quasi solo per sborrare esplosioni in faccia allo spettatore
@Quantum: ci è andata anche bene, pensa se l’interrogazione fosse stata sugli ultimi due episodi di Evangelion…
@Quantum @Munky Tra l’altro il mistero della pietra azzurra può anche essere visto come un tentativo di usare lo steampunk come cavallo di Troia per favorire la scoperta della patata
ho rivisto la serie intera pochi mesi fa perché da piccolo la programmazione Fininvest non aveva praticamente mai superato lo scoglio della prima battaglia navale e riavvolgeva puntualmente da capo..sono pronto per l’ interrogazione
“Bello da vedere, facilissimo da dimenticare”
Quale migliore conferma a questa dvd-quote del fatto che persino in questi commenti ci siamo dimenticati del film e si parla ormai a ruota libera della Gainax e delle seghe (mentali e non) associate alle loro opere?
Mi da la sensazione di essere uno di quei film talmente brutti da diventare divertenti…..
I wuxia per me sono come i musical, belli se non ci fossero le parti cantate e ballate, i wuxia sono divertenti se non ci fossero le scene di combattimento dove i protagonisti volano come farfalle e gravitano come se fossero in Matrix, che poi tanto a criticare i wuxia in occidente, ma in tanto noi occidentali copiamo a man basso questi film, Matrix è un wuxia occidentale però essendo occidentale almeno giustifichiamo la sua irrealisticita con il fatto che sono in una realtà virtuale e che quindi la fisica è finta, come al solito noi occidentali dobbiamo sempre stare con i piedi per terra, anche nei pirati dei caraibi c’è molto del cinema wuxia, basta vedere tutte quelle coreografia al limite dell’assurdo, poi diciamo che anche nel cinema di azione i cinesi sono gli unici che hanno capito l’essenza del cinema di Sergio Leone e Sam Peckinpah, basta vedere il cinema di John Woo o Johnnie To, che poi noi occidentali abbiamo ricopiato in film di una bruttezza unica, basta vedere i filmetti americani come Il Monaco del 2003, la brutta copia di Matrix che era la brutta come visiva dei wuxia, messo in mano a registucoli da video clip, anche il cinema di Anderson quello che ha spostato Milla Jovovich, non è altro che scopiazzare il cinema wuxia senza avere le basi culturali più che tecniche per farlo.
Quindi lunga vita a questi film che sono divertenti e molto più belli di quelle porcate americane che ci arrivano, almeno sono originale e nel loro contesto culturale.
Poi come già detto almeno i cinesi il 3d lo sanno usare.