E’ inutile stare qui a girarci intorno, a temporeggiare, a cercare di trovare un modo più elegante, meno traumatico per dirlo; tanto vale, amici lettori, che vi sbatta la verità in faccia fin dall’inizio e che decidiate voi se andare avanti a leggere o no: la verità è che The Canal, dell’irlandese Ivan Kavanagh, è il film più META del decennio. Prendete Peeping Tom, la perversione della visione e la tradizionale credenza che camera carpisca l’anima e/o la vita; fate un salto temporale e prendete per i capelli ricci il Wim Wenders più pretenzioso (cioè più META) e le sue teorie della rappresentazione; fate un altro salto temporale, acciuffate qualche manata coloratissima di META-giallo recente da Berberian Sound Studio ad Amer. Mescolate forte, aggiungete un altra caraffa di META e avrete l’impianto teorico di The Canal. Ora che avete l’impianto teorico, riempitelo di tutti i temi classici del cinema horror, però trattateli coscientemente come (l’avrete indovinato) META-temi e il gioco è fatto. E guardate che The Canal è un bel film! Non vi sto prendendo per il META-culo! Non è che solo perché la vicenda si basa su
– Moglie figona fedifraga
– Marito timido cornuto
– Casa infestata dai fantasmi di gente ammazzata
– Cunicolo sotterraneo che porta dalla casa al canale
– Marito disperato per la morte della moglie ma sotto sotto insomma dai
– Poliziotto burbero sospettoso
– Marito che vede i fantasmi e nessuno gli crede
– Amica che vorrebbe riportarlo alla salute mentale
– Babysitter che corre dalla polizia troppo tardi
– Bambino da proteggere dai fantasmi
– Scissione della personalità
Dicevo, non è che solo perché la vicenda si basa su questi innegabili temi classici luoghi comuni del cinema horror che il film deve per forza essere una ciofeca. Anzi, Kavanagh gioca scopertamente con tutti gli ingranaggi che ha messo in moto, finché il giocattolo davvero si apre sotto i nostri occhi: chiunque assista all’allucinatissima sequenza del cesso pubblico sa perfettamente chi è l’assassino e come sono andate le cose; il finale non è un twist, porca troia, è esattamente ciò che ci si aspettava dall’inizio e va bene così. Venenum in cauda: il finalissimo col bambino che NO, NON VE LO SPOILERO è in effetti una bella sterzata inattesa.
Resta il fatto che, ammettiamolo, se non vi piace il META non vi piacerà questo film: vi starà da subito sulle balle il protagonista che lavora all’Archivio Nazionale del Cinema a Dublino; vi starà ancor più sulle balle la sua collega dolce e nerdissima; vi irriterà lo sfoggio continuo di filmati criminali di varie epoche (compresa la strage di Bel Air), l’uso di antiche camere a manovella, la fotografia che parte sobria e coerente e poi parte per la tangente in un tripudio di colori a strafottere, il suono a base di bassi synthetici, passi furtivi, rumori violenti fatti apposta per inquietare e spaventare. Tutto, in questo film, nasce per parlare chiaro; prendere o lasciare. E scusate se è poco, avercene di registi così onesti. Ciò che salva The Canal dal diventare l’ennesima operazione nostalgica-ironica-postmoderna-hipsterica è la regia di Kavanagh: abbastanza fredda e rigorosa da tenere tutto il META sotto controllo, ma anche abbastanza creativa e genuinamente innamorata del proprio mestiere da permettersi atmosfere psichedeliche davvero pesanti e spaghetti non indifferenti.
Ecco, fosse tutto qua ci sarebbe da essere contentoni. Invece la festa è rovinata da vari maccosa che Kavanagh in sede di scrittura ha trangugiato come niente, accompagnati da una bella pinta di Guinness. Eccazzo, Ivan!, il bambino perde la mamma e tu mostri il padre che tappezza la casa di foto sanguinolente e ritagli di cronaca nera in bella vista, e nessuno gli dice niente? Il povero protagonista è lì bel bello a vomitare lungo il canale e tu gli dici per forza di intrufolarsi in un cesso pubblico (che al confronto quello di Trainspotting è il massimo dell’igiene) per vomitare meglio? Hai costruito la tensione passo dopo passo, sei arrivato all’apice, e devi sbragare ignobilmente con un inutile siparietto di ostetricia grand-guignol nel sotterraneo? Ho capito che la follia, la psichedelia, le allucinazioni, sì ho capito, ma a un certo punto anche basta con gli acidi. Dai Ivan, non mi cadere sui dettagli! O vuoi per forza una candidatura ai prossimi Sylvester? In tal caso potresti anche ambire a categorie più importanti del “Miglior Maccosa”; hai una gran cultura filmica, hai fatto l’archeologo della pellicola, hai scelto maestranze ottime, attori tutti perfettamente in parte, i montaggi veloci sui delitti del passato sono degni del miglior Adam Wingard e i sogni truculenti sono mini-slasher che vivono di vita propria. Va bene dai, ti perdono.
Dvd-quote:
“Buoni gli acidi, ma occhio”
Cicciolina Wertmüller Giovanardi, i400calci.com
Ma Peeping Tom la band di Mike Patton? comunque bellissima recensione, grazie.
Ma ora voglio i Sylvester!!!@
Bentornata Cicciolina, ci mancavi <3
me lo vedrò di sicuro, però cicciolina troppi spoiler ;)
Grande cameo di Giobbe Covatta!!
@Munky: grazie! Però mancavo solo da un mesetto :-)
@cutter: ma no, non sono spoilerzzzzzz! Anzi, ho evitato di spoilerare proprio l’ultima scena perché in effetti è inaspettata. Dicevo prima, “chiunque assista all’allucinatissima sequenza del cesso pubblico sa perfettamente chi è l’assassino e come sono andate le cose; il finale non è un twist, porca troia, è esattamente ciò che ci si aspettava dall’inizio e va bene così”. Questo non è un film da vedere per la trama ma per godere di come usa le règles du jeu (citazione META!).
Se da un lato siete il piu` grande sito di cinema dell’internet, dall’altro con la fregna non ne azzeccate una (ma confido nella brutale democrazia dei premi sly)
in ogni caso, grazie per quest’altra meta-chicca di cui non sapevo assolutamente niente, mi butto alla ricerca
Ma come è che a cicciolina ultimamente vengono fatte recensire solo bombette?
Cmq mi hai fatto ricordare che mi devo sbrigare a ordinare il BR di peeping Tom 50th annivesary edition
e dire che ieri sera l’ho scartato…appena passano i sylvester lo recupero!
buon anno, cicciolina :)
cicccio meta grand claxon;
Questo film è bellissimo. La cosa di cui mi sono innamorato è il detective con i reflussi gastro-esofagei rumorosi. E fa anche una discreta impressione.
La recensione mi ha incuriosito andrò alla ricerca……
Piccola bombetta, anche se effettivamente la scena dell’ostetrica grand guignol è agratis
sarà che l’ho visto distratto, ma l’ho trovato abbastanza deludente.
e mi sa che non ho colto tutto il discorso meta…aiutino?