Nelle puntate precedenti: Alexandre Bustillo e Julien Maury arrivano a gomiti alzati nel 2007 con À l’intérieur, film dall’impostazione piuttosto semplice ma sorprendente nella sfacciataggine con cui il sangue e le idee matte venivano mostrati senza tanti problemi, entrando di diritto nella lista dei nuovi registi horror francesi da tenere d’occhio e seguire negli anni a venire. Teoricamente se la cavano bene: in molti parlano di loro e Hollywood li vuole a tutti i costi. Come Alexandre Aja che andò in america a girare The Hills Have Eyes, ai due vengono offerti diversi progetti tra cui un nuovo Halloween, quello finito a Rob Zombie, e un remake di Hellraiser, ma la coerenza non sente ragioni e nel nome dell’integrità rifiutano tutto rimanendo fieramente indipendenti. Dopo 4 anni di nervosa attesa esce Livide: un casino narrativo in cui cose succedono a caso finché una tizia non inizia a volare e il film finisce, nel maccosa generale. Si vedono le capacità, si vedono le intenzioni, ma i risultati sono una nebbia poco convincente.
Per entrambi i film le intenzioni erano quelle di prendere il cinema americano ed elaborarlo in maniera del tutto personale, portando la premessa in posti nuovi e potenzialmente più orrorifici. Anche Aux yeux des vivants vuole fare la stessa cosa, completando quella che i registi hanno definito come una trilogia di horror americano alla francese, più o meno. La premessa infatti prende tre ragazzini e li manda alla scoperta di un luogo brutto, pericoloso e violento: un posto che sembra la campagna americana, quella abitata da redneck e procioni.
Il prologo è spiazzante: più o meno come in À l’intérieur, Béatrice Dalle è incinta, matta e prende a mazzate la gente. In una manciata di minuti scorre un sacco di sangue e la violenza è quella che ci aveva fatto innamorare dei registi: veloce, brusca, in da la fazza. Quando i primi 10 minuti finiscono aspettativa e sospetto crescono pari passo, e mentre i registi sembrano tornati sui loro passi la sensazione è che quel siparietto non sia altro che un dichiarazione d’intenti: messo da parte quello che eravamo è ora di raccontare qualcosa di nuovo, e infatti tempo due minuti ci vengono presentati i ragazzini con l’asma e, nello sgomento generale, parte un Amblin.
La cosa più sorprendente è che per quella ventina di minuti in cui i ragazzini esplorano un vecchio set cinematografico il film funziona. Le scenografie sono fighe, loro non sono troppo fastidiosi e il mistero si alterna con ritmo a momenti di tensione. Non è però qualcosa che ci si aspetterebbe dai due registi: la violenza è nascosta, mostrata con timidezza nelle sue conseguenze, e l’atmosfera è giocata interamente su figure che si muovono nell’ombra. Lo spirito Amblin esce fuori nel tono, nei set cinematografici e nella colonna sonora che, in quei momenti, sembra voler ricordare John Williams. È un momento tutto sommato breve, ma piacevole: dimostra la capacità dei registi del saper gestire situazioni diverse, non per forza slasher o horror, e aiuta a costruire in modo differente quello che in teoria sembra volersi sviluppare in un classico incontro con la creatura, con tutto il sangue, morte e cose matte del caso.
Purtroppo, dopo questo, il film perde tutto il suo fascino, butta via il tono e prende un piega slasher/home invasion didascalica e macchinosa. Forse a causa di una produzione troppo modesta e in mano al crowdfunding, la sceneggiatura non sembra andare nei posti in cui vorrebbe e qualsiasi cosa smette di essere approfondita a favore di scene tutte uguali montate insieme senza grande creatività. C’è della tensione che, a tratti, funziona, condita però con della violenza che sembra castrata sul nascere, priva di alcun impatto visivo o narrativo; idee buttate lì e non sviluppate, come se non ci fossero i mezzi, i soldi, la voglia. C’è una mano sicura che sembra vergognarsi di fare quella a cui piace il sangue, come se i registi fossero improvvisamenti diventati democristiani e volessero pulirsi di ogni loro peccato. Il risultato, alla fine, è una delusione in cui la storia non viene approfondita ed elementi fondamentali vengono inseriti e tagliati fuori senza la minima continuità, e qui sta la vera morte di Aux yeux des vivants: l’essere un film senza storia ispirato a film in cui la storia era tutto.
In tutto questo, Bustillo e Maury si sono finalmente decisi e hanno firmato per Leatherface, un prequel del Texas Chainsaw Massacre originale, e secondo me sotto una guida chiara e precisa potrebbero anche stupirci e divertirci.
Il cinema indipendente ha fallito, possiamo pure tornare a quando i produttori erano parte fondamentale del processo creativo. L’autogestione, spesso, è sopravvalutata.
DVD-quote:
“Fallire non significa vincere, e Aux yeux des vivants non significa guardatemi sono bello”
Jean-Claude Van Gogh, i400calci.com
Nessun commento finora? Desolante… L’horror francese è morto e sepolto: c’è stato un momento a metà del decennio scorso in cui sembrava potesse diventare qualcosa di importante (esattamente come l’horror giapponese dieci anni prima) e poi basta. Se non riesci a trasformarti in un fenomeno di mercato e rimani una nicchia, sei destinato a scomparire.
Davvero un peccato perché io in loro ci credevo parecchio. A L’interieur l’ho anche rivisto in tempi recenti con i regaz del #privé e devo dire che fa ancora la sua porca figura rimanendo in cima alla classifica dei miei horror preferiti di sempre. Peccato che con Livide si siano persi. Peccato perché li le idee sembravano buona ma nello sviluppo qualcosa non ha funzionato, momenti molto belli, momenti medi e momentacci da dimenticare come quel finale la. Qui la situazione pare peggio e mentre leggevo pensavo proprio a quello che poi la recensione è andata a concludere nel finale. Una produzione alle spalle per alcuni ci vuole, anche solo per il pepe al culo e fargli tornare la voglia di imporre delle idee con magari due spicci in più per realizzarle. La cosa comunque non è per nulla sicura. Pensiamo a Pascal Laugier che dopo Martyrs ha incontrato Jessica Biel (JESSICA BIEL?!?!) che ha prodotto e recitato nel loro nuovo film. Ecco. Diciamo che parlare di un film dimenticabile è comunque parlarne bene. Almeno però. tra la nostra coppia, Laugier e Aja hanno avuto un bel momento, spero sempre in un ritorno.
Mi sa che urge un “LE BASI: new wave horror francese”.
Ci saremo mica gia’ scordati che e’ stato il miglior filone horror del nuovo millennio, spero.
Di tutto l’horror french touch c’è Xavier Gens che non ha ancora sgarrato niente. Hitman era una marchetta tutto sommato divertente, poi Frontier(s) mattanza pura e The Divide malessere vero.
Anche l’episodio nel primo ABCs of Death era i migliori
È vero che praticamente nessuno sapeva niente di questo film, tra l’altro? E la prima c’è stata un anno secco fa, tipo. Forse i francesi si vergognano davvero della loro fama di gente dell’horror.
il migliore della nouvelle vague horror dei primi anni 2000 per me resta martyrs, comunque si, tutti sti registi hanno azzacato uno/due massimo film per poi perdersi.
Jean Claude ha centrato in pieno il bersaglio, che film inutile, che prosopopea! Ci andrei cauto con la certificazione di morte dell’horror francese, mafgari è in una fase di riflusso, ma mestieranti e maestranze capaci lasciano ben sperare.
A me sinceramente e’ piaciuto. L’assassino e la storia che gli ruota intorno li ho trovati bellissimi. E’ un po’ “diluito”rispetto ai successori, ma la mente malata dei registi si sente sempre.
Meglio i coevi inglesi dei troppo in fretta incensati francesi.
A quanto ho intuito da cose sentite in giro la situazione e’ che Bustillo e Maury (ma anche Laugier) sono venuti alla ribalta con la nomea di talenti promettenti e se la sono un po’ montata, trattando con Hollywood e ritirando la mano, pretendendo di fare solo le cose che volevano loro, ecc… poi di colpo in Francia hanno tagliato i fondi (non si sa esattamente per quale motivo, il filone andava bene ma e’ stato ammazzato cosi’) e sono rimasti fregati.
@Nanni Cobretti: un LE BASI sull’argomento io me lo leggerei stravolentieri.
@Luc Bresson: no dai cazzo. Frontier(s) era l’ennesima copia spudorata di Non aprite quella porta. Cambiava solo il cattivo era Nazi (cosa approfondita pochissimo e male) e che era ambientato in Francia. Girato bene eh, per carità, ma di originale non aveva proprio nulla. The Divide, poi, dopo un buon inizio mi ha fatto crepare dal ridere sopratutto per la scrittura orrenda. Possibile che a quella gli ammazzano la figlia e nel giro di pochi giorni da di matto, la da all’assassino della figlia, si prostituisce a casaccio? e non mi dire che era perché “erano tutti chiusi” visto che metà del cast (i buoni) sono rimasti perfettamente sani come il primo giorno. Per me è fallito ancora peggio degli altri.
Boh, io quelli che ho visto dei francesi mi sono piaciuti abbastanza tutti, High Tension, Livid, Divide, Calvaire, Martyrs, e non ho ancora visto a L’interiour e Frontier(s)…che a quanto pare sono tra i migliori. Ma io magari non ci capisco niente.
Calvaire è stupendo. Tutti i film di Du Welz sono stupendi ma lui è belga.
@Marlon Brandon: Giusto, Calvaire. Quello spaccava.
the divide è un film che ha tutti i pezzi al posto giusto, alcune punte deliranti eccellenti ed è uno di quei casi in cui il “ti lascio mille spunti in sospeso e non ti faccio capire niente di quello che sta succedendo” è funzionale all’economia complessiva del film (come avviene nel miglior lynch sparandola molto grossa)
@Samuel paidinfuller: per me vi siete fumati il cervello ma chi sono io per giudicare cosa piace agli altri :D
Divide grandissimo film, e poco mi frega dell’irrazionalità di alcune situazioni (il 99 per cento del cinema di genere ne contiene a bizzeffe), questo film mi ha messo addosso un grande senso di angoscia e malessere, oltre a essere diretto e intepretato da dio. Poi possiamo pure dire che i personaggi sono caretteri che si dividono in buoni e cattivi, i primi che mutano meno – proprio perché restano aggrappati a una loro umanità – i secondi peggiorano a vista d’occhio perché si abbandonano alla barbarie o semplicemente impazziscono (se fossi una madre in quella situazione claustrofobica, non so come reagirei, eh…) Patricia Arquette, milo ventimiglia e l’altro soggetto nei ruoli della loro vita.
Va beh raga tutto apposto! (anche se rottentomatoes e altri lo stroncano). Tornando UP se escono i sub comunque sto film me lo guardo uguale.
@VESpertime
Veramente la figlia gliela tolgono quelli in bianco e prima della fase Biatch c’è quella pseudo romantica e la fase follia inizia dopo che li piombano dentro ma se t’ha fatto cacare il film sono particolari che non incidono sulla sostanza.
Ma chi se li incula Rotten Tomatoes e gli “altri”, ma che abbiamo 12 anni che dobbiamo affidarci al giudizio degli altri?!
anch’io leggerei un LE BASI di questo tipo molto volentieri.
invece, @vespertime mi spieghi cos’è il #privé? è una specie di fight club? si accede su invito? mi inviti? (forse sto correndo troppo)
Film non horror ma orrendo…ma proprio orrendo forte….come possa piacere na ciofeca del genere bah….de gustibus.