Manca poco a S.Valentino! Sapete come funziona, no? Le feste sono quei giorni che servono a ricordarvi di fare cose che altrimenti il resto dell’anno non fareste. Noi ce le segnamo tutte sul calendario: essere buoni con gli altri il 25 dicembre, telefonare alla mamma l’8 maggio e poi questa storia del 14 febbraio che non abbiamo mai davvero capito come funziona, ma ci sforziamo ogni volta. A questo turno, proviamo a proporvi alcuni horror che secondo noi quando li abbiamo visti forse ci siamo arrivati vicini ma non siamo sicuri. Sappiateci dire.
Venezia 2004, esco dalla visione di Vital (la prima di ben TRE lungo l’arco del festival) estasiata e commossa; incontro un’amica, le chiedo se le è piaciuto: “No. Tsukamoto è un EROTOMANE”, mi risponde, e io ammutolisco pensando a quanto sia ingenerosa la natura con certe persone. In realtà, che Shinya Tsukamoto sia un erotomane è fuor di dubbio; ma per me, finché ci regala capolavori come Soseiji, A Snake Of June e Vital (i più apertamente erotici fra la sua estesissima filmografia. Ha anche diretto Tetsuo, Bullet Ballet, Nightmare Detective e tanta altra roba ma tanto lo sapete già, no?), Tsukamoto-san può vincere la medaglia d’oro dell’erotomania e io sono contenta. Vital però è un colpo particolarmente basso, perché non solo gioca col tema eros/thanatos da una prospettiva ingannevolmente asettica, ma anche con la Gaddiana “cognizione del dolore”.
Hiroshi (Tadanobu Asano) e Ryoko (Nami Tsukamoto) si amano ma flirtano un po’ troppo con la morte; un giorno hanno un incidente d’auto e Ryoko muore. Quando Hiroshi si risveglia dal coma ha perso la memoria; la sua famiglia lo esorta a riprendere il corso di medicina che stava frequentando prima dell’incidente. Hiroshi si ritrova così a dissezionare il suo primo cadavere insieme ai compagni di corso – ma il corpo che giace sotto le sue mani è proprio quello di Ryoko. Dapprima, l’autopsia diventa per Hiroshi uno strumento per recuperare la memoria; poi per recuperare l’amata perduta, per possederla fisicamente a livelli di profondità che la vita, biologicamente intesa, non permette. Mentre le dita di Hiroshi indagano fra tendini e muscoli, mentre il bisturi affonda, raschia, seziona organi e bulbi oculari, Ryoko comincia ad apparire nei suoi sogni, felice e danzante come in vita non era stata mai. Hiroshi la ama come in vita non l’aveva amata mai. La macchina da presa di Tsukamoto, solitamente ferma e controllata, si anima nelle sequenze di dissezione, fluttua, gira e affonda nei dettagli fisici più espliciti, riuscendo miracolosamente a mantenere un paradossale rispetto per il soggetto filmato.
Che il regista giapponese sia ossessionato dal corpo umano non è una novità per chi segue il suo cinema; per lui il corpo, il fatto che oguno di noi possieda e abiti un corpo fisico, costituisce un mistero, una “domanda” da investigare. Ecco quindi la commistione fra uomo e macchina di Tetsuo e Denchu Kozo No Boken, la deformità di Soseiji, la mastectomia unita alla scoperta dell’orgasmo (ditemi voi se questa associazione non è degna del campionato di erotomania) di A Snake Of June e tutte le trasformazioni fisiche a cui Tsukamoto stesso si è prestato nei suoi vari ruoli attoriali, da Ichii The Killer a Otakus In Love. E non ho ancora visto il suo ultimo Fires On The Plain ma si parla di cannibalismo e ciò mi basta per avere una voglia matta di recuperarlo.
Ciò che rende Vital così fulgido e straziante è che mai come in questo film la “domanda” posta dal corpo è tanto impellente quanto inutile: già gli insegnanti di medicina di Hiroshi, abituati a trattare il corpo come un oggetto, si perdono in divagazioni metafisiche a cui non sanno dare risposta; ma la motivazione di Hiroshi per spingere la sua indagine (e quella del regista) così a fondo fra i meandri, metaforici e non, della carne, è l’amore; un amore che non ha saputo esprimersi appieno in vita, e allora cerca di sgusciare a galla, di filtrare, come i fluidi nerastri che animano la sequenza iniziale, non a dispetto della morte bensì attraverso la morte. E il risultato di questa indagine, inevitabilmente, è il nulla.
L’inutilità dell’ossessione di Hiroshi per Ryoko emerge prima di tutto come dato uditivo: la matita che ripercorre ossessivamente i dettagli dei suoi bellissimi disegni anatomici (una delle ispirazioni per il film sono i disegni di Leonardo da Vinci, mostrati a Tsukamoto da quell’altro buontempone di Alejandro Jodorowsky), i bisturi che continuano a incidere, i raschietti che ostinano a grattare le ossa, le dita (senza guanti!) che si intrufolano fra tutti i possibili fasci muscolari di Ryoko sono una colonna sonora straordinariamente sensuale, da far impallidire i Fantomas e il loro Delìrivm Còrdia. Ma anche il corpo di Ryoko, a un certo punto, “finisce”; soprattutto, finisce il corso di dissezione; e Ryoko rimane morta. Le sue apparizioni in sogno sono gioiose ma inconclusive, proprio come l’indagine autoptica operata su di lei. La causa fisica della sua morte è chiara fin dall’inizio, ma la causa metafisica non lo sarà mai. Se Vital, nella sua interezza, è uno studio sull’elaborazione del lutto, la sua parte conclusiva è una dichiarazione di ineluttabilità del lutto. Le mani che scavano non trovano niente; l’amore non colma l’assenza, se non in sogno.
DVD-quote:
“Medaglia d’oro dell’erotomania”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Non conoscevo questo film, ma dopo la recensione lo vedro’ senz’altro. Mi ricordo i due Tetsuo, ma sto parlando di ben oltre 20 anni fa, e mai piu’ recuperati da allora. Mi erano parsi una versione punk del primo Cronenberg, ossessionati dal corpo come strumento di mutazione, con in piu’ (rispetto all’asettico e anaffettivo Cronenberg) una certa tendenza tutta giapponese di trasformare l’orrore e la violenza come disperato bisogno di comunicare.
Ottima recensione, grazie.
Recensione meravigliosa che rende onore a un gran film e a uno dei massimi registi in circolazione.
Ottima recensione, Vital è uno dei film di Tsukamoto che più mi hanno colpito.
mi piacerebbe tanto vederlo, ma una volta ci pensava Ghezzi a regalarci Tetsuo alle 3 del mattino…oggi mi arrangio come posso coi dvd a Sanlitun…ma sembra che la censura sia arrivata anche li’perche’ si trovano sempre meno chicche o film di cosiddetto cinema “estremo”….se qualcuno ha qualche dritta, e’ il benvenuto
Noto che i titolisti italiani son riusciti a mettere “amore” anche per un film di Tsukamoto.
Ma soprattutto la locandina italiana, cos’è? Non è giusto un po’ fuorviante?
Bel pezzo, mi manca questo, rimedierò
Cicciolina tanti cuoricini di san valentino per te <3
Trovare Tsukamoto su queste pagine è una gioia e non potevi che essere tu a trattarlo.
Vital per me è l'apice della prima parte della carriera di Tsukamoto, un capolavoro abbagliante, che conclude l'indagine sul corpo iniziata con Tetsuo. Da Nightmare detective è iniziata quella sulla psiche che Nobi (recuperalo!) porta, forse, a compimento, oltre a essere un film importantissimo per un Giappone che in questo momento sta vivendo dei preoccupanti rigurgiti nazionalistici.
Bellissima recensione di un film che non conoscevo di Tsukamoto, ma che a questo punto sicuramente recupererò! Mi ha dato un brivido assurdo con Tokyo Fist e da quel momento non l’ho più lasciato. Sono pure andato a vedere Nobi – Fires on plain a Venezia, quest’anno, ed è stata un’esperienza incredibile. E’ un Cuore di tenebra narrato con la poetica della carne di Tsuka-san, fatto di verdi e rossi vivissimi, sequenze allucinate e carni dilaniate (il cannibalismo è solo un piccolo aspetto in un film molto più enorme). Se mai uscirà (nel nostro paese dubito fortemente), recuperatelo assolutamente perché è un Tsukamoto in formissima in un genere nuovo anche per lui!
Non è uscito, e forse non uscirà se non in forma molto limitata, neppure in Giappone, dove Tsukamoto rimane sconosciuto ai più. Infatti come al solito per Nobi ha dovuto fare tutto da solo e la mancanza di budget, in un film di guerra anche se “alla Tsukamoto”, la vedi purtroppo, non che questo tolga forza al film.
Il film non l’ho visto. Tsukamoto non lo conosco. Mi piacete, per cui vi leggo, rispettosamente senza commentare – faccio oggi un’eccezione, perché se mi manca Tsukamoto, non mi manca Gadda. Che c’entra La Cognizione del Dolore?
Grazie grazie grazie Cicciolina !
Hai recuperato uno dei miei film preferiti di uno dei miei registi preferiti di sempre (che io chiamo affettuosamente “l’Immortale Maestro”).
Vital è un film che alla prima visione mi impressionò poco, lasciandomi spaesato e freddo, quasi pensando: “tutto qui ?”. Ma poi mi sono trovato nei giorni e nelle settimane seguenti a ritornarci spesso col pensiero, come se il film stesse lavorando “sotto pelle”, e questo per me è sempre stato il segnale che mi trovo davanti ad un grandissimo film.
Vital rappresenta per me anche l’ultimo film veramente efficace di Tsukamoto (a parte lo spiazzante mediometraggio “Haze – Il Muro”) deluso come sono dai due Nightmare Detective. Devo però recuperare Kotoko e Nobi, sperando di ritrovare l’Immortale Maestro tagliente e asciutto che amo.
Inutile dire che spero di vedere ancora tanto Tsukamoto su queste pagine !!
@cicciolina
ma la cosa di postare le tue dvd-quote come le congratulazioni che hai fatto a gareth evans per la vittoria del sylvester d’oro non è passata?
Che bello Tsukamoto, che bravo Tsukamoto. Possiamo dire che sia uno dei miei registi preferiti? Si possiamo dirlo. Possiamo dire che sia il mio preferito in assoluto? Vista la totalità delle sue opere direi di si. Shinya non ha sbagliato (quasi) un film (Tetsuo 3 non era male anche se lontano dai soliti fasti e Nightmare Detective 2 me ne han dette cose brutte ma non sono mai riuscito a recuperarlo quindi non conta). Il resto è tutto bellissimo e che sia un erotomane poco mi importa, anzi, saperlo un po’ pezzo me lo rende ancora più simpatico. Vital è il classico film di tsukamoto che, nonostante la bellezza, non consiglierei a chi a Tsukamoto si vuole avvicinare. Pur pasteggiando con le sue solite tematiche mi sembra diverso, più “d’amore” se così vogliamo chiamarlo. Meno disperato. Meno traumatico. Nonostante questo rimane un film bellissimo, forse uno dei suoi più belli, sicuramente uno dei più “facili” (insieme a Nightmare Detective) della sua filmografia. Quello che se anche non ti piace quello stile deviato e violento del regista ami uguale perché i protagonisti sono belli e l’amore pervade tutto pur non essendo una roba da femminucce. Che bravo è Asano? Quanto vorrei incontrarlo da vivo e dirgli “Bravo Asano! Mi piace sempre, anche in Mongol”. E poi Kiki che bella è? quanto amore nell’aria. Anche per te @Cicciolina che ci parli di Tsukamoto in un modo che posso solo condividere.
@MarlonBrandon: il DVD di Sanlintun di fronte all’Aperitivo ma anche quello più verso il The Tree regalava chicche inaspettate. Non si può fuggire da Beijing.
La definizione di Tsukamoto come “erotomane” mi pare comunque parecchio fuorviante, a meno di intendere la sua come una sessualità perversa nel senso di fissazione su “una parte per il tutto”, che rappresenta proprio la negazione della sessualità genitale. Quella di Tsukamoto è una esplorazione eccitata e tormentata circa l’impossibilità dell’incontro totale con l’altro se non attraverso la mediazione della macchina, della violenza o della morte. L’assoluto rifiuto del regista verso qualsiasi giudizio morale circa questa soluzione, data quasi per inevitabile e necessaria dopo l’interferenza della modernità sul corpo e sull’anima dell’uomo (la bomba atomica, i palazzi di vetro e acciaio, la chirurgia), rende il suo messaggio forte e insopportabile insieme.
P.S.: davvero esilarante la copertina del DVD, chissà che gli è venuto in mente !
@cicciolina, le tue recensioni mi lasciano sempre a bocca aperta. bellissima.
di Shinya Tsukamoto ho visto solo i due tetsuo e tokyo fist e mi sa che questo me lo recupero proprio volentierissimo. questo speciale sanvalentino mi sta piacendo tantissimo!
@Li DongAn, se sei ancora a BJ bisognera’ che ci si veda prima o poi…
@MarlonBrandon Rientrato in Italia nel 2013 purtroppo. Ma almeno col botto.
è sempre bello e culturalmente arricchente leggere recensioni come questa ,anche per un film che non guarderò mai in quanto di un genere non di mio interesse.Complimenti.