Sentite che incipit evocativo:
Nella città dove sono nato c’è un molo che si protende in mare, e questo molo è costeggiato per tutta la sua lunghezza da una franata di scogli che frangono i flutti, e uno di questi scogli è più grosso e più piatto degli altri e sopra ci hanno piazzato un monumento di bronzo che si intitola “L’attesa”.
I ragazzi del posto non ci badano, al monumento, e saltano su quello scoglio solo per farsi le canne nottetempo (bisogna superare d’un balzo una fenditura profonda due-tre metri, non è facilissimo se soffri di vertigini). Non li biasimo: il monumento, di per sé, non è un capolavoro. Però sentite cosa rappresenta: rappresenta una famiglia – madre, figlia, figlio, nonno – tutta stretta e intirizzita su uno scoglio battuto dai venti, intenta a scrutare l’orizzonte con apprensione, in attesa (da qui il titolo) del ritorno del padre pescatore. Roba di un altro secolo, okay, quando i pescatori partivano all’avventura senza radio né GPS su barcacce di legno marcio, e trovare un tratto pescoso faceva la differenza tra la fame e il pane in tavola, e trovare un vento clemente faceva la differenza tra tornare e non tornare più. Roba di un altro secolo.
Però non crediate che le cose siano tanto diverse, oggi.
GPS o meno, quella del pescatore è una vitaccia. Stavo seduto sullo scoglio a farmi le canne, in gioventù, e vedevo i pescherecci partire la sera tardi, cinque-sei persone imbacuccate che tiravano funi, annodavano cose, perdevano il sonno, parlavano poco, si preparavano a tirar su nassate di bestie per tutta la notte. Posso solo immaginare – e voi forse non potete nemmeno immaginare – l’arcobaleno di bestemmie che è capace di dispiegarsi in una sola nottata su un peschereccio del genere. Rudi, frustati dal vento, i pescatori conoscono solo la vita in mare. Le mani spaccate dall’acqua, dalle funi, dalle scaglie.
Sembrerebbe il materiale di cui è fatto il cinema, e invece no.
Se vi dico “film di uomini tosti e solitari che lottano ogni giorno contro una natura più grande di loro”, cosa vi viene in mente? Cowboy, forse. Mandriani. Conquistadores. Esploratori. Soldati. Quasi nessuno pensa ai pescatori sui pescherecci. Il cinema di pescherecci è una nicchia ristretta e – per quel che mi riguarda – mai troppo sfruttata, forse anche per le difficoltà logistiche di girare tutto un film su una barca, o per l’oggettiva impossibilità di scrivere una sceneggiatura costituita interamente da bestemmie.
Ecco perché mi sembra il caso di introdurre il film di oggi – che è un ottimo esempio di cinema di pescherecci – con una lunga introduzione al cinema di pescherecci.
Innanzitutto togliamoci dalle balle la concorrenza sleale: quando parliamo di cinema di pescherecci, NON parliamo di:
– Cinema di transatlantici/navi da crociera. Se ci sono un’orchestra, duecento scialuppe e un ponte zumba, NON è un peschereccio. E questa non è la sede per le implicazioni spettacolari di un mega naufragio.
– Cinema di yacht/barche di lusso. Non m’interessa se c’è un assassino a bordo o se rimanete senza nafta nell’oceano impietoso: avete scelto di spendere i vostri milioni in un’imbarcazione da ricchi stronzi quali siete? È colpa vostra. Il cinema di pescherecci sta al cinema di barche a vela come il cinema di minatori sta al cinema di gente che fa speleo-avventure per diletto. La prossima volta andate a Eurodisney.
– Cinema di sottomarini. Ci stiamo avvicinando: spazi ristretti, disgraziati laconici che lo fanno per lavoro. Ma il cinema di sottomarini è cinema di guerra, per cui l’interesse si sposta sempre altrove: un nemico, i siluri, un altro sottomarino, il quadro politico mondiale, l’Occidente libero versus la Grande Madre Russia. I pescherecci, invece, sono sputi in mezzo al mare e basta.
– Cinema di navi mercantili. Fuochino. Ruggine, vita di merda, reddito basso. Ma i marinai delle navi mercantili non pescano, non si sporcano le mani (o non abbastanza) e in generale non si interessano al mare – che per loro è solo una strada, non il sostentamento. È una differenza importante.
– Cinema di caccia allo squalo e alla balena. Ci siamo vicini vicini. In effetti molti balenieri e cacciatori di squali rientrano in pieno nella tipologia del pescatore. Uno su tutti: Quint, che ha ispirato schiere di “capitani che ne han viste tante” in moltissimi film successivi. Però ci sono ancora delle differenze, non soltanto nella stazza delle prede. Il fatto è che tutti questi squali mangiauomini e balene bianche, nella loro enormità, hanno il viziaccio di simboleggiare sempre qualcos’altro, dal grande ignoto ai mali della civiltà occidentale, a quel che vi pare. Coi pescherecci invece no: è difficile che la metafora della lotta ancestrale o l’oggetto di una divorante ossessione sia una secchiata di merluzzi. Sui pescherecci manca l’afflato epico, in favore di una quotidianità sporca e di un’umanità solitaria e poco raccomandabile.
Nel cinema di pescherecci, quando la situazione va in merda, puoi star certo che è merda che puzza.
Quindi: PESCHERECCI.
Sapete che vi dico? Facciamo un gioco. Funziona così:
(1) Invitate i vostri amici, vestitevi tutti da marinai o da vecchi lupi di mare, raccoglietevi davanti alla televisione stretti stretti come i familiari del pescatore nel monumento. Va bene anche se vi vestite da sirena, da tritone, da acciuga, da mozzo, da scatoletta di tonno. Diffondete nel vostro salotto un forte odore di pescato fresco.
(2) Procuratevi forti quantità di alcol a basso costo, gradazione molto alta, meglio se è un intruglio che avete distillato voi stessi nella vasca da bagno.
(3) A questo punto guardate, uno dopo l’altro, i seguenti tre film di pescherecci:
– La tempesta perfetta, di Wolfgang Petersen. È il più famoso film di pescherecci, bontà sua, e il fatto che sia un blockbuster interpretato da Clooney e Marky Mark rovina un po’ il discorso proletario che ho portato avanti finora. Ma è un buon film e non si può comunque ignorarlo in un triple bill sui pescherecci che si rispetti.
– Djúpið, di Baltasar Kormákur. È un film islandese, e gli islandesi sanno cosa vuol dire lavorare in condizioni climatiche avverse e sostentare una nazione a forza di pesce. Storia vera: un marinaio sopravvive al naufragio del suo peschereccio, passa una notte intera a mollo nel mare gelido a temperature che porterebbero chiunque all’assideramento. Riesce a tornare a terra, si salva, viene esaminato da medici e scienziati che non cavano un ragno dal buco. Come ha fatto a non morire di freddo? Boh! Il fatto che lavori sui pescherecci in Islanda immagino aiuti. Comunque sia, il film si dilunga un po’ troppo e perde gran parte della sua forza drammatica dopo che il tipo è tornato a terra, ma è comunque un buon esempio di cinema di pescherecci. Kormákur lo conosciamo: è il regista di Contraband e Cani sciolti. Questo non è il suo film migliore.
– Sea Fog, di Shim Sung-bo, che è il film di cui vi parlo tra poco.
Fin qui mi seguite? Bene.
(4) Durante la visione dei film, mandate giù uno shot della vostra bevanda ogni qual volta sullo schermo accade una delle cose che vi elenco qui di seguito. Ne vedrete delle belle! E alla fine avrete imparato molto sul cinema di pescherecci. Win win.
Il gioco si intitola: “Il drinking game dei film di pescherecci”.
Occhio al mal di mare!
IL DRINKING GAME DEI FILM DI PESCHERECCI.
Mandate giù uno shot ogni volta che:
– Una breve scena prima della partenza ci mostra il capitano come una persona taciturna e solitaria che, a causa del troppo tempo passato in mare, non riesce più a relazionarsi con la famiglia (o con la “gente a terra” in generale).
– Ultima inquadratura da terra con la barca che si allontana in mare aperto.
– Un marinaio rimane con la caviglia impigliata in una gomena legata a qualcosa di pesante che rischia di trascinarlo giù in mare.
– Il primo giorno, i marinai rovesciano una nassa piena di pescato sul ponte della barca.
– Un’onda scaglia violentemente qualcosa contro qualcuno.
– Il cuoco di bordo guarda con disprezzo qualcun altro e continua a rimestare nella pentola.
– L’addetto alla sala macchine armeggia tenendo in bocca un mozzicone di sigaretta.
– Qualcuno grida «Uomo in mare!».
– Qualcuno tenta di mettersi in contatto via radio, ma la radio non funziona.
– Qualcuno è nascosto in sala macchine.
– Qualcuno scende freneticamente giù per le scalette reggendosi a entrambi i corrimano.
– Qualcuno impugna una pesante chiave serratubi.
– Establishing shot al mattino dopo, con la barca piccola piccola in mezzo al mare in bonaccia.
– La radio di bordo trasmette le previsioni del tempo.
– Rumore di gomena che si tende allo spasimo facendo crcrcrcrcrrriii.
– Un marinaio non si fida di un altro marinaio e glielo urla in faccia.
– Qualcuno racconta un barzelletta sporca per fare cameratismo.
– Il giovane/novellino commette un errore da novellino e il capitano lo scruta accigliato, scuotendo la testa.
Spero che il gioco vi sia piaciuto.
Se avete seguito fedelmente le regole, a questo punto dovreste essere nelle perfette condizioni fisiche e mentali per affrontare la recensione di questo ottimo film di pescherecci coreano del 2014, Sea Fog. Buona lettura!
Sea Fog (Haemoo), 2014
La prima cosa che dovete assolutamente sapere su Sea Fog: è co-scritto e prodotto da Bong Joon-ho, una delle poche sicurezze del cinema odierno e della mia vita in generale.
La seconda cosa che dovete sapere su Sea Fog: l’altro co-sceneggiatore, nonché regista, è un signore di nome Shim Sung-bo. Chi è? È quello che nel 2003, proprio insieme a Bong, scrisse quel capolavoro assoluto di Memories of murder.
In altre parole: Sea Fog riunisce la coppia di autori di Memories of murder.
Al che voi siete autorizzati a chiedere: «Saranno riusciti a tirar fuori un film altrettanto bello?».
Domanda legittima.
Sapete cosa faccio? Per tenere alta la tensione, prima vi racconto la trama, e poi vi rispondo.
La trama: peschereccio coreano in tempi di crisi. I guadagni non bastano, il capitano rischia di dover vendere la barca. Non gli resta che accettare un lavoro rischioso ma ben remunerato: raccattare in alto mare una caricata di clandestini sino-coreani da contrabbandare in patria, come uno scafista qualsiasi. La ciurma sta al gioco, l’operazione di carico riesce, c’è pure una clandestina carina con cui il marinaio più giovane ovviamente eccetera eccetera, riusciranno i nostri antieroi eccetera eccetera, ah quant’è difficile mantenere una moralità in questo mondo marcio e compagnia bella.
Insomma, tutto secondo copione del competente thriller coi risvolti sociali: niente di male, per carità, però dopo mezz’ora io me ne sto già lì con la faccetta di quello che ha capito dove si va a parare.
E a quel punto, oh: liberi di non credermi, ma mi sono girato e mi sono reso conto che seduti nella fila dietro di me c’erano Bong Joon-ho e Shim Sung-bo. Mi prendono per un orecchio e mi fanno, «Bimbo, la faccetta saputella la vai a fare a Iñarritu. Forse non hai capito chi siamo». E come niente mi tirano fuori uno dei capovolgimenti di trama più BRUSCHI degli ultimi anni, e quando dico BRUSCHI intendo BRUSCHI, intendo che in una scala di BRUSCHI qui siamo a livelli davvero BRUSCHI, livelli ENRICO BRUSCHI, bruscao ao ao ao, mani nei capelli, PEM!, e il film deraglia su tutt’altri binari. Non vi racconto niente, ovvio, ma di lì in poi il thriller cambia tono e cambia colore.
Poco fa vi eravate domandati: «Siamo sullo stesso livello di Memories of murder?».
La risposta è: no!
Quasi niente è paragonabile a Memories of Murder, tranne forse i croissant salati, e l’idea di cinema di Shim Sung-bo non è così unica ed entusiasmante come quella del suo amico Bong.
Certo, è evidente che mentre Shim scriveva la sceneggiatura, Bong gli mandava un SMS ogni venti minuti con scritto «Oh mi raccomando il nichilismo. Cane mangia cane. No salvezza. No consolazione. Scusa gallerie a dopo». Ma Shim non ama particolarmente i suoi personaggi: a volte li scrive con l’accetta (il giovane marinaretto), a volte con indecisione e scarso approfondimento (il capitano, ahimè, che rimane una figura poco delineata e toglie credibilità al film), a volte non li scrive affatto (tutti gli altri). E quindi anche il pessimismo funziona peggio, perde di forza e assume una valenza meno universale.
Della maestria di Bong nel rimodellare dall’interno i canoni del cinema di genere, qui troviamo pochino. Sea Fog è un film molto più originale nella sceneggiatura che nella regia, quest’ultima solida e precisa ma anche piuttosto convenzionale.
Per fortuna che siamo pur sempre in mano ai coreani, e i coreani non hanno paura di pilotare i loro film in direzioni inaspettate, soprattutto quando queste direzioni sono IL FONDO DEL BARATRO. Dopo quella gran giravolta di sceneggiatura ci troviamo già in fondo al baratro che non siamo nemmeno a metà film, e da quel momento in poi è chiaro che si può soltanto scavare. Ed è piacevolmente spiazzante (anche se non del tutto riuscito) il contrasto tra la regia di Shim – che tende a riportare tutto nei canoni convenzionali del cinema di genere – e quella sceneggiatura spietatamente disillusa che punta a togliere ogni eroismo e ogni redenzione ai suoi personaggi.
E ho applaudito davvero, proprio BATTENDO LE MANI UNA CONTRO L’ALTRA, su quel finale che non ci credo che non l’ha scritto di prepotenza tutto Bong, l’uomo che ha concluso il suo monster movie facendo morire la bambina da salvare. (VAGO SPOILER DA QUI IN POI) Doppio calcio volante in culo ai canoni, alle aspettative e alle facili consolazioni; epilogo asciutto e struggente che sembra illudere e invece non fa altro che ribadire – e al contempo, SENZA DIALOGHI, rivela molto di più sui suoi personaggi di quanto non avesse fatto tutta la sceneggiatura fino a quel momento.
E questa è classe, coglionazzo.
Per concludere:
Cinema di pescherecci: SÌ GRAZIE.
Sea Fog: MOLTO BELLO.
Bong Joon-ho: IL PIÙ BRAVO CHE CI SIA.
Shim Sung-bo: MENO BRAVO MA INSOMMA DAI.
Soddisfazione: SÌ.
Quel monumento sugli scogli di cui parlavo all’inizio: VI METTO LA FOTO QUI SOTTO
Il post è finito: CIAO.
DVD-quote suggerita:
«La grande epopea degli uomini che faticano, soffrono e muoiono in nome dei vostri bastoncini Findus»
(Luotto Preminger, cinema&pescherecci.com)
La tempesta perfetta: >> IMDb | Trailer
Djúpið: >> IMDb | Trailer
Sea Fog: >> IMDb | Trailer
LO VEDO PRIMA DI SUBITO!
No, vabbè,
State avanti mille miglia nautiche rispetto a qualsiasi altro molo cinematografico.
che le correnti vi siano favorevoli.
Segnalazione interessante, a dirla tutta il cinema coreano se ecludiamo Kim Ki Duk, Chan Wook Park e in misura minore, guardacaso, Bong Joon Ho fino ad ora non mi ha entusiasmato granché, questo però quasi quasi me lo recupero, anche solo per poter fare il giochetto con gli alcolici.
Eh ma che recensionona.
Cazzo Luotto, recensione-paura: sei talmente il migliore che se ti incontrassi per strada ti limonerei duro (no gay).
siete veramente come un faro nella notte!
da cercare, grazie.
Bravi i coreani settimana scorsa ho visto Memories of Murder,(ispirato a un caso reale),hanno svecchiato alcuni generi.
Film bomba ma occhio che sulla pagina imdb c’e’ una spoilerata incredibile
il bello de “i400calci” è che ti fa venire la fotta per film di cui non avrei dovuto nemmeno conoscerne l’esistenza. E parliamo di due film a botta.
Grazie Luotto, vado a cercarmi sia questo che l’altro del simpatico duo coreano.
sono subito salpato sul torrente. grazie!
Secondo me con questo post Luotto ha scoperchiato e dato un nome a un sottogenere finora indefinito e rimasto sottocoperchio (o sottocoperta). Appena Ollivud se ne accorge avoja a cloni e remake col vento in poppa!
recensione epica
Grande è da un po’ che non mi sparo un’asiatica! Recupero appena possibile.
Per curiosità compare un dropkick anche qui come nei film di Bong Joon-ho?
mi avete convinto….dov’è il mio costume da scaricatore di porto tarantino?
E Buona Pesca! mi raccomando!
madòòò, che recensione!!! complimenti. mi alzo in piedi e batto le mani davvero: proprio battendo le mani una contro l’altra.
mò recupero sto film che i twistss mi piacciono.
Luotto hai scritto una grande rece. Quest’estate mettiti la maglietta dei 400 calci così ti becco in passeggiata. Ci saluteremo scagliandoci uno contro l’altro col pugno teso, tipo fermo immagine di ROCKY 3.
Boh, io non capisco come fa Luotto a fare ste recensioni. Ma è davvero una persona reale o è il frutto di tutte le menti malate della redazione migliore di sempre?
Anche il film non sembra male e Bong è una garanzia…
Prima di leggere il resto della voglio dire che il prossimo woo è il titanic cinese. Torno su
@ Ryan Gossip: bravissimo! Ottima domanda! C’è una roba mezza sbilenca che ricorda il classico dropkick e sulle prime mi aveva fatto dire “EEEEEEE”, ma in realtà è talmente goffo che si risolve in un pastrocchio.
@Quentin: ma io grazie al cielo d’estate in passeggiata non ci sono quasi mai…
@Dan Arkanoyd: Ma cosa mi dici mai. Quale sarebbe, the crossing?
@Luotto Peccato! Ma lo guardo lo stesso
Luotto è una delle sole ultime certezze di tutto il XXI secolo!
Venduto appena ho letto Bong, grazie infinite per l’esaustiva e splendida recensione.
AH carissimo Lutto, tu avrai pure le tue certezze ma le mie sono le tue recensioni che apprezzo sempre con molta gioia e sentimentalismi, sopratutto perché o si parla di:
– film che ho adorato e quindi bella li
– film che sto aspettando con ansia quindi bella li due
– film di cui non sapevo, a torto, l’esistenza ma che mi fai scoprire con quel pacere che mi viene da dirti “bravo” quindi bella li tre
questo risiede nella terza categoria e mi pare giustissimo recuperarlo a bomba anche solo per i suggerimenti di Bong Joon-ho.
W il cinema Coreano.
Il cuoco di bordo guarda con disprezzo qualcun altro e continua a rimestare nella pentola.
Confermo senza indugio e aggiungo che quel qualcun altro sarà il solito capone.
(Però noi cuochi la sappiamo rimestare molto bene la pentola)
@lu8 ho letto quest’ estate su un best movie un’ intervista al big John Woo, e insomma è saltata fuori sta roba che gira il drammone. Il drammone.
John Woo. Immaginate, dalla delusione non ne ho voluto sapere altro. E a Wes Anderson che gli fanno fare allora? Hostel?
Difatti non so se sia uscito o meno. Lol.
Ragazzi non sono ignorante, scusate se scrivo di merda ma quando sono col cellulare non torna un cazzo, michia che sboccato che sono! È una sofferenza davvero.
Grazie Luotto, è grazie a te che ho conosciuto il cinema coreano! Questo a breve me lo sparo, mi fido.
A me fa ridere la cosa che magari se uno cerca drinking game esce sta recensione qui. Ora non so se mi sbaglio, ma nell’armadio dovrei ancora avere il mio buon vecchio travestimento da acciuga.
Venduto! E mi ripesco anche Memories of Murder.
Luotto for president.
Oggi parte la serie “1992” su Tangentopoli, su Sky Atlantic: http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2014/07/25/news/tangentopoli_la_fiction_milano_1992_il_thriller_sul_terremoto_che_sconvolse_l_italia-92343739/
Io sono felicissimo che qualcuno di voi abbia scoperto il cinema coreano grazie a queste recensioni, piango dalla gioia, ma al tempo stesso non mi capacito che ci sia tutta questa gente che non ha ancora mai visto Memories of murder. Siete matti?
Tra l’altro è uno dei pochi film che ha sempre messo tutti d’accordo, anche quei balubini che rifiutano The host e Snowpiercer perché “Eh ma Bong non mi convince, la commistione dei generi troppo bizzarra”.
Cinema di pescherecciare
@Luotto ma sei Viareggino !!! Palesati e ti offro una bevuta
Per il filone Cinema di pescherecci, c’è anche un altro film abbastanza recente che secondo me merita e può rientrarci: “For those in peril – Il superstite”
E’ forse un pò troppo poco action per gli standard fancalcisti però l’ho trovato un bell’esordio..
In ogni caso mi associo ai complimenti alla recensione.. E grazie per le ottime dritte cinematografiche che sempre dispensate..
vedo l’ombra funesta di snowpiercer (che mi ha fatto cagare treni di merda) allungarsi sopra di me…
Lo guardo?
Mi faccio male?
vabbe` lo guardo, male che vada torno qui a insultarti Luotto :D
@Nino Oshii: non conoscevo e ti ringrazio esageratamente per la segnalazione!
@JakeHeke: non c’è modo di sapere se hai ragione o torto, in realtà potrei provenire da qualunque città del mondo, non ci sono prove, ma nel caso sappi che vengo lì solo in estate ^^
Film da vedere.Recensione spettacolare(bruscao ao ao ao a parte…)!
Visto Memories of Murder.. bello, a mio personalissimo parere, decisamente meglio di Snowpiercer (che mi è piaciuto ma di cui probabilmente ho sentito parlare troppo bene prima di vederlo)…
grazie quindi della dritta.. ora recupererò anche Sea Fog..
Appena visto, filmone!
Ben lungi dall’essere un capolavoro come Memories of murder, ma sono convinto che al giorno d’oggi un film del genere solo in Corea potrebbero farlo. Senza contare che lì da loro questo è quasi un blockbuster, non certo cinema di nicchia o indipendente.