Cara Thailandia,
noi la buona volontà ce l’abbiamo messa, è vero o no?
Noi la buona volontà ce la mettiamo da ANNI, ormai.
Noi ci proviamo. Pregustiamo i tuoi film con ragionevoli aspettative. Li guardiamo. Li recensiamo. Li pubblicizziamo. Mettiamo persino le nostre DVD-quote sui tuoi DVD.
Ci crediamo. Non ci crediamo tanto, ma ci crediamo ancora.
Perché, davvero, è molto più logico aspettarsi che dalle tue foreste pluviali esca ancora qualcosa di buono, piuttosto che accettare che il tuo periodo d’oro sia sorto e tramontato in un lampo, e che i tuoi grandi protagonisti non siano più stati capaci di costruire qualcosa di dignitoso sulle fondamenta che essi stessi avevano gettato.
Ed è proprio difficile da accettare. Perché il tuo periodo d’oro era stato qualcosa di inaspettato e grandioso, una rivoluzione di film di menare da un paese che nessuno aveva sui radar. Niente Tony Jaa = niente Iko Uwais, questo è poco ma sicuro. Ti dobbiamo moltissimo, Thailandia.
Ma anche tu ci devi qualcosa, e questo qualcosa si chiama costanza. Di più: si chiama FEDELTÀ.
Ogni volta che guardiamo uno dei tuoi nuovi film, usciamo dal cinema con un’aria di imbarazzo sempre più difficile da mascherare.
Siamo onesti, Thailandia, i casi sono due: o noi non ti piacciamo più, e allora saluti e grazie. Oppure tra di noi c’è una grossa, grossa, GROSSA incomprensione di fondo. C’è qualcosa che non ti è chiaro? Parliamone.
La parte difficile era gettare le fondamenta, farti conoscere, fare il botto. E l’hai fatto. Con gli interessi. Avevi tutte le carte in regola, e l’hai ampiamente dimostrato. Anzi: tu ce le avresti ANCORA, le carte in regola. Hai grandi atleti, stuntmen da massacrare un tanto al chilo, inventiva, sciami di motorini, tante superfici contundenti. Ci sono pochi paesi che possono vantare una gamma di superfici contundenti ampia come la tua, Thailandia. Hai pure gli elefanti o le teste di Buddha da rubare. A secchiate.
Però no.
No.
Tu non hai capito.
Ti sei ritrovata di colpo nel giro che conta, a calpestare tappeti rossi col tuo smoking preso a nolo, e hai perso la testa. Hai pensato che volessimo più trama, Thailandia, più SCENEGGIATURA! Nonostante non ce ne fosse UNO, lì da voi, capace di scrivere qualcosa di decente.
Hai pensato che volessimo più misticismo. Hai pensato che volessimo più alleggerimenti comici.
Dio santo, Thailandia, con tutto il bene che ti vogliamo: hai pensato che volessimo la CGI. Appena ti sono arrivate due lire, invece di investirle in risarcimenti alle famiglie di stuntmen morti sul campo, tu hai voluto LA CGI. I computer! Come gli americani!
Lo senti questo rumore, Thailandia? Sono i palmi delle nostre mani che colpiscono all’unisono le nostre fronti ogni volta che vediamo una tua sequenza action sputtanata dalla CGI.
Che rabbia.
Ne valeva davvero la pena, Thailandia? Guarda com’è andata a finire: i tuoi divi sono finiti a fare le scimmie ammaestrate a Hollywood, massacrati da un montaggio che non li valorizza, in particine che nessuno ricorda. L’Indonesia ha messo la freccia e ti ha superato da tempo, e ora sta là davanti a farti ciao dallo specchietto. E infine, ahimè, a emblematico suggello di questo declino, l’anno scorso è morto Panna Rittikrai, regista e coreografo di assoluto valore, uomo di menare come non se ne fanno più, fautore indiscusso della tua ascesa.
Vengeance of an assassin è il suo ultimo film – anche in veste di regista – e spiace dire che anche qui l’andazzo non cambia: potenzialità portentose che si esprimono al meglio solo in poche sparute scene. Per il resto del tempo, Thailandia, dio santo! Sembra che CI GODI a buttar tutto nel cesso con tanta passione.
Come la mettiamo?
In difesa di Vengeance of an Assassin posso solo dire questo: la morte di Rittikrai a soli 53 anni ha senz’altro scombinato i piani di tutta l’industria cinematografica thailandese. È solo per un malaugurato caso che questo film si è ritrovato sotto i riflettori; si tratta di un’opera minore, probabilmente assai più mirata al mercato interno che a quello internazionale, e certo nessuno si aspettava che finisse per diventare una pietra tombale letterale (di Panna) e figurata (di tutta un’era del cinema thai). Su questo non ci piove. Su tutto il resto, però, ci piove eccome. Ci diluvia.
Provo a spiegarmi.
Prima cosa, Thailandia, la trama. La caratterizzazione dei personaggi. Le motivazioni. I dilemmi, i drammi, le complessità di scrittura. Perché ti incaponisci a SCRIVERE, Thailandia? Cosa cerchi? La legittimazione intellettuale? Chi sei, BIRDMAN? Eppure sarebbe tanto semplice risolvere la questione trama: (1) tu non la sai fare, (2) a noi non interessa. Tac! Lo vedi? Saremmo una coppia perfetta! Non so più come fartelo capire, Thailandia: il nostro matrimonio non era in crisi. Perché hai sentito il bisogno di movimentare il rapporto inventandoti cose strane che nessuno voleva? È il tuo eccesso di insicurezza a portarci sulla via della rottura, lo capisci? Vedere un tuo film, Thailandia, è come andare a letto con la fidanzata – ragazza a modo, relazione giovane ma solida, grande intesa – e dopo un quarto d’ora ritrovarsi, a tradimento, un corpo estraneo nel retto.
«E questo cos’è?»
«Questo cosa?»
«Questo OGGETTO CHE STA NEL MIO CULO»
«Uh, quello. Ho comprato una sceneggiatura strap-on. Sai, per dare un pizzico di pepe al rapporto. Su D di Repubblica dice che va di moda. Ti piace?».
Mi piace? NO, THAILANDIA, NON MI PIACE! Io sono un tipo all’antica. Lo sai benissimo cosa voglio da te: poche parole. Basta che tu mi dica “hanno rubato un elefante” e io sto a postissimo. Mi basta questo. Te lo giuro. Ti voglio bene per come sei. Senza offesa, ma non è certo per le sceneggiature che sto con te… Non sono un tipo da sceneggiature grosse. Mi vanno benissimo le tue, piccoline, che stanno nel palmo di una mano.
Per esempio, no? Questo Vengeance of an assassin. Dimmi… è con QUESTO che speravi di ottenere la legittimazione intellettuale? Con questa storiella di vendette incrociate, fratelli coltelli e genitori morti in cui i personaggi entrano ed escono senza motivo e non si ha voglia di capire più niente dopo un quarto d’ora? «Eh, ma un action thailandese non lo guardi mica per la trama». APPUNTO, Cristo! Quindi non dedicare il 75% del film a piagnistei di cui non frega niente a nessuno.
Tu mi dici: «Ma guarda, ti ho pure messo una scena iniziale di supercalci completamente avulsa dalla trama e assolutamente a caso, come piace a te». È vero, per carità. Anzi, di per sé la sovrabbondanza di pessimi dialoghi si può anche perdonare, se serve a collegare delle scene d’azione come dio comanda. Voglio dire, The protector l’abbiamo visto tutti, e per un buona metà era un film inguardabile, ma alzate la mano se ve n’è mai fregato qualcosa.
Vengeance of an assassin, per non saper né leggere né scrivere, inizia con un’assurda royal rumble calcistica (nel senso dello sport, e nel senso di questo sito) in cui alcuni tizi con un pallone si dribblano a vicenda e si menano molto forte tra vetri rotti, carboni ardenti e una coreografia delle botte che ci fa piangere al pensiero di tutto quel che abbiamo perso con la scomparsa di Rittikrai. È una scena bellissima perché totalmente senza senso: scopriamo subito che si tratta di un sogno del protagonista, e il giuoco del calcio non comparirà mai più nel resto del film. Bene, Thailandia, molto bene.
Il problema è la CGI.
E il problema della CGI è che C’È. E pure troppa. A volte le maradonate dei calciatori-lottatori sono vistosamente fatte con un pallone inesistente, con tanti saluti alla meraviglia, e anche i carboni ardenti sono digitalissimi, con tanti saluti allo “uh si fanno male per davvero”. È un guaio molto grosso, Thailandia. Tu vorresti stupirci con effetti speciali, e apprezziamo il pensiero carino, sul serio, come se avessimo accettato, però, come dire: grazie ma no grazie. In primo luogo perché non è questo che ti chiediamo. In secondo luogo perché disponi chiaramente di grandi atleti che potrebbero fare tutto senza ammennicoli stupidi. E in terzo luogo, soprattutto, perché la tua CGI è brutta, e l’alone di artificialità che pervade la sequenza toglie valore anche alle botte vere.
Questo è più che mai evidente nel grande showdown che arriva a due terzi di film: un combattimento su un treno in corsa, con la gente che si tira calci sul tetto dei vagoni e altra gente che casca di sotto e si fa male.
Ecco.
Anche non volendo considerare il paragone impietoso con altre grandi sequenze action ferroviarie con stunt veri, da Buster Keaton a Jackie Chan, una cosa è certa: il momento esatto della mia rottura con il cinema thai di menare è il momento in cui scopriamo che “il grande showdown sul treno” è praticamente tutto in greenscreen, con la ciliegina sulla torta di una panoramica dall’alto in cui OGNI COSA è orribilmente digitale tranne gli attori, che paiono copincollati alla peggio su un vecchio livello di Midnight Resistance. Non ci sono scusanti: la scena del treno è il punto in cui la Thailandia fa un salto dello squalo enormemente più lungo della gamba, gettando via tutto il suo talento in nome di una spettacolarità che non è nelle sue corde, nel suo repertorio e nel suo portafoglio.
Strafalcioni paurosi come quello del treno, uniti alla noia sovrumana del plot, rendono abbastanza inutili anche quei pochi sforzi ammirevoli nella direzione giusta: si vedano le 2 (due) lunghe sparatorie in piano sequenza che stanno lì esclusivamente come sfoggio di bravura tecnica e che – pur non avendo particolarmente senso – sono comunque un gran bel vedere, con vetri e tavolini che finalmente si infrangono davvero, e una miriade di spari, botti e scoppi sincronizzati con precisione ammirevole.
Il resto è gente che piange, i soliti alleggerimenti comici fessacchiotti, femmine stupide e petulanti e altre cose che non interessano né a me, né a voi, né a nessun altro.
Vi ricordate quando Michael Jordan si è messo a giocare a baseball? Faceva cacare, ovvio, ma se lo poteva permettere, perché veniva da dieci anni di dominio assoluto IN UN ALTRO SPORT. Ecco. Il cinema thailandese di menare è come se Jordan si fosse messo a giocare a baseball dopo una sola stagione di basket. Lui se ne sta lì con la mazza in mano a buttare via il potenziale, e il pubblico si mangia le mani fino ai gomiti perché sa di cosa sarebbe capace quello screanzato, se solo si mettesse a fare quello che sa fare.
Thailandia, ti giuro, io non capisco.
Mi sa proprio che dobbiamo prenderci una pausa.
Non sono io, sei tu.
DVD-quote suggerita:
Due pietre tombali al prezzo di una!
(Luotto Preminger, i400calci.com)
Mi dispiace, mi dispiace moltissimo perché in questo film ci credevo parecchio. Il trailer mi aveva entusiasmato.
E invece.
Il discorso sul cinema Thailandese in generale però è interessante. Anche perché è vero quella cinematografia si perde mostruosamente fra siparietti comici tipici di chi non riesce a credere fino in fondo nel suo film e un misticismo che non so fino a che sia autentico.
È evidente che la CGI stracciona massacra quei film. Ci sono horror tailandesi devastati da un uso scriteriato e abominevole della CGI eppure forse lì li apprezzano. Non lo so. Non mi pare possibile.
Molti film per il mercato interno sono abominevoli ogni due pugni ci sono i personaggini simpatici di sto cazzo a farti calare tutto.
È anche vero che poi quando il registone esce e fa un film apertamente apolide tipo White Elephant non riesce comunque a fare vedere di cosa è capace.
Che gran peccato. Per me incomprensibile fra l’altro.
l’ultima cosa decente thai è born to fight e forse ong bak 2. ma già ai tempi buoni secondo me non hanno mai lanciato nulla di lodevole, apparte qualche artista circense di troppo. tutto il resto è pilota automatico. per cura complessiva premierei solo Chocolate e Fireball . poi pure la jeja ce la siamo giocata. da anni preferisco sempre una stronzatona di donnie yen quando non è ispirato ai filmetti thai conditi di cgi scadente. vabè poi arrivò l’indonesia e tutto cambiò; sperando che anche loro non sia in discesa… visto gli ultimi incassi di the raid 2
Intanto non fasciamoci la testa prima di rompercela. E poi gli incassi sono cosa ben diversa dalla qualità di un film.
Im terzo luogo i casi mi sembrano molto diversi.
Che si consideri riuscito o meno The Raid 2 il discorso è completamente diverso da The Protector 2.
Da un lato abbiamo ambizioni che si traducono in volere più botte, più personaggi carismatici, più armi. Dall’altro c’era invece il misticismo (peraltro sempre invaso dalla comicità fuori luogo del pelato).
Alla regia/sceneggiatura/produzione c’è comunque un occidentale seppur trapiantato.
La Tailandia ha una storia cinematografica piuttosto importante. Partendo da qui è più facile colonizzare l’Indonesia che non la Thailandia dove registi e produttori, soprattutto nei film commerciali, difficilmente si liberano degli schemi che li premiano al box office
In ottica pessimista non è The Raid 2 a dover essere guardato ma il deludente (assai) Killers e il naufragio del film The Night comes for Us.
lungi da me paragonare gli incassi alla qualità di un film, ed è un dato di fatto che ho apprezzato molto the raid 2, barocchismo di botte che però non proprio tutti gli estimatori del primo capitolo hanno capito perfettamente. sono sempre più ottimista verso un loro prodotto che in una probabile rivalsa thai. the protector 2 é l’emblema della deriva thai riguardo il genere. non credo si riprenderanno facilmente in tal senso. solo hong kong con tutte le imposizioni del “sistema” sa intervallare alti e bassi con una certa lucidità; vedi 1911 o dragon blade per jackie chan o monkey king e “quasi tutto” ip man 2 per donnie yen. preferirei comunque vedere questi ultimi che un qualsiasi prodotto thai di ultima generazione. con la deriva di Prachya Pinkaew non ho visto più un cazzo della loro roba.
La notizia di the night comes for us mi ha steso, non lo sapevo mica…
Per la cronaca Born to Fight e’ uscito prima di The Protector e non penso si voglia lasciar fuori The Protector, giusto?
Luotto genio. Thailandesi meno.
Io forse sono lievemente piu’ buono con la CGI.
Nel senso: che nella scena iniziale ci sia il pallone in CGI intanto che si menano davvero non mi da’ fastidio, e’ solo contorno, vediamo comunque un sacco di gente che si fa malissimo in modi creativi e chissenefrega che non siano davvero degli Zlatan Ibrahimovic capaci di calciare alla perfezione in calcio volante.
Che il treno che si schianta contro l’elicottero sia in CGI orribile sono disposto a perdonarlo in favore dell’idea obiettivamente figa e arrogante.
Che si menino su un treno palesemente fermo davanti a un green screen e’ effettivamente gia’ triste, ma si alterna a scene di gente che casca davvero mentre e’ in movimento (anche se non velocissimo) e ci sta.
Comunque e’ chiaro che la situazione generale e’ sempre meno promettente.
Il treno che si schianta contro l’elicottero me l’ero scordato, è orribile ma non c’era obiettivamente modo di farlo vero senza spendere un capitale, e comunque non è il genere di scena che a me interessa in questa sede, quindi glielo passo.
Il problema sono proprio i tizi che si menano davanti al greenscreen, e il contentino della “gente che casca davvero” sinceramente non me la sento di darglielo… Suona un po’ come quando vai a vedere Il mago di Oz fatto dai bambini delle elementari e pensi “Ovvio che fanno cacare, però si sono impegnati a fare le coreografie”…
Il problema di fondo, come dice Biscott Adkins in un altro commento, è che forse questi film si rivolgono sempre più al mercato interno, a una grande fetta di pubblico thailandese a cui evidentemente ‘sta roba piace…
Commento solo per dire che Thulsa Doom è rinato e ama le magliette color giallo.
mi va bene tutto ma “inaspettato e grandioso” per quella robaccia di Born To Fight… con tutto il rispetto per PR.
quoto Efrenthejeff
e pausa sia, ma il piano sequenza di the protector me lo porterò nel cuore fin quando campo.
Anch’io ci speravo in questo film, magari un’occhiata gliela darò lo stesso ma le premesse non sono rassicuranti. Ah, Born to fight IMMENSO.
Comunque vince la giornata Buster Keaton che salta un precipizio larghissimo con la scioltezza di Super Mario. Charlot puppa la fava.
E in frac!
Per vederne di più:
https://www.youtube.com/watch?v=ZybnCnjpnKk#t=168
per non sapere ne leggere ne scrivere inizio a pensare che tutti sti film che puntano su romance e momenti comici imbarazzanti siano più per il mercato cinese che per quello occidentale = non siamo noi che lasciamo loro ma sono loro che guardano la giovane con le poppe più grosse.
probabile che sia una cazzata
Di the night come for us mi sa che è andato in malora pure il progetto di tirarne fuori una graphic novel…
E pensare che il trailer mi era piaciuto assai……cinema thailandese che da un pò è sinonimo di delusione…..magari gli darò un occhiata ma dopo aver letto la recensione voglia di vederlo pari a zero.
no vabbè “robaccia” Born to Fight, siamo alla pazzia
Panna lassù in cielo tra i migliori
e che sia da monito https://www.youtube.com/watch?v=CG4S6582MbQ
Vabè, puoi postarmi tutte le scene d’azione del film, che per carità sono malatissime e belle da vedere, ma resta il fatto che la pellicola in sè è una porcata galattica, roba che dopo 20 minuti mi stavo tagliando le vene per la noia. LA NOIA. Che è praticamente un crimine in un action-movie.
Rittikrai era un coreografo geniale, ma si vede eccome la differenza quando dietro la cinepresa c’è qualcun altro e lui si limita a impostare i combattimenti.
quindi hai spento dopo 20 minuti di introduzione? Ecco perchè. Peccato perchè poi diventa il re degli snuff movie con gli stunt con un ritmo forsennato e una trovata dopo l’altra, visto che dopo la surreale introduzione TUTTE le scene che seguono sono scene d’azione.
Tra parentesi all’inizio, quando ti volevi tagliare le vene, c’è anche una sequenza della madonna con degli stunt con due camion in corsa e gente che cade come la pioggia nel pineto.
Delle due, l’una: o il film non l’hai visto oppure devi rivedere la tua definizione di noia.
Poi ovvio, non stiamo parlando di un regista solidissimo, ma nel suo essere mestierante e nel contesto dei film di menare orientali se ne esce tranquillamente sul podio.
Tant’è che forse forse una decina di stunt o inquadrature sono ripresi pari pari da gareth huw evans
Non ho spento, l’ho visto tutto purtroppo, e francamente non ne è valsa la pena.
Dove sarebbero TUTTE queste scene d’azione? C’è quella iniziale, c’è il mega finale caciarone e poi nel mezzo IL NULLA. Un’ora di raccordi narrativi inesistenti, girati ai limiti dell’amatoriale, che mi hanno fatto arrivare alla rissa finale troppo stremato per esaltarmi con le invenzioni degli ultimi 20 minuti…
…magari sarò io che non reggo ‘ste cose, già non sopporto le lungaggini in Ong Bak (che trovo tuttora un film sopravvalutatissimo, decisamente meglio il primo Tom Yum Goong, ma nella versione tagliata).
Ma considerare Born To Fight roba “da podio” non esiste proprio, e non c’è bisogno di nominare The Raid per dimostrarlo, un Ip Man a caso stravince a mani basse.
Ripeto, tanta stima per Panna, ma il meglio l’ha dato facendo il suo vero mestiere, gestire un intero film non era cazzo suo.
No bè, ogni volta che rivedo la scena in cui devia il missile nucleare con le craniate della disperazione mi vengono gli occhi umidi dalla gioia pensando all’Olimpo dell’ignoranza dove questo film entra a testa spaccata ma altissima.
Certo è che mi hai messo curiosità almeno per quanto riguarda la scena “calcistica”. Su youtube si trova?
Taaac: ecco TUTTO IL FILM
https://www.youtube.com/watch?v=v2hZWOXC0Kk